martedì 31 gennaio 2012

BRUNO VESPA: CICERO PRO DOMO SUA. RIDICOLA TRASMISSIONE CON SOLI INVITATI DELLA RAI A FAVORE DEL CANONE. CI CREDO BENE

E' stata l'apoteosi del ridicolo la trasmissione di PORTA A PORTA di ieri. Gli invitati erano tutti conduttori di trasmissioni di intrattenimento (tranne Piero Angela), cioè della spazzatura peggiore della Rai. Avete mai sentito qualcuno domandare all'oste se il suo vino sia buono o al panettiere se il suo pane sia buono? Non vi era un invitato che non fosse della Rai. No. Vi era un giornalista del Corriere, evidentemente selezionato bene prima della trasmissione. Tutta la trasmissione era un panegirico della RAi che offriva un servizio pubblico paragonabile ad un panino infarcito di tante cose. Per accontentare tutti i gusti. L'esempio è veramente fuori luogo. Chi sceglie un panino non ci mette tutte le cose possibili, ma lo seleziona secondo i suoi gusti. E poi non si tratta di una questione di quattrini. A me fa schifo di dover pagare, anche se poco, a favore di trasmissioni come l'isola dei famosi (in stronzate). Accuso la Rai di essere prima di tutto diseducativa per tutti i suoi programmi spazzatura. Essa si difende dicendo che deve rincorrere l'indice di ascolto. La conseguenza è che uno dovrebbe pagare il canone assoggettandosi alle regole del mercato. Una trasmissione (con relativa pubblicità in mezzo) vale soltanto se è seguita da milioni di analfabeti ignoranti. E allora siano questi a pagare il canone. Perché debbo essere confuso con questa massa di ignoranti? La RAi si è voluta mettere sul mercato ponendosi in competizione con le TV commerciali (notoriamente di basso livello, tranne la 7). Ma queste non chiedono il canone e perciò sono libere di offrire la spazzatura che vogliono per accontentare i gusti più retrivi.
Ma vi è un altro motivo, anche più importante. Cambiano i governi ma la RAI è sempre una TV di regime che non dà spazio al pensiero che sia controcorrente. E' una TV appiattita sul politicamente corretto (trasversale alla destra e alla sinistra). Per esempio: grandi elogi a quella meschina figura di Scalfaro senza che sia stato dato spazio a chi aveva da dire molte cose contro questo individuo. Non è concesso di dire il contrario di ciò che l'ipocrisia e la disonestà suggeriscono e impongono di dire. Altro esempio: il giorno della memoria (27 gennaio). Altra grande retorica sull'olocausto senza aver dato la parola a chi avrebbe voluto dire che i gulag sovietici hanno fatto più vittime dei lager nazisti. Non basta. Quando ci sarà finalmente un dibattito scontro tra affermazonisti e negazionisti perché la verità non sia a senso unico e si dia la parola anche ai negazionisti? Io sono diventato un dubitazionista proprio perché non è concesso ai negazionisti (che si vuole addirittura perseguitare a termini di legge -assurdo) di esprimersi liberamente perché vengono tutti accusati subito di essere antisemiti anche quando non lo sono. La RAI sarebbe un servizio pubblico solo se desse la parola a tutti in rispetto della libertà di pensiero. Ma questa RAI la libertà di pensiero non sa nemmeno che cosa sia. Perciò la smetta di dire che offre un servizio pubblico. OFFRE UN SERVIZIO DI REGIME. E non si può pagare un canone per finanziare chi offre verità di regime calpestando la libertà di pensiero.

CELENTANO E LA BENEFICENZA PROMESSA. CHIARIAMO UN PUNTO AL DI LA' DEI COMMENTI OPPOSTI

CELENTANO NON FA ALCUNA BENEFICENZA RINUNCIANDO A QUANTO DI NETTO PERCEPIRA'. FARA' BENEFICENZA SOLO SE LA FARA' DI TASCA PROPRIA PAGANDO IN BENEFICENZA IL CORRISPETTIVO DELLE TASSE CHE GLI VERRANNO DETRATTE DAL LORDO.


Il direttore di Raiuno: «E' il nostro Tevez». ANcora incerte le modalità di partecipazione

Celentano a Sanremo, compensi in beneficenza

Mazzi: «Non solo non si terrà un euro, ma pagherà di tasca propria le spese e le trattenute fiscali»

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Dottor Mazzi,celodica, celodica...
31.01|17:59 Lettore_736281

Il fatto che Mazzi, da direttore di Raiuno si cali nelle vesti di promoter-portavoce, propagandista delle nobili virtù di Celentano (??) mi sa proprio di melenso inciucio. Dove ci vuole portare dottormazzi?? Celodica, celodica...

@brontolina - Annuncio sul Blog ufficiale di Celentano
31.01|17:58 Lettore_2177342

l'annuncio e' stato dato da Celentano stesso sul suo blog ufficiale, anche se indirettamente. Pubblicato il 24 gennaio. Informatevi prima di scagliare le pietre. Andate sul Blog e leggete! Chi ha fatto mai prima un gesto simile..? Ma e' roba da matti...Voglio vedere se gli strapagati Capello e Prandelli e forse anche Trapattoni faranno lo stesso...! Per non parlare poi delle vallette straniere !

Che pagliaccio
31.01|17:58 DavGas

Con i soldi del canone si farebbe beneficenza ad Emergency. Bellissimo, peccato che io non voglia: vorrei essere interpellato. Non pago il canone per Gino Strada. E si dovrebbero dimettere anche i dirigenti RAI che hanno avallato un pagamento del genere. Poi vanno a vedere le note spesa di Minzolini, ma va là...

Vergognatevi !
31.01|17:56 Lettore_2177342

concordo pienamente con jayz forever!

SI TUTTE POLEMICHE STERILI CHE NON PORTANO DA NESSUNA PARTE
31.01|17:56 ARNA

Tranne la PUBBLICITA' che si è fatta il TIPO al suo nuovo (vecchio )DISCO. Proprio bravo il TIPO e pure un poò FURBETTO. Ma questa sua DOTE era gia nota.

Buffonate italian style
31.01|17:56 mbotawy1

Rimandate a casa questi quattro vecchioni, ben altro si puo´offrire al pubblico,

Faccio io una proposta
31.01|17:54 DiegoMilano01

Con 300.000€ a serata sono 900.000€ di soli compensi al ragazzo della via Gluck. Ma se invece quei 900.000€ si dividessero in 9 mazzette da 100.000€ con cui prendere 9 talentuosi musicisti e fargli produrre un album/singolo da portare a S. Remo non sarebbe meglio? Tanto già so che questo è un paese di vecchi per vecchi e tale proposta non sarebbe manco presa in considerazione.

Non mi torna il punto tasse
31.01|17:54 Lettore_718016

Hanno citato correttamente che quanto dato in beneficenza è soggetto a tasse, ma anche quanto percepito è soggetto a tasse, in pratica è stato detto che Celentano pagherà le tasse di quanto darà in beneficenza, ma il 40% ed oltre di cui dovrebbero essere gravate le tasse del compenso chi le paga (a parte noi che paghiamo il canone)?

MA VIVA CELENTANO DUE
31.01|17:52 jayz forever

concordo in pieno con granchiasso questa accidia e risentimento italiani sono una delle nostre rovine, insieme con la dietrologia.. poi se addirittura ci si affida a bruno vespa per constatare il polso della situazione e della nazione... la mania degli italiani è di volere sempre qualcuno diverso da ciò che è: solo Silvio vi piaceva tanto così com'è ricordo inoltre che adriano è un'ARTISTA.

LA BENEFICENZA METTENDO LE MANI NELLE TASCHE DEGLI ITALIANI
31.01|17:50 FranK2671

Così sono buoni tutti... 750'000 Eur sono circa 7'000 canoni rai. Io mi offro volontario, al prossimo giro, a dare l'equivalente dei soldi del canone in beneficenza. Ne rimangono altri 6'999... chi vuol essere il prossimo?

Almeno lo faccia in silenzio!
31.01|17:48 lagabri1949

Mi sembra eccessivo pagare tali cifre per la presenza di Celentano, volta soprattutto a promozionare l'ultimo CD del cantante. E poi con i soldi nostri pagati per il canone: tassa che non dovrebbe essere versata data l'enorme mole di pubblicità che imperversa sulle reti pubbliche.

@Giacchino
31.01|17:48 SteP78

..perfettamente d'accordo! Inoltre ci si lamenta che li da in beneficenza. Se non lo facesse si lamenterebbero che prende troppo. E se non si fa pagare secondo voi dove finirebbero quei soldi se non ad ingrassare qualcun altro che se li mangerebbe????

chi vivrà vedrà
31.01|17:45 Leccolago

Prima di tutto da me, specialmente, non prendono un euro visto che non vado allo stadio e non amo il calcio, secondo Celentano sarà artista come cantante ma quando si esibisce in comizi suoi, è meglio che stia zitto, già lo fa nelle pause. Cosa dovrà dire ... di come sta andando l'Italia. Avrebbero dovuto prendere allora un povero diavolo rimasto a casa dal lavoro, con una famiglia da mantenere e che paga regolarmente le tasse e si che dovrebbero dargli quei soldi, vedi cosa ne direbbe!

MA VIVA CELENTANO
31.01|17:38 GranChiasso

E smettetela di dire che sono soldi "nostri". Vi lamentate di Celentano che li prende e li da in beneficenza, coi soldi "nostri". Il canone lo devo pagare lo stesso, purtroppo, a questo punto preferisco che li diano a un Celentano che poi li da in beneficenza, piuttosto che alla Venier. E siate intelligenti una volta tanto. Vi siete ritrovati tutti a fare i travagliucci in erba. I 110 euro li dovete dare lo stesso, il budget della Rai è quello, quindi meglio che sia impoverito per beneficenza piuttosto che per le varie Isole dei Famosi. Però è normale, il proletario grida allo scandalo come un animale. E' per questo che il proletario è sottomesso.

Tanto per continuare la gestione lungimirante della RAI
31.01|17:37 DiegoMilano01

Giusto? Ma si, diamo i compensi in beneficienza (solo a seguito delle critiche, sia mai che lo si faccia di propria sponte) per un "festival" che di musicale non ha assolutamente nulla, ma che fa pasteggiare a suon di migliaia di euro vecchi dimenticati o giovani non talentuosi. Tanto ormai...

Incasso dagli altri e "devolvo"...
31.01|17:37 Lettore_736281

Devolvi che? I soldi della Rai, dunque degli italiani...Insomma vuoi fare il grande benefattore con i soldi degli altri?! Vergognati! La beneficenza si fa coi propri soldi!!!! Smettila di prenderci per il "prisencolinensinaiciusol!

Solo dopo tutte le critiche.....
31.01|17:33 brontolina

Strano questa decisione dopo tanti giorni di critiche furiose sulla rete, solo ieri sera Vespa non ne sapeva niente e si prodigava a dire che tutto il compenso rientrerà alla rai come pubblicità. Mi sa tanto di una toppa che non ripara il buco che scopo c'è che la rai si dissangui basta andare senza pretendere compensi non ce la contano giusta!!!!!!

Polemiche sterili
31.01|17:31 N.SIOTTO

Ritengo molte di queste polemiche stupide. Non solo si esibira' gratuitamente ma versera' le trattenute fiscali di tasca sua. Scommetto che nessuno di quanti scrive lo farebbe aldila' della cifra. Informatevi prima di sparare stupidaggini ridicole e demagogiche.

ciao
31.01|17:25 giorgiobi

bravo questa sera a messa lo ricordiamo

x testamento
31.01|17:25 peppinappa

ha ragione,meglio fare la beneficenza a Minzolin (550 mila euro) A Vespa (oltre 1.000.000 di euro),etc

lunedì 30 gennaio 2012

SCALFARO (PER DISGRAZIA RICEVUTA, DISSE MONTANELLI) : I DISONESTI IN FILA PER DIFENDERNE LA MEMORIA

Dal Quotidiano Libero

Condannò a morte un uomo "Colpevole? Non lo so"

Scalfaro nel 1945 era magistrato e decise sull'esecuzione di sei presunti fascisti. Alla figlia di uno di loro disse: "Non ho certezze"

Condannò a morte un uomo "Colpevole? Non lo so"

Prima di essere politico, Oscar Luigi Scalfaro era stato magistrato. Indossata la toga nel 1943, ancora su giuramento al Duce e al fascismo, il futuro presidente della Repubblica la indossò di nuovo dopo la Liberazione, dopo aver combattuto da partigiano contro i nazifascisti. Nel clima d'odio post 25 aprile, l'allora 27enne Scalfaro fu chiamato a giudicare sei fascisti "collaborazionisti". Furono tutti condannati a morte dalla Corte straordinaria di Assise di Novara e Scalfaro partecipò agli interrogatori. Di uno in particolare, il brigadiere Domenico Ricci, era assai intimo. Vicino di casa, la figlia di Ricci Anna Maria lo considerava addirittura un "secondo papà". Nell'ottobre 2006 quella oscura vicenda torna a galla e Scalfaro non può non ammettere di aver contribuito alla condanna a morte di Ricci e degli altri cinque imputati, anche se nella sentenza si legge: il brigadiere Ricci "insieme al Missiato costituì l' anima della Squadraccia, della quale, poi, pare abbia assunto il comando ufficiale allo scioglimento di essa". Quel "pare" peserà come un macigno sulla coscienza di Scalfaro, e non a caso per tutta la vita continuerà a scrivere ad Anna Maria, come per rimarginare quella ferita.

La sentenza scandalosa - Quando nel 1996 il Giornale pubblicò una foto di Scalfaro del 23 settembre 1945, sul luogo dell'esecuzione di Ricci e degli altri 5 presunti fascisti, la stessa Anna Maria scrisse al presidente per chiedere se pensasse che il padre fosse innocente o colpevole. "Sono certamente io, accanto al canonico Pozzo - spiegò Scalfaro alla stampa -. La sera alle nove, nove e mezza uscivo dall'ufficio e il sindaco mi disse: la fucilazione sarà eseguita domattina. Mi sono alzato alle quattro e sono andato in carcere. Li ho abbracciati tutti, uno per uno. Ho fatto la comunione con loro sul camion". Ma alla figlia di Ricci non potè dare spiegazioni: "Scalfaro una mattina presto mi telefona, un sabato o una domenica - ricorda la donna -, due parole: 'Stia tranquilla perché suo padre dal Paradiso pregherà per lei'. Tutto qua...". Semplicemente, Scalfaro non poteva avere la certezza della colpevolezza del suo vicino di casa, ma da "consulente tecnico giuridico" del tribunale d'emergenza, o meglio "tribunale militare di partigiani", non si sottrasse alla decisione.

USCIRE DALLA DITTATURA DI QUESTA FARSA DI UNIONE EUROPEA . L'HO SCRITTO IN UN LIBRO DEL 2006

Onore a Maghdi ALLAM per l'articolo con cui distrugge il mito dell'UNIONE EUROPEA. Io scrissi in Scontro tra culture e metacultura scientifica (2006) che non si può avere un'Unione europea di Stati con lingue, tradizioni ed economie reali tanto diverse. Ma questa farsesca Unione ha sovrapposto alle economie reali (facendo finta che non vi sia differenza tra Germania e Romania) la dittatura dell'economia finanziaria basata sull'euro, che sta dimostrando, come avevo previsto, di essere la maggiore causa della speculazione finanziaria a danno degli Stati della zona euro. Se ogni Stato avesse conservato la propria moneta sarebbe stato impossibile attaccare le singole monete nazionali a vantaggio degli speculatori di altri continenti. Ora basta che un solo Stato dell'euro cada in crisi economica perché la crisi contagi anche tutti gli altri Stati. E' come una malattua infettiva.
Si pensi che già nel '700 il filosofo tedesco Kant (Per la pace perpetua) aveva spiegato che era impossibile una federazione di Stati europei perché ogni Stato avrebbe perso la propria sovranità a vantaggio dello Stato più forte. Ciò che sta accadendo oggi. I politici ci hanno imbrogliato, oppure, se erano in buonafede, sono degli analfa(e)beti in economia perché ci hanno imposto l'euro senza referendum. Come nelle dittature e si sono giustificati dicendo che l'euro avrebbe salvato l'Italia dall'inflazione. INCREDIBILE. Questa è la chiara ammissione che senza il diktat europeo di ridurre il deficit pubblico annuale al 3% rispetto al PIL (come di fatto è apparentemente avvenuto quale condizione per entrare nell'euro) nessun governo italiano sarebbe stato capace di ridurre l'inflazone (ma il debito pubblico è comunque aumentato). Ma allora che razza di governi (di destra e di sinistra) abbiamo avuto? L'artificiale sopravvalutazione dell'euro rispetto al dollaro ha frenato l'economia ostacolando l'esportazione fuori dell'Europa. Non si può ingessare una moneta dandole un valore che non corrisponde a quello delle economie reali così diverse dei vari Stati della zona euro. Queste pazzie poi si pagano. L'Argentina credette di salvarsi dall'inflazione ancorando artificialmente la sua moneta al dollaro. Avvenne un distrastro economico a causa della recessione.

Leggete l'articolo illuminante di Maghdi Allam. Io, ripeto, ho espresso lo stesso pensiero nel 2006.

Così l'Italia si svenderà a Berlino

Monti sta sacrificando la sovranità nazionale per ingraziarsi la Merkel e la tecnocrazia europea

di -

Dopo il diktat della Merkel alla Grecia ormai siamo in guerra. Non con i carri armati ma con la finanza, che è pur sempre un’arma di distruzione di massa che a livello globale sta destabilizzando gli Stati sovrani, estromettendo dal potere governi democraticamenteeletti, costando cifre da capogiro a causa della speculazione e mietendo milioni di vittime.

Non sono morti ammazzati ma morti dentro: persone che perdono la certezza della vita, a cui viene lesa la dignità, che non sono più libere di scegliere, ridotte in povertà o alla fame, costrette alla solitudine dell’emigrazione o di chi non avrà mai una propria famiglia, comunque impossibilitate ad essere pienamente se stesse a casa propria. Talune preferiscono suicidarsi, come i nostri imprenditori sopraffatti dall’attesa per i crediti contratti con lo Stato, mentre per ora una maggioranza relativa si rassegna al «male minore» confidando in un miracolo affidato alle tecnocrazie espressione dei poteri finanziari transnazionali, nella convinzione che non vi sia alternativa alla competizione fino all’ultimo sangue nello scenario della finanza e dell'economia globalizzata.

Come in tutte le guerre si creano e perfezionano le alleanze regionali e internazionali, si proclama lo stato d’emergenza che consente di imporre dei regimi autoritari nel nome dell’interesse supremo dello Stato, si affilano le armi e si emanano gli ultimatum. Tale è l’annuncio che la Germania vuole commissariare la Grecia ottenendone il riconoscimentodell’autorità, in cambio del nuovo maxiprestito da 130 miliardi di euro, di un super-Commissario europeo al Bilancio e ai Conti pubblici con potere di intervento sulla gestione delle sue finanze.

Il diktat tedesco conferma che questa Unione Europea è proiettata verso la costituzione di un super- Stato dove verrà del tutto meno la sovranità nazionale dei singoli Paesi aderenti all’eurozona. E se persino il premier Papademos, ex vicepresidente della Bce (Banca centrale europea) ed ex governatore della Banca centrale greca, ha respinto la richiesta tedesca perché «queste competenze appartengono alla sovranità nazionale », ci domandiamo se invece l’atteggiamento di assoluta accondiscendenza della Merkel, di Sarkozy e di Draghi nei confronti di Monti non si spieghi con il fatto che il nostro capo di governo ha già sostanzialmente accettato ciò che Papademos esclude, ovvero la svendita della sovranità nazionale dell’Italia in un contesto dove la gestione delle Finanze, del Bilancio e dell’Economia sarà appannaggio esclusivo di una tecnocrazia che prenderà ordini direttamente da Bruxelles.

A differenza di Papademos, Monti gode di un fronte interno incredibilmente coeso grazie alla regia altamente discutibile del capo dello Stato Napolitano e al non meno grave sostegno della Chiesa cattolica, culminati nell’auto- commissariamento del Parlamento e dei maggiori partiti, nell’allineamento di gran parte degli organi d’informazione e nell’accondiscendenza della magistratura. Neppure sotto il fascismo si registrò un tale appiattimento in modo spontaneo del fronte interno. Il fatto che sono gli stessi italiani - tutti gli eletti e buona parte degli elettori - a rinunciare volontariamente alla democrazia sostanziale, evidenzia che quella di Monti è la peggiore delle dittature.

Ma è proprio vero che non vi sia alternativa a questa nuova guerra mondiale dove l’Unione Europea dovrebbe trasformarsi in un blocco monolitico governato in modo autoritario per poter reggere la sfida con gli Stati Uniti, la Cina, l’India,la Russia e le altre potenze emergenti in Asia, America Latina e Africa? Siamo proprio certi che la nostra sopravvivenza è indissolubilmente legata alla prospettiva di crescita verso la dimensione «macro», costringendoci a investire nell’ambito quantitativo per produrre sempre di più, mettendo pertanto al centro la moneta e affidando la nostra sorte alle tecnocrazie finanziarie?

Ebbene io dico che non è affatto così. Vi invito a fermarci per riflettere dentro di noi. Recuperiamo l’uso della ragione, il dirittodovere alla valutazione e alla critica di ciò che oggi la dittatura politica e mediatica ci propina come l’unica verità; riscattiamo il sano amor proprio che ci porta a concepirci come il centro della vita quali persone depositarie di valori non negoziabili; emancipiamoci dall’ideologia dominante dei cittadini-gregari e diventiamo protagonisti che non solo ragionano e credono, ma sono soprattutto in grado di agire per costruire un’alternativa che ci consenta di essere autenticamente noi stessi a casa nostra. Investiamo nella dimensione dell’essere anziché dell’avere, scommettiamo nella prospettiva del «micro» anziché del «macro », perseguiamo il traguardo del bene comune da condividere con le persone che ci scegliamo e che amiamo anziché farci trascinare nella follia di una guerra mondiale per conquistare il primato finanziario, scontrandoci con persone che non conosciamo ma che diventano nemici perché sono più ricchi, producono di più e consumano di più.

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Affranchiamoci da questa trappola infernale tesa dai criminali che hanno inquinato la finanza mondiale con i titoli spazzatura e dai tecnocrati che vorrebbero trasformarci in adoratori del dio euro. Diciamo no alla guerra finanziaria mondiale, no al super-Stato europeo, no alla divinità dell’euro, no alla dittatura di Monti.

twitter@magdicristiano


COMMENTI

104 commenti su 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 pagine dal più vecchio | dal più recente
#104 Intensissimo (57) - lettore
il 30.01.12 alle ore 17:05 scrive:
La situazione è nebulosa,non si capisce cosa dovrà accadere! Però,mi pongo una domanda : gli Stati Uniti sono stati costruiti,nel tempo,da emigranti europei,ed ora ospitano genti da tutto il mondo! Esiste un unico governo centrale....vogliamo veramente Gli Stati Uniti d'Europa? Iniziamo a cambiare mentalità,altrimenti non andremo da nessuna parte!
#103 mila (297) - lettore
il 30.01.12 alle ore 17:03 scrive:
#94 Siebenschlaefer -"La fratellanza non basta a creare l'Europa". E' vero, ma un'Europa cosi' e' meglio non crearla. Inoltre Lei dice che "sono troppo pochi gli italiani che imparano le lingue". Questo non e' vero; molti italiani imparano l'Inglese, anzi ormai nei media si parla l'italiese; le altre lingue, certo, non le studia quasi nessuno; perfino la Germania vuole dominare l'Europa nel campo economico, ma non e' capace di far usare il Tedesco invece dell'Inglese.
#102 wilegio (917) - lettore
il 30.01.12 alle ore 16:56 scrive:
Grandi parole! Sono pienamente d'accordo con lei. Ma quello che mi schifa profondamente è che ci sia ancora una maggioranza di cittadini e di politici, seppure in fase di costante calo, che approvano questo stato di cose! Il pdl, presente ormai solo in parlamento ma pressochè inesistente come base elettorale, ha chinato la testa (non faccio altri esempi... geometrici...) e subisce, nella certezza di non poter mai vincere elezioni anticipate, gli altri (udc, fli, pd) sanno di poter trarre solo vantaggi da questa situazione, e stanno solo cercando di capire quale parte del bottino (i voti del pdl) toccherà a ciascuno di loro. I cittadini, invece, o perchè ligi alle istruzioni del "partito", o perchè se la fanno sotto, o per pura ignoranza, hanno sposato la tesi abilmente imposta da napolitano & c. della "emergenza", del "non ci sono alternative", del "sempre meglio di Berlusconi". Non resta che sperare nei forconi.
#101 antiom (231) - lettore
il 30.01.12 alle ore 17:00 scrive:
Anche questo è un articolo che andrebbe affisso e studiato in tutte le scuole e uffici pubblici italiani. Grazie Magdi Allam, lei fa onore a se stesso e al Giornale. Come sarebbe bello se i lettori dei giornaletti di sinistra prendessero consapevolezza di questa peculiare superiorità del Giornale, ad opera di Giornalisti e scrittori di spessore. Ho sentito l'audio di Feltri sulla morte di Scalfaro, istruttivo e dettagliatissimo; quello del pseudogiornalista Mauro, di Repubblica, un autentico schifo...
#100 free? (29) - lettore
il 30.01.12 alle ore 16:41 scrive:
Il no, che i cittadini dovrebbero dire a chi lo diremo? a noi stessi? al Sindaco? a chi? alle prossime elezioni? e chi voteremo alle prossime elezioni? che sono tutti una massa di farabutti incapaci, codardi e conigli ne' piu' ne' meno di quello della nave affondata?? che ci hanno consegnato nelle mani dei banchieri per manifesta incapacita' al governo di questo paesello?
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domenica 29 gennaio 2012

SCALFARO: FU IL PEGGIORE. MA DOPO NAPOLITANO

Si leggano i commenti. Non fu mai al di sopra delle parti. Fu quello del ribaltone che impedì che si tornasse alle urne per dare il governo alla sinistra con la complicità di Bossi che da cretino diede ragione a Scalfaro che lo convinse a dissociarsi da Berlusconi facendogli credere che Berlusconi fosse ormai finito politicamente dopo 8 mesi di governo quando gli arrivò un avviso di garanzia dalla magistratura per farlo fuori in combutta con Scalfaro, che nominò capo del governo quell'analfa(e)beta di D'Alema, che poi, servo dell'America, prestò le basi italiane per bombardare vigliaccamente la Serbia che difendeva i suoi confini storici nel Kossovo. Scalfaro, residuo fossile della DC, fu il peggiore capo dello Stato, ma dopo Napolitano. Almeno Scalfaro fu coerente con il suo squallido passato democristiano e non pontificava ogni giorno distribuendo perle di saggezza come fa oggi colui che sta al Quirinale e che è stato un trasformista per rimanere al potere. Non mi stancherò di ripetere chi è Napolitano: è colui che nel 1956, servo di Togliatti nella segreteria del P.C.I. , disse che "i carri armati sovietici avevano portato la pace in Ungheria". Con 20.000 morti e l'impiccagione del legittimo capo del governo Imre Nagy. Ricordiamoci tutti chi è questo camaleonte che parla ogni giorno fuori delle sue competenze stabilite dalla Costituzione. Questo fetido disonesto liberticida ha addirittura chiesto una legge contro il negazionismo. Gli ha risposto a dovere Marcello Veneziani su Il Giornale del 29 gennaio. Scrive Veneziani:

Nella giornata della Memoria il presidente Napolitano ha chiesto di stroncare il negazionismo, seppur marginale, sulla Shoah. C’è invece un fenomeno ben più massiccio, che non riguarda sparuti epigoni ma interi movimenti, aree culturali, uomini ai vertici delle istituzioni: è il «dimenticazionismo ».

Ovvero quanti dimenticano il principale orrore del Novecento di cui non sono stati estimatori postumi ma militanti ed esponenti: il comunismo.
Dico orrore principale per dati oggettivi: è durato più a lungo, ha oppresso più popoli in più continenti, ha mietuto più vittime e in tempo di pace, è più vicino nel tempo ed è ancora vivo in altre forme (per esempio Cina o Cuba). Nessuna giornata ricorda i suoi orrori; e coloro che furono dalla parte di Stalin o di Mao, dei carri armati di Budapest, Praga e Danzica se ne dimenticano. Lo capirei se mettessero una pietra tombale sugli orrori del passato; invece, gli stessi ci ricordano ed esecrano altri orrori.
Sin qui Veneziani

Ma ricordiamoci anche chi fu Scalfaro, uomo di parte che usò la presidenza della Repubblica per i suoi fini politici sapendo solo coltivare odio per Berlusconi, di cui non sono affatto difensore (non voto più dal 1994). Non posso fare a meno di ricordare un episodio per tratteggiare l'individuo, anche bigotto, Scalfaro. In ristorante schiaffeggiò una donna perché aveva un vestito secondo lui scollato: «È uno schifo! Una cosa indegna e abominevole! Lei manca di rispetto al locale e alle persone presenti. Se è vestita a quel modo è una donna disonesta. Le ordino di rimettere il bolerino!». Sempre secondo questa fonte, Scalfaro sarebbe uscito dal locale e vi sarebbe rientrato con due poliziotti. L'episodio terminò perciò in questura, ove la donna, militante del Movimento Sociale Italiano, querelò Scalfaro ed il collega Sampietro per ingiurie.

La vicenda tenne banco sui giornali e riviste italiane per lungo tempo: la stampa laica accusava Scalfaro di "moralismo" e "bigottismo", quella cattolica lo difendeva. Intervennero nella polemica molti personaggi noti, come il giornalista Renzo Trionfera, il latinista Concetto Marchesi, ed altri. Alla Camera furono presentate interrogazioni parlamentari nell'attesa di una delibera sull'autorizzazione a procedere (della cui competente Giunta Scalfaro stesso era membro) contro i due parlamentari a seguito della querela sporta dalla signora. Peraltro, poiché la Mingoni aveva dichiarato la sua militanza politica, nella richiesta di autorizzazione a procedere si afferma che dai parlamentari sarebbe stata chiamata "fascista" e minacciata di denuncia per apologia del fascismo. L'episodio fu raccontato dalla stampa anche in una versione secondo la quale Scalfaro avrebbe dato uno schiaffo alla signora.

Il padre della Mingoni in Toussan (un colonnello pluridecorato dell' aeronautica militare a riposo), ritenendo offensiva nei confronti della figlia una frase pronunciata da Scalfaro durante un dibattito parlamentare, lo sfidò a duello. Al padre subentrò poi come sfidante il marito della signora, anch'egli ufficiale dell'aeronautica. La sfida - che avrebbe violato la legge vigente - fu respinta, la qual cosa, risaputa pubblicamente, fece indignare il "principe Antonio Focas Flavio Comneno De Curtis", in arte Totò, del quale il quotidiano socialista Avanti! pubblicò una vibrante lettera aperta a Scalfaro. Nella missiva, il comico napoletano rimproverava a Scalfaro un comportamento prima villano e poi codardo.

Il processo per la querela non fu mai celebrato per l'amnistia di tre anni dopo (Decreto del presidente della Repubblica 19 dicembre 1953, n. 922).


Non basta. Torniamo al suo passato. Dopo la laurea in giurisprudenza fece giuramento al fascismo per poter partecipare al concorso per la magistratura. Ma subito dopo la guerra salì sul carro dei vincitori diventando antifascista per fare carriera, trovandosi a far parte addirittura della Costituente nel 1946. Incredibile. Ma leggete (da Wikipedia) che cosa fu capace di fare: "

Dal primo maggio 1945 fu «consulente tecnico giuridico» del Tribunale d'emergenza di Novara, definito da Scalfaro stesso «un tribunale militare di partigiani», successivamente, quando le Corti di Assise speciali di Novara si trovarono con una quantità insufficiente di magistrati, Scalfaro si trovò a rivestirvi anche il ruolo di pubblico ministero.

Nel luglio 1945 sostenne con altri due colleghi la pubblica accusa al processo che vedeva imputati per «collaborazione con il tedesco invasore» l'ex prefetto di Novara Enrico Vezzalini e i militi Arturo Missiato, Domenico Ricci, Salvatore Santoro, Giovanni Zeno e Raffaele Infante. Dopo tre giorni di dibattimento venne chiesta per i sei la condanna a morte, eseguita il 23 settembre successivo: i condannati non vennero uccisi alla prima maldestra raffica dell'inesperto plotone di esecuzione e sui corpi si accanì poi un gruppo di donne.

In veste di pubblico ministero presso queste corti, Scalfaro ottenne un'altra condanna capitale. La condanna tuttavia non fu eseguita a causa dell'accoglimento del ricorso in cassazione del condannato Stefano Zurlo. Ricorso suggerito, a quanto sostenne Scalfaro, da lui stesso.

Posta la fondatezza delle accuse, messa in dubbio dallo stesso Scalfaro decenni dopo, trattandosi di crimine sul quale stando alcodice penale di guerra in vigore era prevista la pena capitale, la richiesta di condanna a morte era l'unica pena propugnabile da chi rappresentava l'accusa, a meno di un proprio rifiuto o dimissione dall'incarico.

Successivamente egli stesso ha manifestato dubbi sulla fondatezza dei processi, influenzati dall'incandescente clima e dall'emozione popolare, affermando tra l'altro di «non aver elementi per rispondere» alla figlia di Domenico Ricci, che gli chiedeva di esprimersi sulla innocenza o colpevolezza del padre.

Scalfaro fu colui che con quell'altra merdaccia di Fanfani (inventore della incostituzionale tassa di possesso sull'auto) fu strenuo e trombato oppositore della legge sul divorzio nella campagna referendaria. Un rudere della politica è stato definito in una videointervista su Il Giornale da Vittori Feltri. Un rappresentante del peggiore vecchiume della politica.

E ORA PASSIAMO ALLO SCANDALO DEI FONDI NERI A CUI SCALFARO CREDETTE SI SOTTRARSI CON IL FAMOSO RIDICOLO "NON CI STO", COME SE CIO' BASTASSE A DIFENDERSI.

Si legge in Wikipedia:

Nel 1993 scoppiò lo "scandalo SISDE", relativo alla gestione di fondi riservati. Partita dalla bancarotta fraudolenta di un'agenzia di viaggi i cui titolari erano funzionari del servizio segreto del Viminale, un'inchiesta della magistratura fece emergere fondi "neri" per circa 14 miliardi depositati a favore di altri 5 funzionari; ci furono l'intervento del Consiglio Superiore della Magistratura per dissidi fra il magistrato che indagava e il suo procuratore capo, quello della commissione parlamentare d'inchiesta sui servizi segreti, presieduta daUgo Pecchioli, e quello del ministro dell'Interno Nicola Mancino, e tutti si misero a indagare sull'operato del Servizio mentre a San Marino venivano individuati altri 35 miliardi di uguale sospetta provenienza. Nel frattempo la figlia di Scalfaro, Marianna, fu fotografata in compagnia dell'architetto Adolfo Salabé (la vera ragione dell'incontro era il suo progetto per l'arredamento del palazzo del Quirinale e l'appartamento di rappresentanza nella Palazzina del Presidente), sospettato di intrattenere affari per lui eccessivamente vantaggiosi con l'ente e che nel 1996 patteggiò la pena per le diverse imputazioni ricevute. I funzionari fornivano versioni di uso "regolare" dei fondi riservati, ma in ottobre uno degli indagati, Riccardo Malpica, ex direttore del servizio ed agli arresti da due giorni, affermò che Mancino e Scalfaro gli avrebbero imposto di mentire; aggiunse inoltre che il SISDE avrebbe versato ai ministri dell'interno 100 milioni di lire ogni mese.

La sera del 3 novembre 1993 Scalfaro si presentò in televisione, a reti unificate e interrompendo la partita di Coppa Uefa tra il Cagliari e la squadra turca del Trabzonspor, con un messaggio straordinario alla nazione nel quale pronunciò l'espressione "Non ci sto", parlò di "gioco al massacro" e diede una chiave di lettura dello scandalo come di una rappresaglia della classe politica travolta da Tangentopoli nei suoi confronti. Nei giorni successivi i funzionari furono indagati per il reato di "attentato agli organi costituzionali", accusa dalla quale furono prosciolti nel 1996 per decorrenza dei termini (ma senza formula piena).

Nel 1994 i funzionari furono poi condannati, dimostrando la fondatezza della accuse di Scalfaro e nel 1999, concluso il settennato, Scalfaro fu denunciato da Filippo Mancuso per presunto abuso d'ufficio relativamente al suo periodo come Ministro dell'interno e sempre sull'ipotesi di illecita percezione dei detti 100 milioni al mese; circa l'effettiva percezione vi erano state diverse versioni di Malpica e la denuncia di Mancuso provocò numerose prese di posizione, come quella di Oliviero Diliberto, in quel momento Guardasigilli, il quale ricordò che la Procura di Roma aveva comunicato il 3 marzo 1994 che «...nei confronti dell'onorevole Scalfaro non sussiste alcun elemento di fatto dal quale emerga un uso non istituzionale dei fondi». Lo stesso Scalfaro, del resto, nel maggio 1994, durante una visita al santuario di Oropa, aveva ammesso la percezione di tali fondi: «Sfido chiunque a dimostrare che chi è stato ministro dell'Interno, e non solo io, ha dato una lira fuori dai fini istituzionali». La sortita aveva provocato una richiesta trasversale di spiegazioni da parte di esponenti di Alleanza Nazionale, Forza Italia e Partito democratico della Sinistra, ma il Quirinale, almeno nell'immediato, si tacque. Sin qui Wikipedia.

Aggiungo io:

Berlusconi nel 1994 fu sfiduciato a causa del fatto che Bossi da cretino autentico si fece convincere da Scalfaro a ritirare la fiducia a Berlusconi, mandando così al potere la sinistra (della disgrazia dell'euro), di cui si dovette pentire. Riprendo ora da Wikipedia.

Lo snodo decisivo per tale spostamento fu la sfiducia individuale votata al ministro della giustizia Filippo Mancuso: questi, accusato di aver dato corso ad una serie di ispezioni ministeriali nei confronti dei giudici che indagavano su Berlusconi, si difese in Senato con un feroce discorso in cui scelse come bersaglio proprio il Quirinale. Ripescando la vicenda SISDE, Mancuso affermò che Gaetano Gifuni avrebbe cercato di orientare la sua relazione nella precedente veste di presidente della commissione governativa di indagine: la relazione sarebbe dovuta cambiare, e l'affermazione della non illiceità della dazione mensile di danaro da parte del SISDE - a Scalfaro quando era ministro dell'interno - si sarebbe dovuta trasformare nell'affermazione dell'inesistenza del fatto storico di tale percepimento di somme. Qui finisce la citazione da Wikipedia.

Questi sono i punti più caratterizzanti della vita di un individuo che non dovrà lasciare alcun rimpianto nelle persone oneste.E chi oggi ne fa il panegirico è un disonesto perché in malafede o è della sua stessa stoffa.



NAPOLITANO: «un esempio di coerenza e di integrità morale». I funerali lunedì a Roma

È morto l'ex presidente Oscar Luigi Scalfaro (non sia pace all'anima sua)

Aveva 93 anni, è stato al Quirinale dal 1992 al 1999 e parlamentare per l'intera storia repubblicana

NAPOLITANO: «un esempio di coerenza e di integrità morale». I funerali lunedì a Roma

È morto l'ex presidente Oscar Luigi Scalfaro

Aveva 93 anni, è stato al Quirinale dal 1992 al 1999 e parlamentare per l'intera storia repubblicana

Il presidente emerito della Repubblica, Oscar Luigi ScalfaroIl presidente emerito della Repubblica, Oscar Luigi Scalfaro
MILANO - Il presidente emerito della Repubblica, Oscar Luigi Scalfaro, è morto nella notte nella sua abitazione di Roma. Aveva 93 anni. La notizia del decesso è stata diffusa inizialmente via Twitter, alle 8.07, da Alberto Gambino, un giurista, che è stato anche collaboratore dell'ex capo di Stato: «Con un sorriso ci ha lasciato il presidente Scalfaro, grande uomo». I funerali avranno luogo in forma privata lunedì alle 14 nella chiesa di Santa Maria in Trastevere, nel cuore della Capitale. Per consentire a chiunque lo vorrà di portare un proprio saluto, sarà allestita una camera ardente nella chiesa di Sant'Egidio, sempre lunedì, dalle 10.30 alle 13.30.

UNA VITA PER LE ISTITUZIONI - Nato a Novara il 9 settembre 1918, vedovo di Maria Inzitari dalla quale ha avuto una figlia, Marianna, si era laureato in Giurisprudenza nel 1941. E' stato capo dello Stato dal 1992 al 1999 e prima della nomina al Quirinale è stato ininterrottamente deputato per l'intera storia repubblicana, a partire dal primo Parlamento eletto nel 1948 e, prima ancora, dall'assemblea Costituente del 1946. Più volte ministro, non è mai stato presidente del Consiglio: nell’aprile del 1987, dopo le dimissioni di Bettino Craxi, l'allora presidente della Repubblica Francesco Cossiga gli conferì l’incarico di formare il nuovo governo ma, constatata l’impossibilità di comporre un gabinetto di coalizione, Scalfaro rinunciò all’incarico dichiarandosi indisponibile a formare un governo monocolore democratico-cristiano. Così come era successo a due altri suoi predecessori, Pertini e De Nicola, ha ricoperto anche le altre due principali cariche dello Stato, ovvero la presidenza del Senato, seppure in via provvisoria all'inizio della XV legislatura, e quella della Camera. Sul banco principale di Montecitorio sedette dal 24 aprile 1992 al 25 maggio dello stesso anno, quando venne appunto eletto presidente della Repubblica. Nel ruolo di numero uno dell'Assemblea fu lui stesso a leggere ad alta voce lo spoglio delle schede della votazione delle Camere riunite in seduta comune che portò alla sua elezione al Quirinale.

Oscar Luigi Scalfaro, le immagini Oscar Luigi Scalfaro, le immagini Oscar Luigi Scalfaro, le immagini Oscar Luigi Scalfaro, le immagini Oscar Luigi Scalfaro, le immagini Oscar Luigi Scalfaro, le immagini

E UN GIORNO DISSE: «NON CI STO» - La sua presidenza è stata particolarmente significativa: eletto due giorni dopo la strage di Capaci, in cui persero la vita il giudice Giovanni Falcone, la moglie e gli uomini della scorta. Nel corso del settennato dovette gestire il passaggio dalla prima alla seconda Repubblica e la transizione dagli anni di Tangentopoli. Celebre la sua frase «non ci sto», pronunciata la sera del 3 novembre 1993 a reti unificate, per difendersi dalle accuse di avere gestito fondi neri ad uso personale nell'epoca in cui era stato ministro dell'Interno. In quell'occasione Scalfaro parlò di «gioco al massacro» e imputò l'esplosione dello scandalo Sisde ad un tentativo di infangare la presidenza della Repubblica come ritorsione della vecchia classe politica che le inchieste di «Mani Pulite» avevano decimato.

Quando disse: «Io non ci sto»

«ESEMPIO DI INTEGRITA'» - Immediato il cordoglio espresso dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, alla diffusione della notizia del decesso. «È con profonda commozione che rendo omaggio alla figura di Oscar Luigi Scalfaro nel momento della sua scomparsa, ricordando tutto quel che egli ha dato al servizio del paese, e l'amicizia limpida e affettuosa che mi ha donato - ha detto in una nota il capo dello Stato -. È stato un protagonista della vita politica democratica nei decenni dell'Italia repubblicana, esempio di coerenza ideale e di integrità morale. Si è identificato con il Parlamento - ha aggiunto Napolitano, che in mattinata ha reso visita alla salma -, cui ha dedicato con passione la più gran parte del suo impegno. Da uomo di governo, ha lasciato l'impronta più forte nella funzione da lui sentitissima di ministro dell'Interno. Da Presidente della Repubblica, ha fronteggiato con fermezza e linearità periodi tra i più difficili della nostra storia. Da uomo di fede, da antifascista e da costruttore dello Stato democratico, ha espresso al livello più alto la tradizione dell'impegno politico dei cattolici italiani».
«Si è battuto convintamente per tutta la vita per l'affermazione degli ideali in cui credeva e per una Italia sempre più forte, democratica e unita» ha detto invece il presidente della Camera, Gianfranco Fini. «Si è sempre impegnato a rafforzare la Repubblica fondata sulla Carta Costituzionale di cui fu costantemente strenuo difensore - ha aggiunto Fini -, nella convinzione che essa dovesse rappresentare in ogni circostanza la stella fissa su cui orientare l'azione nella contingenza delle scelte politiche». E il presidente del Senato, Renato Schifani: «Ha incarnato e presenta ai cittadini di oggi e di domani un'immagine della Repubblica cui tutti teniamo gelosamente: una Repubblica baluardo dei diritti dell'uomo e della pace, impegnata nel promuovere il protagonismo responsabile delle parti sociali, sollecita nel richiamare ciascuno all'adempimento dei propri doveri di solidarietà». Anche il premier Mario Monti nel ricordare Scalfaro ha fatto ricorso al termine «integrità»: «Fu esempio luminoso di coerenza ideale e di integrità morale». Poi un ricordo personale: «Nel novembre scorso, appena assunto l'incarico di presidente tenni ad esprimergli personalmente i sentimenti di gratitudune per l'esempio da lui offerto nel servire la cosa pubblica». Infine, un ricordo è arrivato dal Papa, Benedetto XVI, che lo ha definito un «illustre uomo cattolico di Stato», che «si adoperò per la promozione del bene comune e dei perenni valori etico-religiosi cristiani propri della tradizione storica e civile dell'Italia».

Redazione Online29 gennaio 2012 | 16:03

sabato 28 gennaio 2012

NESSUN MINISTRO CHE CAPISCA O VOGLIA CAPIRE COME DEBBA RIFORMARSI LA GIUSTIZIA CIVILE

Ho lasciato questo commento (ore 16,56 sotto il mio pseudonimo robert nozick) ad un articolo del Corriere della sera.

Possibile che nessun ministro capisca come si debba riformare la giustizia civile? Bisogna spazzare via gli artt. 180-181-182-183-184 del Codice di Procedura Civile che permettono di modificare la domanda, di sollevare nuove eccezioni, di produrre nuovi documenti. E si dà modo ad una delle parti (quella giuridicamente debole) di chiedere rinvii. Spazzando via i suddetti articoli si spazzano via le udienze.Il processo civile è documentale. Insieme con l'atto di citazione debbono essere prodotti subito tutti i documenti e la richiesta di una perizia (se necessaria)insieme con la richiesta (se necessaria) di testimoni, che già possono testimoniare telematicamente senza bisogno di udienza. Da parte avversaria il contraddittorio è garantito con la comparsa di risposta (e valgono le stesse osservazioni fatte in merito all'atto di citazione). Poi vi sono per le due parti in causa la comparsa conclusionale e la comparsa di replica (che appaiono persino eccessive dato che basterebbero l'atto di citazione e la comparsa di risposta).Invece il giudice va alle udienze senza conoscere ancora nemmeno l'atto di citazione e la comparsa di risposta. Assurdo. Conosce la causa soltanto quando la causa va a sentenza. E nel frattempo sono passati anni tra vari rinvii. Il giudice deve conoscere subito la causa con il deposito dell'atto di citazione e della comparsa di risposta. Poi basta. Le udienze non debbono più esistere.

Fine del commento.
Ma poi ho controllato sul Corriere che vi è anche la pubblicazione di quanto segue in un secondo commento.

Debbo qui aggiungere che bisogna riformare l'art. 96 (che vieta la lite temeraria) sempre trascurato dai giudici. Bisogna aumentare le spese della soccombenza (anche in proporzione al reddito) per coloro che palesemente resistano in giudizio in malafede non avendo nemmeno un fumus boni juris (una parvenza di diritto), in modo da scoraggiare la malafede e far diminuire il numero delle cause. Inoltre, bisogna che finalmente venga introdotta la responsabilità civile dei giudici (anche nel processo civile) quando facciano sentenze aberranti, dettate da "ignoranza o vizi logici inescusabili" (art. 1 Provvedimenti disciplinari). E i provvedimenti non debbono più passare attraverso il farsesco Consiglio Superiore della Magistratura (organo di controllo eletto dai controllati). Alfano lasciò un disegno di legge che istituiva un'Alta Corte di giustizia formata per 2/3 da giuristi e da avvocati. A questa Corte di giustizia dovrebbe poter rivolgersi un cittadino che sia vittima di una sentenza aberrante ponendo direttamente sotto processo civile un giudice. Che fine farà con la Severino questo disegno di legge? Invece di blaterare su false riforme della giustizia civile abolisca le udienze e introduca la responsabilità civile dei giudici.Che si assicurino e non sia lo Stato (cioè il contribuente) a pagare per i gravi errori di questa casta di intoccabili ignoranti che, superato un concorso di ingresso nella magistratura, possono per il resto della vita evitare di aprire un libro di diritto. Continuano a fare carriera (con lauti stipendi) per sola anzianità senza alcun controllo di merito. Bisogna introdurre la specializzazione. Non è possibile concepire che un giudice sia un tuttologo. Il diritto civile è così ampio e complesso che occorre una specializzazione secondo una determinata disciplina, come è quella dei giuristi. Tra i giuristi (studiosi del diritto) ed un giudice (manovale del diritto) esiste la stessa differenza che vi è tra un professore di idraulica e un idraulico.

anno giudiziario

Il ministro Severino a Catania:
«Al Paese serve la spinta nobile dei giudici»

Il guardasigilli invita i magistrati a una giustizia efficiente e
a vincere il divario tra Sud Italia e l'Europa

anno giudiziario

Il ministro Severino a Catania:
«Al Paese serve la spinta nobile dei giudici»

Il guardasigilli invita i magistrati a una giustizia efficiente e
a vincere il divario tra Sud Italia e l'Europa

«Lo stato delle carceri e la civiltà di un Paese» «Oggi il Paese ha proprio bisogno di recuperare in tutti i settori lo stesso spirito di servizio, questa spinta nobile di chi svolge una qualsiasi pubblica funzione senza altri obiettivi che quello di adempiere al proprio dovere. Una spinta che in una realtà così difficile, condividete con i nostri dirigenti e personale amministrativo che con voi affronta ogni giorno rischi e fatiche». Lo ha detto il ministro della Giustizia Paola Severino, intervenendo alla cerimonia di inaugurazione dell'anno giudiziario a Catania. Il ministro ha citato l'esempio di Giovanni Falcone: «In Sicilia la criminalità organizzata rende diverso e più oneroso il lavoro quotidiano. Qui si vive in prima linea - aggiunge - e i risultati lusinghieri sono stati pagati a caro prezzo dai servitori dello stato. A chi mi chiede chi me lo fa fare rispondo come Falcone: lo spirito di servizio».

LA SFIDA - Nel mondo della giustizia c'è «da vincere una sfida nella sfida»: la distanza tra il Sud dell'Italia e l'Europa ha detto ancora il ministro. «Da questo distretto l'Europa può forse sembrare più lontana, ma il miglior modo per accorciare questa distanza è quello di provare a capovolgere l'Italia, a ripartire dal Sud, dalla Sicilia, dalla Calabria, dalla Campania, da città come Catania dove di certo non mancano i problemi ma si può fare affidamento su intelligenze creative e brillanti capaci di proseguire su quell'impegno civile di cui già è stata data ampia prova».

Il ministro Paola SeverinoIl ministro Paola Severino
SEDI DISAGIATE - Il ministro della Giustizia ha anche toccato il tema delle sedi disagiate: «Bisogna prendere atto che i meccanismi incentivanti per la copertura delle sedi disagiate, pur apprezzabili, non si sono dimostrati in grado di fronteggiare interamente questa emergenza, soprattutto nelle procure di frontiera. Su questo tema e sui rimedi sono aperta al confronto con il Csm e disponibile a cercare soluzioni condivise».

GIUSTIZIA EFFICIENTE - «Rendere la giustizia efficiente, il magistrato capace di organizzare al meglio i propri uffici e amministrare la giustizia coltivando la specializzazione, costruire un modello di avvocatura attento ai valori della concorrenza leale e capace di elevare il proprio livello qualitativo, rappresentano le sfide nelle quali ci dovremo cimentare». Sono anche questi gli altri inviti che il ministro ha rivolto ai magistrati. «Vorrei ricordare - ha aggiunto - che la storia ha dimostrato che da ogni crisi economica di dimensioni planetarie, come quella che oggi ci affligge - sono sempre nate nuove opportunità di crescita e di sviluppo di cui si sono avvantaggiati soprattutto quei paesi che, prima di altri, hanno saputo ripensare e ricostruire il loro modello di società. Ed è quello che ciascuno di noi - ha concluso - con il proprio contributo e con la doverosa rinuncia a qualche privilegio, sta cercando di fare».

LE CARCERI - Il ministro ha affrontato anche il grave problema del sovraffollamento delle carceri: «Dallo stato delle carceri si misura il livello di civiltà di un Paese» anche perchè lo Stato non ripaga mai con la vendetta ma vince con il diritto e l'applicazione scrupolosa di regole e legge».

Redazion Online28 gennaio 2012 | 16:32

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X Stancodiquestopaese
28.01|17:34 Ugo Cal

... amico mio .. hai fatto centro. Questo è il paese ed il popolo che preferisce "curare" assassini, stupratori, violenti e ladri, che preferisce dare la precedenza negli asili, nelle scuole, nel lavoro agli extracomunitari, che difende a spada tratta chi non ha permesso di soggiorno e lavora in nero, dare lavoro ai giovani (vigorosi e più forti dei loro padri disoccupati), che aumenta le accise su benzina e tabacchi ma si dimentica l'alcool (liquori e vino che oltre a portare alla morte colpiscono tramite incidenti stradali e violenze) piuttosto che dare aiuti a chi, italiano, non ha il minimo per vivere (non per sua colpa), che curare chi non se lo può permettere, dare lavoro a chi lo ha perso avanti negli anni e che certo non ha speranze di riassunzione .... Il nostro è uno strano paese .. ma la verità è che siamo "strani" noi italiani ... a noi basta ci diano una bella partita di calcio e tutto viene dimenticato ... per poi lamentarci il lunedì.

Efficienza?
28.01|17:33 Svarto

Ridurre le ferie (oggi in pratica 2 mesi l'anno). Lavorare anche il pomeriggio, in ufficio (e non a casa). Questo per la Casta magistrale. E per il Governo, costruire i nuovi posti carcere necessari, come un qualsiasi uomo della strada pensa.

Spinta nobile ? sì, ma i NOBILI dove sono ? CHI sono ?
28.01|17:31 silonofrio

Non c'è, non c'è mai stata, 'spinta nobile' da parte di chi viene selezionato da beceri concorsi statali.... sono nella cultura e nei fatti SOLO dei poveri, inutili, dannosi, impiegati statali. Ed i giudici sono anche peggio degli altri loro colleghi, perchè sono la categoria di statali più assenteista, che si controlla da sola come i mafiosi, e che ci dà uno dei PEGGIORI servizi statali.

scusate un attimo...
28.01|17:17 Stancodiquestopaese

abbiate pazienza,sono solo un povero cittadino che lavora onestamente dalla mattina alla sera e fa sacrifici per arrivare alla fine del mese come molti italiani! Ma...come si fa ad eseere favorevoli per i cosidetti decreti svuota carceri perche' quelli poverini stanno stretti?Ma di fare carceri nuove in tutti questi anni era troppo onere?Ma rimpatriare nelle loro galere tanti di quegli individui,con i cosidetti accordi bilaterali che pendono sempre dalla parte degli altri che ci dettan regole e leggi no?(vedi albania,romania,marocco ecc.) Che cosa intende dire con:«Dallo stato delle carceri si misura il livello di civiltà di un Paese" quando ci stanno tanti disoccupati e cassaintegrati?Casomai lo stato di civilta' si misura nel come questi rispetta i propri cittadini e qua in Italia mi sembra che cio' sia ai minimi termini!Altro fumo negli occhi degli italiani che aspettano e speran sempre nel messia che li fa ricchi e felici.Povero paese!

La giustizia
28.01|17:17 testamento

Il ministro esegue solo gli ordini del Vaticano e di qualche partito che dalla disperazione cerca voti tra i carcerati. A me nessuna ha mai perdonato nulla, se sbaglio pago e basta ma per i professionisti del crimine c'è tutta un'altra giustizia.Ai carcerati do un consiglio per non trovarsi nelle condizioni in cui sono: " fate meno i delinquenti".

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CHI PAGA ILCANONE RAI E' IMBECILLE. REGALA SOLDI AI RICCHI

In tempi di maggiore povertà si deve assistere a questi schiaffi alla miseria. Taglio alla spesa pubblica: questo è lo slogan che si sente dire. E poi la furbizia della Rai che, per indurre a pagare il canone, ora si è inventata la trasformazione del canone in una tassa. Ma scherziamo? Il canone non può essere una tassa. Le tasse si pagano sul reddito per avere dei servizi pubblici necessari, non per pagare i parassiti della società. Non ce l'ho tanto con Celentano (ma anche con lui, che in fondo è un parassita della società, che può farne benissimo a meno, mentre non può fare a meno dei netturbini, per esempio). Ce l'ho con la Rai che gli regala 300.000 euro a trasmissione per quel carrozzone schifoso di Sanremo. Uno schiaffo alla miseria, ai disoccupati, a chi fa fatica a vivere con un magro stipendio, ai precariati, etc. Ma forse la colpa è anche di quelli che ascoltano Sanremo invece di ascoltare altre trasmissioni. Perché i calciatori, altri parassiti della società, di cui si potrebbe fare a meno, guadagnano tanto? Perché vi sono gli stronzi che vanno a vedere le partite o danno soldi a Sky per vederle al televisore. E allora poi non si lamenti chi fa fatica a tirare fino alla fine del mese se regala soldi al parassita Celentano e a tutti i parassiti del mondo effimero dello spettacolo senza arte. Rai diseducativa con programmi schifosi,di intrattenimento, di isola dei famosi (in che cazzo sono famosi?), che, mettendosi in competizione con le TV commerciali, ha abbassato ancor di più il suo livello. Rai infarcita della spazzatura di fictions, che un tempo venivano chiamati sceneggiati, e di ben altro livello. Fictions che certamente non passeranno alla storia del cinema. Non esistono più grandi attori come Gassman, Mastroianni, Sordi, etc. Esistono figure prive di spessore artistico. Bisogna accontentare i gusti più bassi, il mondo delle canzonette per chi si annoierebbe a morte ascoltando BACH, BEETHOVEN, BRAHMS, WAGNER, Infatti alla Rai manca la musica vera, che è quella seria, impropriamente detta classica perché la musica classica (che si chiude con Beethoven) è quella che cronologicamente sta tra la musica barocca (che si chiude con Bach) e quella romantica. Ma guai ad annoiare coloro che preferiscono Celentano a Bach. Cadrebbe l'indice di ascolto (che ora per esterofilia viene chiamato share). E allora siano questi a pagare il canone.Io non voglio dare soldi ai parassiti della società,che fanno parte di un mondo che immeritatamente e impropriamente viene definito artistico.

FESTIVAL

Celentano a Sanremo, è fatta

Dopo le polemiche, finalmente raggiunto l'accordo con la Rai: interventi a ruota libera e 300.000 euro a puntata

FESTIVAL

Celentano a Sanremo, è fatta

Dopo le polemiche, finalmente raggiunto l'accordo con la Rai: interventi a ruota libera e 300.000 euro a puntata

Adriano Celentano: al Festival ci sarà Adriano Celentano: al Festival ci sarà
MILANO - Celentano sì, Celentano no. Il clamoroso ritorno del Molleggiato a Sanremo era stato annunciato già a dicembre. Mano libera, interventi a piacimento per tutto il corso del Festival, dietro congruo compenso ovviamente. Proprio su questa libertà assoluta di dir quel che gli andava, sembrava si stesse incagliando la partecipazione di Adriano. Con il cantante che se la prendeva con il direttore della kermesse Gianmarco Mazzi. Il quale a sua volta scaricava sul direttore generale della Rai Lorenza Lei il raffreddamento nei confronti di Celentano.

CONTRATTO FIRMATO - Ebbene, dopo tanta maretta, il caso è chiuso. Il contratto sarebbe stato finalmente firmato. E nella direzione in cui voleva Celentano. Che potrà dunque parlare a ruota libera, sempre nel rispetto della legge e del codice etico della Rai. Senza peraltro essere interrotto da qualsivoglia pubblicità, almeno per quanto concernerà il primo intervento. Il tutto per 300.000 euro a puntata: per un totale che non dovrebbe superare le 750.000 complessive.

Matteo Cruccu
twitter/ilcruccu
27 gennaio 2012 | 16:52

venerdì 27 gennaio 2012

GIORNO DELLA MEMORIA COME POSIZIONE DI RENDITA: GLI EBREI CREDENTI SI LAVINO PRIMA I PANNI SPORCHI DELL'ANTICO TESTAMENTO LIBRO DA PROTONAZISTI

Distinguo gli ebrei non credenti da quelli delle sinagoghe che considerano storia sacra i racconti degli olocausti commessi dagli antichi ebrei con lo sterminio di intere popolazioni autoctone della Palestina. Si vergognino di quelle loro storie (pur romanzate) prima di pretendere che si abbia memoria del loro asserito olocausto. Debbono smetterla di ritenersi l'ombelico del mondo e della storia, quasi che questa non fosse costellata da stragi. Vi sono stati più morti (si dice 40 milioni) nei gulag sovietici di Stalin, ma di essi non si celebra la memoria perché la storia viene scritta dai vincitori. A furia di sentire sempre la solita campana, con la pretesa assurda che si introduca anche in Italia (come, per ricostruirsi una verginità storica, in Francia, in Germania e in Austria) il reato di negazionismo perseguitando i negazionisti si alimenta almeno il sospetto che si voglia nascondere la verità. Questa potrà essere conosciuta solo quando ai negazionisti sarà permesso di confrontarsi liberamente con le tesi ufficiali che i mass media propagandano. La persecuzione dei negazionisti sta avendo l'effetto contrario perché il negazionismo si sta espandendo trasversalmente e non vi sarà legge liberticida che lo possa arrestare. Non è negando la libertà di pensiero che si favorisce una certa causa. Questa, anzi, diventa perdente. NON SI PUO' PORTARE LA STORIA IN TRIBUNALE PER RENDERLA UFFICIALE. Non posso addentrarmi in questa sede nei particolari che fanno nascere seri dubbi sulla verità ufficiale. Avete mai sentito un dibattito pubblico alla TV tra affermazionisti e negazionisti? Mai. Eppure, sulla base delle mie letture debbo riconoscere che vi sono troppe contraddizioni nei racconti dei sopravvissuti. Mai hanno spiegato come abbiano fatto a sopravvivere per almeno due anni nei lager nazisti e non siano finiti nelle camere a gas. Io sarò costretto a rimanere un dubitazionista sino a quando non verranno discussi i libri, per esempio, dei negazionisti Robert Faurisson e Paul Rassinier (internato in un lager nazista, reso invalido per le torture subite e medaglia d'argento della Resistenza francese). Se ne vuole parlare pubblicamente una buona volta perché il 27 gennaio non possa essere considerato una comoda posizione di rendita e gli ebrei non possano più ritenersi le sole vittime della storia? CHE SI LAVINO I PANNI SPORCHI DELL'ANTICO TESTAMENTO PRIMA DI PRETENDERE CHE GLI ALTRI SI LAVINO I LORO.
Se è stato accertato in base ai registri anagrafici che la popolazione ebraica in Europa prima della guerra era di sei mlioni e che la metà fece in tempo a lasciare i territori invasi dai nazisti rifugiandosi in Russia,negli Stati Uniti e in Paesei europei non toccati dalla guerra come è possibile che ne siano morti sei milioni nei lager nazisti e tre milioni nella sola Auschwiz? I conti non tornano. La cifra di sei milioni fu affacciata al Tribunale dei vincitori di Norimberga sotto la pressione della lobby ebraica per avere un risarcimento maggiore dalla Germania per ogni ebreo morto. Il numero di 6 milioni è una grossa falsità storica , che non ne esclude altre. Cattivo sangue non mente. Inoltre il rappresentante della comunità ebraica mondiale Chaim Weizmann nel 1939 dichiarò guerra alla Germania come se fose un capo di Stato o di governo. Conseguentemente i tedeschi furono costretti a ritenere gli ebrei nemici della Germania internandoli in campi di concentramento. La stessa cosa fecero il Canada e gli Stati Uniti quando internarono in campi di concentramento i giapponesi che vivevano in Canada e negli Stati Uniti allo scoppio della guerra tra Stati Uniti e Giappone. Come si spiega il fatto che il noto cacciatore di nazisti Simon Wiesenthal sia stato internato in un lager austriaco (Mathausen) riconosciuto da tutti non essere un campo di sterminio (giacché i campi definiti di sterminio si trovavano solo in Polonia) e sopravvisse sino alla fine della guerra? Come si spiega che la famiglia Frank sia stata trasportata ad Auschwiz nel settembre del 1944 e lì sia morta di tifo (non in camera a gas) la madre mentre sopravvisse il padre sino all'arrivo dei sovietici mentre le figlie furono trasferite nel novembre del 1944 nel campo di Bergen Belsen (ai confini con il Belgio) dove le sorelle morirono di tifo tra gennaio e febbraio del 1945 a distanza di un mese l'una dall'altra? Eppure erano tutti e quattro in condizioni fisiche tali da non poter lavorare, mentre si è sempre detto che quelli che erano in condizioni di lavorare venivano inviati nelle fabbriche adiacenti e gli altri venivano eliminati in camere a gas. Non basta.Si è detto sempre che i nazisti impiegassero come gas asfissiante lo ZyclonB. Ma questo è risultato essere un disinfettante non un gas. Si è raccontato dai "testimoni" che i nazisti guardassero dalle finestre per assicurarsi che nelle camre a gas fossero tutti morti e che vi entrassero subito dopo per raccoglierne i cadaveri.Il che è impossibile perché sarebbero rimasti asfissiati anch'essi. E' certo che la morte di milioni di internati nei Lager fu causata dalla fame e dalle malattie perché gli alleati, futuri vincitori, bombordavano strade e ferrovie impedendo l'arrivo di cibarie nei campi. I quattro volumi della Croce Rossa internazionale che ispezionava i campi nazisti rimangono tuttora segretati per paura che si diffonda la notizia che da questi volumi non risulta l'esistenza delle camere a gas, mentre la stessa Croce Rossa condannava i bombardamenti degli inglesi e degli americani che impedivano l'arrivo di rifornimenti nei lager. Troppe falsità e troppe contraddizioni
sono evidenti nei racconti dell'asserito olocausto.
Quanti hanno letto i racconti delle stragi tremende commesse dagli antichi ebrei? Eppure quelli delle sinagoghe se ne vantano. Se essi, i peggiori razzisti, fossero finiti male nei lager nazisti non vi sarebbe da commuoversi della loro fine. Leggete ora di quale loro storia essi con spudoratezza siano capaci di vantarsi.

GODETEVI ORA GLI OLOCAUSTI BIBLICI LEGGENDO QUANTO SEGUE

La storia, oltre a molti racconti biblici, se pur romanzati, ci dice che furono proprio gli antichi ebrei a promuovere degli olocausti nei confronti delle popolazioni che abitavano già in Palestina prima del loro arrivo (XIII secolo). A tale cultura della violenza appartiene anche l’antico popolo ebraico. Nel libro dei Numeri (IV libro del Pentateuco, cioè della Torah) si dice che, avanzando dal mar Rosso verso la regione di Canaan, al di qua del fiume Giordano, “Israele fece voto a Jahweh e Jahweh porse ascolto alla voce di Israele e gli diede nelle mani i Cananei; e Israele votò allo sterminio i Cananei e le loro città” (21, 3). Con la scusa che era stata rifiutata da Sikhon, re degli Amorei, una richiesta di passaggio, gli Ebrei si impadronirono del regno di Sikhon, cacciandone tutti gli abitanti. Successivamente si rivolsero contro Og, re di Basan: “Gli Israeliti batterono lui, coi suoi figlioli e con tutto il suo popolo, in guisa che non gli rimase più anima viva” (21, 21-35). Questi due ultimi fatti sono riportati anche in Deuteronomio (2, 31-36; 2, 1-7) con tinte ancor più crude: “ Jahweh mi disse: <>. Allora Sikhon uscì contro a noi con tutta la sua gente, per darci battaglia a Iahats. E Jahweh, l’Iddio nostro, ce lo diede nelle mani, e noi ponemmo in rotta lui, i suoi figlioli e tutta la sua gente. E in quel tempo prendemmo tutte le sue città e votammo allo sterminio ogni città, uomini, donne, bambini; non vi lasciammo anima viva. Ma riserbammo come nostra preda il bestiame e le spoglie delle città che avevamo prese…Così Jahweh, il nostro Dio, diede in poter nostro anche Og, re di Basan, con tutta la sua gente; e noi lo battemmo in guisa che non gli restò anima viva. Gli prendemmo in quel tempo tutte le sue città; non ci fu città che noi non prendessimo loro: sessanta città, tutta la contrada d’Argob, il regno di Og in Basan…Noi le votammo allo sterminio, come avevamo fatto di Sikhon, re di Heshbon; votammo allo sterminio ogni città, uomini, donne, bambini. Ma riserbammo come nostra preda tutto il bestiame e le spoglie delle città”.

Poiché nel paese di Median molti ebrei, con donne di quella località, avevano offerto sacrifici agli dei locali, Jahweh ordinò a Mosè di fare impiccare tutti gli ebrei colpevoli di idolatria (24.000), e, volendo anche punire la popolazione locale per vendicare “i figlioli di Israele” che si erano lasciati corrompere da essa, ordinò a Mosè di attuare la vendetta. Pertanto “i figlioli di Israele” uccisero tutti i maschi, “presero prigioniere le donne di Madian e i loro fanciulli e predarono tutto il bestiame, tutti i loro greggi e ogni loro bene; e appiccarono il fuoco a tutte le città che quelli abitavano, e a tutti i loro accampamenti, e presero tutte le spoglie e tutta la preda: gente e bestiame; e menarono i prigionieri, la preda e le spoglie a Mosè…E Mosè si adirò contro i comandanti dell’esercito, capi di migliaia e capi di centinaia, che tornavano da quella spedizione di guerra, dicendo loro: <>” (Numeri, 31, 9-18). Naturalmente la purificazione consisteva nell’uccidere un certo numero di uomini e di animali, da offrire in olocausto a Jahweh. In che proporzione? “Uno per 500, di uomini, buoi, asini e pecore”. La metà da dare al “sacerdote” Eleazaro, “come prelievo per Jahweh”. L’altra metà per “i figli di Israele (31, 29). La metà delle pecore per i figli di Israele fu di 337.500, di cui 675 in tributo (cioè in olocausto) per Jahweh; la metà dei buoi fu di 36.000, di cui 72 in tributo per Jahweh; la metà degli asini 30.500, di cui 31 in tributo per Jahweh; la metà degli uomini fu di 16. 000, di cui 32 in tributo (!) per Jahweh. In fondo Jahweh si accontentava di poco, in proporzione. Ma non voleva rinunciare al sacrificio umano. ??Questo è l'Antico Testamento!

Sappia il lettore che questa parte del libro dei Numeri risente della redazione ultima, quella sacerdotale,1 che arriva all’epoca successiva all’esilio (cioè successiva al 538 a. C.). Ciò significa che tra gli Ebrei vigeva ancora la ritualità del sacrificio umano, non soltanto degli animali. Cattivi maestri dell’asserito olocausto ad opera dei nazisti. Infatti furono peggio dei nazisti.

E per purificarsi la coscienza portarono “<>…Gli uomini dell’esercito si tennero il bottino che ognuno aveva fatto per conto suo” (ibid., 31, 50-53).

In preparazione del passaggio del fiume Giordano, per entrare nel paese di Canaan, la “terra promessa”, Jahweh dice a Mosè, il grande macellatore di uomini bovini, (e) di ovini e di uomini, asserito fondatore della religione ebraica: “Caccerete d’innanzi a voi gli abitanti del paese, distruggerete le loro immagini, distruggerete tutte le loro statue di getto e demolirete tutti i loro alti luoghi. Prenderete possesso del paese, e in esso vi stabilirete, perché io vi ho dato la terra in eredità” (ibid., 33, 52-54).

E nel Deuteronomio, quinto ed ultimo libro del Pentateuco (o Torah), sacro a tre religioni (!), si legge: “Sterminerai dunque tutti i popoli che Jahweh, l’Iddio tuo, sta per dare in tuo potere; l’occhio tuo non abbia pietà; e non servire agli dèi loro…Il tuo Dio, Jahweh, darà queste nazioni in tuo potere e le metterà interamente in rotta finché siano distrutte. Ti darà nelle mani i loro re, e tu farai scomparire i loro nomi di sotto ai cieli; nessuno potrà starti a fronte finché tu le abbia distrutte. Darai alle fiamme le immagini scolpite dei loro dei; non agognerai e non prenderai per te l’argento che è su quelle, onde tu non abbia ad esserne preso perché sono un’abominazione per Jahweh” (7, 16-25). “Quando ti avvicinerai ad una città per attaccarla, le offrirai prima la pace…Ma se essa non vuole la pace, allora l’assedierai; e quando Jahweh, il tuo Dio, te l’avrà data nelle mani, ne metterai a fil di spada tutti i maschi; ma le donne, i bambini, il bestiame e tutto ciò che sarà nella città, tutto quanto il suo bottino, te li prenderai come tua preda; e mangerai il bottino dei tuoi nemici, che Jahweh, l’Iddio tuo, ti avrà dato. Così farai per tutte le città che sono molto lontane da te, e che non sono città di queste nazioni. Nelle città di questi popoli che Jahweh, il tuo Dio, ti dà come eredità, non conserverai in vita nulla che respiri; ma voterai a completo sterminio gli Hittei, gli Amorei, i Cananei, i Ferezei, gli Hivvei e i Gebusei…affinché essi non vi insegnino a imitare tutte le abominazioni che fanno per i loro dèi, e voi non pecchiate contro Jahweh, che è il vostro Dio” (20, 10-18).

Il libro di Giosuè, successivo al Deuteronomio, si apre con la descrizione da parte di Jahweh dei confini della “terra promessa”. Egli si rivolge a Giosuè, che, figlio di Nun, ministro di Mosè, era stato nominato suo successore, essendo già morto, prima di Mosè, suo fratello Aaronne: “Mosè, mio servo è morto; or dunque levati, passa questo Giordano, tu con tutto questo popolo, per entrare nel paese che io do ai figlioli d’Israele. Ogni luogo che la pianta del vostro piede calcherà, io ve lo do, come ho detto a Mosè, dal deserto, e dal Libano che vedi là, sino al gran fiume Eufrate, tutto il paese degli Hittei sino al mare grande, verso occidente”. Nella descrizione della presa di Gerico si legge: “Il popolo (ebraico) salì nella città… e votò allo sterminio tutto ciò che era nella città, passando a fil di spada uomini, donne, fanciulli e vecchi, e buoi e pecore e asini.. Allora Giosuè fece questo giuramento: <>. Jahweh fu con Giosuè, e la fama di lui si sparse per tutto il paese” (ibid., 4, 20-27). Nella descrizione della presa di Ai si legge: “Quando Israele (dopo un’imboscata) ebbe finito d’uccidere tutti gli abitanti di Ai nella campagna, nel deserto dove quelli l’avevano seguito e tutti furon caduti sotto i colpi della spada finché non ne rimase più, tutto Israele tornò verso Ai e la mise a fil di spada. Tutti quelli che caddero in quel giorno, fra uomini e donne, furon 12.000: vale a dire tutta le gente di Ai. Israele prese per sé soltanto il bestiame e il bottino di quella città, secondo l’ordine che aveva dato Jahweh. Giosuè arse dunque Ai e la ridusse in perpetuo in un mucchio di rovine, com’è oggi. Quanto al re d’Ai, l’appiccò a un albero, e ve lo lasciò fino a sera; ma al tramonto del sole Giosuè ordinò che il cadavere fosse calato dall’albero; e lo gettarono all’ingresso della porta della città, e gli ammassarono sopra un gran mucchio di pietre, che rimane anche al di d’oggi” (ibid., 7, 24 sgg.).

Gli abitanti delle zone circostanti, udita notizia di ciò che era capitato, per salvarsi la vita chiesero intimoriti un’alleanza con Giosuè dicendo che provenivano da paesi lontani, in modo da dare agli ebrei la convinzione che non sarebbero stati costretti a vivere in vicinanza con essi. Quando Giosuè seppe che erano dei vicini si ritenne ingannato e li maledisse: “Or dunque siete maledetti, e non cesserete mai d’esser schiavi, spaccalegna ed acquaioli per la casa del mio Dio” (ibid., 9, 23). Bontà sua! Il re di Gerusalemme, a questo punto, chiese l’alleanza di altri cinque re per far fronte comune nella difesa contro Giosuè.

Ma anche questa volta gli Ebrei furono rassicurati dal loro Jahweh della vittoria, e, come gli dèi pagani, che parteggiavano per schiere avverse, il dio ebraico si mise a far piovere pietre contro l’esercito della coalizione dei cinque re, uccidendo più uomini lui di quanti ne uccisero gli Ebrei (Giosuè, 10, 11). E quello stesso ridicolo dio, che, apparendo più ridicolo degli dèi pagani, faceva piovere le pietre, ordinò al sole di fermarsi perché gli Ebrei potessero avere una giornata di sole più lunga a disposizione per portare a termine lo sterminio! I cinque re, che si erano rifugiati in una spelonca, furono prima calpestati sul collo ad uno ad uno, poi impiccati a cinque alberi e rigettati nella spelonca, che fu richiusa con grosse pietre. Non contento di ciò “Giosuè prese Makkeda e fece passare a fil di spada la città e il suo re; li votò allo sterminio con tutte le persone che vi si trovavano; non ne lasciò scampare una, e trattò il re di Makkeda come aveva trattato il re di Gerico”. Poi attaccò Libna. “E Jahweh diede anche quella col suo re nelle mani d’Israele, e Giosuè la mise a fil di spada con tutte le persone che vi si trovavano; non ne lasciò scampare una, e trattò il re d’essa come aveva trattato il re di Gerico” (ibid., 10, 30). La stessa sorte toccò alle città di Lakis, di Eglon, di Hebron e di Debir. Giosuè “non lasciò scampare alcuno, ma votò allo sterminio tutto ciò che aveva vita, come Jahweh, l’Iddio d’Israele, aveva comandato…perché Jahweh, l’Iddio d’Israele, combatteva per Israele” (ibid., 10, 40).

Si formò allora un’altra più potente coalizione contro Giosuè. Ma il solito Jaweh disse a Giosuè: “Non li temere, io farò che siano tutti uccisi di fronte a Israele; tu taglierai i garretti ai loro cavalli e darai fuoco ai loro carri”. E così fece Giosuè dopo averli battuti. “Jahweh faceva sì che il loro cuore si ostinasse a dar battaglia ad Israele, onde Israele li votasse allo sterminio senza che ci fosse pietà per loro, e li distruggesse come Jahweh aveva comandato a Mosè…Giosuè li votò allo sterminio con le loro città…prese tutto il paese, esattamente come Jahweh aveva detto a Mosè e lo diede in eredità a Israele, tribù per tribù, secondo la parte che toccava a ciascuna. E il paese ebbe requie dalla guerra” (ibid., 11, 6-23).

Come non vedere nelle modalità di invasione, di occupazione di regioni già abitate da altri popoli (per di più pacifici) e del loro sterminio, giustificate dagli Ebrei come realizzazione della promessa fatta ad essi dal loro dio a danno di altre popolazioni, da sterminare perché gente “abominevole”, e perciò inferiore, perché non adorante il dio degli ebrei – per cui, d’altra parte, non aveva senso il proselitismo verso i non ebrei - la stessa giustificazione che i nazisti apportarono a favore di se stessi rivendicando una “spazio vitale” a est a danno di popolazioni inferiori perché non ariane?

Nessun popolo, tranne quello ebraico, ha mai preteso, fanaticamente, di abitare su una terra data in eredità da una divinità. A differenza degli Ebrei, i nazisti non pretesero che le terre dello “spazio vitale” da conquistare fossero state assegnate in eredità da qualche divinità. Ma i metodi di conquista non furono peggiori di quelli narrati nel testo biblico.

Vi sarebbe da commentare: perché arrivare, con odio efferato, sino a godere, nel racconto, dello strazio di popolazioni che avevano soltanto il torto di avere difeso il loro paese? Si può vedere in questi passi - che certamente amplificano romanzescamente eventi storici per alimentare maggiormente l’orgoglio nazionale ebraico di quei tempi - un sadico compiacimento del narratore, che espone la “soluzione finale” di tipo nazista che gli stessi ebrei credenti nell’antichità inventarono applicandola su intere popolazioni per impossessarsi dei loro territori. Forse nemmeno le orde di Gengis Kahn arrivarono all’efferatezza degli episodi descritti dal narratore biblico.

Ma, anche se tali narrazioni sono state amplificate, come possono gli ebrei credenti pretendere che ci si commuova per il loro asserito olocausto ad opera del nazismo se essi dimostrano di non saper o voler condannare i metodi peggiori descritti in testi che essi ritengono tuttora sacri? Essi non hanno oggi alcun diritto di richiedere commozione per il loro asserito olocausto se non sono disposti a vergognarsi di quei testi che continuano a ritenere sacri, attribuendo persino al loro dio una volontà stragistica volta ad attuare il disegno della “terra promessa” per il “popolo eletto”.

E i maggiori li attuarono tremendamente proprio tra se stessi, per esempio con la guerra tra lo Stato di Israele (con capitale Samaria a nord) e lo Stato di Giuda (con capitale Gerusalemme) a sud.


Il grande filosofo, ebreo ateo, Spinoza, nel suo Trattato teologico-politico, dove (nel cap. 18), riferendosi alle guerre tra il regno di Israele (a nord) e quello di Giuda (con capitale Gerusalemme) in cui l’unico regno si era diviso dopo re Salomone, scrive: “In un solo combattimento furono trucidati dai Giudei 500 mila Israeliti, e in altro combattimento gli Israeliti uccisero moltissimi Giudei, fecero prigioniero il Re stesso, demolirono le mura di Gerusalemme e spogliarono completamente il Tempio; carichi della ingente preda, sazi di sangue fraterno, ricevuti gli ostaggi e abbandonato il Re nel suo regno, quasi devastato, deposero alfine le armi; ma non tanto per le promesse dei vinti Giudei, quanto perché fatti sicuri della loro impossibilità di nuocere. Non passarono però molti anni che i Giudei, ristorate le loro forze, riaccesero la lotta e assalirono gli Israeliti. Ma anche questa volta vincitori furono gli Israeliti, i quali, dopo avere ucciso 120 mila Giudei, condussero in prigionia donne e fanciulli in numero di 200 mila, portando seco un altro innumerevole bottino. Fino a che, stremati da queste e da quelle altre guerre intestine che troviamo narrate nelle storie, furono alla fine preda dei loro nemici.” Data la popolazione di allora si può dire che vi fu un vero olocausto di Ebrei per guerre tra Ebrei stessi. Abbiamo detto questo perché pensiamo che, se gli Ebrei non si fossero odiati e massacrati tra loro, rendendosi deboli di fronte al nemico esterno, come dice Spinoza, forse sarebbero riusciti a conservare il loro Stato in Palestina.

1 Bernardo G. Boschi, Introduzione-Versione-Note ai Numeri, op. cit. pp. 227 sgg.