Ho assistito alla trasmissione Portaaporta in cui erano invitati, tra altri, il saccente Odifreddi, alfiere di un dogmatico ateismo, e il noto scrittore e storico del cristianesimo Vittorio Messori, cattolico di ferro nel suo confondere, per fede, e non per ragione, la storia con le favole dei Vangeli (lasciamo perdere qui i miti dell'Antico Testamento). Sono diverbi inutili che lasciano il tempo che trovano. Ognuno rimane con le proprie convinzioni. Messori ha detto a Odifreddi: ma con quale competenza lei ha scritto sul cristianesimo? Lei ha fatto studi tecnici, è un geometra (nel senso che Odifreddi si è diplomato alla scuola dei geometri). Voleva dirgli chiaramente che era un dilettante, un autodidatta. Odifreddi gli ha risposto che si può continuare a studiare per proprio conto. E qui aveva ragione. Ma io mi sono sempre domandato: ha mai studiato Odifreddi il latino da autodidatta? Tanto più che il suo ultimo libro riguarda il De rerum natura di Lucrezio. Odifreddi non ha mai affermato (per ciò che mi consta) di conoscere il latino. E per questo ha ricevuto delle critiche da chi ha affrontato il testo di Lucrezio sul piano del rigore filologico. Ma Odifreddi aveva già anticipato nel suo blog (dentro il quotidiano La Repubblica) che a lui non interessava affatto il rigore filologico. Io gli dissi che Lucrezio non aveva mai affermato l'esistenza degli atomi (pur essendo un allievo spirituale del filosofo greco Epicuro, che, a sua volta, aveva ripreso, ma banalizzandola, la concezione dell'atomista Democrito). Infatti Lucrezio usa il termine seme (semen-seminis), e il seme per Lucrezio non è l'atomo, cioè una particella indivisibile e puramente materiale. Lucrezio preferì usare il termine semen per dargli una connotazione che non fosse puramente materialistica. Infatti il semen contiene in sé anche un principio vitalistico e non puramente materiale. Evidentemente Lucrezio si era posto il problema di come dalla pura materia potesse essere sorta la vita. Oggi la biologia evoluzionistica ha superato questo problema in quanto ha dimostrato che la vita è sorta dalla materia inorganica. E d'altronde in ogni manuale scolastico di chimca la chimica organica segue ai capitoli che riguardano la chimica inorganica. Ma a Odifreddi del rigore filologico non gliene importa un piffero. Egli da materialista ateo convinto di sapere la verità sull'universo (perché per lui l'agnosticismo non è sufficiente) ha tradotto semen con atomo per supportare l'ateismo di Lucrezio. Il lettore che non abbia mai letto Lucrezio in latino in questo modo rimane imbrogliato. E questa è un'operazione disonesta. A quali traduzioni in italiano Odifreddi si è appoggiato non conoscendo il latino? Io nel suo blog gli scrissi (e forse ripetei nel mio) che meritava la definizione che Ugo Foscolo aveva dato di Vincenzo Monti , che aveva messo in versi L'Iliade pur non conoscendo il greco: lo definì il traduttor dei traduttori di Omero. Odifreddi ha persino banalizzato il titolo dell'opera di Lucrezio dando al proprio libro l'insulso titolo: Come stanno le cose. Scrivere de La natura delle cose è ben diverso dal dire come stanno.
Ma torniamo al bisticcio tra Messori e Odifreddi. Ha ragione Odifreddi quando dice che i Vangeli non possono essere considerati come fonte di verità storiche. Un grande studioso del cristianesimo quale è Mauro Pesce non ha mai affermato la storicità di Gesù. Vedi per esempio il libro che ha scritto per il grosso pubblico rispondendo alle domande di Corrado Augias (Inchiesta su Gesù). La figura di Gesù rimane Un enigma, secondo il titolo stesso di un altro libro che Mauro Pesce scrisse con altri studiosi. Alcuni studiosi ritengono che il Gesù dei Vangeli non sia mai esistito e sia stato volutamente confuso con altro personaggio e poi trasfigurato nella figura dei Vangeli, che tradiscono quello che sarebbe stato il vero personaggio storico, uno che, appartenente alla setta degli zeloti, combatteva contro l'occupazione romana della Palestina. Nietzsche nell'Anticristo dice che Gesù, almeno nel racconto dei miracoli e nella resurrezione, fu un'invenzione del convertito Saulo (S. Paolo) che voleva vendicare la morte in croce del giudeo Gesù trasformandolo in figlio di Dio per creare una nuova religione con cui "appiccare un grande incendio" nell'impero romano. E bisogna riconoscere che vi riuscì. Il cristianesimo cooperò a rendere debole l'impero di fronte alle invasioni barbariche, anche se, naturalmente, non fu l'unica causa. I romani convertiti non avevano più voglia di combattere contro popolazioni pagane, avendo più interesse a convertirle, con le buone o con le cattive.
La diatriba tra Odifreddi e Messori (difensore della storicità di Gesù affermata da Benedetto XVI nel suo libro Introduzione al cristianesimo, ma anche negli altri riguardanti Gesù) è una diatriba sterile sul piano della storicità o non di Gesù. Chi ha la fede non potrà mai negare che i Vangeli diano una rappresentazione anche storica di Gesù.
Né valgono per un Benedetto XVI o per Messori le considerazioni scientifiche sull'evoluzione biologica. Non valgono per essi quanto Giovanni Paolo II affermò in merito ad un Convegno tenutosi in Vaticano nel 1996 proprio sull'evoluzione biologica, che manda in soffitta la favola di Adamo ed Eva, in cui nemmeno la Chiesa crede più, anche se ne tace pubblicamene di fronte alle grandi masse per non turbare la loro fede nella Bibbia (anche se poi non l'hanno nemmeno letta). Per Benedetto XVI e per Messori è facile appellarsi ad un disegno intelligente che sarebbe stato nascosto da Dio nella stessa evoluzione biologica. Non basta obiettare loro che questo disegno intelligente non può esistere scientificamente se è determinante l'incidenza della casualità nell'evoluzione biologica. Una spiegazione finalistica (a cui deve ricorrere l'asserito disegno intelligente nell'universo, sin dal Big Bang alla costituzione del nostro sistema solare) cozza contro tutte le conoscenze scientiche che abbiamo circa lo stesso formarsi delle galassie e delle quattro forze fondamentali che reggono l'universo. I teologi hanno considerato il Big Bang come inizio assoluto dell'universo. Ma la teoria del Big Bang è oggi superata dalla concezione del multiverso o esistenza di universi paralleli, di cui solo quello visibile sarebbe nato dal Big Bang, che in questo modo diventa un episodio marginale del tutto casuale all'interno del pluriverso. Ma qui siamo ai limiti della conoscenza e possono accamparsi solo ipotesi e non certezze. Certa è invece la CASUALITA' dell'evoluzione dell'universo visibile e dell'orogine ed evoluzione biologica sulla Terra. Accettata anche dalla Chiesa l'evoluzione biologica (pur in una antiscientifica interpretazione finalistica secondo il disegno intelligente), quando Dio nell'evoluzione dall'Australopithecus al Sapens Sapiens avrebbe impresso nell'uomo l'anima imortale? Qui frana qualsiasi risposta del papa emerito Benedetto XVI e del suo portavoce Messori, evidentemente abbastanza ignorante in fatto di conoscenze scientifiche. Ma non basta.
La questione avrebbe dovuto esssere posta su altro piano. Su quello della logica, che è venuta totalmente a mancare come arma contro Messori nel logico Odifreddi. Chi pretende di essere creduto deve rispettare una condizione, senza la quale il suo discorso è da rigettare: la mancanza di contraddizione. Ora, i Vangeli sono così pieni di contraddizioni che non possono essere accettati come parola divina, altrimenti bisognerebbe ammettere l'esistenza di un Dio totalmente contraddittorio. Non sto qui a ripetere gli argomenti che ho trattato nei miei libri e che ho appena toccato nel mio stesso blog. Qui mi limito a ripetere che il cristianesimo non è nato con i Vangeli ma con le Epistole di Paolo, senza le quali la storia dell'Occidente avrebbe avuto un diverso corso. Basti leggere l'Epistola più importante di Paolo, cioè l'Epistola ai Romani (che Lutero definì il documento fondativo del cristianesimo) per rendersi conto delle tremende contraddizioni che essa contiene. Sono queste contraddizioni che il poco logico Odifreddi avrebbe dovuto sbattere in faccia a Messori per rendergli vana qualsiasi difesa della storicità di Gesù. Da una parte un Paolo che, riferendosi ai Gentili (ai pagani) scrive che anch'essi si sarebbero salvati se avessero rispettato nel loro bene operare la legge naturale iscritta nei loro cuori, dall'altra un Paolo (schizofrenico) che scrive che Dio non può dipendere dalla volontà umana e che pertanto non basta la fede per salvarsi. Dio salva chi vuole perché è padrone della sua volontà e salverà chi lui vuole. Anzi, poiché Dio conosce il futuro, il destino di ogni uomo è già segnato dall'eternità. E' inutile credere che bastino le opere di bene per salvarsi. Lutero infatti svalutò totalmente le opere appellandosi in parte a S. Agostino, che coerentemente con S. Paolo, svalutò le opere di bene e di giustizia perché fuori della Chiesa l'umanità sarebbe stata una "massa dannata" (parole di Agostino). Mi sono dilungato analiticamente nell'esporre le insanabili contraddizioni delle Epistole di Paolo e dei Vangeli nei seguenti articoli. Odifreddi non ha capito che avrebbe potuto controbattere a Messori (che ha un grande amore per Pascal) rovesciando l'argomento di Pascal, perché è meglio essere agnostici per avere più meriti di fronte a Dio, se mai esistesse. Infatti i credenti sono solo degli opportunisti.
Ecco, Odifreddi avrebbe messo in crisi Benedetto XVI nel suo bisticcio con Messori rilevando che il cristianesimo è nato dalla schizofrenia del suo vero fondatore che fu S.Paolo e non Gesù. A che serve il proselitismo se in tutti e due i casi esso risulta del tutto inutile? Infatti, una delle due:
1) O valgono le opere (secondo una delle due tesi contrastanti di S.Paolo, che fa appello al rispetto della legge naturale), e allora non è necessario credere in Dio per salvarsi; oppure
2) Le opere non bastano e, anzi, non garantantiscono la salvezza, e allora anche lo stesso appartenere alla Chiesa nel rispetto della sua dottrina non fornisce alcuna garanzia di salvezza.
A Odifreddi si deve tuttavia rimproverare una sorta di fanatismo al contrario nel suo proporsi come espositore di una verità assoluta. Non ha ancora capito che al limite della conoscenza scientifica, la cosmologia, si possono avanzare solo ipotesi e non certezze. Non sapremo mai la verità sull'universo. Chi crede di essere Odifreddi per assolutizzare l'ateismo invece di essere umile come lo fu Darwin dichiarando di essere agnostico?
Inoltre a Odifreddi si deve rimproverare una cosa ancor più grave. Egli è un MARAMALDO, che da vigliacco se la prende contro il cristianesimo pur essendo chiaramente contro tutte le religioni. Ma non ha avuto mai il coraggio di scrivere un libro che analizzasse tutte le pazzie del Corano. Egli infatti sa di non avere alcunché da temere ridicolizzando il cristianesimo, che oggi è ormai inoffensivo ed è vittima dell'islamismo, che sta penetrando in Occidente grazie alla scellerata politica dell'accoglienza. E così si è potuto permettere di scrivere il libro con cui immeritatamente incominciò da polemista a rendersi noto: Perché non possiamo essere cristiani (e meno che mai cattolici). Libro da me letto e postillato rilevando che esso manca quasi del tutto di una bibliografia. Le quattro o cinque note che indicano testi e non i passi citati della Bibbia fanno capire che egli li ha citati di seconda mano. Cita infatti anche dei manoscritti in latino che egli vuole dare ad intendere di avere avuto tra le mani. Povero ingenuo imbroglione! Come se un lettore un po' smaliziato non capisse che questi manoscritti in latino, da lui citati in latino (e poi proprio da lui che non conosce il latino), non può mai averli visti. Ha citato in latino, per esempio (a p. 246), una lunga frase tratta dal Codice Vaticano Ottoboniano Latino, n. 552. Quando mai l'ha avuto tra le mani?
Attendo che Odifreddi abbia il coraggio che ho avuto e che ho io attaccando l'islamismo. E se sin ora non ho subito conseguenze ciò è dovuto al fatto che manco di notorietà. Lo sfido a scrivere un libro intitolato: Perché non possiamo essere islamici. E' valso a nulla avergli detto dopo una sua divulgativa conferenza sulla geometria dal titolo C'è spazio per tutti, di fronte ad un pubblico che gremiva una grande sala del palazzo viceregio di Cagliari risalente al '300 (ma poi ampliato nei secoli successivi), e prima di avergli consegnato a mano una copia del mio libro Scontro tra culture e metacultura scientifica, che avrebbe dovuto avere il coraggio di attaccare anche l'islamismo. Sapete che mi rispose? La questione non lo interessava perché egli non viveva in un Paese islamico. INCREDIBILE. Come se l'islamismo non fosse oggi l'unica causa delle guerriglie e degli attentati terroristici che hanno luogo solo negli Stati islamici soprattutto contro i cristiani. Se l'islamismo non esistesse, oggi non ci sarebbero più focolai di guerra. Ma questo il logico Odifreddi non può capirlo nel suo fanatismo anticristiano, che gli impedisce anche di capire che le radici dell'Europa sono comunque greco-romano-cristiane, che la trinità cristiana, al di là di tutte le colpe che può avere avuto il cristianesimo storico dei papi, fu traghettatrice della razionalità greca del Logos, che il cristianesimo introdusse nella trinità traducendolo nell'Intelletto o Verbo che è la seconda persona della trinità. Chi non capisce ciò, e Odifreddi non può capirlo, non può nemmeno spiegare come la scienza moderna potesse nascere solo nell'Europa cristiana, nonostante il caso Galileo e il martirio di Giordano Bruno, martire della libertà di pensiero, la cui morte rimarrà una delle macchie più tremende non nella storia del cristianesimo, ma nella storia dei papi, che è una negazione del cristianesimo. Lo capì l'ateo Benedetto Croce, ma non può capirlo il fanatico Odifreddi. Il quale, anche quando ha ragione sulla base di argomentazioni scientifiche, ha la virtù di essere respingente a causa della sua faziosità e dei suoi paraocchi. Ma evidentemente oggi bisogna essere superficiali per incantare il grosso pubblico senza avere una conoscenza della storia della scienza che non sia solo dilettantesca come quella di Odifreddi. Il quale si è messo in pensione all'Università a 62 anni per abbandonare la logica-matematica (sulla sua competenza non giudico perché non sono competente per giudicarlo su questo) e dedicarsi a scritti divulgativi e fare soldi. Ma la sua notorietà svanirà quando morrà perché non lascerà alcun serio contributo al progresso della conoscenza. Si goda ora la notorietà prima di lasciare la vita perché di sé non lascerà alcunché di scientificamente costruttivo e verrà di menticato. Il tempo è giustiziere.
Edizione speciale del "Cortile dei Gentili", iniziativa per il
dialogo tra credenti e non credenti. Incontro tra il cardinale ed
Eugenio Scalfari, poi tavola rotonda tra i direttori