Bisognerebbe con il redditometro aumentare le tasse a coloro che abbiano più di due figli. Si suppone infatti che una coppia, se non è pazza o incosciente, abbia tanti soldi quanti sono necessari per mantenere i figli. La
gente non sa vivere senza far figli. Perché? Prima di tutto perché ha
bisogno di fuggire dal non senso della vita creandosi delle
responsabilità nei riguardi degli altri. E così continua la staffetta
della morte. A questo mio pensiero Guzzanti (ieri a La7) ha aggiunto la domanda: qual è il fine della vita? LA FINE. La vita è la malattia più grave che esista perché porta al 100% dei decessi.
In un mio libro Io non volevo nascere pubblicato nel 2010 ho scritto quanto segue.
Non
vi è luogo comune più stupido dell’espressione “il
dono della vita”. A chi questo dono se manca il ricevente? E' forse
il ricevente uno tra i 200 o 300 milioni di spermatozoi che per primo
arriva all’ovulo? Non si sa quale sarà a giungervi per primo
escludendo tutti gli altri. La stessa nascita è il frutto di
una selezione naturale tremenda. Se ne fosse giunto un altro sarebbe
nato un altro individuo. Ancor più priva di senso è
l’espressione del papa: la vita è un dono di Dio. A chi? A
chi? Un autentico imbecille (il patriarca di Venezia Angelo Scola) ha
condannato recentemente1
il fatto che a causa dell'aborto non siano nati in Italia altri 8
milioni di individui. Sciagurato costui, che non si rende conto di
ciò che dice, a parte il grave problema della
sovrappopolazione.
Nessuno
ha chiesto di nascere. E dunque non vi può essere alcun dono a
chi non ha chiesto la vita. Se tutti gli imbecilli che continuano ad
usare questi luoghi comuni fossero capaci di farsi curare con una
terapia linguistica, forse smetterebbero di dire stronzate. Uso
questo termine per usare la distinzione posta dal filosofo americano
Frankfurt tra menzogne e stronzate2
Le menzogne sono proposizioni che non sono prive di pensiero, ma
risultano false alla verifica. Le stronzate sono luoghi comuni di
dire che sono privi anche di pensiero. Come il dire che la vita è
un dono. Anche se vi fosse sulla Terra soltanto un individuo che
negasse che sia meglio nascere che non nascere, la proposizione che
affermi che sia meglio nascere sarebbe falsa perché
conterrebbe dentro di sé una contraddizione. Come dire: tutti
gli uomini sono mortali. Ma l’individuo x è immortale.
Allora non è vero che tutti gli uomini sono mortali. E perché
non si ha il coraggio di dire che donando la vita si dona la morte?
Se la vita non è un dono allora non è nemmeno un bene.
Infatti un bene deve poter essere donato. Ma a chi se manca il
ricevente? Essa appare un bene soltanto perché, una volta
nati, per dirla con il filosofo Hobbes (prefazione del De
cive), “la morte
appare il peggiore dei mali”. La vita è soltanto la
condizione biologica che porta ogni organismo, una volta nato, a
conseguire dei beni, cioè il suo benessere (Aristotele. Etica
nicomachea, I). “Non
è un bene il vivere, ma il vivere bene” (Seneca, Lettere
a Lucilio, 70). Il
bene, inteso come benessere, è dunque il fine di ogni vita,
anche vegetale, ma la vita non è di per sé un bene.
Purtroppo è difficile, se non impossibile, riuscire a far
capire ciò alla gente a causa dei luoghi comuni – stronzate
– della morale.
1
Trasmissione in ½ ora
del 4 aprile 2010.
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