martedì 31 marzo 2015

RENZI: RIAPRIRE PER LUI UN MANICOMIO GIUDIZIARIO

E' infatti l'unico luogo dove merita di finire questo criminale della politica che sta sostituendo alla democrazia la democratura cercando di trasformare la Costituzione in una dittatura personale soprattutto con una legge elettorale, l'italicum, che, peggio del porcellum, dichiarato anticostituzionale, vuole far fuori tutti i partiti nella sua scellerata speranza di dare una maggioranza assoluta in parlamento ad un solo partito, il partito degli stuPD, con un premio di maggioranza alla lista che risulti partito di maggioranza RELATIVA, sostituendo così ad una coalizione di partiti un solo partito, aggiungedovi l'anticostituzionale premio di maggioranza, che consentirebbe alla lista che abbia più voti di fare asso pigliatutto. Egli dovrebbe essere considerato un criminale della politica perché pretende di governare anche in futuro sulla base di una minoranza nel corpo elettorale. La minoranza degli stuPD fa la voce grossa ma non ha il coraggio di rivoltarsi contro questo pazzo criminale che dovrebbe essere chiuso in un manicomio criminale. L'unico sistema elettorale conforme all'attuale Costituzione è il sistema proporzionale. Basta leggere i lavori preparatori della Costituzione per capire che i costituenti avevano in mente solo il sistema proporzionale. E male fecero i costituenti a non introdurre nella Costituzione la legge elettorale. Un parlamento deve rappresentare la volontà di tutti i cittadini, e non può escludere quei cittadini che si riconoscano in partiti diversi da quelli che costituiscano la maggioranza del corpo elettorale. Con l'anticostituzionale Italicum si pretende di costituire due unici blocchi con due sole liste, in modo da costringere i partiti minori, sia a destra che a sinistra, ad entrare in una delle due liste, costretti a sparire nella loro autonomia.  Qui siamo arrivati ad una situazione che è peggiore di quella che vide l'andata al potere del fascismo, che andò al potere con il sistema proporzionale. Se questo pazzo criminale vuole una legge elettorale che instauri la dittatura del partito unico bisogna che egli sia dichiarato criminale politico. Come è stato possibile che un pazzo simile sia diventato capo del governo? Lo è diventato disonestamente senza avere avuto prima la verifica delle elezioni politiche. Peggio di Mussolini. Meriterebbe di finire impiccato morto a testa in giù in un nuovo piazzale Loreto. Ma la colpa è di tutti gli altri partiti, di destra e di sinistra, che non usano i termini adatti per qualificare questo pazzo come meriterebbe. Farlo fuori non dovrebbe essere reato. Anche un santo come S. Tomaso giustificò il tirannicidio. E questo pazzo criminale vuole uccidere la democrazia per diventare padrone dell'Italia. Maledetti tutti quegli scellerati che ancora si fanno sedurre da questo pifferaio che vuole condurre gli italiani a morire affogati come i topi che seguivano il pifferaio di Hamelin. Maledetti quei miserabili Giuda che si sono venduti dandogli il voto per 80 danari.   
Non si possono trascurare le gravi colpe di quell'altro disonesto che è Berlusconi, il quale, sperando di continuare a sopravvivere politicamente, accettò il patto diabolico del Nazareno adattandosi, per i suoi disonesti intenti, ad accettare l'Italicum per di più con un premio di maggioranza alla lista e non ad una coalizione di partiti.   Ecco dove dovrebbe finire il criminale Renzi.
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lunedì 30 marzo 2015

ORIGINE DELL' IDEA DI IMMORTALITA' DELL'ANIMA

Dal mio libro Io non volevo nascere
Nietzsche ritiene che la credenza nell’immortalità sia nata dal fatto che “la generazione vivente riconosce ogni volta un obbligo giuridico verso la generazione più antica che aveva fondato la stirpe…Qui prevale la convinzione che la specie sussista solo in virtù dei sacrifici e dell’attività degli antenati e che essi ne debbano essere ripagati con altri sacrifici e attività…Questi antenati sopravvissuti come spiriti potenti, non cessano di assicurare alla specie nuovi vantaggi e nuovi contributi derivati dalla loro forza. Ma non esiste niente di gratuito per quelle epoche rozze e povere nello spirito. Con che cosa si possono ripagare? Sacrifici…Si dà mai abbastanza agli avi? Il sospetto rimane e aumenta: …esso costringe a un grande riscatto cumulativo, un qualche mostruoso risarcimento al 'creditore' (il famigerato sacrificio del primogenito, per esempio, sangue, sangue umano in ogni caso)…L’antenato finisce necessariamente per trasfigurarsi in un dio. Forse questa è anche l’origine degli dei…La nascita del Dio cristiano, come massima divinità cui si sia giunti fino ad oggi, ha portato sulla terra anche il maximum del sentimento di debito…l’umanità martoriata ha trovato un momentaneo sollievo, quel colpo di genio del cristianesimo: Dio stesso che si sacrifica per la colpa dell’uomo, Dio stesso che si risarcisce su se stesso. Dio come l’unico che possa riscattare l’uomo da ciò che per l’uomo stesso non è riscattabile – il creditore che si sacrifica per il suo stesso debitore, per amore (dobbiamo crederci?), per amore del suo debitore”.1

Freud ritenne che la credenza nell’immortalità fosse nata da più cause nel contesto di una religione fondata sul tabù (termine polinesiano). Innanzi tutto “vi vediamo manifestazioni di pentimento, di considerazione del nemico (ucciso), di senso di colpa per avergli tolto la vita. Ci sembra quasi che anche in questi selvaggi si mostri vivo il comandamento “non uccidere”, che non può essere impunemente violato, e che era valido anche molto prima di avere ricevuto le leggi dalle mani di un dio”. Evidentemente bisognava ritenere che il morto sopravvivesse perché potesse perdonare l’assassino. Bisognava sottoporsi a riti di purificazione. Alla testa mozzata si offrivano dei cibi in forma di riparazione, nel timore che lo spirito del morto potesse vendicarsi.2 In secondo luogo, la morte dei propri familiari poteva creare nell’uomo primitivo, incapace di distinguere la realtà esterna dal mondo interiore, un altro senso di colpa, derivante dal fatto stesso di essere sopravvissuti, come se la morte fosse stata causata da una loro negligenza. Da qui la necessità di ritenere che l’anima del familiare fosse sopravvissuta. Ma da ciò conseguiva un possibile rapporto di ostilità del morto nei riguardi dei sopravvissuti, i quali, pertanto, si sentivano costretti a difendersi dalla malvagità dei morti con riti propiziatori che avevano lo scopo “in quasi tutti i casi di un intenso legame affettivo” con il morto, pur nell’ambivalenza di un rapporto di timore e di amore. Da qui nacque successivamente la credenza nei demoni.3 In terzo luogo, l’animismo, consistente nel popolare la natura di entità spirituali, nacque dai fenomeni del sonno e dalla spiegazione che di essi diede l’uomo primitivo, attribuendoli agli spiriti di uomini morti. “Per gli uomini primitivi una vita senza fine – cioè l’immortalità – doveva apparire come la cosa più ovvia. L’idea della morte è stata recepita assai più tardi e solo con grande riluttanza. Il primitivo ha reagito… con la formazione di rappresentazioni dell’anima trasferite poi su oggetti del mondo esterno”, estendendo l’animismo alle anime degli animali, delle piante e delle cose. Sull’animismo poggia tutta la mitologia, con la conseguente arte della magia come tecnica atta ad impadronirsi di una natura popolata da spiriti. E Freud cita la classica opera di J. Fraser (Il ramo d’oro) in cui si dice che “gli uomini hanno preso erroneamente per ordine della natura l’ordine delle loro idee e si sono immaginati che, essendo essi in grado di controllare le loro idee, ciò avrebbe loro permesso di esercitare eguale controllo anche sulle cose”.4 Un esempio di tale controllo è dato dalla convinzione del primitivo di poter avere maggiore successo nell’attività della caccia e della guerra quando si forma “un’azione simpatetica a distanza” tra lui e le sue donne rimaste incustodite, perché l’infedeltà sarebbe stata causa di fallimento dell’impresa.5 Dall’animismo, dice Freud, rifacendosi a I principi della sociologia (vol.I) di Herbert Spencer, ebbe principio la dualità tra natura e spirito. Si dovrebbe dire, invece, che tale dualismo derivò dalla radicalizzazione della distinzione tra natura e spirito, che nell’animismo non era ancora evidente. L’animismo, precisa Freud, è sopravvissuto in tutte i fenomeni che riguardano l’attività dell’inconscio, che si nasconde nei processi dell’attività psichica e che può dare luogo alla nevrosi. Da qui la tendenza alla superstizione.

Freud avrebbe fatto bene a citare anche Darwin, che ne L’origine dell’uomo aveva dato una eguale spiegazione dell’origine della credenza negli spiriti. “Appena le importanti facoltà dell’immaginazione, della meraviglia e della curiosità, insieme al potere della ragione, si furono parzialmente sviluppate, l’uomo naturalmente pretese di capire che cosa stesse accadendo intorno a lui e cercò vagamente di indagare sulla propria esistenza…E’ anche probabile, come ha mostrato Tylor (The Worship of Animals and Plants, 1849), che i sogni possano per primi aver dato origine all’idea degli spiriti, poiché i selvaggi di fatto non distinguono tra le impressioni soggettive e quelle oggettive. Quando un selvaggio sogna, crede che le immagini che gli appaiono provengano da lontano per fermarglisi davanti…La credenza in agenti spirituali potrebbe facilmente trapassare nella fede in una o più divinità. Infatti i selvaggi attribuiscono agli spiriti le stesse passioni, lo stesso amore per la vendetta o le più semplici forme di giustizia, e gli stessi sentimenti che essi stessi provano. …Le stesse elevate facoltà mentali che dapprima portarono l’uomo a credere in agenti spirituali invisibili, poi nel feticismo, nel politeismo, e infine nel monoteismo, lo porterebbero infallibilmente, finché i suoi poteri razionali restano scarsamente sviluppati, a varie strane superstizioni ed abitudini. Molte di queste sono terribili a pensarsi – come il sacrificio di esseri umani a una divinità assetata di sangue… tuttavia è bene riflettere occasionalmente su queste superstizioni, poiché ci mostrano quale debito di gratitudine dobbiamo all’aumento della ragione, alla scienza, alla conoscenza accumulata…Le miserevoli e indirette conseguenze delle nostre facoltà superiori possono paragonarsi con gli errori incidentali ed occasionali degli animali inferiori”.6 Ma Darwin prendeva ad esempio le popolazioni indigene delle Americhe e dell’Africa, paragonandole ingiustamente ai primitivi degli albori dell’umanità, che non avevano ancora formato dei gruppi stanziali e non conoscevano ancora l’agricoltura e l’allevamento degli animali. Egli, dunque, si riferiva a popolazioni ormai semicivili del suo tempo, tra cui erano ormai consolidate ampie forme di comunità tribali fisse sul territorio, le cui strutture, conosciute dai colonizzatori e dai viaggiatori, erano fondate su gerarchie, avendo ormai superato la fase animistica degli uomini cacciatori-raccoglitori. Scrive Darwin a tale proposito: “Si sa bene che le donne e i bambini degli indiani nord-americani aiutavano a torturare i nemici. Alcuni selvaggi traggono un orribile piacere nell’incrudelire sugli animali e, tra loro, l’umanità è una virtù ignota. Nondimeno, oltre agli affetti familiari, la gentilezza è comune, specialmente durante le malattie, tra i membri della stessa tribù e talora si estende oltre questi limiti. Si possono dare molti esempi della nobile fedeltà dei selvaggi l’uno verso l’altro, ma non verso gli stranieri…Le virtù personali, che non concernono il benessere della tribù, non sono mai abbastanza apprezzate dai selvaggi, sebbene ora lo siano altamente dalle popolazioni civili. La massima intemperanza non è affatto riprovata dai selvaggi”.7

In tale situazione di ignoranza era naturale che la ragione, ancora confusa con l’immaginazione, si accompagnasse alla superstizione, come capita ancor oggi, e che gli uomini appartenenti ad altre tribù, fossero ritenute popolazioni da schiavizzare o da uccidere, con gli stessi metodi impiegati sugli animali. Era ormai avvenuta la distinzione tra natura e spirito.

La stessa separazione non poteva che essersi rinforzata e resa definitiva nelle prime manifestazioni delle “civiltà”, come la decantata “civiltà” mesopotamica, in cui, con l’invenzione della scrittura e con le prime conoscenze scientifiche, non disgiunte ancora da rappresentazioni mitologiche, si accentuò e si rinforzò la separazione dell’uomo dalla natura, ridotta ad oggetto.

  Il controllo della capacità riproduttiva degli animali si accompagnò al controllo maggiore di quella della donna, a cui fu imposta la repressione sessuale come espressione di dominio.8 Fu infatti in Mesopotamia che le prime guerre di cui ci rimanga memoria storica si risolsero con l’uccisione degli uomini adulti e con la traduzione in schiavitù delle donne e dei bambini, le prime come riproduttrici di schiavi, i secondi come futura forza lavoro nei campi dopo essere stati castrati. Tra schiavi ed animali non vi era differenza.

Ha scritto Nietzsche: “Quanto ingenuamente e con quanta innocenza si manifesta il bisogno umano di crudeltà…qualcosa al quale la coscienza dice sì con tutto il cuore” e che ha alimentato “la crescente spiritualizzazione e divinizzazione della crudeltà che corre attraverso tutta la storia della civiltà superiore…Noi uomini moderni siamo gli eredi di una vivisezione della coscienza e di una crudeltà contro gli animali esercitata su noi stessi vecchie di millenni…L’uomo ha guardato troppo a lungo le sue tendenze naturali con 'occhio cattivo', cosicché queste hanno finito per legarsi strettamente alla 'cattiva coscienza'. Sarebbe mai possibile un tentativo opposto ...cioè il tentativo di unire strettamente alla cattiva coscienza le tendenze innaturali, tutte quelle aspirazioni alla trascendenza, contrarie al senso, all’istinto, alla natura, all’animalità, in breve tutti gli ideali che sono esistiti sino ad oggi, ideali che sono tutti ostili alla vita, ideali che denigrano il mondo”.


1 Genealogia della morale, Saggio secondo, 19.

2 Totem e tabù, cap. II, 3 a).

3 Ibid., 3 c)

4 Ibid., cap. III, 2).

5 Ibid., 4).

6 L’origine dell’uomo, cap. 3 (Fede in Dio- Religione)

7 Ibid. cap. 4.


8 Elizabeth Fischer, Donne: il primo sesso. Come le donne stanno cambiando il mondo (1979), Lyra Libri, Como 2000.

PASQUA: PER FESTEGGIARE LA PIU' GRANDE MENZOGNA DELLA STORIA

Nell'antichità si credeva che Minerva fosse nata dal cervello di Giove. E come mai ancor oggi si crede nel cumulo di frottole dei Vangeli? E' facilmente spiegabile. Le credenze religiose hanno bisogno di un supporto di istituzioni. Quanti crederebbero ancora nei Vangeli se non esistessero le Chiese cristiane con le sue varie confessioni? Lo stesso vale, naturalmente, per quella altra menzogna del Corano. Se il Dio cristiano esistesse non avrebbe permesso che nascesse un pazzo (o disonesto) analfabeta di nome Maometto. Ma lasciamo perdere in questa sede la maggiore pazzia del Corano, insuperabile in quanto a pazzia. Se un discorso pretende di essere credibile deve quanto meno rispettare il principio aristotelico di non contraddizione. Che Gesù sia nato da una vergine non è contraddittorio. E' una favola e basta. I Vangeli debbono essere analizzati, non in base agli asseriti miracoli, ma in base alle irrisolvibili e insanabili contraddizioni che essi contengono. Ai discepoli che domandavano a Gesù quante volte avrebbero dovuto perdonare Gesù rispose: non sette volte, ma settanta volte sette. Con questa frase, innanzi tutto, demoliva qualsiasi concezione giuridica. Osservò Hegel (Scritti sul cristianesimo) che uno Stato che avesse rispettato i comandamenti evangelici si sarebbe autodistrutto. Ma in contraddizione con la norma morale del perdono Gesù, dopo l'asserita resurrezione, volle dimostrare che era risorto con tutto il corpo, e per questo si mise a mangiare con essi del pane e del pesce. Poche ore dopo si racconta che fu assunto in cielo. Se fosse risorto con il solo spirito il racconto, pur di stile miracolistico, avrebbe avuto un senso. Ma dove avvenne la digestione se dopo poche ore avvenne l'assunzione in cielo? E dove sta il cielo? In uno spazio intergalattico? Evidentemente la digestione avvenne dopo l'assunzione in cielo. Ma che fine fece il corpo di Gesù assunto in cielo? Si spiritualizzò perché non ebbe più bisogno di mangiare? Si spiritualizzarono anche le feci o Gesù defecò dal cielo? 
Ma torniamo al comandamento del perdono. Dopo aver detto che bisognava perdonare settanta volte sette egli cadde nella maggiore contraddizione (in realtà si tratta di contraddizioni in cui caddero quei falsificatori della vita di Gesù che furono gli evangelisti). Egli disse infatti: "andate e predicate per tutte le nazioni. Coloro che crederanno e si faranno battezzare saranno salvati, altrimenti saranno condannati". Dunque nessun perdono per quelli che non saranno battezzati e, se battezzati, non crederanno. E tutti i popoli che prima della venuta di Gesù erano pagani che fine hanno fatto? Non basta. Che fine faranno tutti quei popoli che sono nati in Stati dove esistono religioni diverse dal cristianesimo? Il fanatico Agostino (guardarsi dai convertiti, che sono i peggiori) scrisse che fuori della Chiesa cristiana si era destinati a diventare "massa dannata" (sic!). Orbene, io mi domando, che fine faranno gli atei-agnostici che non hanno avuto il dono della fede? Si badi bene che, come ho detto altre volte, il fondatore del cristianesimo non fu Gesù ma S. Paolo. Egli espresse la maggiore contraddizione in cui naviga il cristianesimo. Nella Lettera ai Romani (2,6) scrisse che "Dio renderà a ciascuno secondo le opere" e che anche i pagani si sarebbero salvati se avessero rispettato la legge naturale. "Essi che non hanno legge (cioè la legge rivelata) adempiono per natura le cose della legge; essi sono legge a se stessi e mostrano che quel che la legge (naturale) comanda è scritto nei loro cuori per la testimonianza che rende loro la coscienza" (2, 14). Sembra dunque che non sia necessario essere cristiani per salvarsi. Sin qui tutto bene. Ma poi S. Paolo, rinnegando il valore delle opere, che sarebbero state valutate ai fini della salvezza, aggiunge delle frasi che ci presentano un Dio cristiano fuori di testa. E lo dice incredibilmente nella stessa Lettera ai Romani (9, 14-18), dove precisa che la salvezza è dovuta solo ad una iniziativa di Dio, che non può essere condizionato dalle opere dell'uomo altrimenti non sarebbe libero. Nemmeno se si tratta di opere buone. Scrive infatti Paolo: "Dio usa misericordia con chi vuole e indurisce nel peccato chi vuole". E prima aveva scritto: "Beato l'uomo del cui peccato Dio non tiene conto" (4,7). Non basta. Aggiunge: "Coloro che predeterminò anche chiamò; quelli che chiamò anche giustificò; quelli che poi giustificò anche glorificò" (8, 30). Dunque non bastano nemmeno la fede e le opere buone per avere la certezza della salvezza. Non resta che la speranza di essere compresi nella lista di coloro che Dio salverà in quanto predeterminati alla salvezza.   Ma poi, quasi per attenuare questa totale irrazionalità del Dio cristiano Paolo aggiunge: "Ognuno che avrà invocato il nome del Signore sarà salvato" (10, 13).  Di fronte ad un cumulo simile di contraddizioni  S. Tomaso (Summa theologiae, I, q. 1, 8) cercherà di salvare capra e cavoli dicendo che la grazia (con la fede) è un aiuto in più per compiere opere di bene e di giustizia, facendo prevalere l'importanza delle opere  nel rispetto della legge naturale, identificantesi con la ragione divina. E alla predestinazione della dottrina di Paolo sostituì la dottrina della prescienza: Dio conosce il futuro ma non per questo pretedermina il destino dell'uomo. In questo modo S. Tomaso cercava di salvare  il libero arbitrio. Ma è evidente che in questo modo S. Tomaso, campione di equilibrismo, si poneva fuori del dettato complessivo della Lettera ai Romani,  che Lutero considerò il documento fondativo del cristianesimo. Ma Lutero fu più coerente con il contenuto complessivo della Lettera ai Romani perché introdusse (come fece anche Calvino) la dottrina della predestinazione, svalutando completamente le opere. Non bastava la fede con le opere di bene per assicurarsi la salvezza.  E al De libero arbitrio di Erasmo da Rotterdam rispose con il De servo arbitrio. Non esiste il libero arbitrio perché tutto è predeterminato. Qui si palesa la totale irrazionalità della Riforma protestante, che riprendeva uno de due corni di Paolo, l'uno in contrasto con l'altro. Da una parte la negazione della validità delle opere ai fini della salvezza, dall'altra la loro totale svalutazione.   
Ma allora vi è da domandarsi: che senso poteva avere fare del proselitismo sia da parte della Chiesa cattolica che da parte delle Chiese protestanti? Nessun senso. Infatti, se si dà importanza alle opere nel rispetto della legge naturale (concezione di S. Tomaso) non è necessario credere nell'esistenza di Dio per salvarsi l'anima.  Se non si dà alcuna importanza alle opere perché tutto è predeterminato (concezione di S. Agostino, a cui si ispirò il cristianesimo di Lutero e di Calvino, per cui Agostino dovrebbe essere considerato un eretico, mentre inspiegabilmente viene considerato dalla Chiesa cattolica il maggiore Padre della Chiesa) allora non vale nemmeno la fede. In tutti e due casi non ha senso il proselitismo, né quello cattolico né quello protestante. 
In conclusione, di fronte ad un simile guazzabuglio di proposizioni che portano a conclusioni contraddittorie, vi è da domandarsi come potessero S. Paolo,S. Agostino, S. Tomaso, Lutero, Calvino e compagnia bella (anzi: brutta) pretendere di essere in comunicazione con Dio se davano una immagine di Dio come essere totalmente schizofrenico. Se un Dio schizofrenico non può esistere perché sarebbe la violazione della ragione vuol dire che qualsiasi discorso teologico nasce solo da menti che non si rendono conto delle stronzate che hanno detto e che continuano a dire. Non vi è presunzione umana maggiore di quella dei teologi, che hanno sempre fatto oggetto dei loro pseudo discorsi un oggetto di cui non si può nemmeno dimostrare l'esistenza.   
Ho tratto ampiamente questo argomento in 

Addio a Dio. Dialogo con Dio chiedente perdono

www.zonacontemporanea.it/addioadio.htm
ADDIO A DIO di Pietro Melis. ADDIO A DIO. DIALOGO CON DIO CHIEDENTE PERDONO “Beati coloro che non credono in Dio se...

Intervista a Pietro Melis autore di Addio a dio

www.recensionilibri.org/.../intervista-a-pietro-melis-autore-di-addio-a-di..    

Addio a Dio con interventi del professor Pietro Melis :: Nepize

nepize.webnode.it/.../addio-a-dio-con-interventi-del-professor-pietro-melis/
23 lug 2012 - Addio a Dio” Dialogo con Dio chiedente perdono. Autore Pietro Melis, edizioni Zona, pagine 112, euro 13,00. Il prof. Melis nelle vesti di Ivan ...
    

domenica 29 marzo 2015

CHE PRECIPITI CON TUTTO IL SUO LURIDO GOVERNO QUESTO PAZZO

Il che non significa che sia d'accordo su tutto con 5Stelle, che ha in Commissione ha votato a favore


della pensione di reversibilità per pederasti e lesbiche.


Continuerò ad appartenere dal 1994 al partito
dei non votanti 

  
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Ci sono inquietanti analogie tra Andrea Lubitz, il copilota dell'Airbus A320 della Germanwings che si è schiantato sulle Alpi francesi, e Matteo Renzie che sta schiantando l'Italia. Si tratta in entrambi casi di uomini soli al comando. nfatti, ad oggi i regolamenti europei non impedivano che un pilota rimanesse da solo all'interno della cabina. Fermiamo Renzie finché siamo in tempo e evitiamo che dopo aver chiuso all'esterno il Senato si faccia una legge elettorale ad hoc per pilotare l'Italia a suo piacimento. Se lo lasciamo fare non ci saranno superstiti, ma soltanto "morceaux".
Una differenza tra il copilota e l'ex sindaco di Firenze comunque c'è: il copilota era depresso, ma non i passeggeri. Renzie non è depresso, ma lo sono gli italiani. 
(continua...)

NIETZSCHE: PERCHE' FU INVENTATA DA PAOLO LA RESURREZIONE DI GESU'

Certamente il mondo sarebbe stato migliore o, per lo meno, non peggiore, senza l’influenza nefasta della concezione antropocentrica, melefico residuo ebraico del Genesi, sul cristianesimo, e perciò sull’Occidente. Ma purtroppo il cristianesimo nacque dalla predicazione di un ebreo cittadino romano, S. Paolo, che si inventò la resurrezione di Gesù, accolta poi nei Vangeli, cronologicamente successivi alle epistole di S. Paolo. Scrive Nietzsche: “Prendere per sincero un Paolo, che ebbe per patria la sede principale dell’illuminismo stoico, allorché con un’allucinazione si fabbrica la prova del vivere-ancora del redentore, o prestar fede a quanto ci racconta sul fatto che egli stesso ha avuto quella allucinazione, sarebbe una vera niaiserie da parte di uno psicologo: Paolo voleva il fine, quindi volle anche i mezzi…Ciò che egli stesso non credeva, credettero gli idioti, tra i quali aveva diffuso la sua dottrina. La potenza era il suo bisogno: con Paolo ancora una volta il prete mirò alla potenza – egli poteva utilizzare soltanto idee, teorie, simboli, con cui si tiranneggiano masse, si formano greggi. Quale cosa Maometto si limitò a prendere tardi a prestito dal cristianesimo? L’invenzione di Paolo, il suo espediente per la tirannide dei preti, per accozzare greggi: la credenza dell’immortalità- vale a dire la dottrina del giudizio…Si legga Lucrezio per capire che cosa ha combattuto Epicuro: non il paganesimo, ma il cristianesimo, intendo dire la corruzione delle anime per mezzo dei concetti di colpa, pena e immortalità. Egli combatteva i culti sotterranei, l’intero cristianesimo latente, negare l’immortalità allora era già una redenzione. Ed Epicuro avrebbe vinto, ogni spirito ragguardevole nell’impero romano era epicureo;: in quella apparve Paolo…Paolo, l’odio dei Ciandàla (miserabili) contro Roma, incarnato, fatto genio; il giudeo, L’eterno giudeo per eccellenza…Ciò che egli intuì fu come, con l’aiuto del piccolo movimento settario dei cristiani, si poteva, al margine dell’ebraismo, appiccare un "incendio mondiale", come col simbolo di "Dio in croce", si poteva raggruppare …l’intero retaggio di macchinazioni anarchiche nell’impero…"La salvezza viene dagli ebrei"…In questa intuizione sta il genio di Paolo. Il suo istinto era in questo così sicuro che, con una brutale violazione della verità, mise in bocca al "salvatore" di sua invenzione le immagini con cui quelle religioni di Ciandàla affascinavano…Questo fu il suo momento di Damasco: egli capì di avere bisogno della credenza nell’immortalità per svalutare il "mondo", che con il concetto di "inferno" avrebbe ancora avuto il sopravvento su Roma – che con l’"al di là" si uccide la vita…Nichilista e cristiano: si corrispondono tra loro”.1

In sostanza, secondo Nietzsche, il cristianesimo fu una vendetta di quegli ebrei, discepoli di Gesù, che vollero vendicare la sua morte, voluta dai Romani che l’avevano accusato di fomentare disordini promuovendo una sedizione anarchica nei confronti della classe dei sacerdoti ebraici, per cui gli stessi discepoli eressero Gesù trasformandolo in Dio, con cui dominare sul mondo.2
1 L’anticristo, 42 e 58


2 In realtà si sa storicamente che Gesù fu accusato dai Romani di essere una dei capi della rivolta degli zeloti contro il governo di Roma.

Scrive Voltaire: “Solo un fanatico insensato o un furfante molto maldestro può dire che San Paolo cadde da cavallo per aver visto della luce in pieno mezzogiorno; che Gesù Cristo gli gridò da una nube: Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?, e che Saulo cambiò subito il suo nome in Paolo e da ebreo persecutore e omicida com’era ebbe la gioia di diventare cristiano perseguitato ed ucciso. Solo un imbecille può credere a un racconto del genere” (Storia dell'affermazione del cristianesimo, cap. 8). Aggiungiamo noi: solo un ebreo poteva inventarsi tale racconto. Su quale soggetto da galera il dio cristiano avrebbe fondato il cristianesimo! S. Paolo trasferì nel cristianesimo lo stesso fanatismo con cui precedentemente aveva perseguitato i cristiani. Se fosse vissuto dopo Costantino avrebbe promosso la caccia ai pagani e il loro sterminio in caso di mancata conversione. Nietzsche nell’Anticristo vedrà in S. Paolo, e non in Cristo - che si sarebbe limitato, secondo lui, a predicare una morale fondata sulla non resistenza al male (§30) – la fonte del “risentimento” ebraico contro il resto del mondo, l’odio contro la “sapienza mondana”, cioè la scienza, a cui opporre la menzogna (§47) per avere il sopravvento su Roma (§58). Ma Nietzsche ha mancato di dire che questa operazione ebraica fu bloccata dal neoplatonismo, su cui unicamente si costruì la vittoria del cristianesimo contro il giudaismo, che già con i farisei si era fatto contaminare dall’ellenismo, accettando, contro la tradizione rigoristica dei sadducei, la credenza nell’immortalità, esclusa nel Pentateuco, cioè nella Torah (la legge ebraica). Voltaire non tralascia di spiegare come la tesi della coeternità e della consustanzialità del Verbo (o Logos), incarnato in Gesù, abbia vinto, in una concezione neoplatonica, contro la tesi di Ario, nel Concilio di Nicea (325), grazie ad un altro spregiudicato pluriassassino - anche di molti suoi familiari, compresi un figlio, la moglie Fausta e un nipote di 12 anni - quale fu l’imperatore Costantino, che, pur non convertendosi al cristianesimo, ma sfruttandolo politicamente, diresse il Concilio di Nicea. 
Nella Genealogia della morale scrive Nietzsche:
“Il buddismo è cento volte più realistico del cristianesimo –– esso non dice 'lotta contro il peccato', bensì, dando pienamente ragione alla realtà, 'lotta contro il dolore'. Esso si pone al di là del bene e del male…Per il buddismo la bontà, l’essere buoni apportano salute. La preghiera, come l’ascesi, sono bandite; nessun imperativo categorico, nessuna costrizione in genere…Per questo esso non esige nemmeno la lotta ai dissidenti… Cristiano è un certo gusto per la crudeltà verso di sé e verso gli altri; l’odio per i dissenzienti; la volontà di perseguitare”.1

1 Genealogia della morale, Secondo saggio, 6, 24.
 

sabato 28 marzo 2015

PERCHE' NON POSSO NON ESSERE UN ANTICRISTO

Perché vi furono anche nell'antichità pensatori come Pitagora, Platone, Apollonio di Tiana, Plutarco, Porfirio, di fronte ai quali un Gesù Cristo (trasformato dalla fantasia ipocrita degli evangelisti in figlio di Dio) merita solo disprezzo. Leggere l'Anticristo di Nietzsche per capire come Gesù fu trasformato in figlio di Dio dall'invenzione di S. Paolo, le cui Epistole precedono cronologicamente tutti i vangeli. Fu infatti Paolo l'inventore del cristianesimo, cioè della resurrezione di Gesù.   
Si consideri la parabola del figliol prodigo, il cui ritorno deve essere festeggiato con l'uccisione del vitello più grasso. Maledetto Gesù Cristo che continuò a considerare il tempio-mattatoio di Gerusalemme come casa del Signore. Chi difende un individuo come Gesù, che non è mai esistito come figura raccontata dai vangeli, è solo individuo ignorante che non ha argomenti contro di me e sa solo offendere confermando la verità di ciò che ho detto. Che tutte le religioni sono solo cagate pazzesche. Io conosco la Bibbia meglio dei preti e di questo papa ignorante per aver condotto per anni studi di esegesi biblica esponendo i risultati dei maggiori studiosi mondiali nel mio testo Scontro tra culture e metacultura scientifica. Risultati tremendi che documentano che la Bibbia è un libro di schifose menzogne. I cosiddetti tre patriarchi, Abramo, Isacco e Giacobbe, sono figure mitologiche tratte da tre diversi racconti mesopotamici, che, in origine scollegati tra loro, gli ebrei cucirono insieme arbitrariamente trasformando Abramo in padre di Isacco e Isacco in padre di Giacobbe. La schiavitù degli ebrei in Egitto e la fuga da esso guidati da Mosè è una pura invenzione ebraica. Risulta infatti dall'esegesi che persino Mosè è un personaggio mai esistito, e se cade Mosè cade tutta la Bibbia, compresi i vangeli, dove si dice che Gesù parlò con le anime del "profeta" Elia (un massacratore di 450 seguaci del dio Baal ) e di Mosè. Cioè parlò con le anime di due individui mai esistiti. Chi è ignorante si tenga pure le fregnacce bibliche, superate solo da quelle peggiori del Corano, vero libro di merda.

Apollonio di Tiana (I secolo d. C.), educato a Tarso, non si fece convertire da S. Paolo quando lo incontrò. Preferì rimanere legato culturalmente all’India, dove era stato, contemperando la cultura indiana con il pitagorismo. Flavio Filostrato di Lemno, vissuto nel III secolo, fu invitato da Giulia Domna, moglie dell’imperatore Settimio Severo, a scrivere la biografia di Apollonio. Egli racconta che Apollonio aveva la fama di essere un mago, di aver fatto molti miracoli e di essere persino risuscitato per dimostrare che l’anima è immortale, ma aggiunge che non vi era in ciò alcunché di vero e che Apollonio era solo un sapiente che ancor giovinetto disse al suo maestro Eusseno di voler diventare pitagorico e gli spiegò: “ ‘Farò come i medici. La loro prima cura è di purgare: prevengono così le malattie o le guariscono’. A partire da quel momento non si nutrì più di carni…si nutrì di verdure e di frutta, dicendo che tutto ciò che dà la terra è puro…e divenne assistente del medico Esculapio” (Vita di Apollonio, I, 7).



E’ evidente che sarebbe stato preferibile che S. Paolo, invece di cercare di convertire Apollonio, si fosse fatto convertire da lui. Quanto sarebbe stata migliore la storia.



Conoscitore dei tesi della religione di Zarathustra, egli affermò che “nessun sacrificio di animali è da farsi poiché Dio non ha bisogno di alcunché” e che è preferibile non fare alcuna violenza ad alcun animale evitando l’uso delle pelli per accrescere il senso della giustizia. “La terra produce ogni cosa e chi vuole essere in pace con gli esseri viventi non ha bisogno di alcunché, poiché i suoi frutti si possono cogliere, e altri coltivare secondo le stagioni, in quanto essa è la nutrice dei suoi figli: ma la gente, come se non udisse le sue grida, affila le spade contro gli animali per trarne cibo e vestimento. I Bramani dell’India invece non approvano tale condotta e istruirono i Ginni dell’Egitto a respingerla: da costoro Pitagora, che fu il primo dei Greci a frequentare gli Egizi, prese la sua dottrina che lasciava alla terra gli esseri animali; e affermando che i suoi prodotti sono puri e adatti a nutrire il corpo e la mente, di questi si cibava. Sostenendo inoltre che gli abiti che si portano solitamente sono impuri, in quanto provengono da esseri mortali, si abbigliava di lino; e per la stessa ragione intrecciava il vimine per farsene calzature” (Flavio Filostrato, Vita di Apollonio di Tiana).

Apollonio conobbe in Etiopia l’imperatore Vespasiano, dopo che si allontanò da Roma perché perseguitato sotto Nerone da Tigellino, ma poi dovette lasciare nuovamente Roma sotto l’imperatore Domiziano, succeduto al fratello Tito, facendo perdere di sé le tracce sotto l’imperatore Nerva. Nell’ambiente culturale del I secolo l’arte della retorica veniva indirizzata verso argomentazioni che dovevano suscitare emozioni e meraviglia per suscitare grandi pensieri che stessero tra il sublime e il mistero. Si combatteva così in certi ambienti colti contro il conformismo a favore di alti ideali. Allo stesso modo si può pensare che S. Paolo, per raccogliere maggior credito tra le folle, abbia diffuso il racconto della resurrezione di Gesù.

Persino un cristiano come Eusebio poteva conservare in una sua opera (Preparazione evangelica, IV, 13) il pensiero di Apollonio in questi termini: “Io credo che si osservi il culto conveniente alla divinità…se al Dio che diciamo Primo e che è l’Uno e separato da tutte le cose e che dobbiamo riconoscere superiore a tutti gli altri non si immolino vittime, non si accendano lampade, non si consacri alcuna delle cose sensibili. Dio non ha bisogno di alcuna cosa…Con lui adopera solo la parola migliore, cioè quella che non esce dalle labbra, e da lui, che è il migliore degli esseri, invoca i beni mediante ciò che in noi v’è di migliore: l’intelletto, che non ha bisogno di alcun organo”. In una lettera (26) delle molte apogrife si legge: “Se gli dei non hanno bisogno di vittime, che si dovrà fare per avere i loro favori? Credo si debba aver l’animo ben disposto a beneficiare gli uomini per quanto è possibile, secondo i loro meriti”. Apollonio passò alla posterità con la definizione di “Cristo pagano”. Il che sarebbe da ritenersi una grave offesa per Apollonio, non per il Cristo di S. Paolo. Giustamente, infatti, Porfirio oppose la figura di Apollonio a quella di Cristo, ritendo che Apollonio fosse il vero salvatore. Se si riflette sul fatto che Gesù era un ebreo che non aveva preso mai le distanze dalla Torah, che egli pretendeva, al contrario, di avere completato, si può dire che nessuna vera salvazione poteva venire all’umanità dalla religione ebraica, scuola di macelleria, che portò a ritenere, tramite il cristianesimo, che il Figlio di Dio dovesse essere macellato in croce per redimere l’umanità. Fu il neoplatonismo a salvare in parte il cristianesimo dalla maledizione della Torah, del dio ebraico che maledice e che sparge sangue. Non si trascuri il fatto che Gesù, cacciando i mercanti che sostavano fuori, sotto il colonnato del tempio, accusandoli di averne fatto “una spelonca di ladri”, identificava in realtà la casa di dio con il tempio-mattatoio ebraico. Rimase ebreo.

Sul piano puramente scientifico il naturalista Plinio il Vecchio nella sua Historia naturalis aveva contribuito a fa capire, riportando vari episodi di comportamenti intelligenti di animali, come fosse infondata la concezione gerarchica della natura propria di Aristotele.
Il maggiore filosofo neoplatonico prima di Plotino fu Plutarco, nato nel 46 d. C. Contro le argomentazioni degli stoici, secondo cui, se gli animali partecipassero della ragione naturale, e dunque del diritto, l’umanità perirebbe non potendo usufruire dei vantaggi provenienti dai “comodi avuti dalle bestie”, Plutarco ribatte che l’uomo può vivere senza uccidere animali indifesi o divertendosi con la caccia, che, oltre che ingiustizia, è mancanza di equilibrio della mente. Plutarco rileva come la concezione stoica giustifichi una forma di dominio dell’uomo sulla terra. Essa predica l’esistenza di un Logos universale, la virtù, ma poi non sente il dovere di offendersi di fronte a cadaveri presentati come cibo. Gli animali non umani sono migliori perché nessun cavallo rende schiavo un altro cavallo o un leone un altro leone.1 Mentre gli altri animali si astengono dal cacciare ogni specie e “fanno la guerra soltanto per necessità di cibo”, l’uomo è l’unico animale che, cibandosi di tutto, rimase castigato da molte e lunghe malattie.

In Iside e Osiride Plutarco dimostra di avere conoscenza di Zarathustra, oltre che di Platone, e in De esu carnium (Del mangiar carni) scrive: “Vi state chiedendo perché Pitagora si astenesse dal mangiar carne? Io, da parte mia, mi domando piuttosto per quale ragione e con quale animo un uomo, per primo, abbia potuto avvicinare la sua bocca al sangue coagulato e le sue labbra alla carne di una creatura morta, ponendosi avanti i serviti, le vivande e il cibo di corpi uccisi…le membra che poco avanti belavano, mugghiavano, andavano e vedevano? Come poterono soffrire gli occhi di scorgere l’uccisione degli animali scannati, scorticati, smembrati?…L’uomo non si nutre certo di leoni e di lupi, per autodifesa…ma al contrario, uccide creature innocue, mansuete, prive di pungiglioni o di zanne. Per un pezzo di carne l’uomo le priva del sole, della luce, della durata naturale della vita alla quale hanno diritto per il fatto di essere nate”. Plutarco vede l’origine di ciò in un tempo in cui gli uomini, non conoscendo ancora l’agricoltura, soffrirono la fame più dura, e non nella guerra, come aveva pensato Teofrasto. Da allora essi impararono a cibarsi di animali morti. Aggiunge Plutarco: “Che orribile vista ci presenta la mensa dei ricchi, veder adornarla da cuochi e pasticceri di cadaveri e corpi morti”. Precisa Plutarco – quasi anticipando le stesse considerazioni che svolgerà Rousseau (Discorso sull’origine e sui fondamenti dell’ineguaglianza tra gli uomini), a cui oggi possiamo scientificamente arrivare - che il corpo umano non ha nello stomaco la capacità di “cuocere e smaltire la gravezza della carne”, considerando la delicatezza dei denti, la piccolezza della bocca. La cosiddetta civiltà è per Plutarco dominata dalla follia. Si incominciò ad uccidere gli animali selvatici, “fino ad uccidere il bue, nostro operaio, la pecora che ci veste, il gallo guardiano della nostra casa, e così a poco a poco, cresciuta l’insaziabile cupidigia si pervenne al sangue, agli omicidi, alle guerre”. Aggiunge Plutarco che non è naturale cibarsi di carne, che genera malattie, da cui l’uomo rimane castigato. Gli animali carnivori cacciano “per necessità di pascersi” e non cacciano ogni specie, come fa l’uomo.2 Plutarco, che viaggiò da Roma (dove fu ben voluto dall’imperatore Vespasiano) al Medio Oriente, ebbe molte missioni politiche e fu nominato arconte di Cheronea, cittadino onorario di Atene e sacerdote di Delfi, lasciò un messaggio: “combattete uniti contro quelli che privano gli animali dell’uso della ragione e del discorso”. Plutarco, che morì nel 125, visse 79 anni. Egli non pare avere tenuto in considerazione la religione ebraica, che ancora non era giunta, filtrata dal cristianesimo, nel mondo greco-romano, se non limitatamente all’opera dell’ebreo eretico Filone di Alessandria (27 a. C.), che anticipò la concezione trinitaria di Dio, contro il monoteismo giudaico e introdusse per la prima volta la creazione dal nulla. Infatti nel Genesi il dio ebraico Jahweh non è creatore ma ordinatore della materia, coeterna con lui. Al termine ebraico corrisponde il termine italiano "fece", nel senso di "ordinò".  Anche il Demiurgo di Platone (Timeo) è ordinatore e non creatore della materia dal nulla.  
1 Plutarco, I bruti usano la ragione, tr. it. M. Adriani, Milano 1829, p. 487. 
Del neoplatonico Celso purtroppo non ci è rimasta l’opera Discorso di verità (178 d. C), anticristiana nel suo affermare che il cristianesimo non aveva alcunché a che fare con la filosofia a causa del suo Dio antropomorfico. L'opera di Celso - nota soltanto per le lunghe parti riportate da Origene (184-255) nel suo Contra Celsum - invitava al riconoscimento di una parentela tra uomini ed animali considerando che il mondo non è stato fatto solo per l’uomo. Celso demolisce tutti gli argomenti di Aristotele, degli stoici, dell’ebraismo e del cristianesimo: “Non si pone alcuna differenza tra il corpo di un pipistrello o di un verme, di una rana o di un uomo; medesima è infatti la materia e identica ne è anche la corruttibilità…Nulla è immortale di quel che dalla materia trae origine. Basta questo riguardo a tale argomento e chi è in grado di udire e di compiere una ricerca ancor più approfondita comprenderà che le cose che noi vediamo non sono state donate all’uomo, ma ciascuna nasce e perisce per il bene del tutto”, e il fatto che gli animali non siano dotati di parola non significa che “il dio abbia creato tutto in funzione dell’uomo…Non per l’uomo l’universo è stato creato, ed egualmente nemmeno per il leone, o per l’aquila, o per il delfino, ma perché questo cosmo si realizzasse come opera totalmente divina e assolutamente perfetta…E’ dell’universale che il dio ha cura, è questo che la provvidenza divina non abbandona mai” (IV, 81-99).

Il pagano Porfirio (n. in Siria nel 233 e m. a Roma nel 305), allievo prediletto di Plotino, 1 conoscitore del Vecchio e del Nuovo Testamento e della lingua ebraica, è autore di un’opera intitolata Contro i cristiani, giunta mutila. In essa Porfirio aveva attaccato S. Paolo che nella I lettera ai Corinzi aveva scritto che i cristiani non dovevano farsi scrupolo di mangiare tutto ciò che usciva dai mattatoi. In Sull’astinenza dalle carni riprendeva la tradizione neopitagorica e neoplatonica della giustizia cosmica come mezzo del ritorno del mondo a Dio. Secondo Porfirio fu il massacro degli animali a predisporre gli uomini, ormai avvezzi ad uccidere, ad uccidersi tra loro in guerra, perché identiche furono le armi. La guerra nacque per la bramosia di possedere di più estendendo agli uomini l’ingiustizia già commessa nei confronti degli animali. Le guerre nacquero dopo la fase dell’agricoltura e coincisero con la fase successiva dell’allevamento, che portò ad impadronirsi contemporaneamente degli animali e delle terre altrui. Così si è formata la civiltà del dolore.

Uomini ed animali fanno parte di uno stesso ordine naturale che comporta misura e giustizia. Pertanto uccidere glianimali per divorarne le carni, il condurli al macello smaschera l’ordine umano e la sua pretesa superiorità rivelandone tutto l’orrore. E’ possibile superare un un universo di dolore inutile. Scrive Porfirio: “Sicuramente Dio non ha fatto in modo che ci fosse impossibile assicurare la nostra salvaguardia senza fare del male ad altri; ciò sarebbe stato in effetti darci la nostra natura come principio di ingiustizia” (III, 12). Capovolgendo il testo biblico, Porfirio scrive che la violazione originaria della vita degli animali da parte degli ebrei fu compiuta da un sacerdote, che poi diede in pasto della carne alla compagna.

Contrapponendosi a S. Paolo, Porfirio riporta un passo della Prima Epistola ai Corinzi (10, 28): “Mangiate di tutto quello che si vende al macello, senza preoccuparvi di niente per scrupolo di coscienza; perché di Dio è la terra e tutto quanto essa contiene. Se un pagano vi invita e vi piace andare, mangiate pure di tutto quello che vi è posto davanti, senza preoccuparvi di niente per scrupolo di coscienza”. Purtroppo il cristianesimo iniziava così per bocca del suo fondatore.

Secondo Porfirio la carne è il veicolo dei demoni malvagi, che allontanano l’uomo dalla perfezione divina. Da ciò le colpe degli ebrei (allora confusi insieme con i cristiani), contro cui devono ergersi i filosofi per liberare gli uomini dall’orrore del togliere la vita agli animali, capaci anche di un “discorso interiore” perché più vive sono le sensazioni e più sensati sono gli animali, i quali sono “ragionevoli per natura”, non nascendo la loro ragione principalmente dall’apprendimento, come quella degli uomini. Uccidere gli animali per divorarli significa soprapporre un ordinamento umano a quello divino, riempiendo la terra di dolore inutile.

L’imperatore Costantino emanò contro Porfirio la seguente disposizione: “Porfirio, il nemico della religione, ebbe quel che meritava, sicché il suo nome sarà nei tempi avvenire nome di ignominia ricolmo d’infamia, mentre i suoi empi scritti sono stati distrutti…Chi verrà sorpreso con opere di Porfirio sarà immediatamente condannato alla pena capitale” La stessa disposizione fu presa dai successori Teodosio II e Valentiniano III.

Né bisogna tacere che furono i cristiani ad incendiare nel 391 la grande Biblioteca di Alessandria d’Egitto, facendoci perdere enormi tesori di sapere.


1 Platone nelle Leggi (849d) scrive che “i macellai potranno vendere la carne solo a stranieri, artigiani ed ai loro servi”. Ma per Platone artigiani potevano essere soltanto gli stranieri, non potendo i cittadini, occupati nella difesa dello Stato, nella politica e nell’istruzione, impiegare il loro tempo quotidiano nel lavoro artigianale (846d). Vengono, invece, permessi nelle Leggi (849a, 917b-c, 919e-920a-c) gli scambi commerciali tra cittadini e tra cittadini estranieri, se pur rigorosamente regolamentati dallo Stato.

Precedentemente (842e) aveva scritto: “i nuovi cittadini invece dovranno trarre il nutrimento solo dalla terra”. Platone, inoltre, sembra glorificare il tempo mitico in cui “non si osava nutrirsi nemmeno della carne di bue, non si sacrificavano animali agli dei, ma invece focacce, e frutti melati e ogni altra offerta incruenta e si astenevano dalla carne perché ritenevano sacrilegio mangiarne e macchiare di sangue gli altari degli dei; questi uomini allora vivevano secondo i principi orfici, nutrendosi di esseri inanimati, astenendosi da tutto ciò che ha vita animale”. Vi è in questo passo, certamente, un riferimento alla tradizione della scuola pitagorica, che faceva divieto di mangiare carne anche sulla base della dottrina della metempsicosi. Da qui, come da altri passi del Politico e del Timeo, si può dedurre che Platone richiedesse una dieta vegetariana. 
 
2 Ibid., p. 497.

venerdì 27 marzo 2015

LA CORRUZIONE DELL'OCCIDENTE. CONSEGUENZE ASSURDE

Quando si arriva ad equiparare il culo alla vagina e si riconosce valore legale all'inculamento vuol dire che uno Stato ha toccato il fondo della corruzione. Non si hanno più riferimenti naturali, sostituiti dalla demagogica rincorsa al voto dei pederasti e delle lesbiche, senza tener conto delle assurdità conseguenti. Ecco a che cosa mirano questi anormali: alla pensione di reversibilità. Con aggravio delle spese dell'INPS alla faccia di coloro che hanno pensioni che non superano i 500 euro. Vi è da sperare che in Senato non passi la follia della pensione di reversibilità a favore di questi schifosi anormali che pretendono di essere normali.  Il testo del mio libro fa riferimento alla cosiddetta legge antibadanti, voluta dalla Lega Nord con l'ultimo governo Berlusconi. Questa legge scellerata prevede che, in caso di matrimonio contratto dopo i 70 anni, la pensione di reversibilità (pari al 60%) possa essere riconosciuta interamente solo se il matrimonio dura almeno 10 anni. Altrimenti la vedova ha diritto solo ad 1/10 della pensione di reversibilità per ogni anno di matrimonio. Legge voluta per impedire che il vecchietto possa essere circuito da una giovane straniera mirante all'eredità (a danno dei parenti) e alla pensione di reversibilità. E così si è voluto fare di tutte le erbe un fascio. Io mi domando: se uno è capace di intendere e volere perché deve subire le intromissioni dello Stato che si permette di stabilire che uno dopo i 70 anni non sia più padrone di decidere della propria vita? Uno Stato di merda che però vuole riconoscere la pensione di reversibilità a pederasti e lesbiche.  Ma pare che la giurisprudenza permetta il riscatto degli anni di convivenza ai fini della maturazione della pensione di reversibilità. Quando scrissi il mio libro la Lega Nord nelle elezioni risultava caduta al 4%. Poi con Salvini la Lega  viene data oggi nei sondaggi ad una percentuale di molto superiore.  Vi è da sperare che la coalizione del centro destra impedisca la follia della pensione di reversibilità a pederasti e lesbiche.    

Dal mio libro E giustizia infine fu fatta
Qui la volevo, disse il prof. Petix. Non è certo una soluzione che lei, in quanto prete e rappresentante della Chiesa, possa approvare. Ogni coppia, prima di sposarsi, dovrebbe sottoporsi alla prova della convivenza, anche per molti anni, per sapere se possano andare d'accordo. E lo Stato, se fosse rappresentato da politici intelligenti, al contrario di quei coglioni della Lega Nord e di quelli che con il disonesto governo Berlusconi l'hanno sostenuta in questa maledetta legge, dovrebbe favorire la convivenza prima del matrimonio, richiedendo solo la certificazione della convivenza prima del matrimonio in modo da far valere anche gli anni di convivenza ai fini della pensione di reversibilità. Calerebbe di molto il numero delle separazioni e dei divorzi, che intasano i tribunali, si rafforzerebbe il vincolo familiare e si eviterebbero tante situazioni familiari incresciose anche a danno dei figli. Il governo Berlusconi, prima di dimettersi pochi mesi dopo, mi ha fatto questo "bel regalo", credendo in questo modo di far risparmiare soldi allo Stato in fatto di pensioni di reversibilità. La cosa sa di disonesto perché proprio questa legge è stata approvata in un periodo in cui si era reso evidente quanto fossero ladroni tutti i partiti con i finanziamenti ad essi riconosciuti con spreco di danaro pubblico usato anche per spese o acquisti privati. Altro che credere di risparmiare prendendosela contro le pensioni di reversibilità ponendo il limite di età dei 70 anni! Disonesti!
Questo non significa che io sia favorevole al riconoscimento delle coppie degli omosessuali, che sono innaturali, oltre che fisicamente schifosi al solo pensiero di ciò che fanno. Sia ben chiaro. Sa che capiterebbe se avvenisse tale riconoscimento, voluto oggi da una falsa sinistra?

Come prete, disse il cappellano, certamente non posso essere d'accordo con lei nel suggerire una convivenza prima del matrimonio. Né io ho il potere di fare cambiare idea alla Chiesa. Se proponessi pubblicamente la sua idea sarei considerato di fatto fuori della Chiesa. Ma non posso negare che le sue osservazioni hanno un certo fondamento. Non posso, invece, non essere d'accordo con lei, e proprio nella mia veste di prete, sulla contrarietà al riconoscimento giuridico delle coppie omosessuali. Mi dica, aggiunse incuriosito il cappellano, quali sarebbero le conseguenze a cui lei accennava. Sinora non mi è capitato di riflettere su queste conseguenze.

Vede, spiegò il prof. Petix, nemmeno lei è stato capace di prevedere le situazioni assurde che si creerebbero. Anche due eterosessuali qualsiasi potrebbero farsi passare per omosessuali e certificare una comune residenza, pur continuando a vivere separatamente, ciascuno nella propria casa, essendo la residenza distinguibile dal domicilio. E così, non esistendo l'ostacolo del vincolo di sangue che vige per il matrimonio, lo zio potrebbe sposare il nipote, o la zia la nipote, i cugini e le cugine potrebbero sposarsi tra loro, e così via con tanti altri esempi che potrei portare. A questo punto potrebbe andare in fallimento l'INPS. Bastano anche queste sole considerazioni per far capire che il riconoscimento di tutte le coppie di fatto, compreso il riconoscimento del diritto alla pensione di reversibilità, può essere coltivato soltanto da politici fuori di testa. Insomma: un falso Paese di Bengodi perché comporterebbe una maggiore tassazione per tutti al fine di sostenere la follia di una pensione di reversibilità estesa anche agli omosessuali. 

Unioni civili, spunta
l'asse tra Pd e M5S
Cosa prevede il testo



UMBERTO VERONESI: NESSUNO E' PERFETTO

Inviato a info@fondazioneveronesi.it

Mi dispiace che Veronesi che sia abbassato a interloquire dall'esterno alla barbara trasmissione Le invasioni barbariche dell'analfabeta Daria Bignardi (che le hanno finalmente chiuso la trasmissione per il suo basso livello) e abbia preso posizione a favore dei pederasti ritenendo che due che si inculano abbiano diritto per questo ad un riconoscimento giuridico e per di più abbiano dei figli da una madre surrogata. Siamo veramente alla decadenza morale e giuridica dell'Occidente, che a questo punto si merita di essere colonizzato dall'Islam. Sono persino costretto a dimenticarmi i suoi meriti scientifici e il fatto che sia vegetariano come me. Io lo sono dall'età di 10 anni.
 mercoledì 11 marzo 2015

A SEBASTIANO MAURI: SI GODA PURE "IL GIORNO PIU' BELLO DELLA MIA VITA" (RIZZOLI)

 martedì 24 marzo 2015

ECCE AGNUS DEI: MALEDETTO GESU'

Inviato a L'osservatore Romano  (ornet@ossrom.va)

giovedì 19 marzo 2015


ODIO QUASI TUTTA L'UMANITA'

martedì 24 marzo 2015

ECCE AGNUS DEI: MALEDETTO GESU'

Inviato a L'osservatore Romano  (ornet@ossrom.va)
Si presentò come agnello sacrificale per inaugurare così la follia cristiana della tradizione del Natale e della Pasqua come feste di sangue con strage di agnelli. Continuò la tradizione ebraica degli impostori che nel tempio-mattatoio di Gerusalemme offrivano al sacerdote-macellatore l'agnello per scaricare su di lui i loro peccati, convinti in questo modo di essersi tolti di dosso i propri peccati. Le superstizioni religiose non hanno limiti. E' stata così conservata la tradizione dei pagani che offrivano innocenti vittime sacrificali agli dèi. Maledetto papa che, pretendendo di essere vicario di Cristo in Terra, continua a propagandare la Chiesa del silenzio. Maledetti tutti coloro che perpetuano la tradizione di sangue mangiando cadaveri di agnelli. Il sangue degli innocenti ricada su di essi, vigliacchi impostori che credono di avere le mani monde di sangue, mentre sono i mandanti dei macellatori. 


20:5323 Mar

Sequestrati centinaia di agnelli
destinati alla macellazione

Erano stipati su due camion, uno dei quali arriva dall'Est Europa. Trovato anche un animale morto
 

ECCO COME LA TURCHIA FERMA I BARCONI DEGLI INVASORI: SPARANDO

PRENDERE ESEMPIO

IMMIGRATI

La Marina turca spara contro i migranti diretti
in Italia Guarda

Il 12 marzo nello stretto di Canakkale, nei Dardanelli, viene intercettato il barcone con 300 profughi di Guido Olimpio
Il momento dell’abbordaggio della carretta del mare Guarda il video

domenica 22 marzo 2015

LA FOLLIA DI UNA CONSULTA ISLAMICA

Ricevo da un mio corrispondente di Torino (G.M.), che, sotto lo pseudonimo "Polemista Polemologo", ha una rubrica nel blog di  Magdi Allam quanto segue con l'invito di pubblicarlo nel mio blog. 

Ci risiamo con le “consulte islamiche”.
Nonostante il fallimento delle precedenti “esperienze”, il presente “governo” (giuridicamente illegittimo come dimostrato più volte da esperti in politica, ma lasciamo stare l’argomento) adesso ci ritenta.
Avete provato a domandarvi perché non si è mai sentito il bisogno di istituire una Consulta “Buddhista”, o “Cattolica”, o “Ebraica”, o “Shintoista”, o “Animista”, o “degli Ortodossi”, o “di Scientology”, (o “degli Atei”), etc etc … ?
Non è mai sorto il bisogno perché nessuno appartenente a quelle religioni, che a caso ho nominato, attualmente va in giro per il mondo (tanto meno in giro per l’Italia) commettendo gesta abominevoli, come fanno i veri islamici.
Nessun appartenente a quelle religioni punta alla supremazia globale;
nessun appartenente a quelle religioni pretende di imporsi su ogni intera Società civile;
nessun appartenente a quelle religioni ammazza gli apostati;
nessun appartenente a quelle religioni assassina a tradimento gente indifesa;
nessun appartenente a quelle religioni devasta i templi delle religioni altrui;
nessun appartenente a quelle religioni rapisce e trucida bestialmente ostaggi diffondendone le immagini;
nessun appartenente a quelle religioni educa i propri figli alla violenza;
eccetera, eccetera : basta tenere d’occhio le cronache.
Solo gli islamici veri nel nome della loro maledetta “religione” commettono tali e similari barbarie in giro per il mondo (e forse prossimamente lo faranno anche da Noi).
Ebbene: anziché mettere in guardia il Paese contro tale minaccia, anziché imporre con la massima severità il rispetto delle leggi sull’ Ordine Pubblico, anziché predisporre idonee difese, si istituiscono “consulte”, “tavoli di dialogo” e altre codarde, patetiche, inutili, dannose scemenze per blandire quei veri e propri “nemici del genere umano” che ci ritroviamo purtroppo tra i piedi anche grazie alla degenerazione catto-comunista che ci affligge.
Si diceva che le strade dell’inferno sono lastricate di pie intenzioni… .
Concedendo agli islamici questo vero e proprio inammissibile privilegio il “governo” attuale commette vari gravi errori. Eccovene alcuni.
ERRORE LOGICO. Violando il principio -obbligatorio nel nostro ordinamento- della “laicità ed equidistanza dello Stato” rispetto alle “religioni” (TUTTE le religioni) : il governo deve governare, non immischiarsi con le religioni che sono una faccenda privata.
ERRORE PSICOLOGICO. Manifestando quella untuosa condiscendenza solo verso l’islam, dimostra di averne paura (una paura, sia bene inteso, di tipo vigliacco, non virile, e foriera soltanto di guai) : il governo  incoraggia gli islamici ad esigere sempre maggiori privilegi.
ERRORE TEOLOGICO. Illudendosi di avere interlocutori validi e rappresentanti di una religione -la quale per la stessa bocca bugiarda di suoi appartenenti è “multiforme”, “variegata”, “una galassia di confessioni”- (ma TUTTI gli islamici di ogni rito LEGGONO LO STESSO LIBRO SACRO E NE APPLICANO, SE E IN QUANTO ISLAMICI VERI, gli stessi precetti) : il governo si palesa ignorante, o peggio analfabeta, in materia religiosa, non conosce la “controparte” che lo affronta ed è quindi influenzabile o addirittura ingannabile da essa.
ERRORE ANTROPOLOGICO. Dedicandosi a queste iniziative particolari e discriminatorie, disperde risorse ed energie a favore di una parte “sociale” (attualmente) minoritaria ma pericolosa per la nostra Società, rafforzandola illegittimamente : il governo compromette il futuro del Paese.
Contro-Deduzioni di qualche sofista da sacrestia ( politica o ecclesiastica… ).
Eeehh ! qua ci vuole la “REAL POLITIK”! Dobbiamo incoraggiare l’islam moderato! Eeehh ! ci vuole un islam “italiano”! No alla islamofobia! Dobbiamo integrare gli islamici! Dopo tutto sono una minoranza e la democrazia tutela le minoranze! Hanno detto che vogliono rispettare le nostre leggi! Invocano solo la libertà religiosa! (come se nel caso degli islamici le due cose fossero compatibili)
Replica del Polemista Polemologo:
se anziché un “governo di SPROVVEDUTI” avessimo un “Governo CHE PROVVEDE” esso governo, date le circostanze di cronaca e di Storia, lungi dal tergiversare con iniziative buoniste, ammonirebbe pubblicamente e anche in forme riservate -più spicce- gli islamici che qualsiasi pretesa, o minaccia o atto sedizioso condotti col pretesto della “libertà religiosa” ma incompatibili col nostro ordinamento non sarebbero tollerati e implicherebbero : la chiusura dei luoghi di “culto” comunque denominati, la confisca delle risorse economiche, l'oscuramento dei sistemi di comunicazione in qualunque forma usati, l’arresto e la immediata deportazione in paesi governati dalla “sharia” dei soggetti coinvolti, volenti o dolenti. Anche previa revoca della loro “cittadinanza” per incompatibilità insanabile: tanto gli islamici veri non la considerano un titolo meritevole, per loro prevale la appartenenza alla “religione”, non alla Patria (di origine o di adozione).
Mi pare anche di averlo già detto e scritto: prima parole di ammonizione, poi atti di precetto.
Conclusione di questa “predica” (predica inutile, già lo so). Si deve esigere semplicemente e indiscutibilmente il RISPETTO della LEGGE : e per questo non serve il “Governo” = ci devono pensare le Forze dell’Ordine e la Magistratura secondo le rispettive competenze (Ordine Pubblico e Tribunali). Il Governo, nell’ interesse dei Cittadini, si limiti a rafforzarne i ranghi e a controllarne il lavoro. E, caso mai, a rimuoverne dal servizio i soggetti incapaci o sleali.
E si astenga accuratamente dal concedere privilegi agli islamici (veri e falsi). Non siamo tutti sprovveduti : vi sono anche dei Cittadini capaci di leggere e scrivere. Il “Ministro per l’Interno” attuale deve soltanto vergognarsi di qualsivoglia “consulta islamica” e prenderne le debite distanze, ammesso e non concesso che in materia capisca qualcosa.
                                                                         

giovedì 19 marzo 2015

ODIO QUASI TUTTA L'UMANITA'

Leggere il seguente articolo in traduzione dal tedesco (anche se si tratta di una traduzione automatica e perciò assai lacunosa). E si capirà perché uno come me debba odiare quasi tutta l'umanità.
Coloro che mangiano carne sono i maggiori responsabili dell'inquinamento della Terra. L'avevo già scritto io stesso in un capitolo di Scontro tra culture e metacultura scientifica.


  1. Die Verschwörung der Fleischesser - News Wissen: Natur ...

    www.tagesanzeiger.ch/wissen/natur/Die-Verschwoe... - Traduci questa pagina
    1 giorno fa - Die Verschwörung der Fleischesser ... In der Schweiz ernähren sich knapp 20'000 Menschen vegan, die Zahl der Vegetarier stagniert seit ...
Come posso non odiare tutta quell'umanità che è mandante ipocrita di tutte le sofferenze degli animali fatti nascere in allevamenti di morte? Guardino i due video per sapere di quali sofferenze sono mandanti  questi ipocriti che credono di avere le mani monde di sangue mentre le hanno più sporche di quelle dei macellatori che se le sporcano per essi. Se hanno abbastanza insensibilità riusciranno a guardare i video sino alla fine. Io non ci sono riuscito. I sensibili, anche se ipocriti, sono avvisati.


02 lug 2013 - Caricato da PETA UK
"Pareti di vetro" indaga in profondità nelle industrie lattiero-casearie e di lavorazione delle carni, più ...




  1. 09 gen 2013 - Caricato da savetheworldnownow
    Paul McCartney: SE I MACELLI AVESSERO LE PARETI DI VETRO - SUB ... perche in tanti manca ..