mercoledì 21 novembre 2012

CACCIATORI IN VIA DI ESTINZIONE CON IL LORO ISTINTO SANGUINARIO

Riprendo da L'UNIONE SARDA del 20 novembre la seguente lettera al direttore. Essa, pur evitando il mio linguaggio pieno di disprezzo e di odio nei confronti dei cacciatori, da me considerati dei subanimali,  altrimenti sarebbe stata censurata, esprime la verità su individui preda di un ancestrale istinto di sangue. E la politica tutela purtroppo questi sanguinari per non perdere il loro voto e quello dei fabbricanti di armi. Ma essi, quasi tutti anziani,  sono in via di estinzione.   

Caccia, il tributo del sangue
Un tempo si sacrificavano al dio Krónos i vecchi settantenni, ma quando la vita divenne meno dura e spietata si abbandonarono gli antichi riti. Ma forse qualcuno non volle rinunciare a quel tributo di sangue e si appellò al rispetto della tradizione. Forse usò il termine «rito ancestrale» per impressionare l'uditorio e convincerlo che nessuna civilizzazione estirperà l'istinto sanguinario dell'umanità. Allo stesso modo oggi il portavoce dei cacciatori vuol perpetuare il «rito ancestrale» dell'uccidere. E dunque, finché la caccia non sarà proibita, avremo inesorabilmente, puntualmente e immancabilmente vittime sacrificali al «rito ancestrale». Non disgrazie imprevedibili, non fatalità cascate dal cielo, ma normali episodi di un'attività che sparge morte. Nel 2012, l'Associazione Vittime della Caccia riferisce di 76 vittime (18 morti e 58 feriti) di cui 6 bambini (3 morti e 3 feriti). Chi ha interesse a mantenere questa anacronistica, barbara e mortale tradizione? Chiedetelo a un fabbricante d'armi e ve lo saprà dire meglio di me, chiedetelo a un politico in cerca del facile consenso e ve lo saprà dire meglio di me.
Bruno Pittau
Cagliari

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