Tanto di cappello alla scienziata Margherita Hack nonostante abbia riconosciuto di avere studiato le stelle senza tuttavia aver mai fatto una grande scoperta. L'ha riconosciuto nella trasmissione Porta a Porta di ieri, dedicata alla scempiaggine della fine del mondo oggi 21 dicembre. La Hack infatti ha precisato che una grande scoperta sarebbe consistita nello scoprire la natura dell'energia oscura (o del vuoto) che è la causa dell'accelerazione dell'universo visibile ai confini dell'universo. Margherita gode della mia simpatia anche perché è vegetariana (dalla nascita perché nata in una famiglia di vegetariani). I suoi maggiori affetti sono i suoi cani e gatti.
Era presente anche il geologo Mario Tozzi (anche lui vegetariano). Non poteva mancare il tuttologo Odifreddi, a cui dedichero un post a parte per rilevare le falsità che ha detto in una conferenza di due ore (su youtube) intitolata "Metafisica, giù la maschera" . Odifreddi è diplomato alla scuola geometri. Dunque non ha fatto studi classici ed escludo che sia autodidatta in latino e greco. Eppure si presenta anche quale studioso e critico di Platone e di Aristotele (di cui ha dimostrato di non aver capito una cicca). Ed è grave che costui, approfittando sempre di un pubblico non competente, vada divulgando falsità su conoscenze che non può avere. Divulgatore superficiale che può affascinare solo un grosso pubblico, che non può accorgersi della sua brillante superficialità da tuttologo. Così si diventa personaggi. Nato nel 1950 si è messo in pensione nel 2007 come professore di logica all'Università di Torino (riscattando gli anni in cui ha frequentato l'Università da studente prima di laurearsi in matematica). Quando ha incominciato a studiare argomenti che uscivano fuori della sua competenza di logico-matematico? Vi sono studiosi che hanno dedicato una vita allo studio di Platone, e Odifreddi crede di saperne più di tutti. Si prese, dice egli stesso nella conferenza, uno schiaffo da Emanuele Severino. E' certo che Severino è da un'intera vita che scrive le solite stronzate a proposito dell'eternità degli enti (volendo andare oltre l'eternità dell'essere di Parmenide). Ma almeno non distorce il pensiero degli autori che ha studiato, come invece li distorce Odifreddi senza averli studiati.
Essendomi occuppato sempre di cosmologia conosco i tre modelli di Alexander Friedmann. Uno di questi modelli dice che l'universo in espansione è destinato a contrarsi una volta esauritasi la forza di espansione dovuta al Big Bang. Allora incomincerà a prevalere la forza di gravità che, dopo avere rallentato la forza di espansione, porterà l'universo ad una contrazione che terminerà con il Big Crunch o grande implosione. A questo punto, data la massima concentrazione di energia, si verificheranno le stesse condizioni che hanno causato il Big Bang. Un secondo modello presuppone che la forza di gravità sia ad un certo punto dell'espansione pari alla forza di espansione. In tal caso l'universo continuerebbe ad espandersi senza accelerare e senza decellerare. Faccio un esempio: si immagini un satellite artificiale che giri intorno alla terra. La sua velocità è tale da contrastare la forza di gravitazione. Continuerà a girare indefinitamente intorno alla Terra. Il terzo modello presuppone che la forza di espansione superi la forza di gravità, che tuttavia non sarà mai annullata, per cui l'universo continuerà ad espandersi con una velocità sempre minore ma all'infinito (come in una curva asindotica). In tutti e tre i casi gioca il fattore della densità della materia dell'universo. Se tale densità supera un certo valore critico vi sarà la contrazione dell'universo, altrimenti saranno validi gli altri due modelli.
Ebbene, tutti e tre questi modelli potevano essere validi sino alla scoperta dell'energia del vuoto e della materia oscura. Si pensa che la materia visibile sia solo il 5% della materia esistente nell'universo. Un altro 25 % sarebbe costituito dalla materia oscura. Il 70% sarebbe costituito dall'energia oscura. Non si capisce di che natura sia. Si sa però che deve esistere perché le galassie ai limiti dell'universo visibile si allontanano rispetto a noi con una accelerazione di 25.000 km al secondo. Velocità da vertigine.
Ma ormai la teoria del Big Bang appare superata. Il nostro universo sarebbe il prodotto casuale di una concentrazione di energia o "BOLLA" che sarebbe esplosa in un pluriverso, cioè in un universo composto da universi paralleli, anche se è contraddittorio dire "universi paralleli" per indicare un universo, che, come tale, esclude una pluralità. Si dovrebbe dire meglio "universo di mondi paralleli". Consiglio questa espressione a qualche scienziato che venisse a sapere ciò che ora ho scritto. All'interno del pluriverso si formerebbero casualmente delle "bolle" che esploderebbero espandendosi senza fine. Una "bolla" esplode e si consuma nell'espansione mentre altre "bolle" si formano e così via nell'eternità. Rimane il pensiero tremendo nascente dalla domanda: perché l'essere piuttosto che il nulla?
Domanda che si era affacciata con Parmenide, che risolse la questione con una ovvietà profonda: il nulla non può esistere perché non può essere pensato, essendo il pensiero pensiero dell'essere. Punto e basta. Ma dopo circa 2500 anni Heidegger rispose (Essere e tempo, 1927): il nulla esiste. Esso è l'anticipazione della morte durante la vita. Ma la risposta di Heidegger riguarda il nulla dell'esistenza in quanto dotata di vita. Non può riguardare l'esistenza materiale. Ma lasciamo gli aridi terreni della filosofia, che servono a nulla. Non è certo la filosofia che possa trovare un senso per l'esistenza umana.
Orbene, fatta questa premessa soltanto per dare ragione alla Hack quando ha detto che la più grande scoperta consisterebbe nel conoscere la natura dell'energia oscura, mi sembra che la Hack abbia detto una grande madornata quando, posta di fronte alla domanda circa il futuro della vita sulla Terra, ha risposto banalmente che è assai concepibile che almeno l'uomo riesca a "colonizzare" qualche pianeta del sistema solare o addirittura qualche pianeta di altri sistemi solari. Come è possibile immaginare scientificamente una cosa simile? Si pensi che l'Alfa del centauro, la stella a noi più vicina e priva di pianeti, dista 4 e 1/2 anni luce. Il che significa che un astronave dovrebbe viaggiare alla velocità della luce per 4 anni e 1/2 per raggiungerla e...bruciarsi. La stella più vicina e dotata di pianeti dista 500 anni luce. Ma non si sa se i suoi pianeti siano abitabili (almeno secondo le condizioni di vita che noi conosciamo sulla Terra).
E allora? Allora NIENTE. Ogni discorso riguardante la sopravvivenza umana fuori della Terra appartiene solo alla fantascienza. Siamo tutti chiusi in questa gabbia, da cui non usciremo mai. E' assai probabile, nel gioco dei grandi numeri, che esistano altri sistemi solari con almeno un pianeta dotato di vita intelligente. Ma questo non lo sapremo mai. Infatti qualsiasi messaggio dovrebbe superare enormi distanze nel tempo. In secondo luogo, se altri ipotetici esseri intelligenti, magari con civiltà più antiche delle nostre, avessero inviato dei messaggi, questi ci sarebbero ormai pervenuti. Classiche le domande: chi siamo, da dove veniamo e dove andremo? IGNORABIMUS. La scienza nulla può dirci in proposito. Ma nulla possono dirci anche le religioni. Siamo condannati a vivere in un mondo senza certezze. E allora qual è il significato dell'esistenza? E' possibile che non ne abbia alcuno. Forse siamo il prodotto puramente casuale dell'evoluzione dell'universo visibile. Si pensi che nelle prime frazioni del primo minuto di tempo a partire dal Big Bang esistevano sia la materia che l'antimateria. Poi per cause che gli scienziati mai riusciranno a spiegare (e per questo si parla di casualità piuttosto che di causa) prevalse la materia sull'antimateria, la cui esistenza è verificabile sulla base della radiazione di fondo dell'energia quale residuo di quella sprigionantesi dal Big Bang o sulla base degli esperimenti provocando la scissione degli atomi di materia radioattiva con il sottoporli ad alte energie (per esempio con il ciclotrone). Se fosse prevalsa l'antimateria certamente non si sarebbe formato il nostro sistema solare quale lo conosciamo. Né si può dire che la materia sia prevalsa perché vi è nell'universo un disegno intelligente. Supporre ciò significa andare contro la scienza lavorando di fantasia.
Che poi sia impossibile colonizzare un pianeta del sistema solare sembra anche ciò ovvio. Neppure Marte ha una atmosfera che consenta la vita. Anche se qualche uomo vi porrà piede (come ha posto piede sulla Luna) non per questo si può pensare che gli uomini possano vivere su Marte. Da dove trarrebbero l'ossigeno? Dovrebbero portarselo dalla Terra oppure Marte dovrebbe rendere possibile la vita vegetale, senza la quale non vi sarebbe produzione di ossigeno. Ma siamo da capo. Nessuna vita vegetale è possibile senza ossigeno. Sui satelliti (o lune) degli altri pianeti nulla si sa di preciso, e quel poco che si sa sembra escludere le condizioni di vita.
La trasmissione Porta a Porta era dedicata alla scempiaggine del 21 dicembre quale data della fine del mondo secondo i Maya. Bravi in astronomia (sino ad un certo punto) e crudeli sino all'orrido nella superstizione (come anche gli Incas). Credevano di dover fare sacrifici anche umani in onore del sole per paura che questo non risorgesse. Non sapevano che il sole non risorge perché è la Terra che ruota intorno al sole. In effetti, si sa che i Maya non intendevano riferirsi alla fine del mondo ma alla fine di un ciclo, che, secondo i loro calcoli, durava 25.000 anni, dopo di che il mondo avrebbe continuato ad esistere ripercorrendo un nuovo ciclo. Nessuno nella citata trasmissione ha detto che già nell'antichità greca Eraclito aveva scritto del Grande Anno calcolato dagli astronmi del suo tempo in 24.000 anni. Anche Platone riprende la concezione del Grande Anno. Egli pensava che fosse composto da cicli di 1000 anni. Dopo di che gli avvenimenti si sarebbero ripresentati nello stesso modo. Sarebbero rinati gli stessi individui. E nemmeno Aristotele fu immune da questa concezione, nonostante, al contrario di Platone, non credesse nell'immortalità dell'anima (almeno nel senso che non si pronunciò mai su di essa nel De anima) e tanto meno nella reincarnazione, in cui, invece, credeva Platone, influenzato da Pitagora.
Cara Margherita Hack, sembra proprio che tu abbia detto una grande madornata. Beata te che nei tuoi novant'anni sei ancora contenta di essere nata e dichiari di non avere paura della morte, cioè del ritorno nel nulla. Ti distrai da questo pensiero facendo il personaggio pubblico, anche televisivo. Forse una lettura di Leopardi ti farebbe bene per capire il non senso della vita.
"Verrà la morte e avrà i tuoi occhi" (Cesare Pavese).
Ci accomuna comunque il vegetarianesimo e l'amore per gli animali non umani, nostri compagni di viaggio in questa martoriata Terra dove l'uomo continua a credere di essere padrone del mondo, mentre è padrone di un cazzo!