sabato 16 aprile 2011

PIU' PAZZI NELLA MAGISTRATURA CHE FUORI

L'OMICIDIO E' VOLONTARIO SOLTANTO QUANDO VI SIA LA DELIBERATA INTENZIONE DI UCCIDERE. CHE LA THYSSEN SIA COLPEVOLE PER ALTRI GRAVI REATI (TRA CUI IL MANCATO RISPETTO DELLE NORME DI SICUREZZA)E' CERTO. MA CIO' NON SIGNIFICA CHE SIA COLPEVOLE DI OMICIDIO VOLONTARIO, ANCHE SE NELLA FATTISPECIE NON PUO' CONFIGURARSI UN SEMPLICE OMIDIDIO COLPOSO. IO MI DOMANDO SE NON SIANO STATE COLPEVOLI ANCHE LE VITTIME SE SAPEVANO CHE LAVORAVANO IN MANCANZA DI NORME DI SICUREZZA. SONO DA RITENERSI CORRESPONSABILI IN QUANTO AVREBBERO POTUTO BLOCCARE LA FABBRICA ED OCCUPARLA SINO ALLA MESSA IN OPERA DI TALI NORME. IN REALTA' SE NE SONO FREGATE ANCH'ESSE. QUESTA E' UNA SENTENZA POLITICA DETTATA DALLA VOLONTA' DI ACCOGLIERE LA REAZIONE EMOTIVA DEI PARENTI DELLE VITTIME. MA PARLARE DI OMICIDIO VOLONTARIO E' SOLO FOLLIA. I PARENTI VOGLIONO SOPRATTUTTO IL RISARCIMENTO DEI DANNI. MA QUESTO RIGUARDA L'ASPETTO CIVILE DEL PROCESSO PENALE.

il rogo del 6 dicembre 2007 provocò la morte di 7 operai

Sentenza Thyssen: dure condanne

La Corte d'Assise di Torino: 16 anni e mezzo di carcere all'amministratore delegato Espenhahn

il rogo del 6 dicembre 2007 provocò la morte di 7 operai

Sentenza Thyssen: dure condanne

La Corte d'Assise di Torino: 16 anni e mezzo di carcere all'amministratore delegato Espenhahn

Un momento del processo di Torino (Fotogramma)
Un momento del processo di Torino (Fotogramma)
MILANO - La Corte d'Assise di Torino ha condannato a 16 anni e mezzo per omicidio volontario l'amministratore delegato della ThyssenKrupp Harald Espenhahn. Dopo 94 udienze per i familiari dei sette operai morti la notte del sei dicembre 2007 a causa di un incendio sulla linea cinque delle acciaierie ThyssenKrupp di Torino è stato il giorno della giustizia. «È una svolta epocale, non era mai successo che per una vicenda del lavoro venisse riconosciuto il dolo eventuale» ha dichiarato il pm Raffaele Guariniello, al termine della lettura della sentenza del processo Thyssenkrupp, tra le lacrime e gli applausi dell'aula 1 del Tribunale di Torino, gremita da parenti ed ex dipendenti della multinazionale. «Diciamo che una condanna non è mai una vittoria - ha proseguito Guariniello - né una festa, però questa condanna può significare molto per la salute e la sicurezza dei lavoratori». Il pm ha poi concluso: «Credo che da oggi in poi i lavoratori possano contare molto di più sulla sicurezza». Accanto ai pm Guariniello e Traverso, ad attendere la sentenza era seduto anche il procuratore capo, Giancarlo Caselli.

LA SENTENZA - Al banco degli imputati, oltre all'amministratore delegato Harald Espenhahn, 45 anni di Essen, condannato per omicidio, c'erano anche Cosimo Cafueri, responsabile della sicurezza, Giuseppe Salerno, responsabile dello stabilimento torinese, Gerald Priegnitz, membro del comitato esecutivo dell'azienda, assieme a Marco Pucci, e un altro dirigente Daniele Moroni, accusati a vario titolo di omicidio e incendio colposi (con colpa cosciente) oltre che di omissione delle cautele antinfortunistiche. Per Gerald Priegnitz, Marco Pucci, Raffaele Salerno e Cosimo Cafueri, confermate le richieste dell'accusa: sono stati condannati a 13 anni e 6 mesi. Solo per Daniele Moroni la Corte ha aumentato la pena a 10 anni e 10 mesi, i pm avevano infatti chiesto 9 anni. È la prima volta che in un processo per morti sul lavoro gli imputati sono stati condannati a pene così alte. La società ThyssenKrupp Acciai Speciali Terni Spa, chiamata in causa come responsabile civile, è stata inoltre condannata al pagamento della sanzione di 1 milione di euro, all'esclusione da agevolazioni e sussidi pubblici per 6 mesi, al divieto di pubblicizzare i suoi prodotti per sei mesi, alla confisca di 800mila euro, con la pubblicazione della sentenza sui quotidiani nazionali «La Stampa», «La Repubblica» e il «Corriere della Sera».

Il processo Il processo Il processo Il processo Il processo Il processo Il processo Il processo

DIFESA - «Siamo totalmente insoddisfatti. Ha influito tutto questo pressing mediatico» ha detto invce Cesare Zaccone, uno dei legali della difesa, indicando i numerosi giornalisti presenti in aula, appena pronunciata la sentenza. «Siamo insoddisfatti - ha ribadito - in particolare per la dichiarazione della subvalenza delle attenuanti rispetto al risarcimento del danno questa è una cosa mai vista prima. Andremo in appello ma non credo otterremo molto di più».

PARTI CIVILI stata anche la prima volta in cui a costituirsi parte civile è stato un numero così alto di lavoratori, 48, alcuni ricollocati in altre aziende o enti, altri in cerca di lavoro. Anche Comune e Provincia di Torino, Regione Piemonte, Cgil e gli altri sindacati e varie associazioni come Medicina democratica si sono costituite parte civile. A tre anni dalla strage in cui hanno perso la vita Giuseppe Demasi, Angelo Laurino, Roberto Scola, Rosario Rodinò, Rocco Marzo, Bruno Santino e Antonio Schiavone, una sentenza della magistratura italiana ha stabilito che Espenhahn, come sosteneva l'accusa, aveva deciso di posticipare i lavori per la messa in sicurezza dello stabilimento di Torino a una data successiva a quella della prevista chiusura e del trasferimento a Terni. E aveva deciso quindi, in modo consapevole, di tralasciare i gravi rischi a cui avrebbe sottoposto i lavoratori.

APPLAUSI - Un lungo applauso si è levato dall'aula del tribunale di Torino al termine delle lettura della sentenza per il rogo della Thyssen. I parenti delle vittime hanno urlato: «Bravo Guariniello» rivolgendo parole di solidarietà al pm a capo del team dell'accusa. «Adesso gli avvocati non ridono più» ha commentato uno dei parenti presenti. «Sono soddisfatta» ha detto una delle madri piangendo «mio figlio non me lo ridaranno più, ma almeno in tribunale è stata fatta giustizia. I ragazzi se lo meritavano».

SOCIETA' - La condanna dell'ad Espenhahn in primo grado per «omicidio con dolo eventuale» è per la ThyssenKrupp «incomprensibile e inspiegabile», secondo una nota della società dopo la sentenza. La ThyssenKrupp «esprime ai familiari delle vittime il suo più profondo cordoglio e rinnova il suo grande rammarico per il tragico infortunio avvenuto in uno dei suoi stabilimenti. Nelle sue linee guida, il Gruppo conferma che la sicurezza sul posto di lavoro è un obiettivo aziendale di assoluta importanza, pari alla redditività e alla qualità dei prodotti, e che si deve provvedere con ogni mezzo a garantire la stessa. Una tragedia simile non si dovrà ripetere mai più».

SACCONI - «La sentenza ha accolto il solido impianto accusatorio e costituisce un rilevante precedente. Essa dimostra peraltro che l'assetto sanzionatorio disponibile è adeguato anche nel caso delle violazioni più gravi». Così il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, ha commentato la sentenza. «Questa tragedia impone soprattutto una più diffusa ed efficace azione preventiva perché anche la sentenza più rigorosa non può compensare la perdita di vite umane e il grande dolore che ha prodotto - ha aggiunto Sacconi in una nota - la via maestra rimane la collaborazione bilaterale paritetica tra aziende e organizzazioni dei lavoratori accompagnata da una idonea attività di vigilanza».

COTA - «I piemontesi sentono ancora il dolore di quella tragedia - ha dichiarato il Presidente della Regione Piemonte, Roberto Cota - e in questo giorno sono vicini alle famiglie delle vittime. È importante che sia arrivata una sentenza in un tempo ragionevole pur in un processo così complesso».

Redazione online
15 aprile 2011

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