Riporto dal mio libro Scienza, filosofia e teologia. Che cos'è veramente il diritto naturale le seguenti pagine tratte da un capitolo che espone il pensiero dei maggiori filosofi dall'antichità ad oggi riguardo alla pena di morte.
Sul principio di autoresponsabilità legata al diritto naturale, come aveva pensato l’illuminista Kant,[1] risiede la giustificazione della pena di morte, entro una concezione retributiva.
E'
lo stesso diritto naturale che richiede che tale diritto venga
tolto a chi responsabilmente e non per legittima difesa o per
consensuale sfida
l’ha tolto ad altri innocente. Diversamente
chi uccide avrebbe un diritto naturale maggiore, che è una
contraddizione, con
un ingiusto vantaggio su chi è stato ucciso. L’opposizione
alla pena di
morte è una conseguenza della confusione della morale con il
diritto, dei
doveri perfetti (fondati sulla ragione), che comandano di non
fare il male, con
i doveri imperfetti (fondati sul sentimento), che comandano di
fare il bene,
che non è compito dello Stato di attuare. Oppure è la
conseguenza del diritto
naturale inteso come diritto della forza, che in tal modo
verrebbe premiato
dallo Stato. Anche i laici, purtroppo, hanno subìto l’influenza
di una
concezione religiosa recente, che, in contrasto con la storia
delle dottrine
dello stesso cristianesimo, afferma che l’uomo non può togliere
all’uomo quella
vita che Dio gli ha dato. Scrive
Kant (Metafisica dei
costumi, parte
II, sez. I, nota): “Se poi egli ha ucciso, deve morire. Qui non
esiste alcun
altro surrogato che possa soddisfare la giustizia. Non c’è
alcuna omogeneità
tra una vita per quanto penosa e la morte; e di conseguenza non
esiste altra
eguaglianza fra il delitto e la punizione, fuorché nella morte
giuridicamente
inflitta al criminale”. Se i filosofi esistenzialisti fossero
stati coerenti
avrebbero capito che, essendo l’uomo, come essi affermano, una
possibilità
autocostitutiva, cioè esistenza (come singolo) e non essenza
(come specie
animale), il valore di ciascuna esistenza non è data dal fatto
di appartenere
all’essenza umana, ma dal fatto di essere una singolarità.
Pertanto il
criminale non può essere sottratto alla pena di morte dalla sua
essenza umana,
che esiste soltanto biologicamente.
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