Il lettore rimarrà sorpreso domandandosi di chi si trattasse. Lo dirò in giornata.
Forse aveva più di 17 anni. Di fronte al mercato in una aiuola dove vi era una palma vidi un piccione bianco con macchie nere in tutto il corpo. La gente vi passava vicina senza che lui accennasse a scappare. Se fosse stato in una condizione normale si sarebbe allontanato subito. Seppi da un veterinario che si trattava di una femmina. Non mi rimaneva che prenderla e portarla a casa, dove avevo altri due piccioni. Uno di questi due fu da me raccolto in mezzo ad una piazza (per quelli di Cagliari preciso che si trattava della piazza Giovanni XXIII). Sembrava morto perché non si muoveva, ma una donna mi disse alle spalle: guardi che si muove. Era stato investito da un'auto e aveva riportato una frattura all'ala destra. Mi rivolsi a un veterinario che mi disse che non se la sentiva di operarlo perché era necessaria l'anestesia totale. Qualche anno dopo conobbi un veterinario esperto in volatili che mi disse che sarebbe stato capace di operarlo. Ma ormai era troppo tardi perché l'ala si era contratta rinsecchendosi per mancanza di esercizio e non era più recuperabile. Ebbene, visse ben 23 anni in casa camminando sul pavimento avendo per compagnia un altro piccione anch'esso impossibilitato a volare a causa di un disturbo neurologico. Infatti ogni tanto piegava tutto il collo ruotandolo per riprendersi poco dopo camminando. Il piccione con il disturbo neurologico fu trovato morto senza che io potessi capire la causa della morte. Nel mangiare era autosufficiente, come lo era il piccione con l'ala fratturata che si mettava a tubare quando sentiva di notte la mia presenza nel bagno confinante. Solo successivamente mi imbattei nel piccione bianco con chiazze nere. Ebbe per anni un compagno con il piumaggio grigio, capace di fare solo dei saltelli. Pertanto non potevo liberarlo perché sarebbe morto di fame. Un giorno purtroppo lo trovai morto. Il veterinaro M. C. esperto in volatili accettò di venire a casa e non mi ricordo che cosa mi disse a proposito della causa di morte improvvisa del piccione compagno del piccione femmina. Mi disse che doveva avere almeno 10 anni quando lo raccolsi dalla strada. Si può conoscere l'età dal becco. Il piccione femmina rimase vedova e sola nella stanza (non la stessa dove si trovavano gli altri due piccioni, uno con l'ala fratturata). Per non pochi anni il piccione femmina visse comunque bene, e ogni tanto faceva delle uova che lei e il compagno covavano alternandosi. Ma le uova risultavano sempre sterili. Dopo qualche giorno lei e il compagno smettevano di covare. Questo sino a circa 5 anni fa. La femmina circa 5 anni fa fu trovata con le ali distese per terra incapace di camminare. Chiamai il veterinario M.C. che le prescrisse una cura a base anche di calcio. Si riprese bene ma non fu più autosufficiente nel mangiare. Pertanto io la prendevo in mano aprendole il becco e mia moglie gli faveva scendere nel becco il mangime aggiungendo poche gocce d'acqua. E così fu per gli ultimi. Dopo essere stata nutrita andava nuovamente a rifugiarsi sotto il letto su un pavimento ricoperto di due strati di giornali. Pochi giorni fa continuava a correre per il pavimento dopo avere mangiato. Qualche volta si rovesciava su se stessa ma riusciva a rimettersi sulle zampe. Stranamente la ciotola dell'acqua (che veniva cambiata ogni giorno) il giorno dopo risultava vuota. Non era possibile pensare che la bevesse tutta. Forse vi andava sopra per farsi il bagno? O aveva una malattia che le provocava sete? Ieri mattina, poverina, fu trovata rovesciata con le zampe in alto e tutta bagnata, con le penne appiccicose a tal punto che servì a nulla usare il phon per asciugarla e riscaldarla. Quando un piccione incomincia a chiudere gli occhi vuol dire che è prossima la fine. Soprattutto se rimane con il becco aperto ma non deglutisce. Quanto tempo è rimasta fradicia e rovesciata con le zampe in alto? Fu questa la causa? Ciò che segue è tratto dal mio libro per metà filosofico e per l'altra metà autobiografico intitolato Io non volevo nascere.
Ho fatto una ricerca e ho scoperto che ai piccioni sono attribuite ben 60 malattie da contagio. Ma quest'opera di terrorismo è portata avanti da ditte interessate a fornire opere di disinfestazione o mezzi di qualsiasi genere atti a proteggere grondaie, sottotetti ed anfratti di ogni tipo per impedire le nidificazioni dei piccioni. Se, invece, si legge qualche ricerca scientifica sull'argomento si scopre che è tutto falso.[1] I piccioni sono accusati di essere fonte soprattutto di salmonellosi, che si trasmetterebbe tramite il guano. Ma da un articolo di due ricercatori che, esaminando una letteratura italiana, francese e tedesca, hanno tenuto conto di 77 studi epidemiologici condotti nell'arco di 60 anni (dal 1941 al 2003) in 60 diverse aeree urbane e regioni, è emerso che soltanto 7 degli asseriti 60 organismi patogeni attribuiti ai piccioni sono trasmissibili all'uomo e che soltanto 176 casi di trasmissione si sono avuti in 60 anni, tra cui un solo caso di salmonellosi e un solo caso di toxoplasmosi. Ma è evidente che la condizione è che il piccione sia ammalato e che uno tocchi il guano e poi si porti la mano alla bocca o si mangino cibi contaminati dal guano di piccioni ammalati.[2] Si tace del fatto che la salmonellosi è quasi sempre trasmessa dall'ingestione di verdure crude e non lavate bene. In pratica il rischio è inesistente. Se è vero che i piccioni hanno spesso dei parassiti (tra cui acari e zecche), è anche vero che tali parassiti non possono costituire alcun pericolo per l'uomo, se non coabita con piccioni ammalati. E risulta scientificamente falso che l'aria possa trasmettere infezioni veicolate dai parassiti del piccione. Ha scritto il veterinario Oscar Grazioli che, anche se soltanto l'1% dei bambini che si sono avvicinati ai piccioni di p.zza San Marco a Venezia fosse rimasto contagiato da malattie infettive trasmesse da piccioni, la p.zza S. Marco avrebbe meritato di essere chiamata p.zza Erode.
Tutti i sindaci che da ignoranti hanno vietato di dare da mangiare ai piccioni non hanno considerato che proprio a causa di ciò i piccioni sono costretti ad una dieta povera che li rende deboli e indifesi contro le malattie. [3] Se ne deduce che sono proprio i sindaci a favorire, con i loro divieti dettati da ignoranza, le malattie dei piccioni, mentre dovrebbero provvedere a fornire ad essi una dieta equilibrata aggiungendo un noto prodotto che ha un'azione antifecondativa sui maschi. I loro stupidi divieti sono solo controproducenti perché non servono a fare diminuire il numero dei piccioni ma ad aumentare il numero di quelli possibili vittime di malattie per debolezza causata da insufficiente nutrimento.
Si ignora che i piccioni hanno partecipato ai conflitti tra uomini sino alla seconda guerra mondiale.[4] Nella prima guerra mondiale il 95% dei piccioni portò a termine la sua missione, anche se ne rimasero uccisi 20.000. Al loro sacrificio furono eretti dei monumenti a Bruxelles e a Lille (Francia).Non si può fare a meno di ricordare il piccione Cher Ami, che salvò dal fuoco amico dei francesi il resto di un battaglione di 500 soldati americani intrappolati tra colline portando il messaggio ai francesi perché smettessero di sparare contro di essi credendo fossero tedeschi. Arrivò senza una gamba e con il petto trafitto da una pallottola dopo aver percorso 40 km. Durante la seconda guerra mondiale l'Inghilterra aveva “arruolato” 200.000 piccioni. I piccioni erano capaci di tornare nella loro colombaia con una stupefacente capacità di orientamento dopo essere stati portati in altra regione, anche attraversando il canale della Manica per il ritorno in Inghilterra. I tedeschi passavano per le armi chiunque fosse trovato con piccioni viaggiatori. Agenti tedeschi infiltrati in Inghilterra, a loro volta, inviavano piccioni in Germania. A Cornlough (Irlanda) è stata scoperta nell'ottobre del 2009 una targa in onore del piccione Paddy che alle ore 8,15 del 6 agosto 1944, volando anche di notte, arrivò in Inghilterra portando l'annuncio dello sbarco degli americani in Normandia. Paddy coprì 230 miglia in cinque ore sfuggendo alla falconeria tedesca. Fu decorato con una medaglia al valor militare. Dal 1943 ad oggi sono 60 gli animali decorati con medaglia al valor militare. Ebbene, 32 di questi sono piccioni, tra cui Mary of Exeter, ferita quattro volte mentre portava messaggi tra Francia e Inghilterra. “Se vedete un piccione ricordatevi di Paddy e di Cher Ami e toglietevi il cappello”.[5]
Se lo ricordino tutti quelli che odiano i piccioni o non hanno alcun riguardo per essi, compreso quel maledetto che il giorno 27 gennaio 2009 (stesso giorno in cui lo sto scrivendo) – non so quanto tempo prima che io passassi in quel punto - ha schiacciato un piccione con la sua auto pur entrando in uno spazio di parcheggio della via Goldoni di Cagliari o uscendo da esso, e dunque procedendo necessariamente a bassa velocità. Si merita una fine simile.
A causa della crudeltà degli avvelenatori di piccioni sono costretto a tenere in casa, in una stanza, con il pavimento ricoperto di giornali, due piccioni che non volano più perché, pur sopravvissuti all'avvelenamento, hanno dei disturbi neurologici permanenti. Altri due sono stati da me raccolti perché, rimasti vivi dopo essere stati investiti da un'auto, hanno tuttavia un'ala spezzata. Il più anziano, una femmina, ha 13 anni. E i veterinari che conosco sanno operare solo cani e gatti. D'altronde, se si tratta di salvare dei rapaci, intervengono subito varie associazioni. Se si tratta di piccioni, tutti se ne fregano. Debbo riconoscere che piccioni non si affezionano all'uomo. Ne allevai alcuni quando erano appena nati. Da pulcini sembrano promettere una capacità di affezione che scompare quando, in concomitanza con cambiamento di voce, con l'abbandono del pigolio, diventano adulti. I quattro piccioni, pur conoscendomi ormai da molti anni, conservano un atteggiamento di diffidenza. Solo la femmina di 13 anni sembra rispondere alla mia voce quando la chiamo. La accolsi in casa quando ancora non avevo incontrato Billo.