giovedì 6 agosto 2009

MALEDETTO CARTESIO

Egli ha iniziato il famoso Discorso sul metodo scrivendo:"Il buon senso è la cosa meglio ripartita nel mondo: infatti ciascuno pensa di esserne ben provvisto, e anche coloro che sono i più difficili a contentarsi in ogni altra cosa, per questa non sogliono desiderarne di più".
Se c'è una cosa che è meno e peggio distribuita nel mondo è proprio il buon senso. A incominciare proprio dallo stesso Cartesio, che pensò che gli animali, secondo lui non dotati di anima, fossero da ritenersi soltanto delle macchine e non soffrissero. Pertanto egli, come la sua scuola, praticò la vivisezione anche sui cani. Ma, a parte Cartesio, vai a cercare il buon senso nella politica. Ne troverai meno che in ogni altra parte. Vai a cercare il buon senso tra i fanatici religiosi. Vai a cercarlo nella testa del rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni, che in Guida alle regole alimentari ebraiche ha giustificato la maggiore sofferenza a cui sono sottoposti gli animali nei mattatoi con la "macellazione rituale" (comune agli islamici) dicendo che, altrimenti, l'animale diventa impuro e la sua carne non è mangiabile. Qui siamo alla pazzia. La mancanza di buon senso si trova anche nella diseducazione che viene dallo Stato. Facciamo un esempio.
Giustamente l'associazione dei consumatori sta richiedendo che il premio per il 6 al superenalotto venga congelato oltre un determinato tetto. E ciò sarebbe dettato dal buon senso. Infatti che senso ha attribuire ad un possibile unico vincitore 119 milioni di euro? Bastano pochi milioni di euro per cambiare la vita di ciascuno. Si dovrebbe essere sicuri che più persone facessero 6 in modo da distribuire la vincita tra vari vincitori. Il buon senso vorrebbe che oltre un determinato tetto si distribuisse il ricavato dalle giocate almeno al 5, se non anche, proporzionalmente, al 4. No. Lo Stato è certo di incassare di più sfruttando il maggiore numero di giocate derivante dalla spasmodica rincorsa all'aumento della vincita. Così si crea un circolo vizioso. Mancanza di buon senso da parte dello Stato che incoraggia la febbre del gioco approfittando della mancanza di buon senso di coloro che giocano soltanto quando il Jack pot raggiunge tetti incredibili ed inutili per chi fosse un solo vincitore.

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