S.Agostino a chi gli domandava che facesse Dio prima di creare l'universo rispondeva che stava preparando l'inferno a chi si fosse posto questa domanda.
Ciò che segue è tratto dal mio libro Io non volevo nascere (Bastogi 2010, pp. 458)
Mi sono domandato sempre: se l’universo ha avuto origine dal Big
Bang, vi è stata un’origine assoluta di esso. E allora
scappa fuori Dio. Ma pare che non sia così se è valido
il modello cosmologico di un universo che, giunto alla sua massima
espansione, è destinato poi a contrarsi sino al Big Crunch
(grande implosione), a cui segue un nuovo Big Bang. E così via
per l’eternità. Tuttavia questo modello appare oggi in crisi
dopo la scoperta dell’energia del vuoto, che pare porti ad una
accelerazione della velocità della materia che si trova ai
confini dell’universo visibile. Se così fosse rimarrebbe
valida l’ipotesi del Big Bang, con la relativa domanda, che gli
scienziati vogliono rimuovere perché ritenuta antiscientifica:
e prima del Big Bang? Voi la potete rimuovere perché vi
disturba. Ma la domanda rimane. Molti anni fa, avendo già
fatto delle letture circa i modelli cosmologici, posi la stessa
domanda alla nota astronoma Margherita Hack, che era venuta a
Cagliari per una conferenza nell’allora Facoltà di
Magistero, oggi Facoltà di Scienze della formazione, dove ho
insegnato sino all'anno scorso storia della filosofia. Mi rispose che
dal punto di vista scientifico la domanda non aveva senso. Le
ribattei che in questo modo lei, pur atea, era costretta a porsi la
domanda: e prima del Big Bang?
E
tuttavia lo stesso Big Bang già nelle frazioni del suo primo
secondo indicherebbe una casualità che escluderebbe un
progetto finalistico.
Si
consideri, in primo luogo, che è sperimentalmente dimostrata
l'esistenza dell'antimateria, cioè di atomi aventi particelle
di carica opposta nei suoi protoni, elettroni, sino ai quark. Nel
primo secondo a partire dal Big Bang vi sarebbero state insieme la
materia e l'antimateria. Poi, per cause che gli scienziati non sono
ancora riusciti a spiegare, e forse non potranno mai spiegare,
prevalse una certa quantità di materia in più rispetto
all'antimateria, che avrebbe portato alla quasi scomparsa
dell'antimateria, che ancora si riscontra nei raggi cosmici e negli
esperimenti che vengono fatti sottoponendo le particelle ad alti
energie. Non viene escluso dai cosmologici che, oltre l'universo
esistano altri universi con galassie formate da antimateria, anche se
ciò non è riscontrabile sperimentalmente perché
l'eventuale collisione tra galassie di materia e di antimateria
dovrebbe produrre il loro annichilimento con una produzione di
energia così grande da rendere sperimentabile la sua
propagazione sino all'universo visibile. Tutto ciò
considerato, vi è da domandarsi se si possa considerare un
“Dio che gioca ai dadi”, secondo una famosa espressione che
Einstein attribuiva alla meccanica quantistica, fondata su leggi
probabilistiche, che egli rifiutava, ritenendo che la meccanica
quantistica fosse una rappresentazione provvisoria delle leggi che
riguardano la fisica subatomica. Ma se l'universo visibile è
nato dalla casuale prevalenza della materia sull'antimateria scappa
fuori un Dio che gioca ai dadi, e lo stesso Big Bang perde la
connotazione di un inizio assoluto, se questo ci conduce a pensare
che esso comportasse un disegno prestabilito. Si sarebbe formata con
l'antimateria una stella quale il sole con tutti i suoi pianeti, tra
i quali la Terra? Dunque nemmeno il Big Bang, anche a prescindere
dalla possibile esistenza di altri universi oltre quello visibile,
può essere un forte appiglio per un inizio assoluto, se
all'assolutezza si unisce la contingenza nella formazione delle
galassie costituite casualmente di materia, e non di antimateria.
In
secondo luogo, dal 1975 si è affacciato con Alan Guth il
modello dell’universo inflazionarlo partendo dall’ipotesi che le
quattro forze fondamentali (interazioni forti tra quark, deboli tra
elettroni, elettromagnetiche e gravitazionali) fossero distinte
all’origine del Big Bang e in frazioni di un secondo si siano fuse
in modo diverso dando luogo a disomogeneità in diverse regioni
che, non avendo all’inizio relazioni causali, avrebbero prodotto
delle galassie come risultato di fluttuazioni casuali di densità
della materia. La configurazione dell’universo è pertanto
dovuta ad una casualità vincolata però da leggi
fondamentali di interazione della materia. Vi sarebbero stati,
dunque, tempi diversi (pur ridotti a frazioni di secondo) nella
fusione delle quattro forze fondamentali, che sarebbero state
soggette a fluttuazioni primordiali, che, se abbastanza forti,
avrebbero dato luogo a regioni di maggiore densità della
materia, da cui sarebbero sorte le galassie, mentre le fluttuazioni
residue di energia sarebbero andate a riempire un falso vuoto, o
“bolla”, che sarebbe all’origine dell’espansione attuale
dell’universo. Se tale energia residua è superiore ad una
certa densità, definita critica, della materia dell’universo,
questo rimarrà in espansione, mentre, se è inferiore,
l’universo è destinato a contrarsi per il prevalere della
forza di gravitazione.
“La
materia di cui son fatti gli uomini e le stelle è il 5% della
materia dell’universo. Un altro 25% è nella forma di
“materia oscura”, che produce gravità ma che non possiamo
vedere. Sembra che il 70% sia nella forma di “energia oscura” o
“energia del vuoto”, misterioso tipo di materia che accelera
l’espansione dell’universo, invece di frenarla, come fanno,
invece, la materia primaria e la “materia oscura”.
Il
fisico Richard Feynman (Nobel 1965 per gli studi di elettromeccanica
quantistica) affacciò l’ipotesi che l’universo abbia
storie multiple e diverse. Anche secondo Stephen Hawking – a cui
ingiustamente non è mai stato assegnato un Nobel nonostante i
suoi studi sui buchi neri, che egli dimostrò non essere tali
in quanto permettevano l’uscita di radiazioni – vi è la
possibilità che l’universo sia la somma di innumerevoli
universi, che, compresi tra quelli che erano possibili a partire dal
Big Bang – momento della massima indeterminazione e della massima
densità di energia – si sarebbero realizzati strutturandosi
casualmente in galassie. Molti di essi, infatti non sono giunti alla
formazione di galassie per esclusione delle condizioni atte a
favorire lo sviluppo della vita, mentre altri, sempre casualmente –
per diverse condizioni all’origine del Big Bang, e là dove
la forza di espansione ha subito un rallentamento a causa della
maggiore densità, e perciò della maggiore forza di
gravitazione – hanno dato luogo alla formazione di galassie e alla
probabile, non necessaria, formazione della vita in più di una
galassia, con intelligenze aventi una forma diversa da quella umana.
“Il genere umano non vanta certo ottimi precedenti in fatto di
comportamento intelligente”.
“Innumerevoli prove indicano che Dio è proprio uno che gioca
a dadi”.
Era
stato il fisico russo Alexander Friedman (1885-1922) a ipotizzare,
sulla base della relatività di Einstein, tre modelli di
universo: 1) universo in espansione per eccesso della forza di
espansione originata dal Big Bang rispetto alla gravità; 2)
universo in espansione al limite della velocità di fuga
rispetto alla forza di gravità, con velocità che
rallenta senza mai annullarsi; 3) universo in contrazione per eccesso
di forza di gravità. Nel secondo modello rientra quello di
Einstein-De Sitter (1932).
In
base alla legge di Hubble, che scoprì nel 1929 l’espansione
dell’universo, le galassie si allontanano con una velocità
proporzionale alla loro distanza dalla Terra. Velocità oggi
misurata in 15 km al secondo per ogni milione di anni-luce di
distanza, sì da arrivare a velocità distribuite tra
7000 e 20.000 km al secondo. Si era pensato che tale accelerazione
dipendesse da una minore forza di gravitazione per densità
minori causate dall’espansione. Ma dopo la recente scoperta della
“materia oscura” e dell’opposta “energia del vuoto” – che
ha sostituito la costante lambda introdotta da Einstein come forza
repulsiva della materia per bilanciare quella di gravitazione ed
impedire il collasso su se stesso dell’universo, che Einstein,
prima della scoperta di Hubble, credeva fosse stazionario, per cui
quello che egli definì il suo “grande errore” si tramutò
in una vittoria - non si può escludere che la densità
totale della materia possa far prevalere la forza di gravitazione
sulla forza di espansione dell’“energia del vuoto” causando una
successiva contrazione dell’universo. Il fisico Leon Lederman
(Nobel 1988) – che identifica “l’energia del vuoto” con
l’energia rilasciata dal Big Bang sotto forma di particelle e
radiazione di fondo (campo di Higgs) – ha ripreso i modelli di
Friedman alla luce del problema del calcolo della massa
gravitazionale dell’universo, non escludendo il terzo modello e
precisando che le leggi della fisica sono valide ancor prima del Big
Bang. Tra i sostenitori del terzo modello vi erano, già prima
della scoperta della materia oscura, l’astrofisico Thomas Gold e il
fisico Steven Weinberg (Nobel 1978), statunitensi. L’astrofisico
Efim S. Fradkin ritiene che la forza gravitazionale nella massima
contrazione dell’universo possa spegnersi permettendo alle forze
subnucleari di riprendersi la libertà e di espandersi evitando
il collasso cosmico.
Hawking non aveva
escluso il terzo modello prima di arrivare a considerare solo due
modelli cosmologici, di cui il primo contempla un’espansione
decrescente dell’universo, che non esclude – se la densità
della materia supera una certa quantità critica – che le
galassie comincino a convergere nel Big Crunch, in un’enorme
implosione, mentre il secondo - se il valore della densità
della materia è inferiore alla quantità critica -
contempla la fine dell’universo per esaurimento dell’energia, con
un conseguente spegnimento di tutte le stelle nell’allontanamento
delle galassie..
In una precedente opera
Hawking non aveva escluso una gravitò con singolarità
tali da impedire l’implosione finale. Egli aveva rinunciato a
questa soluzione perché avrebbe comportato un’inversione del
tempo anche nei fenomeni microscopici. Ma James Hartle e Murray
Gell-Mann (Nobel 1969) – a cui si deve la teoria dei quark, con la
scelta del nome – rilevarono la presenza di processi microscopici
che rallentavano in previsione dell’arrivo dell’inversione, non
in contrasto, dunque, con la contrazione dell’universo.
Anche Antonino
Zichichi non è contrario al modello dell’universo oscillante
tra espansione e contrazione. Egli ha scritto: “Tra 50 miliardi di
anni (forse), raggiunto il massimo di espansione, avrà inizio
la compressione che si concluderà con il collasso
gravitazionale. E poi? Niente. Nessuno può fare previsioni”.
Ma poi Zichichi cita
l’astrofisico Efim S. Fradkin, secondo il quale la carica
gravitazionale nella fase di contrazione si spegnerebbe evitando il
collasso gravitazionale. Allora si giustificherebbe una serie
illimitata di espansioni cosmiche. Il cattolico Zichichi avrebbe
dovuto capire che in questo modo si manderebbe Dio in soffitta.
Ma anche la teoria del Big Bang appare oggi superabile, perché
incomincia a farsi strada tra i cosmologici l’idea che il Big Bang
sia soltanto un episodio marginale riguardante l’universo visibile,
che sarebbe a contatto con altri universi, per cui l’universo
visibile sarebbe soltanto parte un multiverso, cioè di
universi paralleli. come si può arguire dal fatto che tra le
galassie vi è un grande spazio vuoto che proverebbe che
l’universo visibile sarebbe stato attraversato da un altro
universo. Secondo Alexander Vilenkin
“l'orizzonte cosmico oggi arriva a 13,7 miliardi di anni-luce, ma
oltre potrebbero esserci altri universi, sottoposti a leggi fisiche
diverse da quelle valide nel nostro. La teoria dell'inflazione non si
sostituisce a quella del Big Bang, ma, come disse Guth, è la
teoria del Bang del Big Bang”.
Nel multiverso si produrrebbero delle “bolle” che darebbero
origine ad universi paralleli. Il nostro universo, quello visibile,
si starebbe avviando verso il suo termine, mentre al di là di
esso si produrrebbero altre “bolle”, che darebbero inizio ad
altri universi con altre espansioni. E così all'infinito.
Eterno ritorno!
Anassimandro e Eraclito. Secondo Anassimandro ogni mondo organizzato
proviene dalla materia indefinita e infinita, ed ogni mondo,
disfacendosi, tornerà ad essa. Ogni elemento proviene da
questa materia indefinita e in essa tornerà. E così da
capo. Secondo Eraclito tutti i mondi nascono dal fuoco –
paragonabile all’energia della fisica d’oggi – e nel fuoco
torneranno. Gli elementi sono trasmutazioni del fuoco, come noi oggi
diciamo che ogni elemento chimico, nella sua massa, è
equivalente ad energia, secondo la nota formula della relatività
ristretta di Einstein. (energia eguale alla massa per il quadrato
della velocità della luce).
Non
sapremo mai la verità sull’universo. Rimane inoltre la
domanda suprema: perché l’essere piuttosto che il nulla?
Rimarremo sempre nel campo delle ipotesi. Morremo tutti senza sapere
se siamo soli sulla Terra o vi siano altre forme di intelligenza su
altre galassie. Ignorabimus.
Mi fece, d’altronde, impressione una frase di Ludwig Buchner (Forza
e materia): È
forse tremendo il pensiero che dopo la morte vi è il nulla o
non è forse più tremendo il pensiero che, divenendo
immortali, non possiamo più morire?
Pensateci bene. Chi
riesce a capire una vita immortale fatta di inazione, di pura
inattività, di sola e noiosa contemplazione di Dio? Forse
allora conosceremmo tutta la verità sull’universo. Ma che
noia! Forse è preferibile il nulla.
Io
non volevo nascere. Non deve nascere chi è condannato alla
disperazione sapendo che lascerà la vita senza poter sapere
alcunché della sua vera origine, nel senso che non sapremo mai
se essa abbia un senso. Non deve nascere chi sa di dover subire
l’alternativa: o la disperazione o l’incoscienza degli ebeti, di
coloro che parlano di “dono della vita”.
Considerando
l'evoluzione biologica, essa congiura tutta contro l'esistenza di
Dio. E' stato recentemente confermato sulla rivista Science
che fu un meteorite caduto 65 milioni di anni fa alla velocità
di 20 km al secondo a provocare un cratere del diametro di 180 km e
della profondità di due metri nella penisola dello Jukatan
(Messico).
La copertura dell'atmosfera terrestre causata dal pulviscolo
sollevato dal meteorite, con la glaciazione conseguente alla
schermatura dei raggi solari, fu all'origine della scomparsa dei
grandi rettili, incapaci, perché dotati di sangue freddo privo
di termoregolazione, di autoadattarsi alle mutate condizioni
climatiche. Così fu dato spazio ai piccoli mammiferi che
vivevano infrattati per sottrarsi alla predazione dei rettili
carnivori (essendovi anche quelli erbivori). Se per puro caso non
fosse caduto il meteorite sulla Terra non vi sarebbero state
l'espansione dei mammiferi e la loro conseguente evoluzione sino
all'homo.
Uno scienziato cattolico come Zichichi dovrebbe dire che fu Dio a
scagliare il meteorite sulla Terra. Forse perché il progetto
divino era sbagliato e la vita non si decideva ad evolversi verso
l'uomo? Si rende conto Zichichi che la storia della Terra, con tutti
i “tentativi ed errori” per cui è passata l'origine della
vita e la sua successiva evoluzione biologica congiura contro
l'esistenza di un progetto divino? O crede Zichichi in un Dio che
gioca ai dadi? Zichichi ha sempre asserito che il darwinismo può
spiegare l'evoluzione biologica ma non l'origine della vita. Ma basta
anche la sola determinante incidenza della casualità delle
cause dell'evoluzione biologica per escludere una concezione
creazionistica e finalistica. Che Zichichi faccia il fisico e non il
biologo evoluzionista rubando il mestiere agli altri pur di salvare
il suo cattolicesimo. Nella sua faziosità, tesa ad attribuire
ad un cattolico la nascita della scienza moderna, Zichichi
attribuisce a Galileo meriti scientifici che egli non ebbe mai. Non
vi è alcuna legge fisica attribuibile a Galileo. La legge
della caduta dei gravi, che secondo Zichichi sarebbe nata nell'ambito
della fisica sperimentale, con riferimento agli esperimenti
galileiani sui piani inclinati, in realtà fu scoperta
dall'oscuro fisico dilettante olandese Isaac Beeckman, che,
corrispondente di Cartesio, interpretando fortunosamente male i
suggerimenti del giovane Cartesio, dimostrò nel 1918
geometricamente, non sperimentalmente, che lo spazio percorso nel
vuoto da un grave era proporzionale al quadrato dei tempi impiegati a
percorrerlo. Solo nel Dialogo
sui massimi sistemi (1632)
Galileo, dopo avere dato negli anni precedenti una dimostrazione
errata di tale legge (che già circolava nell'ambiente
scientifico), diede di essa una giusta dimostrazione, dedotta,
comunque, geometricamente, e non sperimentalmente con i piani
inclinati. Galileo ritenne che i corpi fossero naturalmente pesanti.
Concepì dunque male lo stesso principio di inerzia, per il
quale aveva bisogno di immaginare un piano infinito su cui una boccia
scorresse poggiando su un punto infinitesimale per poter prescindere
dall'attrito. Falso è pertanto attribuire a Galileo la nascita
della scienza moderna. Essa sarebbe nata anche senza Galileo, mentre
Newton non sarebbe esistito senza le tre leggi di Keplero, che
Galileo, rimasto copernicano, snobbò sempre, non essendo stato
capace di capire la nuova astronomia dei moti ellitici, e non più
circolari, dei pianeti. Né fu capace di intendere la Diottrica
di Keplero, di cui l'autore gli aveva fatto omaggio offrendogli la
teoria ottica del cannocchiale, che Galileo promise sempre ma che non
seppe mai dare. E' lungo l'elenco di tutte le teorie errate di
Galileo, che, per esempio, fece ricorso all'aristotelico
horror vacui per
spiegare la tenuta insieme delle particelle di un corpo, ritenne,
come Aristotele, le comete esalazioni atmosferiche, attaccando il
gesuita Orazio Grassi, che, riprendendo la teoria del fisico inglese
W. Gilbert (De
magnete, 1600), aveva
scritto che si trattava di corpi che circolavano intorno al sole.
Contro Gilbert attribuì la causa delle maree al moto rotatorio
della Terra (da lui, per di più, ritenuto inerziale) e non
all'attrazione lunare. Più che un grande scienziato Galileo fu
un grande divulgatore scientifico, anche, e soprattutto, di errori.
Ebbe la convinzione di avere dimostrato il moto rotatorio della
Terra. Ma questa dimostrazione fu data per la prima volta nel 1850 da
Foucault con il famoso esperimento del pendolo nel Pantheon di
Parigi.
La Chiesa
cattolica, abituata nei secoli ad ingoiare rospi, ha ingoiato
finalmente, in un documento pontificio del 1996, il rospo
dell'evoluzione biologica, mandando in soffitta la storiella biblica
di Adamo ed Eva. Essa ha riconosciuto la verità
dell'evoluzione darwiniana, ma ha trovato una scappatoia
nell'interpretarla finalisticamente, secondo un modello che fa capo
ad un disegno divino, per cui essa sarebbe stata guidata verso la
formazione dell'uomo. Ma già prima di tale documento i teologi
cattolici si erano trovati di fronte a difficoltà
insuperabili. Come e quando sarebbe apparsa l'anima immortale in una
certa fase dell'evoluzione? In che cosa sarebbe consistito il peccato
originale? Arrampicandosi sugli specchi qualche teologo ha scritto
che sarebbe apparsa quando il cervello avesse raggiunto un certo
grado di evoluzione, e il peccato originale – che non si sa più
in che cosa sarebbe consistito – sarebbe stato il peccato di una
intera comunità di uomini, che per contagio si sarebbe espanso
a tutta l'umanità per partecipazione ad una stessa natura.
Vecchia soluzione che si può far risalire al filosofo Leibniz,
che cercò di spiegare la comparsa dell'anima immortale tramite
una “folgorazione” o infusione di essa da parte di Dio a tutti
gli uomini, giunti ormai ad un grado sufficiente di evoluzione per
giustificare una responsabilità morale. Soluzione ripresa
dallo scienziato Alfred Russel Wallace, coscopritore, insieme con
Darwin, suo contemporaneo, dell'evoluzione naturale basata sulla
selezione naturale. Wallace aveva pensato che l'evoluzione del
cervello umano fosse stata naturale sino ad una certa fase, raggiunta
la quale ci sarebbe stato l'intervento di Dio per guidarla
abbreviando i tempi della sua ulteriore evoluzione. Dopo di che
Wallace si diede allo spiritismo. Darwin gli scrisse: “tu hai
ucciso il nostro comune figlio”. Cioè la stessa teoria
dell'evoluzione fondata sulla casualità delle mutazioni e
sulla selezione naturale. Rimane l'interrogativo da affacciare ai
teologi: in quale fase dell'evoluzione sarebbe sorta la
responsabilità morale per poter giustificare il peccato?
L'homo abilis
aveva già l'anima immortale? O questa apparve successivamente
con l'homo
erectus?
O apparve soltanto con l'homo
sapiens? E in quale
fase dell'evoluzione dell'homo
sapiens visto che il
sapiens si
biforcò nel sapiens
sapiens e nel sapiens
di Neanderthal, che si estinse? E quest'ultimo aveva già
l'anima immortale? Ma se non si accetta la soluzione non nuova
adottata dalla Chiesa per salvare l'evoluzione biologica rimane
l'alternativa: o nessun essere vivente ha l'anima immortale, oppure
l'hanno tutti, compresi i protorganismi come i batteri, le amebe, le
pulci, i pidocchi, le zecche, le zanzare, i vermi, etc., considerando
la comune origine di tutte le orme di vita. E perché escludere
i vegetali? Forse non sono anch'essi esseri viventi? Non hanno forse
avuto origine dagli stessi protorganismi, differenziatisi poi in
animali e vegetali?