Non sapevo sino ad oggi quanto mi ha scritto un mio corrispondente. Ecco che cosa consegue dal cosiddetto rispetto della diversità, soprattutto se si tratta di farneticazioni dettate da rituali pseudo religiosi. Comuni agli islamici. E' il frutto del mito della società multiculturale e multirazziale.
Mi permetto segnalarLe quanto ho da poco "scoperto" a proposito della "mutilazione rituale ebraica". Si tratta del particolare rito chiamato metzitzah b'peh e prevede che il "moel" ( il rabbino circoncisore gli ebrei lo chiamano così, cosa che peraltro Lei già saprà )
succhi -letteralmente- il pisello appena circonciso del bimbo e ne beva il sangue.
Roba da far vomitare i porci. (lasciamo in pace i maiali, che sono migliori, n.d.r.)
Ho trovato diversi "siti" americani che trattano e dibattono di quel rituale (deprecandolo, ovviamente),
e
Le lancio in allegato di word alcuni collegamenti tramite i quali potrà
constatare di persona. Troverà anche una video-intervista (in due
parti) di una madre ebrea americana che dichiara inammissibile la circoncisione rituale.
Conosco
un ingegnere ebreo torinese, anziano, con figli grandi. Gli ho
domandato se quella faccenda è vera: egli è stato un po' evasivo: mi ha
detto che essendo passati molti anni, non si ricorda bene tutti i
dettagli della circoncisione rituale dei suoi figli
(che avvenne a casa sua, mi ha detto)... mah!
Poi
ho interpellato un ebreo milanese, pure quello anziano: mi ha detto che
non sapeva. Poi ne ho interpellato un altro, giovane ebreo di Roma
aderente alla "U.G.E.I." (reperito tramite ricerca telefonica) e quando
gli ho domandato in merito, mi ha troncato bruscamente la comunicazione.
Che simpatico...!
Forse
Lei era già informato in proposito, e in questo caso chiedo scusa per
il disturbo che Le arreco con questo messaggio. In caso contrario,
magari potrebbe essere un ulteriore argomento contro le "mutilazioni
rituali" sulle quali Lei -se non erro- sta scrivendo un Testo.
Da parte mia, intendo approfondire l'argomento,
così, tanto per soddisfare la mia perfida attitudine polemica.
Circoncisione sul figlio di sei anni di un tunisino torinese. la madre del bambino, italiana e separata dal padre, nulla sapeva dell’intervento
CABIATE - Si è giustificato adducendo
un’infezione in corso sulla quale era urgente intervenire e spiegando che il
padre del piccolo che aveva circonciso gli aveva assicurato che anche la madre
aveva dato il nulla osta all’intervento. Questa la linea difensiva del medico
siriano, residente a Cabiate, Kasem El Masri, accusato di lesioni volontarie aggravate sul figlio
di sei anni di un tunisino torinese.
L’uomo aveva portato il 25
luglio 2009 il piccolo nell’ambulatorio di El Masri, che era intervenuto sul
bambino in anestesia locale. Una pratica proibita, visto che è necessaria
un’anestesia totale e soprattutto l’azione in ospedale e non in uno studio
medico. Inoltre si è scoperto che la
madre del bambino, italiana e separata dal padre, nulla sapeva dell’intervento
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