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CACCIATORI IN VIA DI ESTINZIONE CON IL LORO ISTINTO SANGUINARIO
Riprendo da L'UNIONE SARDA del 20 novembre la seguente lettera al direttore. Essa, pur evitando il mio linguaggio pieno di disprezzo e di odio nei confronti dei cacciatori, da me considerati dei subanimali, altrimenti sarebbe stata censurata, esprime la verità su individui preda di un ancestrale istinto di sangue. E la politica tutela purtroppo questi sanguinari per non perdere il loro voto e quello dei fabbricanti di armi. Ma essi, quasi tutti anziani, sono in via di estinzione.
Caccia, il tributo del sangue
Un tempo si
sacrificavano al dio Krónos i vecchi settantenni, ma quando la vita
divenne meno dura e spietata si abbandonarono gli antichi riti. Ma forse
qualcuno non volle rinunciare a quel tributo di sangue e si appellò al
rispetto della tradizione. Forse usò il termine «rito ancestrale» per
impressionare l'uditorio e convincerlo che nessuna civilizzazione
estirperà l'istinto sanguinario dell'umanità. Allo stesso modo oggi il
portavoce dei cacciatori vuol perpetuare il «rito ancestrale»
dell'uccidere. E dunque, finché la caccia non sarà proibita, avremo
inesorabilmente, puntualmente e immancabilmente vittime sacrificali al
«rito ancestrale». Non disgrazie imprevedibili, non fatalità cascate dal
cielo, ma normali episodi di un'attività che sparge morte. Nel 2012,
l'Associazione Vittime della Caccia riferisce di 76 vittime (18 morti e
58 feriti) di cui 6 bambini (3 morti e 3 feriti). Chi ha interesse a
mantenere questa anacronistica, barbara e mortale tradizione? Chiedetelo
a un fabbricante d'armi e ve lo saprà dire meglio di me, chiedetelo a
un politico in cerca del facile consenso e ve lo saprà dire meglio di
me.
Bruno Pittau
Cagliari
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