domenica 3 gennaio 2010

L'art. 1 della Costituzione è ridicolo. Come sostituirlo

Ho sempre pensato - e l'ho scritto nel mio testo Scontro tra culture e metacultura scientifica nel 2006 - che soltanto degli ignoranti privi di logica avrebbero potuto scrivere un simile articolo. Premessa: chi erano i membri dell'assemblea costituente? Erano per lo più gente che proveniva dalla cosiddetta "guerra di liberazione". Si cancelli una buona volta la farsa del 25 aprile perché non si insegni più una storia ideologica scritta dai vincitori. In effetti la Repubblica nacque da una guerra persa e quella che viene chiamata "guerra di liberazione" fu una "guerra civile", mentre la "liberazione" dal nazifascismo fu attuata dalla guerra portata in Italia dagli anglo-americani. Strana guerra di liberazione quella attuata da "liberatori" americani che bombardavano città senza alcun riguardo per la popolazione civile. Valga come esempio per tutti il bombardamento di Roma (quartiere S.Lorenzo). Si può dire tutto dei nazisti, ma essi ebbero rispetto per le città e risparmiarono sempre i palazzi. Non vi è stato un monumento, un'opera d'arte, un museo, che sia stato bombardato dai nazisti. Io antimonarchico debbo riconoscere che la Repubblica nacque da un sospetto di broglio elettorale a danno della monarchia. Broglio che si dice sia stato favorito dall'allora ministro dell'interno Romita. E meno male se vi è stato. Soltanto per circa un milione di voti la repubblica prevalse sulla monarchia. E ciò stupisce considerando che la monarchia fu la principale causa dell'ascesa al potere del fascismo. Se quel nano inetto di Vittorino Emanuelino III avesse firmato nel 1922 il foglio in cui si dichiarava lo stato d'assedio presentatogli dal primo ministro Facta per sbarrare l'ingresso a Roma dei partecipanti alla marcia su Roma (Mussolini vi arrivò viaggiando in vagone letto) il fascismo non sarebbe andato al potere. Si trattava di quattro gatti armati di bastone. Fatta questa premessa debbo però riconoscere l'aspetto positivo del fascismo che fece una legislazione sociale che era per quei tempi all'avanguardia nel mondo, tanto da essere lodata persino da quel doppiogiochista che fu Churchill, uno dei responsabili della II guerra mondiale e dell'espansione della dittatura comunista per mezza Europa. Poi versò lacrime di coccodrillo dicendo che sull'Europa era calata "una cortina di ferro", mentre la Germania aveva cercato sempre un'alleanza con la Francia e la Gran Bretagna per far fronte comune contro l'Unione Sovietica, che non si sarebbe impadronita di mezza Europa dopo la guerra. E con simile alleanza non si sarebbe avuta nemmeno la persecuzione degli ebrei.
Ma torniamo al 1° articolo della Costituzione: "L'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro". Due grosse stronzate in poche parole. Che significa democrazia? Potere della maggioranza. Già Tocqueville (
Democrazia in America) aveva rilevato come la democrazia possa diventare dittatura della maggioranza. D'altronde, il fascismo e il nazismo andarono al potere democraticamente, non con la rivoluzione, come il comunismo in Unione Sovietica, con la rivoluzione fatta dalla minoranza dei bolschevichi, che assediarono il parlamento della Duma (con maggioranza dei menschevichi).E nei Paesi islamici, se esistesse la democrazia, i fanatici islamici potrebbero prendersi tutto il potere. Non basta dunque la democrazia, se questa non è fondata su principi antidemocratici che sono i principi di una concezione liberale dello Stato. E i principi del liberalismo non sono sottoponibili alla democrazia. Per esempio, non è la volontà democratica della maggioranza che possa stabilire se io abbia o non diritto alla tutela della mia vita, alla libertà di pensiero, di associazione etc. Si tratta di quei principi fondamentali che derivano direttamente dal diritto naturale, inteso come diritto all'auto-conservazione. E per auto-conservarsi in vita bisogna essere liberi. A rigor di logica, quegli articoli della Costituzione che riguardano i principi fondamentali non avrebbero dovuto nemmeno essere votati. Perché votarli significò, contraddittoriamente, farli dipendere democraticamente dalla volontà della maggioranza dell'assemblea. Li si sarebbe potuti votare nella forma espressiva, non nella sostanza, con dichiarazione preventiva che spiegasse che tali principi non si intendevano sottoposti a votazione. Essi esistono come verità autoevidenti. Si può forse sottoporre a votazione un teorema di matematica? Si può porre a votazione il teorema di Pitagora? Dunque è stata una stronzata l'aver scritto che l'Italia è una Repubblica democratica senza fare riferimento ai principi fondamentali del liberalismo, senza i quali non può esistere una democrazia che non si tramuti in dittatura. Si riscriva dunque la prima parte dell'articolo scrivendo: "L'ITALIA E'UNA REPUBBLICA LIBERALE".
Ora, come ho detto, su che cosa è fondato il liberalismo se non sul diritto naturale? Altrimenti i principi fondamentali di esso sarebbero convenzionali: questa è la concezione contraddittoria dei giuspositivisti alla Hans Kelsen e alla Norberto Bobbio, che non capirono mai un cazzo - quando ci vuole ci vuole - di democrazia, avendo ritenuto che il diritto si fondi sulla volontà dello Stato, non capendo che così essi si impedivano di giustificare il loro antifascismo-antinazismo. La si smetta di lodare l'antifascista dell'ultima ora Norberto Bobbio, il cui pensiero appartiene al museo storico del pensiero politico. Chi non è capace di giustificare una sua scelta di vita in base al suo pensiero filosofico-politico (questo vale anche per Benedetto Croce, che pensò anch'egli che il diritto fosse fondato sulla volontà dello Stato) sarebbe meglio che tacesse. Completiamo dunque l'articolo scrivendo: "L'ITALIA E' UNA REPUBBLICA LIBERALE FONDATA SUL DIRITTO NATURALE". E il lavoro? Il riferimento alla necessità dello stato di promuovere il lavoro? Finiamola con questa barzelletta. Si può mai concepire un popolo che viva senza lavoro? E' evidente che lo Stato deve promuovere tutte quelle iniziative che servano a promuovere il lavoro, perché senza lavoro non si può vivere, eccezion fatta per quei parassiti che possano permettersi di vivere di rendita avendo ereditato dei beni. Vorrei qui aprire una parentesi riferendomi a tutti quei parassiti che vivono nel mondo effimero dello spettacolo e che, guadagnando quanto un grande scienziato non si sognerebbe di guadagnare, hanno il coraggio di dire che lavorano, mentre si divertono. Io questa gente la manderei a lavorare per un anno in miniera per fare scontare almeno un po' i soldi che hanno "rubato" alla faccia di chi veramente lavora. Chiusa la parentesi. Torniamo dunque al "lavoro". E' lapalissiano che un popolo abbia bisogno di lavoro. Dunque era inutile aggiungere "fondata sul lavoro". Qualcuno in passato disse che l'Italia era una repubblica fondata sulle canzoni. Bastava nei successivi articoli precisare tutte le iniziative statali atte a favorire l'espansione del lavoro e a contrastare la disoccupazione. Questo avrebbe avuto senso.
Per concludere, mentre da un asserito diritto al lavoro non può dedursi il diritto naturale (assai più ampio per tutti i principi fondamentali da esso conseguenti), dal diritto naturale può conseguire, almeno implicitamente, il diritto al lavoro come condizione dell'attuazione del diritto naturale inteso come diritto all'auto-conservazione.
Perciò mi domando che cosa pensasse il ministro Brunetta quando ha detto che bisogna cambiare il 1°articolo della Costituzione. Come lo vorrebbe cambiare? Dicendo altre stronzate? Tanto varrebbe lasciare quelle vecchie per non sostituirle con peggiori. Qualcuno glielo riferisca. Pensi che senza il diritto naturale non esistono nemmeno "crimini contro l'umanità", e allora capirà come si debba cambiare il 1°articolo.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Premetto che non sono un costituzionalista, credo però che l'articolo 1 vada bene così com'è. (D'altro canto è andato bene per 60anni, e non vedo perchè adesso debba essere cambiato... da Brunetta poi), personalmente lo interpreto così, in 2 parti
1)"L'italia è una repubblica (UNA! quindi niente "padanate" alla Bossi) 2)"Lavorare è un diritto/dovere degli italiani"

Antonio Pocobello ha detto...

Condivido il commento dell'anonimo ed anche ciò che é scritto nelll'articolo.

E per questo voglio rafforzare il concetto espresso ricordando che gli articoli successivi della costituzione riguandi il lavoro mai hanno trovato applicazione.

Articolo 1 L'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.

Articolo 4 La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto.
Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.

Articolo 35 La Repubblica tutela il lavoro in tutte le sue forme ed applicazioni. Cura la formazione e l'elevazione professionale dei lavoratori. Promuove e favorisce gli accordi e le organizzazioni internazionali intesi ad affermare i diritti del lavoro. Riconosce la libertà di emigrazione, salvo gli obblighi stabiliti dalla legge nell'interesse generale, e tutela il lavoro italiano all'estero.

Articolo 41 L'iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l'attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali.

Articolo 42 La proprietà è pubblica o privata. I beni economici appartengono allo Stato, ad enti, a privati. La proprietà privata è riconosciuta e garantita dalla legge, che ne determina i modi di acquisto, di godimento e i limiti allo scopo di assicurare la funzione sociale e di renderla accessibile a lutti. La proprietà privata può essere, nei casi previsti dalla legge, e salvo indennizzo, espropriata per motivi d'interesse generale.
La legge stabilisce le norme e i limiti della successione legittima e testamentaria e i diritti dello Stato sulle eredità.

Articolo 43 A fini di utilità generale la legge può riservare originariamente o trasferire, mediante espropriazione e salvo indennizzo, allo Stato, ad enti pubblici o a comunità di lavoratori o di utenti determinate imprese o categorie di imprese, che si riferiscano a servizi pubblici essenziali o a fonti di energia o a situazioni di monopolio ed abbiano carattere di preminente interesse generale.

Articolo 44 Al fine di conseguire il razionale sfruttamento del suolo e di stabilire equi rapporti sociali, la legge impone obblighi e vincoli alla proprietà terriera privata, fissa limiti alla sua estensione secondo le regioni e le zone agrarie, promuove ed impone la bonifica delle terre, la trasformazione del latifondo e la ricostituzione delle unità produttive; aiuta la piccola e la media proprietà. La legge
dispone provvedimenti a favore delle zone montane.

Articolo 45 La Repubblica riconosce la funzione sociale della cooperazione a carattere di mutualità e senza fini dì speculazione privala. La legge ne promuove e favorisce l'incremento con i mezzi più idonei e ne assicura, con gli opportuni controlli, il carattere e le finalità. La legge provvede alla tutela e allo sviluppo dell'artigianato.

Articolo 46 Ai fini della elevazione economica e sociale del lavoro e in armonia con le esigenze della produzione, la Repubblica riconosce il diritto dei lavoratori a collaborare, nei modi e nei limiti
stabiliti dalle leggi, alla gestione delle aziende.

A voler essere onesti i legislatori non hanno avuto la possibilità di ineserire subito la socializzazione dell'economia ma hanno trovato il modo di farla mettere successivamente.

continua

Antonio Pocobello ha detto...

seconda parte

Tanto é vero che poi troviamo anche la Camera di compensazione all'art. 99 -
Il Consiglio Nazionale dell'economia e del lavoro è composto, nei modi stabiliti dalla legge, di esperti e di rappresentanti delle categorie produttive, in misura che tenga conto della loro importanza numerica e qualitativa. E' organo di consulenza delle Camere e del Governo per le materie i secondo le funzioni che gli sono attribuite dalla legge.
Ha iniziativa legislativa e può contribuire alla elaborazione della legislazione economica e sociale secondo i principi ed entro i limiti stabiliti dalla legge.

Quindi la Costituzione italiana è di fatto, se la "socializzazione" è fascista, più fascista di quanto si è portato a credere.


Non è affatto vero, come spesso si sente affermare dai vari media, che
l'attuale Costituzione italiana sia caratterizzata dall'antifascismo come scopo o valore. Nei 139 articoli che formano il dettato costituzionale non ce n'è uno, infatti, che tratti di fascismo e/o antifascismo. Per rintracciare il vocabolo "fascista" all'interno della Costituzione occorre
andare alla XII° norma transitoria o finale che, nell'animo dei costituenti proprio in quanto non-articolo costituzionale - bensì norma transitoria -
avrebbe dovuto esaurirsi in non più di un quinquennio. Sempre i c.d. "padri costituenti" ebbero l'accortezza di numerare diversamente le norme con
numeri romani, rispetto ai veri e propri articoli che furono distinti con numeri arabi, giusto perché non si venissero a creare equivoci o mescolanze fra le norme transitorie e gli articoli costituzionali propriamente detti.
Certo, la XII° norma stabiliva transitoriamente e in parziale ( e non costante) deroga all'art. 48 della Costituzione, il divieto di
ricostituzione del passato Pnf, legando specificatamente ciò alla
limitazione, per non oltre un quinquennio, del diritto di voto attivo e passivo nei confronti degli esponenti dell'ex regime fascista. Fra l'altro,
mentre i "padri costituenti" trattavano ancora di questa materia, nasceva ufficialmente, e quindi legalmente, il Msi che nel 1948 partecipò regolarmente alle elezioni politiche.

Riepilogando tutti i partiti e gli uomini della politica in tanti anni, come è ancora oggi, del popolo se ne sono strafottuti tutti.

Fine