Come vi era da aspettarsi il ritiro degli USA dall'Afghanistan ha causato il riaffiorare dell'ISIS con i loro atti terroristici, paradossalmente contro gli stessi talebani. Terrorismo ideologico dei talebani contro il terrorismo degli attentati dell'ISIS, che in questo modo vuole condizionare gli stessi talebani nel tentativo di promuovere un nuovo Stato islamico, dopo che esso fu sconfitto in Iraq e in Siria grazie all'intervento della Russia in Siria e degli sciiti iracheni in Iraq. Gli USA hanno profuso in Afghanistan 200 miliardi di dollari, ma per puntellare un governo inefficiente in Kabul trascurando di finanziare economicamente le popolazioni delle province in cui continuavano a prevalere i talebani con focolai dell'ISIS che, sconfitto in Siria e in Iraq, usavano come ultima loro base l'Afghanistan. Non si dica pertanto che gli Afghani sono stati tutti vittime dei talebani. Al contrario, essi sono stati quasi tutti conniventi con i talebani, i quali si sono sempre finanziati con la coltivazione dei papaveri e l'esportazione dell'oppio ricavato da essi, mentre i tagliagole del'ISIS- altro paradosso- si sono dichiarati contrari alla coltivazione dell'oppio.
Quanto segue è tratto dal mio libro Roba da sardi. Ve la do io la Sardegna.
Gli Stati Uniti hanno avuto nel dopo
guerra presidenti uno più deficiente dell’altro. Già da quando, andando a
ritroso nel tempo, in Afghanistan armò i mujaheddin per combattere il laico
governo comunista sostenuto dalla presenza sovietica, nonostante che tale
governo avesse cercato di portare verso la modernità l’Afghanistan con riforme
agrarie che assegnavano ai contadini le terre sottratte ai feudatari grandi
proprietari terrieri, con l’estensione dell’istruzione e con la liberazione
delle donne dalla schiavitù musulmana concedendo ad esse parità di
diritti anche con la concessione ad esse del voto. Gli Stati Uniti furono la
causa della fine della politica riformatrice e modernizzatrice dei governi
comunisti e della presa del potere da parte dei talebani. Né gli Stati Uniti,
complici la Francia e l’Inghilterra, interessati solo al petrolio, si mossero
per sostenere in Iran il governo dello Scià, che aveva dovuto introdurre un
dispotismo, riconosciuto illuminato, nella sua volontà di laicizzare lo Stato e
di modernizzarlo con la riforma agraria e industriale, la creazione di imprese
con partecipazione agli utili degli operai, il suffragio femminile e il
divorzio, l'incentivo all'alfabetizzazione e alla civilizzazione del Paese. Ma
queste riforme, imposte con il dispotismo, sino all’esautorazione del
parlamento, provocarono la rivolta della borghesia e, soprattutto, del
clero sciita, che veniva privato dei vecchi benefici ed espropriato di molti
beni immobili che erano stati sempre esentati dalle tasse. Si reclamò la
democrazia da parte dei giovani, che, provocando in tutto l’Iran delle rivolte,
causarono il contrario della democrazia con la fuga dello Scià e il ritorno nel
1979 di Khomeyni, che, esiliato dallo Scià, introdusse la dittatura islamica.
Oriana Fallaci il 26 settembre 1979 in una sua intervista a Khomeyni osservò: Anche
l’aereo sul quale è tornato in patria è un prodotto dell’Occidente. Anche il
telefono con cui comunica da Qom, anche la televisione con cui si rivolge al
paese così spesso, anche questo condizionatore d’aria che le permette di
starsene al fresco nella calura del deserto. Se siamo così corrotti e così
corruttori, perché usa i nostri strumenti di male?
Risposta: “Perché queste sono le
cose buone dell’Occidente. E non ne abbiamo paura e le usiamo. Noi non temiamo
la vostra scienza e la vostra tecnologia, temiamo le vostre idee e i vostri
costumi. Il che significa che vi temiamo politicamente, socialmente”. In un mio
saggio del 1979 avevo commentato questa insensata risposta così:“la scienza non
può oggi da sola esportare soluzioni politiche e altre immagini del mondo se
non si allea con la forza delle armi, anche contro il terrore imposto da una
maggioranza che accetta i contenuti della scienza ma non il suo spirito di
ricerca. Ma quando si alleasse per imporre una determinata immagine del mondo
curerebbe un male con un altro male, fosse pure minore” (Al di là del vero e
del falso. Saggio di teologia negativa. Da Husserl a Heidegger,
Università degli studi di Cagliari, Annali della Facoltà di Magistero, Anno
1978-79). Con ciò volevo già allora dire che l’Occidente non poteva pretendere
di esportare la democrazia negli Stati islamici con le armi in uno scontro tra
culture diverse quando la cultura islamica rifiuti di accettare dall’Occidente,
non determinate visioni del mondo religiose o politiche, con i cosiddetti
valori morali dell’Occidente, ma una visione del mondo che sia derivabile dai
contenuti della conoscenza scientifica, che, essendo una metacultura, con lo
spirito di libertà che essa comporta, sovrasta le diversità tra le culture ed
implica nei suoi risultati la laicità dello Stato. Laicità che l’Europa si
conquistò, insieme con la rivoluzione scientifica del ‘600, anche sulla base
del diritto naturale. Nel 2006 (in Scontro tra culture e metacultura
scientifica. L’Occidente e il diritto naturale. Nelle sue radici
greco-romano-cristiane. Non giudaiche e antislamiche) ho espresso
ampiamente tale tesi aggiungendo che è lo stesso Occidente che favorisce oggi
il terrorismo islamico commerciando con gli Stati islamici, vendendo ad essi,
in cambio del petrolio, i prodotti della scienza e della tecnologia
occidentali, cioè aerei, navi, armi, auto, treni, macchine ospedaliere,
farmaci, etc, senza i quali gli Stati islamici, che tutto importano non essendo
capaci di una organizzazione scientifica e tecnologica, sarebbero condannati a
rimanere isolati dal resto del mondo e ridotti all’impotenza dello stato di
natura. Armi che l’Occidente si trova poi puntate contro se stesso. Aggiungasi
la scellerata politica dell’accoglienza che ha reso l’Occidente ostaggio del
terrorismo islamico a causa di una mal concepita democrazia, favorendo la
quarta invasione islamica dell’Europa dopo quella araba e quella dei turchi
selgiuchidi e ottomani.
La fine dell’Unione Sovietica,
iniziata disgraziatamente con Gorbaciov, ha liberato le forze del fanatismo
islamico che prima rimaneva compresso e disarmato dal timore della sovrastante
potenza sovietica, governante direttamente le repubbliche sovietiche con
maggioranza musulmana e protettrice degli Stati islamici aventi governi
militari laici. Durante la cosiddetta guerra fredda l’Europa ha goduto di
decenni di pace, come mai prima era capitato. Scomparsa l’Unione Sovietica si
ebbe subito dopo, quasi di riflesso, la guerra civile nella comunista
Jugoslavia, con sua la divisione in vari Stati, tra cui la Bosnia avente una
forte presenza musulmana che, retaggio della dominazione turca, avrebbe voluto
instaurare un governo islamico.
L’intervento della Nato a favore dei
musulmani provocò la reazione dei cristiani ortodossi serbi bosniaci, contro
cui intervennero nel 1995 le truppe Nato, sotto la falsa copertura dei reparti
ONU, che non aveva previsto un intervento che non fosse imparziale. I serbi
riuscirono tuttavia ad evitare che la Bosnia diventasse uno Stato con governo islamico
e costituirono la Repubblica Serba (da non confondere con la Repubblica di
Serbia con capitale Belgrado), una delle due entità
politico-amministrative della Bosnia, essendo l’altra costituita dalla
Federazione della Bosnia ed Erzegovina di croati e musulmani. Egualmente,
ebbero libera uscita i musulmani dell’Albania, prima tenuti sotto il ferreo
giogo del partito comunista ateo nella Costituzione. Ad aiutare ulteriormente i
musulmani della ex Jugoslavia ci pensò lo scellerato intervento della Nato, pur
contro veto della Russia e della Cina in sede di Consiglio di sicurezza
dell’ONU. Infatti, con la complicità dell’Italia del governo D’Alema che
offrì alla Nato le basi militari americane in Italia, nel 1999 seguirono i
bombardamenti su Belgrado perché il governo della Serbia difendeva i serbi
cristiani del Kosovo che non volevano sottostare ad un governo islamico e
difendeva il territorio del Kosovo, che, pur con maggioranza albanese
musulmana, ma a causa dell’immigrazione degli albanesi nel Kosovo, era stato
dal XIV secolo la culla storica del regno serbo. La conseguenza fu la nascita
dello Stato del Kosovo albanese e musulmano mai riconosciuto dalla Serbia, pur
con la concessione di una autonomia politico amministrativa concessa al nord
cristiano serbo del Kosovo. E oggi il Kosovo si è scoperto essere covo europeo
di propaganda terroristica.
Paradossalmente,
la fine della guerra fredda tra Occidente e Unione Sovietica, che garantiva la
pace su fronti avversi, ha portato alla guerra calda tra Islam e Occidente,
facendo uscire come topi dalle fogne i musulmani. Rimane in Europa la Russia
come baluardo contro l’espansione dell’islamismo. E con essa l’Occidente dovrà
allearsi se vuole salvarsi da un comune nemico che è l’islam.