Il quale negava che esistesse la peste. Ed essendo un cultore di astrologia (buona ancor oggi per gli imbecilli) si mise a letto morendo di peste prendendosela con una congiunzione negativa di Giove con Saturno.
Riporto il lungo passo de I promessi sposi
Le prime posizioni
espresse dai negazionisti, Boris Johnson, Donald Trump e (si licet parva
… ) Matteo Salvini (niente blocchi, chiusure o zone
rosse), che, in modi differenti, minimizzavano il rischio della pandemia, ci
ricordano un personaggio creato dal Manzoni: Don Ferrante.
In rerum natura, - diceva, - non ci son che due generi di cose:
sostanze e accidenti; e se io provo che il contagio non può esser né l’uno né
l’altro, avrò provato che non esiste, che è una chimera. E son qui. Le sostanze
sono, o spirituali, o materiali. Che il contagio sia sostanza spirituale, è uno
sproposito che nessuno vorrebbe sostenere; sicché è inutile parlarne. Le
sostanze materiali sono, o semplici, o composte. Ora, sostanza semplice il
contagio non è; e si dimostra in quattro parole. Non è sostanza aerea; perché,
se fosse tale, in vece di passar da un corpo all’altro, volerebbe subito alla
sua sfera. Non è acquea; perché bagnerebbe, e verrebbe asciugata da’ venti. Non
è ignea; perché brucerebbe. Non è terrea; perché sarebbe visibile. Sostanza
composta, neppure; perché a ogni modo dovrebbe esser sensibile all’occhio o al
tatto; e questo contagio, chi l’ha veduto? chi l’ha toccato? Riman da vedere se
possa essere accidente. Peggio che peggio. Ci dicono questi signori dottori che
si comunica da un corpo all’altro; ché questo è il loro achille, questo il
pretesto per far tante prescrizioni senza costrutto. Ora, supponendolo
accidente, verrebbe a essere un accidente trasportato: due parole che fanno ai
calci, non essendoci, in tutta la filosofia, cosa più chiara, più liquida di
questa: che un accidente non può passar da un soggetto all’altro. Che se, per
evitar questa Scilla, si riducono a dire che sia accidente prodotto, dànno in
Cariddi: perché, se è prodotto, dunque non si comunica, non si propaga, come
vanno blaterando. Posti questi princìpi, cosa serve venirci tanto a parlare di
vibici, d’esantemi, d’antraci...?
- Tutte corbellerie, - scappò fuori una volta un tale.
- No, no, - riprese don Ferrante: - non dico questo: la scienza è scienza; solo bisogna saperla adoprare. Vibici, esantemi, antraci, parotidi, bubboni violacei, furoncoli nigricanti, son tutte parole rispettabili, che hanno il loro significato bell’e buono; ma dico che non han che fare con la questione. Chi nega che ci possa essere di queste cose, anzi che ce ne sia? Tutto sta a veder di dove vengano.
Qui cominciavano i guai anche per don Ferrante. Fin che non faceva che dare addosso all’opinion del contagio, trovava per tutto orecchi attenti e ben disposti: perché non si può spiegare quanto sia grande l’autorità d’un dotto di professione, allorché vuol dimostrare agli altri le cose di cui sono già persuasi. Ma quando veniva a distinguere, e a voler dimostrare che l’errore di que’ medici non consisteva già nell’affermare che ci fosse un male terribile e generale; ma nell’assegnarne la cagione; allora (parlo de’ primi tempi, in cui non si voleva sentir discorrere di peste), allora, in vece d’orecchi, trovava lingue ribelli, intrattabili; allora, di predicare a distesa era finita; e la sua dottrina non poteva più metterla fuori, che a pezzi e bocconi.
- La c’è pur troppo la vera cagione, - diceva; - e son costretti a riconoscerla anche quelli che sostengono poi quell’altra così in aria... La neghino un poco, se possono, quella fatale congiunzione di Saturno con Giove. E quando mai s’è sentito dire che l’influenze si propaghino...? E lor signori mi vorranno negar l’influenze? Mi negheranno che ci sian degli astri? O mi vorranno dire che stian lassù a far nulla, come tante capocchie di spilli ficcati in un guancialino?... Ma quel che non mi può entrare, è di questi signori medici; confessare che ci troviamo sotto una congiunzione così maligna, e poi venirci a dire, con faccia tosta: non toccate qui, non toccate là, e sarete sicuri! Come se questo schivare il contatto materiale de’ corpi terreni, potesse impedir l’effetto virtuale de’ corpi celesti! E tanto affannarsi a bruciar de’ cenci! Povera gente! brucerete Giove? Brucerete Saturno?
His fretus, vale a dire su questi bei fondamenti, non prese nessuna precauzione contro la peste; gli s’attaccò; andò a letto, a morire, come un eroe di Metastasio, prendendosela con le stelle.
- Tutte corbellerie, - scappò fuori una volta un tale.
- No, no, - riprese don Ferrante: - non dico questo: la scienza è scienza; solo bisogna saperla adoprare. Vibici, esantemi, antraci, parotidi, bubboni violacei, furoncoli nigricanti, son tutte parole rispettabili, che hanno il loro significato bell’e buono; ma dico che non han che fare con la questione. Chi nega che ci possa essere di queste cose, anzi che ce ne sia? Tutto sta a veder di dove vengano.
Qui cominciavano i guai anche per don Ferrante. Fin che non faceva che dare addosso all’opinion del contagio, trovava per tutto orecchi attenti e ben disposti: perché non si può spiegare quanto sia grande l’autorità d’un dotto di professione, allorché vuol dimostrare agli altri le cose di cui sono già persuasi. Ma quando veniva a distinguere, e a voler dimostrare che l’errore di que’ medici non consisteva già nell’affermare che ci fosse un male terribile e generale; ma nell’assegnarne la cagione; allora (parlo de’ primi tempi, in cui non si voleva sentir discorrere di peste), allora, in vece d’orecchi, trovava lingue ribelli, intrattabili; allora, di predicare a distesa era finita; e la sua dottrina non poteva più metterla fuori, che a pezzi e bocconi.
- La c’è pur troppo la vera cagione, - diceva; - e son costretti a riconoscerla anche quelli che sostengono poi quell’altra così in aria... La neghino un poco, se possono, quella fatale congiunzione di Saturno con Giove. E quando mai s’è sentito dire che l’influenze si propaghino...? E lor signori mi vorranno negar l’influenze? Mi negheranno che ci sian degli astri? O mi vorranno dire che stian lassù a far nulla, come tante capocchie di spilli ficcati in un guancialino?... Ma quel che non mi può entrare, è di questi signori medici; confessare che ci troviamo sotto una congiunzione così maligna, e poi venirci a dire, con faccia tosta: non toccate qui, non toccate là, e sarete sicuri! Come se questo schivare il contatto materiale de’ corpi terreni, potesse impedir l’effetto virtuale de’ corpi celesti! E tanto affannarsi a bruciar de’ cenci! Povera gente! brucerete Giove? Brucerete Saturno?
His fretus, vale a dire su questi bei fondamenti, non prese nessuna precauzione contro la peste; gli s’attaccò; andò a letto, a morire, come un eroe di Metastasio, prendendosela con le stelle.
30 mar 2020 - Don Ferrante non è certamente uno dei personaggi più famosi de I Promessi Sposi, niente a che vedere con Renzo, Lucia, don Abbondio o ...
2 commenti:
i giovani ammassati in discoteca che se ne fregano del covid, per ascoltare musica ( si fa per dire ) che stordisce le meningi, con lo scopo di provare lo "sballo", sono il peggio della società e meriterebbero di contagiarsi tutti. Non demonizzo le discoteche, certo però che c'è una bella differenza dalle "rotonde sul mare" cantate da Fred Bongusto e anche dai balli di John Travolta ne "la febbre del sabato sera". una volta non c'erano gli eccessi, sintomo di una società malata.
Lei trova piena corrispondenza di amori sensi con il Marchetto nazionale, che ultimamente non sa nemmeno contare, visto che conta qualche migliaio di "negazionisti" a Berlino quando erano dell'ordine di milioni.
https://www.youtube.com/watch?v=1PJz15gnXXE
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