Il 2023 potrebbe essere peggiore o migliore. Dipende da ciò che decideranno i parrucconi della Cassazione in una causa che sta durando da 25 anni per colpa di giudici o corrotti o del tutto incapaci di ragionare. Riassumo la vicenda. Ero proprietario, ho detto, del 66% di un cinema di 700 posti (platea e galleria) in Cagliari. Il 34% era di due farabutti fratelli che volevano costringermi a vendere per sanare i loro debiti persionali, mentre la società, da sempre in attivo, traeva pacificamente il suo affitto da un gestore. Qui inizia la miadisgrazia. Trovo un presidente del tribunale (Marco Onnis, morto molti anni fa) che mi dà come consenziente alla nomina di un liquidatore, mentre risultavo contrario. Salto vari passaggi per non farla troppo lunga. Poiché quel presidente stava per andare in pensione mi rivolgo al suo successore, Antonio Porcella, che revoca la nomina del liquidatore definendola "abnorme" dato il mio documentato dissenso. Il liquidatore e il promossario acquirente, sapendo che certamente la nomina del liquidatore sarebbe stata revocata data l'enormità dell'errore, precedono di 20 giorni la revoca e mi vendono il cinema. Dopo 25 anni nessun giudice è stato capace di porre rimedio all'errore iniziale. Salto il tribunale ed esamino la doppia sentenza in Corte d'Appello di una giudice scriteriata che mi sta tormentando la vita da 15 anni. La mia domanda in causa era: previa nullità della nomina del liquidatore dichiarare la nullità o annullamento della vendita e quantificare il risarcimento dei danni per non aver potuto disporre della proprieta del locale del cinema. Ebbene, questa donna ha rovesciato il rapporto logico-giuridico tra sentenza non definitiva e sentenza definitiva. Con la sentenza non definitiva ha quantificato la parcella del liquidatore (166 milioni di lire del 1998), mentre, al contrario, avrebbe dovuto pronunciarsi prima sulla validità o non della vendita perché, se fosse risultata illegittima è evidente che nulla sarebbe spettato al liquidatore avendo messo in atto una vendita illegitima. Con la sentenza definitiva ha detto che la nomina del liquidatore era legittima perché "abnorme" non significa illegittimo e, come se non bastasse, ripeté la falsità che io ero acquiescente alla nomina del liquidatore. Incredibile. Riempie poi la sentenza con un cumulo di sentenze della Cassazione citandole contro di me, mentre, al contrario, queste sentenze erano tutte favorevoli a me. Per quanto riguarda la buona fede o la malafede dell'acquirente questa donna riconobbe che basta anche un dubbio per escludere la buona fede. Ma aggiunse, contraddicendosi, che non poteva essere presa in considerazione la mia racc. A. R. in cui all'acquirente spiegavo in ben 4 pagine i motivi giuridici per cui la nomina del liquidatore era illegittima o lo diffidavo pertanto dall'acquistare, perché secondo questa donna io non ero competente in materia giuridica, e l'acquirente si doveva affidare solo al liquidatore sino a quando questo non fosse stato revocato. E poiché era stato revocato dopo la vendita, questa doveva ritenersi legittima. Questa sragionante non ha capito (o ha fatto finta di non capire per salvare il liquidatore, ammanigliato con i giudici in quanto curatore fallimentare) che la nullità ha valore retroattivo e non può essere sanata da un atto successivo all'atto dichiarato illegittimo. Altrimenti si arriverebbe all'assurdo che l'effetto sanerebbe la causa pur dichiarata illegittima. Questa "giudice" si chiama Donatella Aru, che ormai non può vendicarsi contro di me perché si deciderà a Roma. Debbo solo sperare che la Cassazione rilevi le falsità materiali e le patenti contraddizioni. In caso positivo l'acquirente, solidalmente con il liqidatore, mi si dovrebbe pagare il mancato affitto dal giorno della illegittima vendita (13 novembre 1997). E poiché il consulente d'ufficio ha quantificato in 23.000 euro mensili il valore dell'affitto il lettore faccia il calcolo per sapere quanto mi spetterebbe dal novembre del 1997. Ma se trovassi dei pazzi in Cassazione sarei rovinato perché l'acquirente non è mai riuscito ad avere il possesso del locale. E se la vendita fosse confermata dovrei essere obbligato io a pagare per il mancato possesso del locale da parte dell'acquirente. Il ricorso in Cassazione risale al 2016 e ancora non è stata fissata l'udienza in Cassazione. La giustizia civile in Italia fa schifo. E quando anche questo governo parla di riforma della giustizia si riferisce sempre alla giustizia penale. Che riguarda solo poche migliaia di cause. Mentre sono milioni le cause civili.
Ho parlato di una mia vicenda personale. Per quanto riguarda l'anno che verrà lascio la parola a Giacomo Leopardi autore del Dialogo tra un viandante e un venditore di almanacchi.