Si
rivolgano alla trasmissione "Chi l'ha visto". Si vada a cercarlo. Si
vuole esorcizzare la morte dicendo che chi è morto è scomparso. In questo modo si dà ragione ad Emanuele Severino che per tutta la vita, andando con ossessione oltre Parmenide (eternità dell'essere), ha voluto aggiungere l'eternità anche gli essenti. Poiché gli essenti sono eterni la morte è un passaggio dal visibile all'invisibile, per poi tornare al visibile, anche se non si può sapere in quale altra forma il visibile si ripresenterà come visibile dopo essere passato all'invisibile. Sono eterni anche gli insetti (zanzare, pulci, pidocchi e, perché no, anche i batteri)? Se le conseguenze sono assurde lo sono anche le premesse. Come si possa considerare Severino un grande filosofo nonostante le sue farneticazioni sugli essenti è cosa incomprensibile.
giovedì 6 agosto 2020
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4 commenti:
la morte é un tabù in occidente. non è così nelle filosofie orientali dove viene vista come parte del ciclo infinito della vita. La nostra civiltà é in declino e lo si vede anche dalla paura della morte, che é paura dell'ignoto, di qualcosa che non conosco e non voglio conoscere tanto che preferirei addirittura non esistesse. Ragionamento che farebbe orrore a un qualunque buddhista.
Ho allungato il contenuto del post facendo riferimento a Emanuele Severino, con il suo ripetitivo battere sino alla nausea sull'eternità degli essenti.
Se Dio non esiste (e su questo siamo d'accordo) esiste lo stesso l'universo, la materia, e tutti gli essenti che via via sorgono, si formano dalla materia. Attribuire agli essenti una natura eterna è la trovata di Severino, indimostrata e indimostrabile. La loro apparizione e poi temporanea scomparsa per riapparire poi non sarebbe una specie di eterno ritorno, apparentabile all'eterno ritorno di Nietzsche? Mi sembra che Severino prendesse le distanze dall'eterno ritorno del tedesco, ma in effetti mi sembra la stessa cosa.
Ma l'eternità o indistruttibilità degli enti non è stata affermata anche da Tommaso d'Aquino?
Quello che non ho mai capito è cosa cambierebbe nella nostra vita se ammettessimo con Severino l'eternità del tutto ovvero di ogni essente. Mi sembra di capire che il futuro è già scritto, anche se naturalmente non lo conosciamo. Severino afferma che l'islam potrebbe imporsi, vincere, e noi non possiamo modificare questo eterno già scritto. Naturalmente possiamo impegnarci perché questo non avvenga, visto che a noi la vittoria dell'islam non piace. Del resto tutti noi operiamo per prepararci un futuro di nostro gradimento. Anche per Severino noi agiamo per ottenere certi scopi. Ma, mi sembra di capire, questi nostri sforzi non possono modificare il futuro già scritto, ma a noi ignoto. Noi desideriamo certe cose, ma queste cose sono già esistenti, ma invisibili. Essendo tutti i fenomeni o enti o essenti eterni, esistenti da sempre e per sempre, si eclissano e riappaiono quando è il momento.
La cosa piuttosto buffa e ridicola è appunto che tutto, assolutamente tutto sarebbe per Severino eterno, anche uno sputo, uno scarafaggio.
Che Severino sia un grande filosofo non lo credo proprio. Anzi, a me sembra che all'estero nessuno lo c...i. Era sicuramente una persona colta che si era studiata i classici della filosofia. A me piaceva come trattava i temi di attualità (per es. Mani pulite), con grande rigore e acume. Comunque era ateo o agnostico o ateo-agnostico. Eppure possedeva una reliquia della Vera Croce che donò un giorno al comune di Brescia ...
Di lui ho apprezzato i "Pensieri sul cristianesimo" o anche "La fine del capitalismo" (Severino non era anticapitalista, ma vedeva nello scemare del profitto, tendenzialmente verso lo zero, la fine inevitabile del capitalismo - il capitalismo non è amministrazione dell'esistente, ma un'impresa per accumulare profitti. Se non si espande ristagna, amministra soltanto).
Caro Sergio, ero certo che non sarebbe mancato un suo commento avendo fatto riferimento a Severino. Avrei potuto allungare l'articolo considerando che Severino esclude persino l'evoluzione biologica in "Gli abitatori del tempo". Per Parmenide il divenire è apparenza ma è comunque realtà fisica perché fa parte del mondo fisico. Severino esclude anche l'apparenza della realtà fisica annullandola nell'eternità degli essenti.
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