In un mio libro (Addio a Dio), con una lettura nuova ma rispettosa dei passi più importanti dei Vangeli e delle Epistole di S. Paolo (che precedono cronologicamente tutti i Vangeli perché fu S. Paolo l'inventore della resurrezione di Gesù) ho documentato che hanno più meriti di fronte a Dio (ammesso che esista) coloro che non credono in Dio ma rispettano la giustizia fondata sul diritto naturale rispetto ai credenti, che credono necessariamente per opportunismo, convinti che sia necessario credere in Dio per salvarsi l'anima. E allora a che cosa serve il proselitismo delle religioni? A NULLA. Serve solo a coloro che hanno bisogno di credere in una istituziome religiosa che si faccia visibilmente garante di una verità che di fatto non può esistere perché la fede non è tale se non è pervasa dal dubbio. Di fronte alla disperazione del non senso della vita il credente cerca di aggrapparsi alle parole di chi si presenta, come il papa, portatore di una verità. Nemmeno la Chiesa crede in ciò che diceva un fanatico insuperabile quale fu S. Agostino, convinto che coloro che fossero morti fuori della Chiesa sarebbero stati solo "massa dannata". Guardarsi dai convertiti. Che destino dovrebbe aspettarsi chi, pur essendo vissuto in uno Stato o in una cultura non toccati dal cristianesimo, abbia condotto una vita da uomo giusto e si sia sempre astenuto dal fare del male? E' evidente che soltanto un papa scriteriato potrebbe ritenere che costui non abbia meriti di fronte a Dio. D'altronde, lo stesso S. Paolo, contraddicendosi, scrisse che anche i pagani si sarebbero salvati se avessero rispettato "la legge naturale iscritta nei loro cuori" (Lettera ai Romani, 2, 14-16). E allora a che serviva il proselitismo di S. Paolo? A che serve il proselitismo di oggi? A NULLA. Ripeto: meglio non credere ma rispettare il diritto naturale per avere più meriti rispetto ai credenti, che, anche quando fanno del bene, sono degli opportunisti perché non amano il bene di per sé ma per procurarsi dei meriti di fronte a Dio.
Nel mio libro E giustizia infine fu fatta ho dato la vera rappresentazione di questo papa che sta introducendo il relativismo e la confusione nella Chiesa.
Riporto il dialogo tra il protagonista il prof. Petix e un cappellano che lo vuole convertire.
Riporto il dialogo tra il protagonista il prof. Petix e un cappellano che lo vuole convertire.
Ma
se esistesse solo la sopravvivenza dell'anima umana e non anche
quella degli animali non umani, almeno di quelli dotati di coscienza,
che me ne farei? disse il prof. Petix. Dovrei rinunciare per sempre a rivedere i miei unici
grandi affetti che sono stati i cani e i gatti? Dovrei stare per
l'eternità in compagnia unicamente di un'umanità, di
cui non me ne è importato mai alcunché?
Perché,
lo interruppe il cappellano, non le farebbe piacere rivedere i suoi
genitori?
Il
prof. Petix ebbe una smorfia di fastidio. Di che li dovrei
ringraziare? Di avermi fatto nascere per condannarmi a morte in
questo mondo privo di certezze e pieno di crudeltà e di
ingiustizie ed essere privato in un aldilà dei miei affetti
veri, non umani, avuti in vita? Ma chi se frega dei genitori! Un
aldilà popolato solo da anime umane mi sarebbe tremendamente
insopportabile. Anzi, mi farebbe schifo. Sarebbe un mondo assai
povero, perché privato di altre forme di vita, e non
renderebbe giustizia a tutte le sofferenze degli animali vittime
della crudeltà umana, a incominciare da quelli uccisi nei
mattatoi. Sarebbe un mondo che premierebbe ancor di più
l'ingiustizia. Ma lei tutto questo non lo può capire a causa
del suo cristianesimo.
Vi
è stato un papa, Paolo VI, obiettò il cappellano, che
disse ad una bambina, addolorata per la perdita del suo cane, che un
giorno l'avrebbe rivisto nell'aldilà.
Pura
frase consolatoria per una bambina, disse il prof. Petix. La realtà
è che la dottrina cristiana esclude la sopravvivenza delle
anime non umane. Altrimenti non si spiegherebbe l'assurdo che ciò
che per la legge è (almeno sulla carta) reato, il
maltrattamento degli animali, per la Chiesa non è nemmeno
peccato di cui sia necessario confessarsi. Come me lo spiega?
In
effetti, rispose il cappellano, questa rimane ancora una carenza
inspiegabile. Ma si ricordi che vi è stato un grande santo,
Francesco d'Assisi, che lei dovrebbe ammirare perché era
amante di tutte le creature. E il nuovo papa ha assunto il nome
Francesco anche per questo. E gli animalisti lo hanno ringraziato in
piazza S. Pietro.
Per
carità, rispose irato il prof. Petix. Non si continui a
mitizzare questo individuo. Le gente deve sapere chi fosse veramente.
Quegli animalisti disonestamente, a cominciare da Michela Vittoria
Brambilla, hanno attribuito a questo papa una frase che egli non ha
mai pronunciato: " A Pasqua non mangiate carne d'agnello o di
capretto". Pura falsità. Non risulta affatto che il papa
abbia pronunciato una simile frase. L'hanno voluto strumentalizzare,
mentre sarebbe stato meglio se avessero detto la verità su
Francesco d'Assisi e su questo papa inducendolo a prendere posizione
contro le feste di sangue che sono il Natale e la Pasqua con strage
di agnelli.
Ma
lei allora fa finta di ignorare il famoso Cantico delle creature
di S. Francesco, obiettò il cappellano.
Si
vede che anche lei è poco informato su Francesco d'Assisi. Il
tanto lodato Francesco d'Assisi, che si dice, mitologicamente,
parlasse agli uccellini, pretendeva che nei giorni di festa vi fosse
molta carne, come racconta il suo biografo Tommaso Celano. In questa
biografia si legge:
"Un giorno i frati discutevano assieme se rimanesse
l'obbligo di non mangiare carne, dato che il Natale quell'anno cadeva
in venerdì. Francesco rispose a frate Morico: Tu pecchi,
fratello, a chiamare venerdì il giorno in cui è nato
per noi il Bambino. Voglio che in un giorno come questo anche i muri
mangino carne, e se questo non è possibile, almeno ne siano
spalmati all'esterno".
Ahimè, questo sarebbe il santo che amava tutte le
creature. Si rende conto?
E
sa che papa Francesco ha detto che il suo film preferito è il
Pranzo di Babette?
E che cosa si mangia nel pranzo di Babette? Brodo di tartaruga e
quaglie arrosto. E' stato dunque coerente nello scegliere come nome
Francesco riferendosi Francesco d'Assisi. Chi si assomiglia si
piglia. Ma io non mi faccio imbrogliare da tutti gli ebeti
ignoranti che esultano per l'elezione di questo papa, che, oltre
tutto, dice solo cose banali, dettate dal buonismo, apparendo per
altro un ignorante a confronto del suo predecessore. Ma, si sa, le
masse si fanno incantare dalla superficialità. Hanno bisogno
prima di tutto di una faccia rassicurante, sorridente, dietro la
quale si nasconde un vuoto di pensiero. Hanno bisogno di scemenze
come quando il papa dice che "Dio è anche un papà
perché ci perdona e ci ama, è un tesoro che non bisogna
lasciare in un angolo della vita". Oppure quando dice che “Dio
è nostro avvocato”. Presso quale tribunale? Di fronte ai
giudici non può essere ascoltato, anche perché non
parla. E dunque, se ci affidasse a lui, sarebbe l'avvocato delle
cause perse. Inoltre, come può essere Dio un avvocato
contraddicendo la sua figura di giudice supremo? Il suo predecessore
non avrebbe mai detto simili scemenze. E poi questo papa si avvicina
alla gente tendente le mani, accarezza i bambini e, per rendersi
ancora più ridicolo, ma più ben voluto dagli scemi,
rimette un ciuccio in bocca ad un neonato che stava piangendo per
riscuotere applausi. E la notizia fa il giro del mondo. Ma le sembra
serio tutto ciò? Questo è solo folklore, non è
spiritualità, è teatro. Le masse hanno bisogno di
emozioni, non di pensiero.
Il
suo predecessore non sarebbe mai caduto così in basso. Per
questo non suscitò mai tanti entusiasmi come l'attuale papa.
Dopo
un primo turbamento nell'apprendere certe notizie su Francesco
d'Assisi il cappellano si sentì tuttavia in dovere di prendere
le difese di papa Francesco. Lei mi sconcerta per ciò che ha
detto, lo interruppe infatti il cappellano. Il papa vuole annullare
la distanza tra la Chiesa e i fedeli anche con questi gesti, grandi
di significato, che lei non comprende. E certamente ha voluto fare
riferimento a Francesco d'Assisi perché è comunemente
ritenuto il difensore dei poveri, un esempio di vita semplice ed
emblema di pace.
Ma
non mi faccia ridere! disse con espressione di disprezzo il prof.
Petix. Prima di tutto glielo raccomando il suo Francesco d'Assisi
emblema di pace. Le documenterò dopo il contrario. Se il papa
ignora certi racconti su Francesco d'Assisi è uno che non
conosce nemmeno la vita di colui a cui si è ispirato
assumendone il nome. Se la conosce è un impostore che dà
ad intendere ciò che non è. Ciò che sto per
aggiungere è stato pubblicato il 25 marzo 2013 anche sul
Corriere della sera online nel forum "Animali e
dintorni". Anzi, per risparmiarmi la voce, che sento stanca,
legga lei stesso l'articolo. Il prof. Petix accese il computer e andò
a ripescare nell'archivio del Corriere la sua lettera E il
cappellano lesse ciò che segue.
Sono profondamente amareggiato. Questo papa Francesco ha
sbagliato Francesco. Tutti esultano per il nuovo papa. Io non esulto
affatto. Innanzi tutto proviene da un Paese che ha la maggiore
popolazione carnivora sulla Terra. E credo che non si sia sottratto
alla tradizione dell'Argentina. Altro che dire che ballava il tango
da giovane! Continuerà il silenzio della Chiesa del silenzio.
Il predecessore Benedetto XVI prese il nome da S. Benedetto,
fondatore di un ordine in cui vigeva il divieto (IV regola) di
mangiare carne. Al pari (credo) di tutti i suoi predecessori di nome
Benedetto nemmeno lui fu coerente con la regola benedettina.
Ora, il nuovo papa ha scelto il nome Francesco
riferendosi a Francesco d'Assisi. Ma si sa che Francesco d'Assisi non
era vegetariano. Alcuni confratelli gli proposero che si passasse
alla dieta vegetariana. Ma il "poverello" (di spirito,
aggiungo io) rispose da autentico cretino che solo i ricchi potevano
scegliere di che mangiare.
Risposta
veramente stupefacente quando si pensi che proprio i ricchi erano
quelli che più mangiavano carne, che i poveri raramente
potevano permettersi. Dunque non mi aspetto alcunché di nuovo
dal nuovo papa, che ha scelto il nome riferendosi a Francesco
d'Assisi, per incantare gli scemi. Il suo Cantico delle creature
è una grande mistificazione perché le creature sono
intese tutte al servizio dell'uomo secondo la concezione biblica.
Leggere su internet il racconto ridicolo del suo confratello frate
Ginepro1
che si scusò con un maiale prima di tagliarli una zampa per
sfamare un ammalato che aveva espresso il desiderio di mangiare uno
zampone. Francesco lo rimproverò solo per il fatto di avere
danneggiato il proprietario del maiale. Incredibile. E questo sarebbe
stato il santo che amava tutte le creature. Sì, anche per
mangiarle. Ho già scritto in precedente articolo che avrei
preferito come papa Gianfranco Ravasi, anche se non so se sia
vegetariano. Ma la sua ampia cultura, non solo teologica, ne avrebbe
fatto un papa certamente migliore perché sensibile al tema dei
diritti degli animali, dati i sui precedenti articoli su questo
tema2.
Sono prevalsi gli interessi geopolitici. L'attuale papa avrebbe
dimostrato di essere migliore se avesse fatto riferimento ad un S.
Francesco assai migliore di quello di Assisi. Si tratta di S.
Francesco da Paola (1416-1507), dell'ordine dei minimi. Fu addirittura
vegano rifiutando anche prodotti animali. E visse ben 91 anni (un'età
assai rara per quei tempi). Per questo è il santo protettore
dei vegani. Quello di Assisi visse solo 44 anni. Né bisogna
dimenticare che il "poverello" approvò lo sterminio
dei Catari o Albigesi programmato nel 1209 dal papa Innocenzo III perché
considerati cristiani eretici. Essi rifiutavano l'Antico Testamento
perché ritenevano fosse stato dettato dal demonio ed
accettavano solo i Vangeli, ed erano anche vegani perché
rifiutavano, non solo di mangiare carne, ma anche tutti i prodotti
animali. Molti francescani furono (con i domenicani) i più
accaniti sostenitori del tribunale spagnolo dell'Inquisizione e delle
migliaia di torture e di condanne al rogo nella caccia alle "streghe"
e agli "eretici". Che la gente lo sappia o se lo ricordi al
di là di tutta la retorica che si fa sulla scelta del nome
Francesco da parte dell'attuale papa. Ora si avvicina la tremenda
ricorrenza della Pasqua di sangue di strage di agnelli. E questo papa
conserverà il silenzio sul rito orrendo dell'agnello
sacrificale.
Il
cappellano rimase ancor più turbato scoprendo altre nuove cose
su Francesco d'Assisi. Soprattutto scoprendo che aveva approvato
il programma di sterminio dei Catari.
Vita di Frate Ginepro
www.classicitaliani.it/francesco/vita_frate_Ginepro.htm
I fioretti di san Francesco, e
il Cantico del Sole, con introduzione di
Adolfo Padovan e 8 tavole,
terza edizione annotata, riletta e
migliorata, Ulrico Hoepli editore.
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