mercoledì 25 settembre 2013

IL DEBITO PUBBLICO E' UN FALSO DEBITO. ABOLIZIONE DELLE REGIONI E USCITA DALL'EURO.

Ho letto che le Regioni costano 37 miliardi l'anno (compresa tutta burocrazia, le spese di rappresentanza, gli uffici etc.). Naturalmente in questa spesa non sono compresi gli ospedali e le case di cura convenzionate e i farmaci). Le Regioni furono istituite nel 1970 per insistenza dei socialcomunusti che volevano comandare nelle Regioni Rosse. Abolire le Regioni con le province e accorpare i Comununi. Sostituire le Regioni (Consigli regionali che costano circa un miliardo l'anno solo per le indennità che si stabiliscono essi stessi) con rapresentanti del Governo presso ogni Regione. Di fronte ai costi delle Regioni (e pensando che, secondo i dati de Il sole24Ore, i consiglieri regionali costano ogni anno più di 800 milioni di euro solo per le loro indennità) che senso ha ingigantire la questione dell'IVA con il volerla portare dal 21% al 22% quando l'aumento (che deprimerebbe i consumi) potrebbe essere evitando tagliando tutta la politica del parassitismo delle Regioni (oltre che delle province e dei piccoli Comuni)?  
Vi sono duemila scorte che costano ogni anno circa un miliardo. La stessa cifra di cui nel bilancio annuale è stato diminuito il finanziamento alla polizia.
Il debito pubblico è un falso debito se i creditori sono gli stessi cittadini. E' un esempio il Giappone che ha un debito pubblico che è il doppio di quello italiano. Ma non ha problemi perché  titolari sono i cittadini e non soprattutto le banche, come in Italia. Infatti i titolari dei titoli di Stato, se sono i cittadini e non gli stranieri e le banche, che poi investono gli interessi con prestiti ad un tasso superiore) investiranno e consumeranno favorendo la produzione e l'occupazione. Se aumentano la produzione e l'occupazione, e dunque il maggiore introito da parte del fisco, il debito, se tenuto sotto controllo, si riduce da sé. Oggi gli interessi che lo Stato deve pagare ogni anno per gli interessi  che deve pagare ai titolari dei titoli di Stato assommano a 80 miliardi. Ma se questi interessi fossero pagati ai cittadini questi in parte li investirebbero o li spenderebbero nei consumi. In tutti e due i casi vi sarebbe una ricaduta positiva nell'economia. Inoltre si consideri che lo Stato, quando i titoli arrivano alla scadenza e i titolari ne chiedano la restituzione, lo Stato non ci ha perso perché restituisce moneta svalutata. Lo Stato quando fa le aste emette BTP con scadenza a cinque o dieci anni. Si supponga che un titolo BTP abbia una cedola che frutti un interesse lordo del 4% (infatti bisogna detrarre il 12,50 di tasse). Ho preso il caso di un interesse alto. Il titolare dei BTP per non perderci dovrebbe reinvestire gli interessi percepiti negli stessi titoli o in altro, e dunque evitare di mangiarseli nel consumo (il che, invece capita spesso nel caso del piccolo risparmiatore) per evitare che il suo capitale in BTP si svaluti. Infatti la svalutazione non è mai inferiore al 3%. Pertanto lo Stato, restituendo il capitale al titolare dei BTP, restituendo moneta svalutata non ci ha perso, mentre il titolare non ci ha guadagnato. L'interesse percepito dal titolare dei BTP solo in parte coprirà la svalutazione se la cedola è del 4%. Scrivo ciò per esperienza personale. Nel mercato secondario (cioè nel mercato dei titoli di Stato acquistati non all'asta (quando non si sa quale sarà la cedola perché questa dipende dalla richiesta, e maggiore è la richiesta minore è la cedola) normalmente il valore dei titoli BTP supera sempre il valore 100. Ma alla scadenza lo Stato gli restituirà sempre 100 qualunque sia il prezzo a cui li acquistati. Anche per questo motivo  il titolare deve farsi bene i conti per sapere a che prezzo gli convenga comprarli sul mercato secondario tenendo conto del valore della cedola (cioè degli interessi che percepirà) e della differenza tra il costo dell'acquisto e ciò che lo Stato gli pagherà alla scadenza (sempre 100). Se dunque lo Stato paga in un anno 80 miliardi di interessi, questi sono stati in passato coperti da ciò che ha guadagnato e continuerà a guadagnare restituendo moneta svalutata alla scadenza dei titoli. Non basta. Supponiamo che uno abbia comprato BTP nel mercato secondario al prezzo di 101 e, senza attendere  la data di scadenza dei suoi titoli, li rivenda ad un prezzo che nel frattempo si è rivalutato salendo a 104. Lo Stato si prenderà il 20% di tasse su quanto guadagnato nella differenza tra 101 e 104, a parte le commissioni da pagare alla banca, perché in ogni caso i titoli di Stato debbono essere sempre acquisiti e venduti tramite le banche. E questo non si capisce. 

La banca centrale europea ha concesso in prestito a basso interesse (con scadenza rinnovabile) alle banche italiane 235 miliardi di euro. Sapete che ne hanno fatto le banche invece di favorire i prestiti almeno alle aziende se non ai privati? Li ha investiti in titoli di Stato per ricavare da essi un interesse maggiore rispetto a quello con cui fu concesso il prestito dalla BCE. 
E allora perché continuare a fare del debito generato dagli interessi pagati ai titolari dei titoli di Stato la maggiore causa del debito pubblico? E' una menzogna. Si tratta di un debito che in ogni caso va a beneficio dello Stato stesso per i motivi sopra detti (aumento dei consumi da parte dei titolari, e dunque aumento della produzione e dell'occupazione con relativo aumento dell'introito fiscale). Più il beneficio dello Stato che restituisce sempre moneta svalutata alla scadenza dei titoli. Si consideri che la spesa annuale dello Stato è di crica 800 miliardi l'anno. Dunque il debito pubblico, se di 80 miliardi, è solo un decimo. 
Si aggiunga che la disgrazia dell'Unione Europea coopera all'aumento del debito perché l'Italia deve partecipare ai fondi comuni europei. Quest'anno l'Italia ha avuto in restituzione 7 MILIARDI in meno rispetto a quanto essa ha dato come sua partecipazione a questi fondi. Ciò significa che per salvare questa disgrazia della cosiddetta Unione Europea l'Italia ha regalato ad altri Stati 7 miliardi. E poi questo governo non sa come recuperare il mancato introito di 2,5 miliardi derivante dal mancato introito dell'IMU sulla prima casa, quando sarebbe bastato risparmiare 7 miliardi regalati ad altri Stati per coprire il mancato introito dell'IMU complessiva (su tutti gli immobili), pari a 4,5 miliardi. E ne sarebbe anche avanzato. Siamo di fronte ad un governo di scellerati che scaricano poi sulle tasse di tutti i cittadini la loro scelleratezza.       
A questo punto vi è da domandarsi. Se la Telefonica spagnola (che è anch'essa in passivo) è divenuta proprietaria del 60% del capitale della Telecom Italia per 700 milioni di euro, è possibile che lo Stato (a cui era appartenuta originariamente la Telecom e che è stata privatizzata con un'operazione di svendita da parte di politici incompetenti e, direi, delinquenziali, per avere svenduto tutte le industrie di Stato, in passivo solo perché gestite da manager magnaccia che non hanno provveduto a renderle competititive in campo internazionale  invece di farne dei carrozzoni dei partiti della sinistra) è possibile, dicevo, che lo Stato, che è rimasto proprietario delle infrastrutture telefoniche date poi in gestione a vari gestori telefonici (come Infostrada) non abbia trovato i milioni necessari per evitare che la Telecom fosse svenduta ad una proprietà privata spagnola e permettesse allo Stato stesso di ridiventare azionario della Telecom? Ecco le conseguenze del mito della liberalizzazione.            
Ho sentito l'economista prof.Amoroso alla trasmissione di lunedì scorso PRESADIRETTA dire che tornando alla lira la moneta si svaluterebbe rispetto all'euro al massimo del 20%. Ma ha aggiunto che ciò non cambierebbe alcunché nel mercato interno e la lira tornerebbe ad essere competitiva in fatto di produzione ed esportazione perché all'estero i prodotti costerebbero meno. Perché allora non cambiare? Purtroppo abbiamo una Costituzione da Stato dittatoriale perché proibisce che siano sottoposti a referendum i trattati internazionali. Si potrebbe fare almeno un referendum consultivo. Io sin dal 2006 in un mio libro spedito alla grande Ida Magli (Scontro tra culture e metacultura scientifica*) avevo pronosticato la fine dell'euro già con le stesse argomentazioni della Magli. Non si possono unificare sotto un'unica moneta Stati così differenti per economia e per tradizioni culturali. Già il filosofo Kant (Per la pace perpetua) aveva spiegato perché fosse impossibile un'Unione Europea. L'euro conviene soprattutto alla Germania perché, se tornasse al marco (più forte dell'euro nell'originario passaggio dal marco all'euro), finirebbe finalmente la sua egemonia economica e politica in Europa. Infatti le sue esportazioni, che hanno quasi unicamente l'Europa come campo di espansione, avrebbero un crollo, mentre decollerebbero quelle italiane con il ritorno alla lira, più debole dell'euro. Maledetto sia soprattutto quel deficiente di Prodi che plagiò anche l'opinione pubblica dicendo che dovevamo entrare in Europa perché l'euro sarebbe stata la salvezza. Inoltre fu stabilito un cambio sbagliato tra l'euro e la lira, che portò ad una sopravalutazione dell'euro rispetto alla lira. L'Italia entrò nell'euro sotto il governo della sinistra. Bisogna riconoscere che Berlusconi fu sempre un euroscettico, ma quando vinse le elezioni nel 2001 si trovò di fronte al fatto compiuto. Oggi vi sono tanti economisti (come Claudio Borghi e Alberto Bagnai) che vanno ripetendo che bisogna tornare alla lira.    


  1. Ida Magli - Il Giornale

    www.ilgiornale.it/autore/ida-magli-46299.html
    Ida Magli. diL eggendo alcune recenti affermazioni di nostri governanti e di politici a proposito dell'Europa, si rimane davvero meravigliati. Anzi, spaventati.
   
"Sovranità dimezzata"

"Avanti così ancora un po'
e l'Euro salta per aria"

Il libro di Antonio Pilato analizza le crisi del debito. Con la fine delle divise nazionali, la svalutazione passa dalle monete ai salari deboli. E così...

*Il mio libro sarà acquisito da una nota casa editrice a cui sto per cedere i miei diritti.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Se il Consiglio Regionale fosse composto dai Presidenti delle varie Province (magari "rivisitate") e dagli assessori più importanti si tratterebbe meglio il territorio e si risparmierebbe veramente tanto!