Riporto queste pagine dal mio libro IO NON VOLEVO NASCERE (Ed.Bastogi, 458 pagine) avendo visto un piccione morto perché certamente aggredito o da una cornacchia o da un gatto. Vi erano piume sparse per l'aiuola. Probabilmente ha cercato di difendersi scappando. Che razza di natura malvagia. Ma più malvagia le gentaccia ignorante che crede nella menzogna che i piccioni portino malattie. E si passano l'uno con l'altro questa diceria. Ebbi occasione di parlare con il sindaco attuale, Massimo Zedda, uno che ha abbandonato gli studi universitari per darsi alla politica. Gli dissi che, pur contro l'ordinanza del suo prececessore Emilio Floris che proibiva di dare da mangiare ai piccioni, io continuavo a dare da mangiare ai piccioni nella piazza sotto casa. Mi rispose: peccato veniale. Ma non revocò l'ordinanza del suo predecessore nonostante avessi aggiunto che esisteva un prodotto innocuo e testato (Ovistop) che, mischiato con mangime, serviva come anticoncenzionale per i piccioni. Basta darlo nei mesi estivi. Potrebbero distribuirlo i netturbini nelle piazze di maggiore presenza di piccioni. La gentaccia dice che sporcano nei loro balconi. Ma non usano piccoli rimedi per allontanarli, come l'uso di girandole o di respingenti di alluminio flessibile che non danneggiano le zampe. Anni fa (nel 2009) feci uno studio che riportai nel citato libro. Ecco le pagine del libro.
Negli anni passati dovetti assistere almeno due volte in due
piazze vicine a casa a scene tremende di piccioni morenti con il
sangue al becco a causa di individui scellerati che credono che
l'unica soluzione consista nell'avvelenarli spargendo di notte del
grano avvelenato. Ma anche in altri luoghi avvennero in tempi diversi
degli avvelenamenti. Sono costretto a ricordarmi, a causa di questa
gentaccia di avvelenatori, la cui vita per me vale meno di quella dei
piccioni, di quando accorrevo con delle buste per raccogliere i
piccioni avvelenati per cercare di salvarli con mangime vitaminizzato
e con acqua e zucchero. Avevo per questo adibito una stanza dopo
avere ricoperto tutti i mobili con dei teloni di celofan. Riuscivo a
salvarne meno della metà. A quelli che si salvavano ridavo libertà
dopo che erano nuovamente in grado di volare. Cercai un appuntamento
con il sindaco, Emilio Floris, un tipo arrogante, che non si degnò
nemmeno di ricevermi. Costui, proprietario per eredità di una
clinica privata, per un po' di tempo aveva fatto il cardiologo nella
sua stessa clinica tanto per sfruttare la sua condizione di
privilegio. Vi è da pensare che avesse scelto la cardiologia per
impegnarsi al minimo, limitandosi il cardiologo a far fare l'esame
alla macchina che fa i tracciati. Non si può dire di certo che si
sia sprecato il cervello. Ma, non avendo evidentemente alcuna
vocazione per la medicina, nemmeno per quella di routine del
cardiologo, si dette a tempo pieno alla politica. E ora è senatore di Forza Italia. Mi ricordo di un
padre che diceva al figlio: se vuoi avere successo nella vita studia
moltissimo. Altrimenti datti alla politica. Riuscii a parlare con due
assessori che fecero vaghe promesse in merito alla soluzione che
proponevo, non avendo in realtà alcun interesse e sensibilità alla
questione. E la soluzione consisteva nel distribuire tramite
netturbini nei punti (soprattutto piazze) di maggiore affluenza di
piccioni uno speciale mangime, testato ed innocuo, che era già stato
sperimentato positivamente in varie città da amministrazioni
comunali giacché esso rende sterile l'accoppiamento. Questo
sindaco – si sappia quale testa ha - aveva emanato un'ordinanza con
cui proibiva di dare da mangiare ai gatti randagi e comminava una
severa multa ai trasgressori perché riteneva che in questo modo si
sarebbe combattuta la presenza di topi. Con la sua eccelsa testa
aveva pensato che i gatti si sarebbero sentiti costretti a dare la
caccia ai topi. Ma una rivolta delle associazioni animaliste lo
costrinse a ritirare subito l'ordinanza. Non vi fu, al contrario,
alcuna rivolta quando qualche anno dopo emise un'ordinanza che
proibiva di dar da mangiare ai piccioni e comminava 500 euro di
multa ai trasgressori. Io di questa ordinanza continuerò a
fregarmene. E con questo libro dichiaro colpevole questo individuo di
non aver mai voluto prendere un provvedimento innocuo per risolvere
il problema dei piccioni. Un sindaco che rifiuta di spendere dei
soldi per evitare la proliferazione dei piccioni ma che non lesina
finanziamenti per iniziative frivole e a beneficio di varie
associazioni pseudoculturali con ritorno di voti o di qualche
cantante per allietare alcune festività a beneficio del volgo. Odi
profanum vulgus et arceo
(Orazio). La gente, anche terrorizzata da articoli accusatori dei
piccioni, ritenuti portatori di varie malattie, li odia
ingiustamente. Non è vero che essi siano portatori, per esempio, di salmonellosi. Altrimenti da quando mi
sarei ammalato.
Non potrò mai dimenticare un
povero piccione che, una domenica mattina, mentre mi trovavo fermo ad
un semaforo con il rosso per le auto, diretto a Marina piccola,
invitato in barca da alcuni amici, attraversava lentamente la strada
sulle strisce pedonali in corrispondenza di un secondo semaforo
distante una ventina di metri da quello sincronizzato di fronte a cui
mi trovavo. Mi vennero subito dei brividi di paura. Quasi un
presentimento. Speravo che arrivasse all'altro marciapiede in tempo.
Era arrivato a poco più della metà delle strisce pedonali quando
scattò il verde per le auto. Una prima macchina gli passò sopra lasciandolo
involontariamente indenne, ma una seconda auto proveniente da destra
rispetto alla prima non fece nulla per risparmiarlo. Avevano tutti
fretta di andare al mare. Li maledissi tutti, augurando a quello che
lo uccise di fare una brutta fine in auto, schiacciato tra le
lamiere. L'imbecillità e la crudeltà umana si rileva anche da
questo triste episodio. Nessuna pietà per chi non ha pietà. Anche
quando si tratti di un piccione che attraversa la strada, per cui gli
insensibili, cioè quasi tutti, non hanno alcun riguardo. E se non
sono insensibili sono dei cretini tutti gli automobilisti che pensano
che il piccione abbia in ogni caso il dovere di spiccare all'ultimo
momento il volo per salvarsi, senza pensare che il piccione possa
essere stanco e debole, privo di pronti riflessi. Odio, dunque
esisto.
Ho
fatto una ricerca e ho scoperto che ai piccioni sono attribuite ben
60 malattie da contagio. Ma quest'opera di terrorismo è portata
avanti da ditte interessate a fornire opere di disinfestazione o
mezzi di qualsiasi genere atti a proteggere grondaie, sottotetti ed
anfratti di ogni tipo per impedire le nidificazioni dei piccioni. Se,
invece, si legge qualche ricerca scientifica sull'argomento si scopre
che è tutto falso.
I piccioni sono accusati di essere fonte soprattutto di salmonellosi,
che si trasmetterebbe tramite il guano. Ma da un articolo di due
ricercatori che, esaminando una letteratura italiana, francese e
tedesca, hanno tenuto conto di 77 studi epidemiologici condotti
nell'arco di 60 anni (dal 1941 al 2003) in 60 diverse aeree urbane e
regioni, è emerso che soltanto 7 degli asseriti 60 organismi
patogeni attribuiti ai piccioni sono trasmissibili all'uomo e che
soltanto 176 casi di trasmissione si sono avuti in 60 anni, tra cui
un solo caso di salmonellosi e un solo caso di toxoplasmosi. Ma è
evidente che la condizione è che il piccione sia ammalato e che uno
tocchi il guano e poi si porti la mano alla bocca o si mangino cibi
contaminati dal guano di piccioni ammalati.
Si tace del fatto che la salmonellosi è quasi sempre trasmessa
dall'ingestione di verdure crude e non lavate bene. In pratica il
rischio è inesistente. Se è vero che i piccioni hanno spesso dei
parassiti (tra cui acari), è anche vero che tali parassiti
non possono costituire alcun pericolo per l'uomo, se non coabita con
piccioni ammalati. E risulta scientificamente falso che l'aria possa
trasmettere infezioni veicolate dai parassiti del piccione. Ha
scritto il veterinario Oscar Grazioli che, anche se soltanto l'1% dei
bambini che si sono avvicinati ai piccioni di p.zza San Marco a
Venezia fosse rimasto contagiato da malattie infettive trasmesse da
piccioni, la p.zza S. Marco avrebbe meritato di essere chiamata p.zza
Erode.
Tutti i sindaci che da ignoranti
hanno vietato di dare da mangiare ai piccioni non hanno considerato
che proprio a causa di ciò i piccioni sono costretti ad una dieta
povera che li rende deboli e indifesi contro le malattie.
Se ne deduce che sono proprio i sindaci a favorire, con i loro
divieti dettati da ignoranza, le malattie dei piccioni, mentre
dovrebbero provvedere a fornire ad essi una dieta equilibrata
aggiungendo un noto prodotto che ha un'azione antifecondativa sui
maschi. I loro stupidi divieti sono solo controproducenti perché non
servono a fare diminuire il numero dei piccioni ma ad aumentare il
numero di quelli possibili vittime di malattie per debolezza causata
da insufficiente nutrimento.
Si ignora che i piccioni hanno
partecipato ai conflitti tra uomini sino alla seconda guerra
mondiale.
Nella prima guerra mondiale il 95% dei piccioni portò a termine la
sua missione, anche se ne rimasero uccisi 20.000. Al loro sacrificio
furono eretti dei monumenti a Bruxelles e a Lille (Francia).Non si
può fare a meno di ricordare il piccione Cher Ami, che salvò dal
fuoco amico dei francesi il resto di un battaglione di 500 soldati
americani intrappolati tra colline portando il messaggio ai francesi
perché smettessero di sparare contro di essi credendo fossero
tedeschi. Arrivò senza una gamba e con il petto trafitto da una
pallottola dopo aver percorso 40 km. Durante la seconda guerra
mondiale l'Inghilterra aveva “arruolato” 200.000 piccioni. I
piccioni erano capaci di tornare nella loro colombaia con una
stupefacente capacità di orientamento dopo essere stati portati in
altra regione, anche attraversando il canale della Manica per il
ritorno in Inghilterra. I tedeschi passavano per le armi chiunque
fosse trovato con piccioni viaggiatori. Agenti tedeschi infiltrati in
Inghilterra, a loro volta, inviavano piccioni in Germania. A
Cornlough (Irlanda) è stata scoperta nell'ottobre del 2009 una targa
in onore del piccione Paddy che alle ore 8,15 del 6 agosto 1944,
volando anche di notte, arrivò in Inghilterra portando l'annuncio
dello sbarco degli americani in Normandia. Paddy coprì 230 miglia in
cinque ore sfuggendo alla falconeria tedesca. Fu decorato con una
medaglia al valor militare. Dal 1943 ad oggi sono 60 gli animali
decorati con medaglia al valor militare. Ebbene, 32 di questi sono
piccioni, tra cui Mary of Exeter, ferita quattro volte mentre portava
messaggi tra Francia e Inghilterra. “Se vedete un piccione
ricordatevi di Paddy e di Cher Ami e toglietevi il cappello”.
Se lo ricordino tutti quelli che
odiano i piccioni o non hanno alcun riguardo per essi, compreso quel
maledetto che il giorno 27 gennaio 2009 (stesso giorno in cui lo sto
scrivendo) – non so quanto tempo prima che io passassi in quel
punto - ha schiacciato un piccione con la sua auto pur entrando in
uno spazio di parcheggio della via Goldoni di Cagliari o uscendo da
esso, e dunque procedendo necessariamente a bassa velocità. Si
merita una fine simile.
A
causa della crudeltà degli avvelenatori di piccioni sono costretto a
tenere in casa, in una stanza, con il pavimento ricoperto di
giornali, due piccioni che non volano più perché, pur sopravvissuti
all'avvelenamento, hanno dei disturbi neurologici permanenti. Altri
due sono stati da me raccolti perché, rimasti vivi dopo essere stati
investiti da un'auto, hanno tuttavia un'ala spezzata. Il più
anziano, una femmina, ha 17 anni. E i veterinari che conosco sanno
operare solo cani e gatti. D'altronde, se si tratta di salvare dei
rapaci, intervengono subito varie associazioni. Se si tratta di
piccioni, tutti se ne fregano. Debbo riconoscere che i piccioni
non si affezionano all'uomo. Ne allevai alcuni quando erano appena
nati. Da pulcini sembrano promettere una capacità di affezione che
scompare quando, in concomitanza con il cambiamento di voce, con
l'abbandono del pigolio, diventano adulti. I quattro piccioni, pur
conoscendomi ormai da molti anni, conservano un atteggiamento di
diffidenza. Solo la femmina di 17 anni sembra rispondere alla mia
voce quando la chiamo.