A tutti gli imbecilli che parlano di diritto alla paternità o alla maternità (per gli omosessuali diritto folle alla genitorialità) dico: poiché ad ogni diritto corrisponde un dovere se ne deduce che esiste il dovere di nascere. Poiché la conclusione è assurda vuol dire che è assurda anche la premesa. Io non ho voluto figli per non complicarmi l'esistenza. Fu domandato a Indro Montanelli (che aveva sposato Colette Rosselli nota come Donna Letizia nelle sue rubriche famose sui settimanali Grazia e Gente) perché non avesse voluto figli. Rispose: non si sa mai chi ci si mette in casa. Non ho mai capito perché la gente non sappia vivere senza figli. Nascono dall'egoismo dei genitori per dare un senso illusorio alla loro esistenza creandosi delle responsabilità nei loro confronti. E così pensano meno alla morte, pensando inoltre di avere il supporto dei figli nella vecchiaia, come dovuta restituzione del tempo, della fatica e del danaro ad essi dedicati e sacrificati. Si aggiunga la paura della solitudine nella vecchiaia. Si nasce dall'egoismo anche dal punto di vista biologico, come ha dimostrato lo scienziato Richard Dawkins nel libro Il gene egoista. Vi è la tendenza animale a sopravvivere trasmettendo i propri geni. E poi si tratta di non lasciare ad estranei la propria eredità, piccola o grande. Sopravvivenza illusoria. Disse Napoleone al suo luogotenente a S. Elena: caro Gourgot, quando siam morti siam ben morti. Solo per gli animali non umani la vita ha un senso: perché non possono porsi la domanda "che senso ha la vita?". Nessuno. La vita è una corsa a staffetta in cui i genitori consegnano ai figli il testimone della morte.
Se quei due non si fossero fatti una scopata a mio danno non mi avrebbero costretto a nascere in questo mondo crudele e senza senso, fatto di isole di apparente felicità sempre sommerse da un mare di infelicità. La vita di ognuno è costellata di funerali. Sartre (L'essere e il nulla) scrisse che la morte è sempre la morte degli altri perché non fa parte del progetto di vita. Ma prima di lui Heidegger (Essere e tempo) scrisse che l'uomo è l'esserci come essere per la morte. Gli uomini, dice Heidegger, muoiono, mentre gli altri animali periscono, non trascorrendo la vita con il pensiero della morte. Periscono perché il loro vivere, essendo privo di progettualità, e un per-ire, un "andare per" senza una precisa meta o un preciso scopo nella vita. L'uomo muore perché progetta la propria morte, essendo coscienza del nulla. Quelli che non la progettano e cercano di rimuovere la morte dal pensiero sono al livello della pura animalità. Questo non significa per Heidegger predicare l'inerzia e annullare qualsiasi progettualità. Ma ogni progetto deve essere accompagnato dalla coscienza del nulla per non essere prede delle cose del mondo, cose tra le cose, a cui si dà un'importanza da cui poi far dipendere la vita anche quando esse non hanno un gran significato. Progetto significa per Heidegger pro-getto, cioè gettare il mondo di fronte (pro) a noi, senza farsi dominare dal mondo, ma nella consapevolezza che poi ogni progetto, una volta realizzato, ci fa ricadere dentro il mondo, come una cosa tra le cose. Per evitare questa ricaduta nel mondo bisogna che ogni progetto sia accompagnato dalla coscienza del nulla, perché solo il nulla non si fa ricomprendere nel mondo (nella contrapposizione tra essere e nulla) e ci permette di trascenderlo. Ci si libera così dalla schiavitù delle cose del mondo, dalla vita inautentica del "si dice" e "si fa". Infatti la coscienza del nulla ci libera dalla schiavitù del mondo di una umanità inautentica. Esserci per la morte non significa predicare il suicidio ma annullare tutto ciò che rende la vita inautentica nel rincorrere cose di nessuna importanza. L'angoscia è il sentimento autentico che rende autentica la vita perché nasce dalla coscienza che siamo nulla. La coscienza del nulla eviterebbe ogni sorta di fanatismo. A iniziare da quello religioso.
Alla luce del pensiero di Heidegger debbo pertanto considerare inautentici, anzi spregevoli, tutti coloro che vivono per accumulare danaro o per rincorrere il potere politico ad ogni costo, considerato come fine della loro esistenza e non come servizio pubblico, funzionale alla necessità di rendere meno dura l'esistenza di tutti.
Gli uomini che fanno figli si pongono al livello dell'animalità. Nasciamo tutti in lista di attesa. Si dice da scriteriati "donare la vita" perché non si ha il coraggio di dire "donare la morte". "Donare la vita" è un non senso linguistico (una stronzata, direbbe il filosofo americano Harry G. Frankfurt, Stronzate, Rizzoli 2005) perché per donare qualcosa occorrono un donatore e un ricevente. La vita non si può donare perché manca il ricevente. La vita non si dona. Si riproduce. Io sono stato coerente nella mia vita. Non ho voluto dare la morte rifiutando di avere un figlio. Provenire dal nulla per tornare nel nulla. E' questo il senso della vita?
In attesa di un'altra sofferenza.