sabato 5 gennaio 2013

CORRADO GUZZANTI HA COPIATO UN MIO PENSIERO SENZA SAPERLO: LA STRONZATA DEL DIRE "IL DONO DELLA VITA"

Bisognerebbe con il redditometro aumentare le tasse a coloro che abbiano più di due figli. Si suppone infatti che una coppia, se non è pazza o incosciente, abbia tanti soldi quanti sono necessari per mantenere i figli. La gente non sa vivere senza far figli. Perché? Prima di tutto perché ha bisogno di fuggire dal non senso della vita creandosi delle responsabilità nei riguardi degli altri. E così continua la staffetta della morte. A questo mio pensiero Guzzanti (ieri a La7) ha aggiunto la domanda: qual è il fine della vita? LA FINE. La vita è la malattia più grave che esista perché porta al 100% dei decessi.     

In un mio libro Io non volevo nascere pubblicato nel 2010 ho scritto quanto segue.

Non vi è luogo comune più stupido dell’espressione “il dono della vita”. A chi questo dono se manca il ricevente? E' forse il ricevente uno tra i 200 o 300 milioni di spermatozoi che per primo arriva all’ovulo? Non si sa quale sarà a giungervi per primo escludendo tutti gli altri. La stessa nascita è il frutto di una selezione naturale tremenda. Se ne fosse giunto un altro sarebbe nato un altro individuo. Ancor più priva di senso è l’espressione del papa: la vita è un dono di Dio. A chi? A chi? Un autentico imbecille (il patriarca di Venezia Angelo Scola) ha condannato recentemente1 il fatto che a causa dell'aborto non siano nati in Italia altri 8 milioni di individui. Sciagurato costui, che non si rende conto di ciò che dice, a parte il grave problema della sovrappopolazione.

Nessuno ha chiesto di nascere. E dunque non vi può essere alcun dono a chi non ha chiesto la vita. Se tutti gli imbecilli che continuano ad usare questi luoghi comuni fossero capaci di farsi curare con una terapia linguistica, forse smetterebbero di dire stronzate. Uso questo termine per usare la distinzione posta dal filosofo americano Frankfurt tra menzogne e stronzate2 Le menzogne sono proposizioni che non sono prive di pensiero, ma risultano false alla verifica. Le stronzate sono luoghi comuni di dire che sono privi anche di pensiero. Come il dire che la vita è un dono. Anche se vi fosse sulla Terra soltanto un individuo che negasse che sia meglio nascere che non nascere, la proposizione che affermi che sia meglio nascere sarebbe falsa perché conterrebbe dentro di sé una contraddizione. Come dire: tutti gli uomini sono mortali. Ma l’individuo x è immortale. Allora non è vero che tutti gli uomini sono mortali. E perché non si ha il coraggio di dire che donando la vita si dona la morte? Se la vita non è un dono allora non è nemmeno un bene. Infatti un bene deve poter essere donato. Ma a chi se manca il ricevente? Essa appare un bene soltanto perché, una volta nati, per dirla con il filosofo Hobbes (prefazione del De cive), “la morte appare il peggiore dei mali”. La vita è soltanto la condizione biologica che porta ogni organismo, una volta nato, a conseguire dei beni, cioè il suo benessere (Aristotele. Etica nicomachea, I). “Non è un bene il vivere, ma il vivere bene” (Seneca, Lettere a Lucilio, 70). Il bene, inteso come benessere, è dunque il fine di ogni vita, anche vegetale, ma la vita non è di per sé un bene. Purtroppo è difficile, se non impossibile, riuscire a far capire ciò alla gente a causa dei luoghi comuni – stronzate – della morale.
1 Trasmissione in ½ ora del 4 aprile 2010.
2 Stronzate, Rizzoli 2005.


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