Era
in casa da almeno 10. Non mi ricordo precisamente. Certamente lo raccolsi dalla
strada perché ammalato. Non riusciva più a volare. Inoltre zoppicava perché
nella zampa sinistra gli era rimasto solo un dito. Guarì ma il suo volo era ormai
limitato e dunque in libertà non sarebbe più stato capace di volare
normalmente. Era maschio e faceva compagnia ad un altro piccione, femmina, in
casa da almeno 15 anni. La femmina aveva un disturbo neurologico e anch’essa
non volava. Raccolta anch'essa dalla strada. Non era autosufficiente nel mangiare e dunque aveva bisogno ogni
giorno di essere imbeccata con aggiunta di gocce d’acqua. Il maschio era
autosufficiente nel mangiare e nel bere. Vivevano in una stanza disabitata con
i mobili tutti coperti da steli di celofan. Con la finestra aperta di notte e
la tapparella abbassata per il ricambio dell’aria. L’altro mattina vidi il
maschio sulla lastra di marmo della finestra con la tapparella abbassata forse per respirare aria fresca. Fermo e immobile. Mi avvicinai e
si spostò su una poltrona. Capii che non stava bene. Teneva sollevata la zampa con
un solo dito al piede e per camminare si aiutava aprendo le ali per trascinarsi
avanti. Presagendo il peggio con la videocamera ripresi per 20 minuti tutti e due
i piccioni, nonostante precedenti riprese. La sera stessa presi un taxi e lo
portai da un veterinario esperto in volatili. Mi disse che gli doleva la zampa
e gli fece subito un antidolorifico con una sola goccia. Avrebbe dovuto
proseguire per altri quattro giorni aggiungendo 10 gocce di vitamine diluite in
un piccolo bicchiere d’acqua. Gli domandai se vi fosse un’infezione in corso e pericolo
di vita. Negò che vi fosse questo pericolo. Come si fa a sapere se un volatile
ha la febbre? gli domandai. Risposta: in questo caso tengono gli occhi chiusi o
semichiusi. Il piccione li aveva sempre bene aperti. Tornato a casa l’indomani
gli fu data la seconda goccia di antidolorifico dopo avergli dato da mangiare
imbeccandolo e aggiungendo le vitamine. Di notte aprii la porta e lo vidi in
piedi su un comodino con tutte le due zampe bene appoggiate. Pensai che la cura
avesse incominciato a fare effetto. Aveva prima l’abitudine di dormire su un
mobile o sul letto entrambi ricoperti dal celofan. Ma negli ultimi giorni
stranamente dormiva sotto il letto dove la femmina ha sempre preferito dormire
su giornali spesso ricambiati. Brutta sorpresa questa mattina. L’ho trovato
morto rovesciato sul dorso con le zampe in alto. Mi sono disperato. Ma come? Mi
era stato detto che non era in pericolo di vita. Si può piangere per un
piccione? Per un animale che, comunque, per sua natura è anaffettivo? Per
natura hanno paura dell’uomo. E la loro paura li salva dall’essere catturati.
La femmina, poverina, è rimasta sola. Sentirà la solitudine? Si sappia che
alcuni anni fa vidi nel centro di una piazza un piccione che sembrava morto
perché investito da un’auto. Passai oltre non essendoci più nulla da fare. Ma
una donna mi gridò alle spalle: si muove. Lo portai da un veterinario che però
mi disse che non se la sentiva di operarlo alla ala rimasta spezzata perché forse non avrebbe sopportato l'anestesia. Ebbene,
questo piccione passò il resto della vita camminando. Visse in casa per 23
ANNI! Questa è la vita che un piccione può raggiungere e anche superare. Un
cane o un gatto a 10 anni incomincia ad essere anziano. Un piccione a 10 anni è
ancora giovane. Scrivo ciò nell’amarezza di una illusione delusa.
Se è
unica l’origine della vita da organismi pluricellulari con cellule eucariotiche,
dopo che la Terra per tre miliardi di anni fu abitata solo da cellule
procariotiche (cioè da batteri e alghe azzurre monocellulari) e le cellule eucariotiche
si formarono per caso per congiunzione di organismi monocellulari (secondo la
teoria scientifica di Lynn Margulis, ormai accreditata scientificamente, come possono
le religioni attribuire l’anima immortale solo alla specie umana? Le religioni
non hanno il coraggio di confrontarsi con la biologia evoluzionistica, su cui
nel 1999 pubblicai un libro di più di
500 pagine (Biologia e filosofia. Origine della vita ed evoluzione biologica. Casualità e necessità) riportando gli studi di tutti i maggiori studiosi di biologia evoluzionistica.
Pochi teologici cattolici affrontarono l’argomento, ma arrampicandosi sugli
specchi. In sostanza, riassumendo, l’anima immortale fu infusa ad una certa
fase dell’evoluzione della specie umana. Ma la loro spiegazione fa acqua da
tutte le parti. In quale fase dell’evoluzione fu infusa? Aveva già l’autralopithecus
l’anima immortale? E se non l’austalopithecus l’homo abilis o quello erectus
avevano l’anima immortale? E se non l’avevano incominciò ad averla il sapiens?
Ma come potevano averla i sapiens se centinaia di migliaia di anni fa
certamente il sapiens non era ancora dotato di coscienza morale con distinzione
del bene e del male? E come la mettiamo con il peccato originale senza il quale
cade tutta la cristologia e cadono dunque tutti i Vangeli ridotti a pure favole?
Quei pochi teologi che, resisi conto che la storiella di Adamo ed Eva doveva
essere lasciata alle favole, affrontarono questo problema aggiungendo (ma con
il beneficio del dubbio per salvare capra e cavoli) che il peccato originale fu
commesso da una piccola comunità umana e che il peccato di estese a tutta l’umanità
per comunanza di specie. Pura fantasia che galoppa. Io a questi teologi dico,
parafrasando una novella di Pirandello (O
di uno o di nessuno): O di tutti o di nessuno. E dunque diamo l’anima
immortale a tutti gli esseri viventi? Compresi gli insetti, cioè comprese le
zanzare, le pulci, i pidocchi, le schifose zecche, etc., etc.? Eppure vi sono teologi
laici cattolici che affermano l’esistenza dell’anima immortale degli animali. Tra questi voglio ricordare il biblista Paolo De Benedetti. Ma notare i limiti della sua concezione nel riservare l'anima immortale ai soli animali di affezione.
Sono, per esempio, anche gli ovini, i bovini, i maiali, le galline, i pesci compagni di tante solitudini e non piuttosto animali destinati dall'uomo a finire uccisi e mangiati? Come si vede De Benedetti ha costruito una teologia degli animali fondata sul niente.
Dire poi che Anche gli animali pregano (titolo di un libro di Gianfranco Nicora) è cosa che fa solo ridere. Tranne che si intenda dire che anche gli animali non umani desiderano vivere (e dunque pregano di vivere).
Preferisco don Mario Canciani che faceva entrare nella basilica di San Francesco dei Fiorentini di cui era parroco a Roma tutti gli animali benedicendoli. Scrisse:«Cristo era vegetariano e tutti i fedeli dovrebbero imitarlo. Nei giorni scorsi, in chiesa ho invitato i miei parrocchiani ad astenersi dal consumare la carne di agnello. Lo ripeto: è inutile che noi pronunciamo, durante la messa, l'Agnus Dei e poi subito dopo corriamo a mangiarlo. Ci vorrebbe maggiore coerenza, maggiore rispetto». Ma come poteva conciliare ciò con la Bibbia di cui fu profondo studioso? Un libro di scuola di macelleria come dimostrato soprattutto dal libro Levitico. a parte la falsità che Gesù fosse vegetariano, come sostenuto anche dal papa Benedetto XVI nel suo libro Gesù di Nazareth nella sua tesi infondata che Gesù provenisse dalla comunità ebraica degli Esseni, notoriamente vegetariani.
Il papa Paolo VI per consolare una bambina addolorata per la morte del cane le disse che l’avrebbe rivista in paradiso. Disse Paolo VI: «Anche gli animali sono creature di Dio, che nella loro muta sofferenza sono un segno dell'impronta universale del peccato e della universale attesa della redenzione». Ma a Paolo VI avrei domandato: quali animali non umani hanno l’anima immortale considerando l’origine comune di tutte le forme di vita? E il piccione morto ieri è andato in paradiso come tutti i piccioni? Io dico che un paradiso fatto di sole anime umane mi farebbe schifo. Comunque sia Paolo VI che Benedetto XVI sono ben lontani dall'attuale papa Francesco, un grande mistificatore anche nella sua ingiustamente lodata enciclica Laudada si' dove fa riferimento a Francesco d'Assisi (morto a 44 anni) tacendo che costui era un carnivoro, come dimostrato dal biografo Tommaso da Celano, il quale racconta:
«Io credo... che l'animale, compagno di tante
solitudini, di tante tristezze, in misura varia secondo la sua coscienza -
affermo e ripeto coscienza - ci accompagnerà anche nell'altra vita, e non ci
si chieda di spiegare il perché».
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(Paolo De
Benedetti, Teologia degli animali)
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Dire poi che Anche gli animali pregano (titolo di un libro di Gianfranco Nicora) è cosa che fa solo ridere. Tranne che si intenda dire che anche gli animali non umani desiderano vivere (e dunque pregano di vivere).
Preferisco don Mario Canciani che faceva entrare nella basilica di San Francesco dei Fiorentini di cui era parroco a Roma tutti gli animali benedicendoli. Scrisse:«Cristo era vegetariano e tutti i fedeli dovrebbero imitarlo. Nei giorni scorsi, in chiesa ho invitato i miei parrocchiani ad astenersi dal consumare la carne di agnello. Lo ripeto: è inutile che noi pronunciamo, durante la messa, l'Agnus Dei e poi subito dopo corriamo a mangiarlo. Ci vorrebbe maggiore coerenza, maggiore rispetto». Ma come poteva conciliare ciò con la Bibbia di cui fu profondo studioso? Un libro di scuola di macelleria come dimostrato soprattutto dal libro Levitico. a parte la falsità che Gesù fosse vegetariano, come sostenuto anche dal papa Benedetto XVI nel suo libro Gesù di Nazareth nella sua tesi infondata che Gesù provenisse dalla comunità ebraica degli Esseni, notoriamente vegetariani.
Il papa Paolo VI per consolare una bambina addolorata per la morte del cane le disse che l’avrebbe rivista in paradiso. Disse Paolo VI: «Anche gli animali sono creature di Dio, che nella loro muta sofferenza sono un segno dell'impronta universale del peccato e della universale attesa della redenzione». Ma a Paolo VI avrei domandato: quali animali non umani hanno l’anima immortale considerando l’origine comune di tutte le forme di vita? E il piccione morto ieri è andato in paradiso come tutti i piccioni? Io dico che un paradiso fatto di sole anime umane mi farebbe schifo. Comunque sia Paolo VI che Benedetto XVI sono ben lontani dall'attuale papa Francesco, un grande mistificatore anche nella sua ingiustamente lodata enciclica Laudada si' dove fa riferimento a Francesco d'Assisi (morto a 44 anni) tacendo che costui era un carnivoro, come dimostrato dal biografo Tommaso da Celano, il quale racconta:
Un giorno i frati discutevano assieme se
rimaneva l’obbligo di non mangiare carne, dato che il Natale quell’anno cadeva
in venerdì. Francesco rispose a frate Morico: «Tu pecchi, fratello, a chiamare
venerdì il giorno in cui è nato per noi il Bambino. Voglio che in un giorno
come questo anche i muri mangino carne, e se questo non è possibile, almeno ne
siano spalmati all’esterno.
Meglio avrebbe fatto questo papa se si fosse riferito a San Francesco da Paola (morto a 91 anni), notoriamente vegano e considerato protettore dei vegani. D'altronde, che ci si poteva aspettare da questo papa che dichiarò che da bambino aspirava a fare il macellaio?
So che se per sola immaginazione mi fosse stato proposto tra
lo scegliere la vita dell’ultimo piccione morto in casa e la vita, per
esempio, di un cinese, avrei preferito rispondere: muoiano pure migliaia e migliaia, milioni di
cinesi, e viva il piccione. Chi se ne frega dei cinesi! Più ne muoiono con le loro crudeli tradizioni alimentari e meglio sarebbe e mi sento. Meglio avrebbe fatto questo papa se si fosse riferito a San Francesco da Paola (morto a 91 anni), notoriamente vegano e considerato protettore dei vegani. D'altronde, che ci si poteva aspettare da questo papa che dichiarò che da bambino aspirava a fare il macellaio?