Che significa? Un anno in più che non ho più in quanto vissuto e consumato, un anno in meno tra quelli (in ipotesi) che ancora vivrò. Non bisognrebbe dire "quanti anni hai", perché quelli vissuti non si hanno più. Bisgnerebbe dire: "Quanti anni non hai?".
domenica 31 dicembre 2023
UNO IN PIU' E UNO IN MENO. GLI ANNI CHE UNO NON HA
venerdì 29 dicembre 2023
CONSIDERAZIONI SUL FALSO DEBITO PUBBLICO
Mi si spieghi in che cosa consiste il debito pubblico se esso consiste negli interessi che lo Stato deve pagare agli investitori in titoli di Stato. Chi ci gudagna è lo Stato e non l'investitore. I miei risparmi hanno subito una perdita di valore, anche se non paragonabile alle perdite che può subire chi investa in azioni nella borsa. Alla scadenza, che può essere di vari anni secondo la scelta dell'investitore, lo Stato restituisce interamente l'importo investito in BTP. Ma solo nominalmente perché nel frattempo l'euro si è svalutato a causa dell'inflazione. La cedola, cioè il tasso dell'interesse che lo Stato deve restituire ogni anno all'investitore, non riesce a coprire nemmeno la svalutazione.dalla maggiore svalutazione che si ha nel tempo. Più è lontana la scadenza e maggiore è l'interesse che l'investitore può spuntare. Ma a questo maggiore interesse pagato all'investitore corrisponde ad un minore valore della moneta alla scadenza perché maggiore è il tempo passato sino alla scadenza che vede sempre una maggiore svalutazione a causa dell'inflazione. Pertanto chi ci guadagna è sempre lo Stato, mai l'investitore. Ma allora perché l'investitore acquista titoli di Stato? Perché non vuole investire nell'acquisto, per esempio, di beni immobili per paura che gli affitti non vengano pagati. Tanto meno è portato ad investire in titoli delle imprese quotate in borsa perché maggiore è il pericolo della perdita di valore degli importi investiti. Che anch'essi, comunque, anche se positivi, sono soggetti alla svalutazione a causa dell'inflazione. Perché dunque ricorrere a prestiti della Banca Comune Europea (BCE), come il MES, che debbono essere restituiti? Per di più la restituzione avviene a vantaggio di una Banca straniera. Al contrario, gli interessi pagati dallo Stato italiano, anche se falsamente positivi per ciò che ho detto, vengono impiegati nel consumo, che ha una ricaduta positiva sulla produzione e perciò sui profitti delle aziende italiane, che a loro volta sua volta hanno una ricaduta positiva sull'occupazione. Basta usare la logica per capirlo. Il Giappone ha un debito pubblico che è il doppio di quello italiano e tuttavia non costituisce alcun problema per l'economia giapponese. Se si riguarda il debito pubblico come totale della ricchezza di uno Stato, in cui deve essere compresa la ricchezza degli investitori italiani si vede che anche per questo motivo la ricchezza complessiva di uno Stato non è diminuita dall'esistenza del debito pubblico giacché allo Stato debitore corrisponde la ricchezza degli investitori creditori. Ma perché la ricchezza degli investitori rimanga in Italia è necessario che gli investitori non siano stranieri. Il debito pubblico giapponese è tenuto solo da investitori stranieri. Ecco perché in tal caso il debito pubblico è solo apparente. L'euro è una moneta straniera dietro cui si è nascosto il marco tedesco. Ogni appartenente allUE deve versare una certa quantità di miliardi nei fondi comuni europei. In questo caso ci guadagnano solo gli Stati (come Ungheria, Polonia e Slovacchia) versano nei fondi comuni europei meno di quanto poi ricevano. Perché dare questi miliardi a Stati stranieri per rivere poi meno di quanto si sia versato come nel caso dell'Italia. Me lo si spieghi. E mi si spieghi perché non soltanto l'Ungheria, la Repubblica ceca e la Polonia, ma anche la Danimarca e la Svezia hanno conservato la moneta nazionale pu facendo parte dellUE e la Svizzera (fuori dell'UE) abbia preferito conservare il franco. L'euro è stato una disgrazia, e mi fa piacere che abbia usato questa espressione, da me usata sin dall'inizio della sua introduzione, da un certo Mauro Corona, alla faccia degli economisti che vogliono continuare a dire che l'euro ha salvato l'economia italiana, mentre è vero palesemente il contrario, perché i costi si sono portati tutti verso l'alto. Lo stesso fenomeno avvenne quando nel 1861, con la cosiddetta unità d'Italia, con l'introduzione della lira nell'ex Stato borbonico i prezzi salirono tutti verso l'alto producendo un maggiore impoverimento nell'economia agricola con l'aumento anche del costo del grano causando varie rivolte soppresse tutte nel sangue. Se l'Italia tornasse alla lira, ma ad una lira pesante trasformando l'euro italiano in una nuova lira (come fece in Francia De Gaulle creando un franco pesante) vi sarebbe una contenuta svalutazione rispetto al valore dell'euro italiano, ma con grande beneficio dell'economia perché nel mercato internazionale i prodotti italiani costerebbero meno e potrebbero mettere in ginocchio perfino la Germania. Ecco perché gli Stati forti dell'UE hanno voluto ad ogni costo l'ingresso dell'Italia nell'euro. E hanno accettato per questo i bilanci falsi presentati da Prodi per dimostrare che l'inflazione non superava il 3% come richiesto dal trattato di Maastrict. Nell'economia interna nulla cambierebbe perché le industrie italiane dovrebbero adeguarsi al minore valore della nuova lira perché altrimenti dovrebbero chiudere per fallimento. Elementare Watson!
giovedì 28 dicembre 2023
LETTERA A MATTEO SALVINI
Lei non mi ha risposto pur avendole scritto per posta normale. Da lei dipende la Motorizzazione e pertanto mi rivolsi a lei perché togliesse una grave contraddizione. Ecco il mio precedente. Per trascuratezza ho fatto scadere i termini di rinnovo della patente, anche perché non servendomi più l'auto per ragioni di lavoro (andando all'Università per fare lezioni ed esami trovavo il parcheggio nel grande piazzate della Facoltà di Lettere e filosofia, oggi Facoltà di Studi Umanistici), e le avevo fatto anche omaggio del mio ultimo libro. Poiché non sopportavo più lo stress della ricerca del parcheggio preferivo usare il taxi, evitando i mezzi pubblici per ragioni di affollamento in un periodo di pandemia, avendo per di più rifiutato il pericoloso cosiddetto vaccino. Il 3 agosto 2021 feci domanda di rinnovo della patente e ne avevo diritto perché una Circolare ministeriale (quando lei non era ancora ministro delle Infrastrutture da cui dipende la Motorizzazione) imponeva il cosiddetto esperimento di guida a coloro che avessero la patente scaduta da + di 5 anni. Io non ero tenuto a sostenere l'esperimento di guida perché non avevo superato i 5 anni di ritardo nel chiedere il rinnovo della patente. Anche perché l'esperimento di guida fu introdotto l'1 settembre 2021. Pertanto il 3 agosto precedeva l'1 settembre e non mi si poteva applicare la Circolare ministeriale dell'1 settembre dandole illegalmente valore retroattivo.
Nella mia vita ho cominciato a guidare nel 1963 con una R8 della Renault, guidando anche l'Alfa Romeo Giulietta T.I. del 1961 di mio padre. Seguì nel 1968 una mia Alfa Romeo Giulia T.I., con cui feci anche un viaggio con un amico sino a Praga. Poi una Citroen GSA, una Citroen BX contemporaneamente ad una Jaguar Sovereign 3600, e infine una Peugeot 306 che regalai a un nipote quando mi stufai di cercare un parcheggio per muovermi in città. Vi fu da allora un intervallo di due anni in cui smisi di guidare perché l'auto non mi serviva più. Ma per diporto acquistai una Alfa Romeo Giulietta T.I. del 1961 eguale a quella che era di mio padre, e poco dopo pochi mesi anche una Alfa Romeo Giulia T.I. del 1966 eguale a quella che avevo comprato nel 1968. La patente non mi serve più per lavoro o per viaggiare ma solo per il gusto di guidare sfoggiando queste due belle auto storiche con qualche giro cittadino. Da notare che sono esentate dalla cintura di sicurezza in quanto auto storiche. D'altra parte sarebbe impossibile aggiungere la cintura di sicurezza nella Giulietta T.I. del 1961 avendo un sedile unico davanti e il cambio al volante. Ambedue erano ancora prive di servofreno e servosterzo. Ma non per questo mi hanno creato difficoltà. Sono parcheggiate vicino a casa in un garage custodito dal proprietario.
Non insistetti nel richiedere il rinnovo della patente ad un ufficio di deficienti di pratiche d'auto, che oltre tutto mi avrebbe dovuto consigliare di non presentarmi da privatista all'esperimento di guida ma con un'auto di un'autoscuola. Il rinnovo della patente, quando si rispettano i termini di scadenza della patente, si ottiene con una semplice visita oculistica fatta passare per visita medica che rilascia un referto in cui si dichiara che il patentato ha conservato le condizioni psicofisiche richieste per la guida. Così ha potuto avere il rinnovo della patente un certo Sebastiano Maccioni medico sardo di 104 anni con una semplice visita oculistica. Non insistetti nel richiedere il rinnovo della patente con la solita visita oculistica perché pensavo che non avrei avuto alcuna difficoltà nel superare l'esperimento di guida. Feci l'errore di non presentarmi con l'auto di un'autoscuola invece che con l'auto di una mia amica (una Panda) che l'amica aveva parcheggiato con le ruote posteriori a contatto con il marciapiede. Dunque dove potevo andare messomi al volante se non avanti? Avviai il motore pronto a mettermi la cintura di sicurezza quando l'auto era ancora ferma. Non l'avessi mai fatto. Grave rimprovero dell'esaminatore (che può essere anche uno che abbia soltanto il diploma di scuola media superiore non essendo più necessaria una laurea in ingegneria, davvero sprecata in questo caso). Ma scusi, sen. Salvini, dove sta scritto che, stando l'auto ferma in parcheggio sia necessario mettersi la cintura di sicurezza prima di avviare il motore? Da nessuna parte perché il Codice della strada non lo dice. Dopo questo rimprovero fui colto da uno stato d'animo negativo e grattai innestando la prima marcia per muovermi non avendo pensato di acquisire un minimo di familiarità con le marce della Panda. Non l'avessi mai fatto. L'esaminatore scese subito dall'auto senza darmi alcuna spiegazione. Un vero incivile. Stando ormai lontano dalla Panda dando ad essa le spalle fu sentito dire dagli altri esaminandi: no, no, per me l'esame è finito. Avanti un altro. Preso dalla rabbia descrissi l'accaduto facendo nel mio blog nome e cognome dell'esaminatore (figurante come laureato in ingegneria con corso di 3 a non di 5 anni). Costui mi querelò per diffamazione, e il giudice, considerando la tenuità del reato, mi condannò ad una multa di 400 euro (da pagare allo Stato). Per ragioni di verità ho fatto opposizione al decreto penale e pertanto vi sarà un giudizio con sentenza in cui con testimoni posso dimostrare che questo individuo ha violato gravemente la norma che riguarda l'esperimento di guida. Questo individuo pensava forse che io pensassi che pagando i 400 euro la cosa finisse lì. NO. Questo individuo avrebbe potuto farmi dopo una causa civile per chiedere dei danni. Invece è stato bloccato con la mia opposizione e se ne parlerà tra molti anni prima di avere una sentenza passata in giudicato. Questo pseudo esaminatore ha violato completamente la Circolare ministeriale che richiede che l'esperimento di guida deve durare almeno venti minuti e nel traffico. Il mio esperimento di guida è durato dieci secondi e fuori dal traffico in una strada isolata a vicolo cieco. Da parte di questo individuo vi è stata dunque una grave violazione della Circolare ministeriale. Non basta. Avendo chiesto tramite avvocato il verbale scritto con scrittura da analfabeta scoprii un cumulo di falsità che mi dovrebbe permettere come risposta fondata su testimoni di denunciare costui per falso in atto pubblico. Ha scritto che avevo trovato difficoltà nel fare inversione di marcia e durante tale inversione non mi ero girato con la testa come richiesto. Richiesto dove? Vorrei proprio saperlo. Ma il fatto grave è che non vi fu affatto una inversione di marcia. Ma quale retromarcia! In quei pochi secondi, con la Panda parcheggiata con le ruote posteriori a contatto del marciapiede con l'inversione di marcia potevo solo salire sul marciapiede. Feci solo pochi metri con la prima marcia inserita. E' possibile che un individuo simile possa fare l'esaminatore? Infatti in un mio precedente post avevo scritto nel titolo che vi erano turbe psichiche nella Motorizazione.
A questo punto debbo farle notare una grave contraddizione che lei ha ereditato dai suoi predecessori. Ho dovuto ricominciare tutto da capo come se non avessi mai avuto la patente, conseguita nel 1963. Mi sono dovuto iscrivere ad una costosa autoscuola con l'umiliazione di dover seguire le lezioni con ragazzi richiedenti la patente per la prima volta. Ho dovuto superare l'esame orale nella sede della Motorizzazione (prima lo si sosteneva nella sede di un autoscuola). Ho conseguito dunque il foglio rosa e debbo attendere ancora che mi si fissi la data di un esame di guida. Ecco la grave contraddizione: superato il difficile esame dei quiz con un solo errore (sono 7200 i quiz ministeriali e per sorteggio ne vengono scelti 30 che sono diversi per ogni candidato e non se ne possono sbagliare più di 3) si viene in possesso del foglio rosa, che dà la possibilità di ripetere 2 volte l'esame di guida se si fallisce la prima volta. Non solo. Se uno fallisse tutte e tre le prove può chiedere il rinnovo del foglio rosa e avere altre due possibilità di esame. In tutto si ha la possibilità di ripetere 5 volte l'esame di guida. Se si falliscono le 5 prove si deve ricominciare tutto da capo ripartendo con i quiz, che non c'entrano un fico secco con la capacità di guida. Perché si ha la possibilità di ripetere ben 5 volte l'esame di guida e non si può ripetere l'esperimento di guida? Per di più con la punizione della revoca della patente. Ho fatto il ricorso gerarchico e la Commissione di Roma ha gravemente errato tenendo conto della Circolare che richiedeva l'esperimento di guida a coloro che avessero la patente scaduta da + di tre anni. Questi disonesti (non posso non definirli tali se sapevano che esisteva un successiva Circolare altrimenti la Commissione era formata da ignoranti) hanno ignorato la successiva Circolare che in piena pandemia estendeva l'esperimento di guida a coloro che avevano la patente scaduta da + di 5 anni. Ne ho dedotto che io non ero tenuto a sostenere l'esperimento di guida se non avevo superato i 5 anni e per di più l'esperimento di guida, ho già detto, è stato introdotto l'1 settembre 2021 mentre io avevo fatto domanda di rinnovo della patente il precedente 3 agosto, avendo avuto in tale data il referto medico che accertava che avevo conservato i requisiti psicofisici richiesti per la guida. Ma la cosa importante è che lei non ha posto fine alla contraddizione che vuole che uno che non abbia mai guidato prima possa ripetere l'esame di guida ben 5 volte, mentre chi ha guidato per una vita non può ripetere l'esperimento di guida e si vede revocata la patente come se non avesse mai guidato. A lei il dovere di porre rimedio a questa grave contraddizione ereditata dai suoi predecessori. Le propongo una cosa importante: una scheda anagrafica per ogni patentato in modo che si sappia il suo curriculum come guidatore. Nel mio caso si sarebbe scoperto che MAI, MAI ho fatto un denuncia di sinistro, se pur lieve, dal 1963. Con me le assicurazoni ci hanno sempre guadagnato dando soldi a coloro con cui ci hanno perso. E la revoca della patente è stato il premio che ho subito da parte di individui o disonesti o ignoranti. Sono soprattutto i giovani che causano incidenti stradali per la loro mania della velocità con cui credono di sentirsi forti. Sono per lo più degli irresponsabili che guidano parlando con il telefonino o con un tasso alcolico. Vi sono ogni giorno mediamente 8 morti sulle strade e sono quasi tutti giovani. Sono un pericolo per tutti gli altri automobilisti che muoiono innocentemente a causa di questi irresponsabili, a cui è concesso di prendre la patente a 18 anni. .
mercoledì 27 dicembre 2023
HO IL TERRORE DI NON POTER AVERE LA COSCIENZA DI ESSERE MORTO
DA QUORA
Vito Aprile ha commentato la tua risposta a: "Dove stette Gesù nei tre giorni dopo la morte?"
Credere
in un essenza spirituale divina ultraterrena impone anche teologicamente
l'esistenza di una natura spirituale nell'essere umano. La vita è qualcosa di
pieno che permea il corpo, così come la coscienza è piena, ma se esaminiamo un
dito in laboratorio al microscopio vediamo materia, ma non la vita eppure c'è.
La vita è l'essenza spirituale eterna divina e la coscienza è la parte più
profonda dell'essenza divina. La vita e la coscienza sono trasmesse da Dio
nell'essere umano. Anche nell'animale la vita è soffio di Dio, ma è semplice
vita e non coscienza di bene e male. Lo spirito non è annullabile perché
altrimenti anche Dio sarebbe annullabile. L'anima dell'animale, anche non si
dissolve, ma non essendo cosciente viene riassorbita da Dio e l'animale smette
come essere vivente. Nell'uomo la coscienza lo rende immortale quanto
all'esistenza in quanto immagine divina e alla morte il suo spirito va in
un'altra dimensione, buona per alcuni, cattiva per altri. L'immortalità
dell'uomo non è data dal corpo, perché con esso come dice la Bibbia, la sorte
dell'uomo è la stessa sorte dell'animale e nessuno dei due ha potere sulla
morte. Questo detto ha motivi di fede cristiana e vuole dire che è un'illusione
sfuggire alla morte, perché si è esseri umani e quindi poter non incontrare Dio
e il suo giudizio. Gli animali, se Adamo non avesse peccato, probabilmente ce
li saremmo portati dietro. Dio avrebbe insufflato anche in loro uno spirito
cosciente. Darwin, che sembra fosse credente, non ha scritto nessuna verità perché
l'evoluzione è un'enorme fesseria. Anche un organismo unicellulare è di una
complessità enorme che il caso non può produrre e l'evoluzione dovrebbe prima
produrre geni appositi, ma come fa il caso ad apporre quelli in cui si richiede
intelligenza? E' più facile creare un organismo nuovo che trasformarne uno,
anzi è impossibile perché anche con micro mutamenti, quando vai ad intaccare
più in profondità un organo indispensabile c'è la morte. I mutamenti avvengono
per la perdita di geni e sono limitati, non si creano geni da soli. Le
trasformazioni sono impossibili e neanche Dio può farle gradatamente, ma deve
trasformare nell'istante tutta la struttura dell'essere vivente. Immagina una
500 che uno vuole trasformare in Ferrari. Può cambiare ed adattare gli accessori,
gli specchietti, la tappezzeria, ma se deve trasformare tutta l'auto deve
cambiare contemporaneamente tutti i pezzi e non sarebbe trasformare ma farne
una nuova. Immagina che cominci dalla carrozzeria e come fai ad adattare gli
assi il motore e i componenti della 500 alla carrozzeria della Ferrari? Cominci
dal motore e come fai a inserirlo nella 500? Un essere vivente non lo puoi
trasformare, nemmeno Dio può farlo mano mano, pezzo per pezzo dovrebbe
trasformare tutti i pezzi contemporaneamente e miracolosamente. Il caso non fa
miracoli e poi c'è un'altra realtà. Ogni essere vivente è unico e irripetibile.
Tutto questo che ho scritto, ovviamente ha senso per la fede in un essere
divino e in un essenza spirituale nell'essere umano. Se non si crede in Dio è
un'altra cosa. Allora l'immortalità non esiste per nessuno.
MIA RISPOSTA
Se è unica l'origine della vita perché tutti gli esseri viventi provengono dalla CASUALE formazione del DNA a doppia elica che deriva dal'evoluzione dell'RNA a una sola elica perché dovrebbe esistere solo l'immortalità umana? Mi si risponda a questa fondamentale domanda invece di ripetere racconti che appaiono mitologici e inventati quando non si avevano le nostre conoscenze sulla CASUALE formazione della vita che esclude un finalismo nell'evoluzione. Se Darwin ha scritto la veirità nel suo "Origine delle specie" cade ogni credenza di un dopo la vita terrena. Mi atterrisce il pensiero che non avrò conoscenza di essere morto. Terribile
7 visualizzazioniSono occorsi 3 miliardi di anni per passare CASUALMENTE dalla cellula monocariotica dei batteri e delle alghe azzurro-verdi alla cellula eucariotica senza la quale non sarebbe potuta avvenire l'evoluzione biologica. Come può un Dio dover aspettato 3 miliardi di anni per passare .alla cellula eucariotica? Gesù avrebbe potuto dimostrare la sua divinità se, per esempio, avesse lasciato scolpita su una pietra la formula di Newton sulla gravitazione universale (che poi è stata inclusa nella più ampia formula della relatività di Einstein). Tutte le religioni sono sorte in epoche di ignoranza in cui si credeva ancora che il mondo fosse finito e la Terra fosse al centro del mondo
lunedì 25 dicembre 2023
LA GRANDE ABBUFFATA NATALIZIA PER VIVERE MENO
Titolo provvisorio? Forse No. Ma quasi ci sono.
Tre miliardi di euro spesi nell'abbufata natalizia. Soldi buttati nel W.C. dopo la digestione. Si mangia più del dovuto costringendo l'intestino a lavorare oltre le sue capacità naturali. E' bene fare un digiuno una volta la settimana. Come sarà la Terra tra mille anni? Si continuerà a mangiare carne continuando ad inquinare il clima con gli allevamenti intensivi? Si capirà una buona volta che l'intestino umano non è fatto per digerire la carne perché manca dei denti incisivi pronunciati come quelli dei carnivori che ne hanno bisogno per strappare lembi di carne? L'intestino umano può essere lungo 12 metri e le sostanze nocive prodotte dalla digestione della carne sostano a lungo nell'intestino, mentre quello dei carnivori è assai corto perché debbono espellere nel tempo il più breve possibile le feci prodotte dalla digestione.
A tutti coloro che credono nella divinità di Gesù propongo la seguente considerazione. Se Gesù fosse stato veramente figlio di Dio avrebbe capito che i suoi asseriti miracoli non sarebbero stati creduti da tutti. Il migliore miracolo sarebbe consistito nel lasciare ai posteri, per esempio, scolpita su una pietra, la formula di Newton sulla gravitazione universale, anche se poi inclusa nella più ampia formula della relatività generale di Einstein. Forse sarebbe stato considerato blasfemo per aver concepito un universo infinito demolendo l'immagine di un universo finito con al centro la Terra. Aristarco di Samo, considerato il Copernico dell'antichità, dovette fuggire dalla sua città perché accusato di blasfemia. Ma a Gesù che cosa gli sarebbe importato se sapeva che comunque sarebbe finito in croce per altri motivi?
domenica 24 dicembre 2023
GUAI ALL'IMPOSTURA ARMA ISLAMICA DEI FALSI ITALIANI
E' dettatata nello stesso libro di merda del Corano, la più grande disgrazia della storia, l'impostura per gli islamici che abitano in Stati non islamici. Impostura che serve a farli passare come ossequienti alle leggi dello Stato dove sono ancora una minoranza perché questa minoranza possa meglio infiltrarsi nelle strutture dello Stato per impossessarsi di esse. Essi cercano di iniziare a formare dei quartieri dove possano costituire una maggioranza. Sta già accadendo in quartieri di Londra, di Nantes in Francia, in Svezia stanno dilagando ancor di più. Stanno imparando dagli ebrei, che costituivano delle comunità nei ghetti che essi stessi volevano per il loro rifiuto di integrarsi nella città in cui vivevano. I ghetti non erano costruiti dallo Stato con la volontà di tenerli isolati dal resto della cittadinanza. I ghetti nascevano dalla stessa volontà di isolamento da parte degli stessi ebrei credenti nelle norme mosaiche che impongono che il popolo eletto non si contamini venendo a contatto diretto con i non ebrei. Secondo il "profeta" Daniele, uno degli ultimi falsi profeti si giunge a credere che solo le anime degli ebrei credenti potranno avere una vita eterna dopo la morte perché tutte le anime dell'umanità non abraica è destinata a scomparire nel nulla dopo la morte. Per i sadducei, che si ritenevano i rappresentanti veraci della religione mosaica - cioè di un personaggio, Mosè, che non è mai esistito essendo un personaggio romanzesco, ignorato infatti da tutti i falsi profeti dell'Antico Testamento, e inventato nell'ultima fase della stesura anonima dell'Antico Testamento - non esiste l'anima immortale, che fu introdotta tardivamente per influenze derivanti da altre culture e recepita dai farisei, a cui si opponevano i sadducei. Esempio nella filosofia è il filosofo Filone alessandrino (20 a.C-45 d.C), che, pur non avendo mai calcato il suolo della Palestina perchévisse sempre in Egitto, introdusse chiaramente, per nette influenze del neoplatonismo, l'immortalità dell'anima umana entro la religione ebraica, ma divenendo un eretico per gli ebrei ortodossi. Nel XIX secolo avvenne un processo di laicizzazione dell'ebraismo che portò l'intelligenza ebraica a separarsi completamente dalle fregnacce dell'Antico Testamento, separandosi dalla tradizione plurisecolare che favoriva la loro estraniazione dal popolo dello Stato in cui vivevano sin dalla prima diaspora quando il territorio della Palestina divenne una provincia dell'Impero romano e gli ebrei persero il loro Stato millenario, che gli arabi pretendono invece sia stato sempre loro. Proprio a causa della millenaria volontà delle comunità ebraiche di non volersi integrare nello Stato di cui facevano parte - cosa che veniva rimproverata agli ebrei dal filosofo Bruno Bauer e dallo stesso ebreo Marx, autori ambedue di due scritti aventi lo stesso titolo, La questione ebraica - gli ebrei non costituirono mai un pericolo negli Stati perché la religione ebraica, proprio per il suo fondarsi sulla tradizione del popolo eletto si era ben guardato dal fare proselitismo. Tutto il contrario nell'islamismo, che vuole convertire alla pazzia del Corano gli infedeli, essendo tali persino gli ebrei credenti e i cristiani. Ma per questo hanno bisogno di infiltrarsi usando l'impostura della Taqiyya, che impone agli islamici l'impostura per meglio infiltrarsi negli Stati laici per poi rivendicare la loro separazione, diversamente da quella ebraica, in funzione del predominio nei quartieri dove impongono le loro leggi a causa della paura di atti terroristici di cui si nutre la popolazione non islamica che vive a contatto con essi e della codardia dei governi occidentali, vittime anche del relativismo che è la malattia mortale dell'Occidente, di cui si fa propagatore questo stesso papa, un vero Anticristo. Bisogna mettersi in testa che il Corano non esprime una religione ma una ideologia politica che asserve lo Stato alle norme di guerra contro il mondo non islamico. Basti considerare la Sura V dove si dice che coloro che corrompono la terra (cioè coloro che combattono il Corano per il loro rifiuto di aderire alle sue norme) "debbopno essere amputati di ambo le mani e di ambo i piedi e crocifissi perché incomincino a provare sulla terra le sofferenze che Allah ha già preparato per essi nell'aldilà". In una recente trasmissione su Rete 4 un cosiddetto iman ha detto chiaramente che la Roma sede del papato un giorno verrà conquistata dall'Islam. Costui nella sua pazzia ha almeno avuto il merito di non aver parlato da impostore. Io vi dico che nessun islamico può essere un vero italiano e che un islamico è buono solo da morto.
venerdì 22 dicembre 2023
CHIARA FERRAGNI: COME FARE MILIONI DA PARASSITA DELLA SOCIETA'
Non ho mai visto alla TV questa grande parassita della società che riesce ad essere pagata dalle ditte divertendosi con il presentare vari prodotti da affibbiare ai 20 milioni (si dice) di stronzi che subiscono l'affabulazione di costei che è riuscita persino a fare acquistare una falsa acqua minerale chiamata FERRAGNI. Come è possibile che milioni di stronzi si facciano soggiogare da questa disonesta che, essendo stata scoperta nell'aver detto il falso dicendo che il ricavato della vendita di una marca di pandoro sarebbe andato in beneficenza, è giunta a chiedere scusa regalando un milione all'ospedale Regina Margherita di Torino? Ma dopo essere stata scoperta ed avere cercato di chiedere scusa. Mi fa pensare al film di Benigni Jonny Stecchino in cui Benigni, facendo una doppia parte, essendo una delle due quella di un capo mafia, pretendeva di essere scusato per avere per sbaglio ucciso la moglie di un capo mafia avversario. Quanto si è messa in tasca con questa pubblicità? Questo non l'ha detto. E' triste pensare che quegli stronzi che subiscono il plagio di questa venditrice di pubblicità possano poi dettare la politica andando a votare.
Chiara Ferragni e l'armocromia del pentimento
Caso Chiara Ferragni e Balocco, cosa è successo
giovedì 21 dicembre 2023
IL NATALE E' L'UCCISIONE DI MILIONI DI AGNELLI MASCHI
Questa festa che cade il 25 dicembre sostituisce la festa dell'Antica Roma dedicata al sol invictus. Poveri agnelli che arrivano cadaveri nelle mense dei conservatori della tradizione della religione cristiana, recepita dalla concezione ebraica che vedeva nell'agnello "l'animale sacrificale" reso necessario per purgarsi da ipocriti dei peccati scaricandoli su questo animale simbolo dell'innocenza. Nella messa vi è "l'Agnus Dei qui tollit peccata mundi". Il Cristo doveva essere paragonato all'Agnello sacrificale perché Dio padre costrinse il figlio ad incarnarsi per togliere all'uomo il peccato originale (che per gli ebrei non esiste). Come mai ci pensò dopo milioni di anni, cioè da quando creò l'uomo e la donna e questi peccarono perché mangiarono una mela dall'albero della sapienza? Secondo il ridicolo calendario ebraico la creazione del mondo è avvenuta 6028 anni fa. Incredibile ma vero per gli ebrei che vi credono fondandosi sulle genealogie dell'Antico Testamento. Ma anche se non ci fosse il Natale (e ancor peggio la Pasqua) gli agnelli maschi sarebbero comunque uccisi perchè economicamente non produttivi. Vivono pochi giorni e subito sottratti alla madre che continua a cercare il proprio figlio, anche se femmina, perché allevato artificialmente per non sottrarre il latte che la madre ha prodotto per il figlio nato per essere allattato da lei e non per gli uomini che le rubano il latte. Anche tutti i formaggi hanno come fonte la crudeltà umana. Si salvano le femmine per produrre latte per gli uomini impedendo loro di arrivare alla vecchiaia perché non producono più latte in abbondanza. E' purtroppo la fine anche dei vitelli maschi per lo stesso motivo. I pulcini maschi vengono triturati vivi. Non si prospetta alcuna soluzione. Vince l'economia. Lo storico filosofo neoplatonico Plutarco diceva che i macellai sono "pasticceri di cadaveri". Se fossi abitato in una casa con giardino sarei uscito con un agnello al guinzaglio come se fosse un cane. La gente capirebbe che un agnello è capace di affettività come il cane. Mi ricordai di un famoso calciatore inglese, Stanley Matthews, che rimase attivo come calciatore sino a 50 anni. Andando su Wikipedia ho scoperto che Matthews era vegetariano e un giorno alla settimana era dedicato al digiuno. Visse 85 anni (1915-2000). Come si vede si può avere un fisico dodato di robustezza senza mangiare carne. Tutti coloro che mangiano carne si dovrebbero convincere che immettono nell'intestino sostanze nocive. Non lo dico io, lo ha detto il famoso oncologo Umberto Veronesi che era notoriamente vegetariano e visse 91 anni. La famosa astronoma Margherita Hack era vegetariana e visse anche lei 91 anni. Riconosco che purtroppo il vegetarianesimo non è una soluzione se si ammette il latte con tutti i suoi derivati. Ma coloro che, come in Sardegna (dove vi sono 4 pecore per ogni abitante in una popolazione di un milione e 600 mila abitanti) vivono sfruttando le pecore dovrebbero sapere che vi sono razze di ovini che hanno un mantello di lana assai pregiata, il merino e il cachemire, e la lana dei maschi è più pregiata di quella delle femmine. La stupida tradizione impedisce loro di capirlo nonostante la lana delle loro pecore non abbia alcun valore commerciale.
Cosa non vi piace del Natale?
martedì 19 dicembre 2023
UNA MUCCA CERCA DI SALVARSI NELLA CHIESA DELLA MISERICORDIA
ma inutilmente perché non vi è stata misericordia per lei che era fuggita da un mattatoio. E nemmeno per gli asini che hanno lavorato
I cristiani hanno il cuore più duro delle pietre!
A Veracruz, in Messico, una mucca è scappata sulla strada dal macello dove stava per essere abbattuta. Ha corso con tutta la sua forza e la voglia di vivere fino a quando non è entrata in una chiesa chiamata 'Signora della Misericordia'. Tuttavia, non è stata una fuga con esito felice, poiché non c'è stata pietà per lei. È stata catturata e ovviamente non è più in questo mondo. Ha cercato di sopravvivere e di ingannare il suo destino. Ma lei è stata incompresa. Nessuno l'ha protetta, anche quando ha mostrato disperatamente la voglia di vivere. Nessun animale vuole morire, dà valore alla sua vita proprio come te. Per favore, dobbiamo cambiare strada. Scegli di diventare vegano.
abato 25 novembre 2023
La compassione: chi sa cosa sia?
Testo di Fiorella Arcodia
Asini portati al macello. Questi bellissimi animali hanno lavorato duramente per tutta la vita e ora finiranno in un mattatoio brutale per essere trasformati in cibo e i loro peni saranno usati come "medicina" mumbo-jumbo. Con l'eccezione dei vegani, la compassione è un mito.
mercoledì 13 dicembre 2023
GIUDICI CHE DOVREBBERO PAGARE NEL CASO DI SENTENZE ABERRANTI
«In tema di risarcimento del danno per responsabilità civile del magistrato, l'ipotesi di colpa grave di cui all'art. 2, comma 3, l.n. 117/88 sussiste quando il comportamento del magistrato si concretizza in una violazione grossolana e macroscopica della norma ovvero in una lettura di essa contrastante con ogni criterio logico, che comporta l’adozione di scelte aberranti nella ricostruzione della volontà del legislatore, la manipolazione assolutamente arbitraria del testo normativo e lo sconfinamento dell’interpretazione nel diritto libero» (Cass. Sez. III, sentenza n. 7272 del 18 marzo 2008).
Per di più con il sospetto fondato che fossero colpevoli di reato. Si è concluso in Cassazione civile una vicenda assurda e paradossale con una sentenza di cui è stato relatore con colpa grave Luca Varrone. La racconterò perché si tratta di una vicenda che mi ha dissanguato per 25 anni. I lettori non daranno importanza a ciò che scriverò trattandosi di una vertenza giudiziaria personale e per di più civile e non penale, ma debbo nonostante ciò renderla pubblica inviando quanto scritto ad una serie di giudici contro cui sto preparando un esposto a termini di legge al ministro della giustizia (ora Nordio), al P.G. della Cassazione e p.c. al CSM. Ricorrerò alla Corte Europea tanto scandalosa è questa vicenda. Ero proprietario al 66% di una grande sala cinematografica in Cagliari, con platea e galleria. Avevo il 66% perché mi ero costituito in giudizio solo io contro i soci che avevano truffato mio padre. I soci di minoranza (due disonesti fratelli che non chiamerò più fratelli) avevano fatto rinuncia all'eredità di mio padre e l'avevano fatta fare anche a mia madre credendo che la causa fosse ormai persa dopo che mio padre aveva perso sulla prima domanda (annullamento della vendita del terreno e dei magazzini conferiti alla Cinecorallo in cambio della partecipazione nella misura di 1/3 al capitale sociale). La Cinecorallo risultò falsamente adempiente all'obbligo di riconoscere 25 milioni di lire quali valore concordato da tradurre in quote della società perché il Tribunale e la Corte d'Appello non controllarono i bilanci, da cui risultava invece che i 25 milioni erano stati ridotti a 13 milioni per lavori fatti a carico di una proprietà confinante di mia madre mentre erano stati fatti a vantaggio della Cinecorallo. Dopo che mio padre non vide la fine della vertenza giudiziaria essendo morto a 86 anni nel 1977 mi costituii in giudizio solo io. Vinsi nel prosieguo del giudizio contro i soci (e non più contro la società falsamente riconosciuta adempiente) perché fu riconosciuta la riduzione del conferimento a 13 milioni e con la perizia di parte contro quella di ufficio fu riconosciuto fraudolento il costo della costruzione del cinema negli anni 1961-62 conlo scopo di mettere mio padre e mia madre in recessione riconoscendo ad essi solo 13 milioni in contanti e fuori dalla società. Pertanto fu riconosciuta fondata la loro decisione di non aderire all'aumento del capitale. E i 25 milioni, rivalutati con l'aggiunta degli interessi, divennero circa un miliardo di lire con quantificazione del Tribunale nel 1991 dopo una vittoria anche in Cassazione. Gli altri due gruppi di soci preferirono cedere agli eredi Melis tutte le quote sociali a compensazione del miliardo di lire. I due soci di minoranza prima di andare dal notaio mi ricattarono dicendo che avrebbero fatto saltare l'accordo non andando dal notaio se non mi fossi impegnato a vendere anch'io la mia quota del 66%. Uno dei due si era indebitato con la banca (BNL) per avere comprato una casa all'amante (essendo la moglie costretta a vivere in un trio per la pace in famiglia avendo un figlio ancora bambino) e l'altro aveva contratto un mutuo di 180 milioni di lire con la banca Cariplo. Io firmai convinto che, dovendo stabilire io stesso il prezzo di vendita, pensai che per un miliardo e 800 milioni di lire nessuno si sarebbe presentato per acquistare l'immobile. E invece si presentò un tale, Gesuino Fenu, che aveva accettato il prezzo di vendita per trasformare il locale in un grande supermarket. Oggi è proprietario di una catena di supermarket chiamata GF. Vista la mia volontà di non vendere per non avere accettato il ricatto mi fecero causa ma persero perché i danni non erano stati dimostrati. Preso da giusta rabbia li accusai di estorsione E l'accusa si trasformò in calunnia a mio danno, da cui fui assolto nel 2001 perché il fatto non sussiste. Allora, accampando dissidi inesistenti perché il cinema, da sempre in attivo, era stato sempre affittato, si rivolsero al presidente del tribunale per chiedere la nomina di un liquidatore dopo essere riusciti a farmi revocare dalla carica da amministratore. Sulla base di questo motivo chiesero la nomina di un liquidatore. Trovai un presidente del tribunale che incredibilmente mi diede come acquiescente alla nomina mentre dagli atti del giudizio risultavo contrario avendo il mio avvocato concluso con la domanda di rigetto della domanda avversaria, anche considerando che non si poteva porre in liquidazione una società che, da sempre in attivo, conseguiva pacificamente l'oggetto sociale. Inoltre gli asseriti dissidi tra i soci non potevano giustificare la messa in liquidazione della società perché in base all'art. 2272 C.C. i dissidi sociali possono giustificare lo scioglimento della società solo, e solo se, tali dissidi rendono impossibile il conseguimento dell'oggetto sociale. Non era il caso della Cinecorallo che viveva pacificamente di affitti. Non potevano esistere dissidi sociali se la proprietà era distinta dall'amministrazione. Per di più avevo indirizzato ai due soci una Racc. A.R. con cui chiedevo che facesse uno dei due l'amministratore anche perché non avrei più dovuto perdere tempo con il commercialista e con la banca. Ma questi disonesti in udienza dichiararono di non essere disposti a fare essi l'amministratore al mio posto. Bastava questo motivo per rigettare la domanda di nomina di un liquidatore che richiede che vi sia il consenso di tutti i soci. Il presidente del tribunale Marco Onnis non capì che anche per questo motivo non potevano esistere dissidi tra i soci, essendo tali dissidi fondati solo su motivi extra societari. Questo presidente del tribunale, andato in pensione pochi mesi dopo e morto molti anni fa, in un infuocato colloquio in strada dopo essere sceso da casa per avermi dato un appuntamento al telefono, rifiutò di ammettere l'enorme errore compiuto. Pochi giorni dopo scampò all'incendio che gli distrusse la casa, dove viveva con il fratello e la sorella. Questo presidente del Tribunale sfruttò un inciso della comparsa di costituzione in giudizio per darmi come acquiescente, pur dovendo valere la domanda di rigetto della nomina del liquidatore perché per legge occorre la volontà di tutti i soci per nominare il liquidatore, un individuo che è il peggiore che ho incontrato nella mia vita. Un individuo assetato di danaro e disonesto perché mi aveva promesso di non vendere prima che vi fosse una sentenza passata in giudicato. Il successore del Marco Onnis, Antonio Porcella, revocò l'11 dicembre 1997 la nomina del liquidatore scrivendo che non poteva essere nominato dato il mio documentato dissenso e che pertanto i due soci di minoranza avrebbero dovuto instaurare un giudizio ordinario. Purtroppo la revoca avvenne dopo che il 13 novembre 1997 era già avvenuta la vendita tramite liquidatore. Questo disonesto mi aveva convocato il 30 luglio 1997 per dirmi che aveva già incassato una caparra di 100 milioni di lire dal promissario acquirente, ma non volle farmi il suo nome per impedirmi che potessi comunicare con lui per avvisarlo che vi era la mia assoluta contrarietà alla vendita. Gli feci comunque pervenire una Racc. celere alle 11,35 dell'1 agosto per dichiarargli anche per iscritto la mia contrarietà alla vendita citando una sentenza della Cassazione che diceva che non poteva essere messa in liquidazione l'azienda se era costituita da un cinema affittato a terzi. Sembrava una sentenza fatta apposta per me. Chiesi per posta copia del preliminare di vendita e soltanto il 21 agosto dopo tre mie raccomandate posta celere agosto ne ebbi una copia. Solo dal preliminare dell'1 agosto 1997 ebbi conoscenza del nome del promissario acquirente, un costruttore di nome Bruno Cadeddu. E inviai subito una racc. A.R. al promissario acquirente e al liquidatore spiegando in 4 pagine i motivi per cui la nomina del liquidatore doveva ritenersi illegittima e annunciavo un mio prossimo ricorso al tribunale per chiedere la revoca della nomina del liquidatore. Ma questi due disonesti, il gatto e la volpe, cambiarono furtivamente il preliminare di vendita con altro dell'8 settembre (data storica con cui ebbe fine il fascismo con la resa dell'Italia agli angloamericani). Con il secondo preliminare veniva anticipata di molti mesi la vendita il 13 novembre per non darmi il tempo di avere un provvedimento di revoca del liquidatore, che, come detto, fu revocato l'11 dicembre dato il mio documentato dissenso. Poco meno di un mese dopo la vendita, di cui ebbi notizia solo dopo la vendita perché mi era stata sempre occultata la nomina dell'acquirente, che acquistò per un miliardo e mezzo, compresa in esso la stratoferica parcella di 166 milioni di lire. In 25 anni non ho trovato un giudice capace di capire che la vendita era da considerarsi nulla, assolutamente nulla, per mancato contraddittorio con la società Cinecorallo litisconsorte necessaria. Si sa che un provvedimento giudiziario non può avere alcun valore per la parte non sentita in giudizio. Pertanto, quasi come in un teorema matematico, la nomina del liquidatore anche per questo motivo doveva considerarsi nulla, e conseguentemente nullo anche il suo operato, traducendosi la nullità in una inesistenza del provvedimento che rende inefficace la buonafede dei terzi, e in tal caso, peraltro, il terzo, cioè l'acquirente, era documentatamente in malafede. Dopo il madornale ingiustificabile errore materiale di un presidente del tribunale vi fu un altro errore materiale perché il 15 settembre 1997 avevo aperto un giudizio ordinario per chiedere la revoca della nomina del liquidatore. Fui sfortunato anche in questo caso perché incontrai una donna, Tiziana Marogna, il cui cognome meriterebbe un'altra prima lettera, che rigettò il ricorso con una ordinanza di mero rito del 7 novembre 1997 scrivendo che avevo sbagliato indirizzo rivolgendomi a lei in tribunale perché mi sarei dovuto rivolgere direttamente alla Cassazione. Grave errore perché aveva scritto che era stata superata la giurisprudenza che prevedeva il ricorso al tribunale. FALSO! FALSO! FALSO! L'ultima sentenza al riguardo prima di detta ordinanza era la sentenza della Cassazione del 2 dicembre 1996 n. 10718 che diceva il contrario, cioè che dovevo rivolgermi al tribunale. E la Cassazione a Sezioni Unite con sentenza 11104/2002 cancellò la giurisprudenza minoritaria a cui la Marogna si era appellata. E la Marogna passò dopo in Corte d'Appello divenendo collega nello steso Collegio di una Donatella Aru che è stata ulteriormente una mia disgrazia perché, tra l'altro, per non andare contro la sua collega, che si sarebbe dovuta astenere stando fuori dallo stesso Collegio avendo già giudicato in tribunale, ripeté la falsità materiale della collega pur in contrasto con la sentenza 11104/2002, e nonostante fosse stata da lei citata per maggiore assurdo. La Donatella Aru è stata la mia maggiore disgrazia, maggiore delle due precedenti disgrazie che furono il presidente del tribunale e la Marogna perché aggravò ulteriormente la situazione con due sentenze raccapriccianti invertendo il rapporto logico-giuridico per mettere subito al riparo la parcella del liquidatore con una sentenza falsamente non definitiva perché avrebbe dovuto far dipendere la parcella dalla domanda di nullità o annullamento della vendita. Poiché costei avrebbe potuto e dovuto porre rimedio ai precedenti errori dovrebbe essere ritenuta maggiormente colpevole "se il
comportamento del magistrato si concretizza in una violazione grossolana e
macroscopica della norma ovvero in una lettura di essa contrastante con ogni
criterio logico, che comporta l’adozione di scelte aberranti nella
ricostruzione della volontà del legislatore". Vediamo i precedenti a cui costei ha mancato di porre rimedio. La Aru mancò sempre di considerare che il motivo per cui era stato nominato il liquidatore, cioè la mia revoca dalla carica di amministratore, era venuto assolutamente meno perché la Corte d'Appello con sentenza 34/2001 aveva dichiarato nulla la sentenza con cui ero stato revocato dalla nomina del liquidatore. Questa importante sentenza, passata in giudicato, fu saltata completamente ANCHE dalla Aru, che, pur avendola citata, non ne trasse, o non volle trarne, la conseguenza determinante che io ero stato sempre amministratore e che pertanto, anche per questo motivo, non poteva giustificarsi la nomina del liquidatore. Non basta.
In Tribunale il giudice Mario Farina, pur di difendere il liquidatore per giustificare la sua esosa parcella ha scritto che: “il provvedimento di
revoca del 11.12.1997 deve considerarsi immediatamente esecutivo”. Ma
nonostante ciò aggiunse che “si deve
affermare che l’Angius, essendo revocata la sua nomina a liquidatore ha
sostanzialmente redatto seppure in buona fede un bilancio che è quanto meno
dubbio che dovesse essere impugnato nei termini
di cui all’art. 2311 c.c.”. E poi (p. 14): “Le operazioni di liquidazione
devono essere compiute nell’interesse della società e pertanto di tutti i soci
e non vi è contestazione, anche atteso che gli altri due soci fratelli del
Melis non si sono opposti all’operato dell’Angius, che questo abbia agito
nell’interesse della società”. Notare la frase sintatticamente errata.
E’ evidente la grave contraddizione nell’affermare che le operazioni dovessero essere compiute “nell’interesse della società e pertanto di tutti soci”, mentre si riconosceva l’opposizione di Pietro Melis sia alla vendita e sia, pertanto, al decreto ingiuntivo. La conclusione della sentenza è il cappello finale posto su un abito confezionato su misura per l’Angius. Pertanto il bilancio finale sarebbe stato “redatto dall’Angius nella convinzione della sua doverosità” giacché “poteva certamente rimanere la convinzione di rivestire ancora la qualifica di liquidatore e di dovere redigere il bilancio conclusivo”, potendosi “affermare che ‘Angius abbia agito in buona fede sia nel perdurare della sua qualità di liquidatore sia successivamente alla revoca della sua nomina” (p. 15).
E’ incredibile che un giudice possa arrivare a scrivere tante contraddizioni in così poche frasi. Il Farina riconosce che l’Angius sapeva di essere stato revocato dalla sua nomina di liquidatore e tuttavia, secondo il Farina, l’Angius poteva pensare in buona fede di essere ancora liquidatore. Incredibile! Non è possibile negare che ci si trovi di fronte ad una sentenza aberrante.
La Aru non tenne in alcun conto le aberrazioni del Farina e ne aggiunse altre di farina propria. Costei giustificò la nomina del liquidatore dandomi come acquiescente, ripetendo la falsità materiale del presidente del tribunale. Ma doveva per questo sterilizzare il decreto di revoca della nomina del liquidatore con il definire la nomina "un vizio nel merito" inventandosi una espressione che non si trova in tutta la giurisprudenza. Per di più riconoscendo contraddittoriamente la mia contrarietà, persino definita "veemente", all'operato del liquidatore ma come un estremo tentativo di ostacolare la vendita contro la volontà dei due soci di minoranza, così facendo prevalere la volontà di una minoranza. Naturalmente nulla ebbe da obiettare alle aberrazioni del Farina. E per difendere l'operato del liquidatore non si vergognò di ripetere la falsità dell'ordinanza della collega Marogna scrivendo che il liquidatore era confortato dal fatto che io ero stato revocato dalla nomina di amministratore con sentenza definitiva l'11 novembre 1997 (due giorni prima della vendita e senza nemmeno attenderne la notifica del 20 novembre), cosi trasformando questa sentenza in una sentenza passata in giudicato, come se non vi fosse stato più alcun rimedio, mentre il rimedio avvenne con la sentenza della Corte d'Appello 34/2001 che dichiarò nulla tale sentenza rendendo così nulla anche la nomina del liquidatore se io risultavo essere stato sempre amministratore in base alla sentenza 34/2001.
Poiché in base all’art. 1362 c.c. 2 c.c., al fine di valutare la buona fede del contraente valgono "le manifestazioni posteriori al contratto provenienti da uno dei contraenti” (Cass. 22 giugno 1972, n. 2055), non posso tralasciare un episodio riguardante l'ex liquidatore Angius che in data 23 aprile 1998 con grave azzardo si presentò al Banco di Napoli con i due soci di minoranza e per non esporsi in prima persona rilasciò copia del certificato della Camera di Commercio del 5 aprile 1996 in cui figurava ancora come liquidatore e, dichiarando falsamente "la piena validità di tutte le operazioni richieste”, rilasciava delega al socio Paolo Melis perché riscuotesse tutto il ricavato della vendita (meno le tasse) tramite 4 assegni circolari così intestati: Pietro Melis lire 654.736.036: Paolo Melis lire 169.471.559; Gianluca Melis lire 169.471.559; dott. Antioco Angius lire 150.605.824. Per un totale di lire 1.144.284.436. L'operazione truffaldina, tesa a pormi un'altra volta di fronte al fatto compiuto, ed evitando così lo scomodo decreto ingiuntivo, non riuscì perché precedentemente avevo avvisato la banca dell'avvenuta revoca dell'Angius dalla carica di liquidatore . Il dossier del Banco di Napoli è agli atti del giudizio. Successivamente l'Angius notificò il decreto ingiuntivo a tutti i tre soci pur non essendo ancora ricostituita la rappresentanza legale della Cinecorallo. Ma tale notifica non poteva ritenersi valida sempre per lo stesso motivo, dato il perdurante dissidio (ma sempre extra societario) tra i soci.
La mia denuncia nei confronti dell'Angius, sia per avere tentato di incassare tutto il ricavato della vendita, sia per avere arbitrariamente detratto gli interessi dal mio credito di 18 milioni di lire (ottenuto con decreto ingiuntivo) riducendo l'importo a 11 milioni, sia per avere dopo consegnato il residuo dell'importo al debitore Gianluca, nonostante avesse scritto nel bilancio finale che l'importo sarebbe stato versato a mio favore in un libretto bancario, non ebbe seguito perché vari P.M. si palleggiarono la mia denuncia trovandosi in difficoltà e poi decisero per l'archivio. Nonostante che tale libretto non fosse stato mai aperto. Ma l'Angius per questa operazione fatta passare come transazione (da me non richiesta) incredibilmente si attribuì 930 mila lire.
Ma di tutto ciò non vi è alcuna traccia nelle sentenze. Come mai?
Tutte queste aberrazioni sono state gravemente ignorate anche in Cassazione, così da farmi ritenere che dovrebbe essere riformata la giustizia introducendo una severa selezione almeno tramite esami che non siano la farsa dei Consigli distrettuali che ogni 4 anni debbono far finta di esaminare l'operato di un giudice, con il risultato che i giudici avanzano tutti di grado e di stipendio per sola anzianità, giungendo così persino in Cassazione, come vi deve essere giunto Luca Varrone, essendo stato capace solo di aggiungere le ultime aberrazioni per non avere colto che tutto il processo doveva ritenersi nullo per un motivo assai semplice, che era il mancato contraddittorio in tutto il processo della Cincorallo, risultata sempre assente in giudizio, e non avendo nemmeno il Varrone percepito la conseguenza della sentenza 34/2001 da cui poteva trarsi, anche indipendentemente da ogni altra considerazione, della nullità di tutto il processo. Un giudice che è capace di rovinare la vita di un ricorrente per ignoranza e per mancata capacità di ragionare non dovrebbe sottrarsi ad una condanna tale da farlo ritenere non appropriato a giudicare, con maggiore colpevolezza per avere costretto il ricorrente a non avere più mezzi per contrastare tali aberrazioni.