Dal blog di Piergiorgio Odifreddi IL NON SENSO DELLA VITA (La Repubblica).
Caro Odifreddi
Questo è il blog del prof. Pietro Melis, autore del testo intitolato "Scontro tra culture e metacultura scientifica: l'occidente e il diritto naturale. Nelle sue radici greco-romano-cristiane. Non giudaiche e antislamiche".
Dal blog di Piergiorgio Odifreddi IL NON SENSO DELLA VITA (La Repubblica).
Caro Odifreddi
Io non volevo nascere. Un mondo senza certezze e senza giustizia. Filosofi odierni alla berlinadi Melis Pietro
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In questo volume di critica e di denuncia di Pietro Melis le pagine scientifiche e filosofiche si uniscono e si intrecciano con quelle propriamente autobiografiche dandoci uno spaccato particolarmente intenso della sua esperienza di uomo e di studioso. Le tante amare considerazioni non sono soltanto frutto di una concezione maturata attraverso lo studio della filosofia e del diritto ma anche attraverso esperienze e vicende spesso dolorose, conseguenza della cattiveria e della mancanza di rispetto da parte di tanti della sua dignità e delle sue buone ragioni, così fortemente conculcate, anche in sede giudiziaria, per cui propone una reale riforma della giustizia civile e dell'ordinamento giudiziario.
Il libro è un messaggio di ricerca della verità contro le falsità storiche, i non sensi linguistici della retorica dei valori morali e le certezze religiose, contro una concezione antropocentrica, e perciò antiscientifica, della natura, a cui l'autore, distinguendo tra morale e diritto, oppone la legge naturale della tendenza di ogni vita alla sua autoconservazione, e perciò il dovere dell'uomo di rispettare tale legge, che si traduce nel diritto naturale anche degli animali non umani, senza il quale non esistono nemmeno i "crimini contro l'umanità". Pur nella cornice di una disperata e inutile ricerca di un senso della vita umana, il cui non senso deve portare alla coscienza della futilità e del danno di ciò a cui si dà una falsa importanza, come la ricchezza e il potere. Solo la vita degli animali non umani ha un senso perché essi non si pongono la domanda "che senso ha la vita?".
Riporto alcuni punti del Talmud che inequivocabilmente parlano da soli:
"Il giudeo che uccide un cristiano offre a Dio un sacrificio accetto" (V. Sepher Or Israel 177b - Ialkut Simoni 245 c.n. 772 - Bamidbar rabba 229 c.).
"A chi uccide i cristiani è riserbato il più alto luogo in paradiso" (V. Zohar 1,38b - e 39).
"Dopo la ruina del tempio non avvi altro sacrificio che l'esterminio dei cristiani" (Zoohar II, 43° -Id. III 227b - Mkdasch Melech ad Zohar fol.62).
"Niuna solennità deve impedire al giudeo di scannare un cristiano" (Pesachim 49b).
"Se il giudeo ha il dovere di danneggiare il cristiano nella roba e nella persona, a più ragione avrà quello di non aiutarlo ne' suoi bisogni" (Iore dea 158, 1).
ROMA
Negare per legge il negazionismo? Il mondo ebraico ringrazia il ministro della giustizia Angelino Alfano, che ieri ha annunciato la costituzione di un gruppo tecnico di lavoro per rendere il negazionismo reato: nel 2011 nessuno dovrebbe più mettere in dubbio la Shoah. Se poi processare il calunniatore di turno sia la via per scoraggiare gli altri, be’ questo è un altro discorso.
Non ne è convinto Sergio Minerbi, docente di relazioni internazionali all’università di Haifa ed ex ambasciatore israeliano a Bruxelles, uno sempre attento all’antisemitismo strisciante anche in Italia: «Sono d’accordo sullo spirito dell’iniziativa ma dubito che la definizione di reato sia la migliore per combattere il fenomeno, lo affiderebbe alla giustizia finendo per eliminare la discussione. Molti giovani possono cadere nel negazionismo senza capire di cosa parlano: bisogna spiegare anzichè criminalizzare». Anche perchè, insiste, il mostro si nutre d'ignoranza: «Non sarebbe lo spauracchio del reato a dissuadere certi atenei italiani dal boicottare quelli israeliani, serve cultura. Poi, per carità, meglio una legge che niente, magari corredata d’un programma educativo».
Prevenire è meglio che curare, replica il presidente della comunità ebraica romana Riccardo Pacifici, sostenitore della proposta Alfano che a dire il vero aveva addirittura anticipato: «Non m’illudo che una legge punitiva stronchi il fenomeno. C’è già la legge Mancino contro gli slogan neonazisti e l’istigazione alla discriminazione razziale. Ma sull’Europa soffia un brutto vento dell’est ed è bene correre ai ripari. Anche perché, a differenza della Germania, l’Italia non ha ancora fatto i conti con le proprie responsabilità. Se fossimo la Svezia del re antinazista che all’epoca indossava la stella gialla per non isolare gli ebrei potremmo pure discutere l’opportunità di vietare il negazionismo, ma siamo il paese che ha partorito all’unanimità le leggi razziali, c’è qualcosa da scavare nel nostro Dna per capire il passato, e tra poco non ci saranno neppure più i sopravvissuti a testimoniare».
Smentire l’olocausto è già reato in Austria, in Germania, in Belgio e in Francia. È proprio ai cugini d’Oltralpe che s’ispira Pacifici: «Fu la legge sul negazionismo a fermare l’ascesa di Le Pen, me lo ricordò l’intellettuale Simone Weil tre anni e mezzo fa. Se non fosse stato arrestato dopo un comizio chissà come sarebbe andato il ballottaggio con Chirac. Invece in Italia uno come il professore di Teramo Claudio Moffa può spiegare l’inconsistenza della Shoah perchè nulla glielo vieta».
A dirsi assolutamente contrario è lo storico Ariel Toaff, medievalista e autore di numerosi libri tra cui il controverso Pasque di sangue: «L’idea stessa della legge è sbagliata. In primo luogo sarebbe lesiva della libertà d’opinione, anche della più aberrante, e aprirebbe la strada a altri tipi di limitazioni. E comunque i negazionisti continuerebbero finendo magari per passare da vittime».
Le leggende che infamano l’olocausto fanno paura, concorda. È il motivo della soddisfazione del portavoce dell’ambasciata israeliana a Roma Yariv Ovadia, «grato al ministro Alfano». Ma secondo Toaff l’unica arma contro l’irrazionalità è la ragione: «Non spezzo certo lance a favore di chi discute l’esistenza la Shoah, una follia. Ed è vero che in Europa c’è un rischio negazionismo, in particolare in Austria, in Germania, in Gran Bretagna. Ma, come molti universitari con cui mi sono confrontato, ritengo che le leggi non siano fatte per combattere le opinioni, è un principio che vale anche per l’altra parte».
Gli allevatori e gli allevamenti intensivi... il sangue che gronda dal latte e dai formaggi!!
I mandriani della stabulazione, i massacratori di esseri senzienti... sono incapaci ormai di vedere quel che fanno... una cosa naturale è per loro lo speculare sulla prigionia animale... e sono pure finanziati, questi benemeriti, con risorse pubbliche... si sottraggono magari alla cultura per buttarli in vacca!!
Per loro il mondo è un luogo da ridurre a prigione... una stabulazione per la sofferenza continua. Ogni essere immolato nel dolore per cosa? Per farli arricchire e piangere però miseria; la collettività si impoverisce e si ammala; l'ambiente è massacrato; gli animali soffrono tremendamente. Il disastro portato a sistema. La cultura del lager che invade la società. E' la malattia originaria dell'allevamento... animali divenuti bestie!
Anziché fieno fan mangiare insilati con proteine; antibiotici sempre; vorrebbero una vacca tutta mammella... Due anni di vita ormai e poi sono da macello. Guardate a cosa han ridotto gli animali e così riducono le persone. E quei maledetti dei politici a sostenerli. Vacheros che si vorrebbero far passare come salvatori della terra, che hanno cura degli animali, dell'alimentazione dell'uomo... e invece sono nazisti travestiti con parvenze contadine. Nulla hanno a che fare però con quella cultura dei colri e dell'armonia, ma con la distruzione quotidiana della vita: sono abituati, questi vacheros, a negarsi la realtà... con la pretesa che il mondo si ripieghi ai loro desiderata.
Una cosa normale, una ferocia inaudita divenuta prassi, sottrarre alla madre, dopo 9 mesi di gravidanza, i neonati vitelli e ridurli quasi immobili a succhiatori di preparati proteici... per la carne bianca di vitello. E la vacca, artificialmente ingravidata senza respiro, la prosciugano quotidianamente di tutto il latte possibile per far soldi... fino ad intaccare la loro struttura ossea e spesso ridurle a terra. Il dono dell'aia trasformato in un sistema industriale di predazione mortifera. Niente dovrebbero pagarvi il latte, così la smettete di produrlo! Le industrie di trasformazione producano latte vegetale: riso, mais, avena, soya, mandorle, ecc
L'ecofilosofia (Arne Naess, fondatore dell'ecologia profonda) ci insegna a vivere nel mondo cercando di averne cura, in modo empatico, non di distruggerlo impossessandosi di esseri e ambienti: "è l'identificazione e la solidarietà con tutta la Vita".
Si genera invece una sofferenza che si ripercuote nei processi industriali, gli animali in sanguinarie catene di smontaggio, dove la vita non vale niente, solo denaro... tutto per una degustazione delinquenziale e una alimentazione dannosa.
Nessun rispetto per la vita e la dignità animale.
La terra prosciugata dall'acqua e impoverita, inquinata dai liquami, ridotta a coltivazioni intensive principalmente per uso zootecnico. Pratiche di desertificazione!
Rajendra Pachauri, presidente dell'IPCC, ha presentato a Londra un documento dal titolo "Riscaldamento globale: l'impatto sui cambiamenti climatici della produzione e del consumo di carne". In questo documento, l'economista indiano evidenzia che produrre 1 kg di carne ha enormi costi in termini ambientali: l'emissione di 36,4 chili di anidride carbonica, il rilascio nell'ambiente sostanze fertilizzanti pari a 340 grammi di anidride solforosa e 59 grammi di fosfati. In termini di comparazione, produrre 1 kg di carne ha lo stesso impatto ambientale di un'auto media europea che percorre 250 chilometri. In riferimento al consumo idrico, Pachauri sostiene che per ottenere 1 kg di mais sono necessari 900 litri di acqua, per 1 kg di riso 3.000 litri, per 1 kg di pollo 3.900 litri, per 1 kg di maiale 4.900 litri e per 1 kg di manzo 15.500 litri di acqua. Inoltre, il 30% delle terre emerse ed il 70% delle terre agricole sarebbero destinate al settore zootecnico.
Questo è ciò che producono i nostri cowboys... anche quelli del Parmigiano Reggiano e del Padano!! (Parma, 19/01/2011)
Luigi Boschi
il manager: «Non si può confondere il cambiamento con un insulto all'italia»
Camusso: «Da Marchionne solo insulti»
L'ad Fiat: «Voglio solo innovare»
La Fiom alla Cgil: «Fare saltare l'accordo». Bersani e Bonanni: «L'ad misuri le parole»
MILANO - L'ad del Lingotto, Sergio Marchionne, «insulta ogni giorno il Paese»: lo afferma il leader della Cgil, Susanna Camusso, nella relazione introduttiva all'assemblea nazionale delle Camere del lavoro a Chianciano Terme, in provincia di Siena, accusando la Fiat di non rendere noti i dettagli del piano 'Fabbrica Italia'. «Se Fiat può tenere nascosto il piano - ha aggiunto - è anche perchè c'è un governo che non fa il suo lavoro ma è tifoso e promotore della riduzione dei diritti». Susanna Camusso (Emblema)
LA REPLICA DI MARCHIONNE - «Non si può confondere il cambiamento con un insulto all'Italia» ha replicato poco dopo Marchionne. «Se introdurre un nuovo modello di lavorare in Italia - ha detto Marchionne al Salone dell'Auto di Detroit - significa insulto mi assumo le mie responsabilità, ma non lo è.
L'ho già detto e lo continuo a ripetere: è un messaggio totalmente coerente con la strategia industriale di questo gruppo». «Siamo assolutamente convinti - ha aggiunto - che il modo di operare industrialmente in Italia, anche sulla base della nostra esperienza a livello internazionale, debba essere rinnovato. Stiamo cercando di cambiare una serie di relazioni che storicamente hanno guidato il sistema italiano. In questo sono assolutamente colpevole, stiamo cercando di cambiarlo, di aggiornarlo e di renderlo competitivo. Non si può confondere con un insulto all'Italia. Anzi vogliamo più bene noi all'Italia in questo senso cercando di cambiarla. Il vero affetto è cercare di fare crescere le persone e farle crescere bene, stiamo cercando di farlo a livello industriale. Il fatto che sia un modo nuovo non lo metto in dubbio e nemmeno che sia dirompente perchè cambia il sistema delle relazioni storiche, ma che in questo si veda una mancanza di affetto verso l'Italia è ingiustificato. È uno sforzo sovraumano, non lo farebbe nessun altro».
«CHI PERDE CI DEVE STARE» - «Io non ce l'ho né con la Camusso, né con la Fiom, né con la Cgil e nemmeno con Landini. Hanno dei punti di vista che sono completamente diversi dai nostri - ha affermato Marchionne - che non riflettono quello che vediamo noi a livello internazionale. Nessuno sta dicendo loro di cambiare punto di vista ma questo non consente loro di accusare gli altri di non voler bene all'Italia. Così non si risolve niente». Poi una battuta categorica: «A Mirafiori chi perde, anche se per un solo voto, ci deve stare». «In qualsiasi società civile quando la maggioranza esprime un'opinione, anche con il 51%, la minoranza perde e cede il diritto di gestire. Quando si perde si perde», ha affermato. «Io ho perso tantissime volte in vita mia - ha aggiunto - sono stato zitto e sono andato avanti. Non ho reclamato. Se venerdì vincerà il sì avrà vinto il sì e il discorso è chiuso. Non possiamo fare le votazioni 50.000 volte. Capisco che nessuno vuole perdere ma una volta che si è perso si è perso».
LANDINI - Nella polemica a distanza Camusso-Marchionne si inserisce anche il leader della Fiom Laurizio Landini: «Chi viene nominato lì non fa il sindacalista ma il gendarme dell'impresa», ha detto Landini intervenendo all'assemblea nazionale delle Camere del lavoro promossa dalla Cgil e riferendosi all'accordo su Mirafiori. «Non è vero», sostiene Landini, che la scelta della Fiat di tornare alle Rsa nominate dai soli sindacati firmatari «è fatta per mettere fuori la Fiom e la Cgil; è una scelta di fondo perché nel momento in cui possono essere eletti i rappresentanti solo dai sindacati che ha scelto la Fiat, vuol dire che quelli stessi non hanno più diritto di esercitare un ruolo sindacale» ma quello di «gendarme dell'impresa». Poi attacca: «Bisogna far saltare l'accordo, renderlo non applicabile ed essere in grado di riconquistare i diritti che in termini sindacali significa riaprire la trattativa e considerare la vertenza ancora aperta». «Tutto il sindacato, tutta la Cgil lo capisca», aggiunge.
BERSANI E RENZI - Poi è stata la volta del leader del Pd Pier Luigi Bersani, che ai microfoni del Tg3, a proposito delle ultime dichiarazioni dell'ad Fiat ha detto che «Marchionne saprà pure prendere la misura alle auto, ma misurare le parole non lo sa fare». Bersani chiede a Marchionne di spiegare come investirà i 20 miliardi promessi nel piano Fiat. Di parere diametralmente opposto al segretario è Matteo Renzi, sindaco di Firenze, che ai microfoni del TGLA7 dichiara: «Io sono dalla parte di Marchionne. Dalla parte di chi sta investendo nelle aziende quando le aziende chiudono. Dalla parte di chi prova a mettere quattrini per agganciare anche Mirafiori alla locomotiva America». «Andrò alla direzione di giovedì - aggiunge il sindaco di Firenze, leader dei «rottamatori» - ma spero che Bersani non chiacchieri di aria fritta, ma dei problemi degli italiani. Non chiacchieri dell'inciucio con Fini, ma del futuro del Pd. Il Pd è credibile - incalza - se smette di inseguire i falsi problemi. Provi concretamente a dire "ok, Berlusconi ha fallito" ma dicendo agli italiani quali sono le nostre soluzioni per ripartire».
BONANNI - Stesso concesso espresso dal segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni: «Farebbe bene a stare più zitto, come farebbero bene molti esponenti della classe dirigente italiana e dire fino in fondo cosa sta accadendo in un Paese che da cinque anni non ha investimenti e quindi non c'è lavoro». Poi conferma che il referendum sull'accordo di Mirafiori si farà senza alcun rinvio dopodomani, auspicando la vittoria dei sì perché «l'investimento è importante, non solo perché salva Torino ma perché è una indicazione fortissima per gli investitori italiani e stranieri». La Fiom dovrà attenersi e rispettare le decisioni della maggioranza, ma «la verità vera - chiosa in una intervista al Tg3 Bonanni - è che non rispetta mai le decisioni della maggioranza».
Redazione online
11 gennaio 2011(ultima modifica: 12 gennaio 2011)
LA “CONFRATERNITA DI CARITÀ” ISLAMICA PER SCANNARE LE PECORE
Abdellah Hammoudi, professore di antropologia a Princeton, marocchino di famiglia sannita, decise un giorno del 1999, di compiere i pellegrinaggio alla Mecca, come lo avevano fatto innumerevoli suoi parenti, conoscenti e connazionali. Voleva capire, da antropologo. E scoprire che cosa rimaneva della sua educazione di fedele islamico. Il pellegrinaggio alla Mecca implica vari obblighi, fra i quali il compito di scegliersi e sgozzare un agnello alla Festa del Sacrificio . Hammoudi voleva evitarlo . Pagò una “confraternita di carità” perché compisse l’atto al posto suo. Hammoudi sarebbe stato soltanto spettatore .
Quando si avvicinò il giorno , “a Mina gli ovili avevano l’aspetto di un gigantesco campo di concentramento per animali ; due, tre, quattro milioni di capi e anche più. Un’immensa folla di pellegrini si accingeva a compiere l’obbligo del sacrificio a titolo di “offerta”, a cui andavano aggiunti i sacrifici di espiazione o di elemosina…Eravamo tutti riuniti per salvare le nostre vite, e la nostra salvezza ci imponeva di uccidere quegli animali. La massa dei pellegrini, giunti al colmo dell’abnegazione dopo la “stazione” di Arafa, la preghiera a Muzdalifa e la lapidazione a Mina avrebbe soppresso milioni di vite…La modernizzazione del pellegrinaggio aveva certamente il suo peso : aree ottimizzate, superfici recintate, distribuzione ortogonale dello spazio, infallibili sistemi di sicurezza e di sorveglianza. A ogni regno della natura era assegnato un campo : le masse animali nei loro recinti, e , non lontano, le masse umane nei loro accampamenti, circondati da alte cancellate di ferro, lungo le strade dai tracciati geometrici…La circolazione delle macchine della polizia e la ronda incessante degli elicotteri completavano il quadro . Quell’ordine avrebbe permesso alla massa umana di annientare la massa animale in nome di Dio”.
E lei cosa avrebbe fatto?? lasciare i conigli tramortiti e agonizzanti, sarebbe stato meno crudele?mah...io in questa vicenda ci vedo solo un cieco accanimento ideologico, un estemismo quasi religioso.
Dove sarebbere il crimine? nell'usare degli animali morti in una lezione di anatomia? o nel finire degli animali agonizzanti?
Il primo caso sarebbe coerente con l'ideologia vegan-animalista(ma allora secondo questa ideologia meriterebbe il licenziamento, e di essere massacrato, chiunque mangia o utilizza animali morti!)
Nel secondo caso invece non c'è alcuna coerenza nemmeno con l'ideologia animalista, visto che lasciar agonizzare un'animale, senza intervenire, non è poi tanto animalista...è molto più crudele che accorciare le sue sofferenze!"
Un anno fa a Milano: a una lezione di biologia, prese a martellate i roditori ancora vivi
Il prof dei conigli uccisi in classe
licenziato dopo un'ispezione
Il docente dell'Itis Molinari: farò ricorso, per difendere un animale massacrano un uomo
MILANO - I cancelli dell'Istituto tecnico Molinari sono ancora chiusi. Ma la pausa natalizia non ha fermato il passaparola di studenti e professori. E alla fine la conferma è arrivata: in quella scuola, alla periferia nord-est di Milano, un professore è stato appena licenziato. In tronco. Aveva ucciso due conigli davanti ai ragazzi. Durante il corso di anatomia. Il nuovo capitolo, certamente non l'ultimo, della lezione di «biologia umana» con conigli-cavie due secondo la denuncia della Lega Anti vivisezione, uno secondo il prof finiti a martellate, è stato scritto in questi giorni. Con la notifica del licenziamento da parte del provveditore Giuliana Pupazzoni al preside, e da quest'ultimo trasmesso al docente in questione, Carlo Rando. C'è chi, tra i colleghi, alla conferma della notizia è scoppiato in lacrime. Chi ha liquidato la questione con un «giustizia è fatta». Chi ha inveito contro gli eccessi delle nuove procedure troppo snelle introdotte dal decreto Brunetta. Proprio al nuovo codice di disciplina, infatti, fa riferimento il provvedimento assunto dall'ufficio scolastico milanese prima di Natale.
Luci e ombre in questa storia che ha per protagonista il professore di biologia, bi-laureato, quattro volte «specializzato», andrologo con sito internet da cui offre consulenze gratuite. «Incredibile, io non ammazzo nemmeno le zanzare», esclamò quando il caso esplose dopo la denuncia del Garante degli animali di Milano al provveditore e della Lav alla Procura. E ora, a licenziamento avvenuto, commenta: «Se per difendere un coniglio si massacra una persona, discutiamone. Saranno contenti gli animalisti che hanno fatto licenziare un professore dopo trent'anni di onesto lavoro». E comunque «farò ricorso al magistrato del lavoro, perché le azioni legali dell'ufficio scolastico provinciale arrivano fuori tempo e fuori regola». Nessun ripensamento, invece, su quella prova di laboratorio con animali che Rando aveva voluto tenere a tutti i costi, nonostante il divieto del Ministero dell'Istruzione. «Ma la legge dice che, se necessario, questa pratica è consentita. E lo era, visto che si trattava di una lezione di biologia umana. In più la dissezione di animale morto - e ribadisco morto - era autorizzata dal consiglio di istituto».
Passo indietro, la ricostruzione dei fatti. In classe, nell'autunno del 2009, il professor Rando aveva portato una cassetta con quattro conigli. «Avrebbero dovuti essere già morti», ha continuato a ripetere il docente. Non lo erano: sempre secondo la denuncia, due dei quattro roditori acquistati in macelleria erano ancora vivi. Tentarono la fuga, tra le risate di alcuni alunni e lo spavento di altri. Tutti minorenni. I più, coinvolti nella caccia al coniglio e nella «mattanza» che seguì «prima il professore tentò di strozzarli con uno spago, poi completò l'opera prendendo gli animaletti a martellate», risero divertiti. Qualcuno abbandonò la classe nauseato. Cinque, forti del sostegno di un altro insegnante, inviarono al Garante degli animali una relazione drammatica. Si mosse anche la Commissione Cultura del Parlamento, dopo un'interrogazione. La versione del prof: «Una bestiola dava ancora segni di vita. Erano spasmi respiratori. Non c'era niente da fare, ho dovuto finirlo come si fa in campagna, due colpi secchi sul cranio. E basta». Lo scorso ottobre il provveditore ha deciso di inviare al Molinari due ispettori. L'indagine si è protratta fino a metà novembre. «È stato fatto un rapporto accurato e approfondito - conclude Giuliana Pupazzoni -, abbiamo contestato i fatti al professore e l'abbiamo convocato per dargli la possibilità di difendersi. Non si è neppure presentato, preferendo inviare una memoria scritta». Appena prima di Natale, il licenziamento. La scuola ha già trovato un supplente.
Capodanno di sangue ad Alessandria
Egitto, strage davanti alla chiesa cristiana
Un'autobomba davanti alla Chiesa dei Santi, «bagno
di sangue»: 21 morti e 8 i feriti. Forse un kamikaze
Nella notte di Capodanno, cristiani ancora nel mirino. È di 21 morti il bilancio ufficiale per l'esplosione di un'autobomba dinanzi a una chiesa copta ad Alessandria d'Egitto. L'attentato è stato compiuto dinanzi la Chiesa dei Santi (Al-Qiddissine), nel quartiere alessandrino di Sidi Bishr, quindici minuti dopo la mezzanotte, quando dentro la chiesa c'erano un migliaio di fedeli per la tradizionale cerimonia per il nuovo anno. Secondo le prime ricostruzioni l'automobile imbottita di esplosivo, una Skoda verde, è stata parcheggiata davanti alla chiesa dieci minuti prima dello scoppio. La strage ad Alessandria (Epa)