Paradosso della storia. Il cristianesimo è nato unicamente dalla predicazione di San Paolo e non dalla predicazione di Gesù. Fu infatti Paolo ad inventarsi la resurrezione di Gesù sulla via di Damasco senza mai avere conosciuto personalmente Gesù. Tutte le le Epistole di Paolo precedono cronologicamente tutti i Vangeli, che riprendono da Paolo la resurrezione di Gesù. E senza la resurrezione di Gesù il cristianesimo non esisterebbe. Saulo andava verso Damasco perché aveva convinto il tribunale rabbinico di Gerusalemme della necessità di arrestarvi i primi cristiani, in quanto ritenuti blasfemi nei riguardi del dio ebraico Jahweh, che non poteva ammettere di avere un figlio, per di più incarnato in Gesù. I primi cristiani erano tali solo perché seguivano la predicazione di Gesù, non perché già credessero nella sua resurrezione. Per gli ebrei credere che Gesù fosse figlio di Dio e che fosse risorto era una bestemmia. Certamente non furono dei buoni maestri in quanto a libertà di pensiero. Erano dei fanatici che credevano che Jaweh avesse come dimora un mattatoio, che essi chiamavano tempio. E lo era anche Saulo, che, pure, aveva la cittadinanza romana, acquisita dal padre, che l'aveva ottenuta per le sue "benemerenze" quale commerciante importatore di pelli. Questo loro fanatismo, questo loro sentirsi depositari dell'unico vero dio è costato loro caro perché hanno sempre rifiutato l'integrazione in quegli Stati in cui si rifugiarono dopo la diaspora. Se fossero stati meno cretini non si sarebbero ribellati alla pur ingiusta invasione dei Romani, i quali, però, lasciavano alle popolazioni sottomesse, ampia autonomia. Tanto è vero che non si opposero all'allargamento del tempio-mattatoio voluto dal re Erode il grande, alleato dei Romani perché aveva capito che era meglio farseli alleati per conservare l'esistenza dello Stato ebraico. Ma l'insipienza dei fanatici ebrei provocò continue rivolte, che portò alla fine alla distruzione del tempio-mattatoio nel 70 d.C. Non bastò questo perché cessassero le rivolte contro i Romani, che alla fine (all'inizio del II secolo), dopo la rivolta dei Maccabei, cancellarono l'esistenza dello Stato ebraico, che era stato sempre una spina nel fianco dell'impero romano, che aveva bisogno della Palestina come confine contro il perenne pericolo dell'invasione dei Parti, confinanti con la Palestina.
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