Commenterò successivamente quanto ho sentito alla trasmissione Servizio pubblico sulla questione delle cause dell'attuale crisi economica, con particolare riferimento alle giuste osservazioni dell'economista antieuro prof. Alberto Bagnai.
Per ora rilevo una frase da imbecille pronunciata da Letta che ha detto che la Germania è egoista. Come se uno Stato non dovesse fare i propri interessi. Si presuppone che possa esistere una Unione Europea come se questa fosse un solo Stato con un governo unico e non una congerie di Stati falsamente unificati da una disgrazia di moneta unica che è l'euro. Che obbligo ha la Germania di aiutare gli altri Stati a danno dei suoi cittadini? Il fatto è che questa cosiddetta Unione Europea prima o dopo dovrà implodere su se stessa perché è il frutto di una pazzesca utopia che ha voluto riunire Stati con economie differenti e con popoli con diverse lingue che non possono costituire una unità politica, senza la quale non può esistere un comune indirizzo economico.
Il prof. Bagnai ha rilevato che la globalizzazione dell'economia ha portato alla depressione economica in Europa perché il capitale, avendo interesse a ridurre i costi del lavoro ha traslocato all'estero ma con la conseguenza di aumentare la disoccupazione e perciò il consumo. I prodotti a minor costo non trovano perciò un mercato sufficiente ad assorbirli, e le azienze che credevano di trarre un maggiore profitto deprimendo il lavoro deprimono in effetti se stesse aumentando la recessione. L'euro ha contribuito all'aumento del costo del lavoro perché si tratta di una moneta sopravvalutata che aumenta i costi di produzione ed ostacola l'esportazione degli Stati Europei. Da qui la necessità di tornare ad una moneta che non sia più sopravvalutata e diventi competitiva nella produzione rispetto a questi Stati extraeuropei dove il costo del lavoro è minore. Chi ci ha guadagnato dall'euro è stata solo la Germania perché, se tornasse al marco (di valore inferiore rispetto all'euro, le sue esportazioni avrebbero una pesante caduta. Il prof. Bagnai ha illustrato un grafico che dimostra che la recessione in Italia è avvenuta alla fine degli anni '90 quando la lira fu ancorata all'ecu, precedecessore dell'euro. Da quel momento ebbe la crisi economica per il disavanzo tra importazione ed esportazione, danneggiata dallla sopravvalutazione dell'euro.
Il rimedio non può consistere nel chiedere insensatamente alla Germania di frenare le sue esportazioni perché nessuno Stato europeo della cosiddetta Unione Europea può essere costretto a star peggio per fare starmeglio gli altri. Questo potrebbe essere possibile solo se l'Unione Europea fosse un solo Stato, se pur federale. Ma l'Europa non potrà mai divenire un solo Stato perché è una folle utopia dati gli interessi differenti in relazione alle diverse economie e alla mancanza di esistenza di un solo popolo che sia unito culturalmente sotto una sola lingua. Gli Stati Europei deve rispettare le rispettive economie reali, e la moneta deve rispecchiare tali economie. Invece si è cercato di costruire la casa (Unione utopica dell'Europa) partendo dal tetto, cioè dalla moneta, invece che dalle fondamenta, cioè da una unità politica. La quale, per altro, è impossibile giacché bisognerebbe espropriare ciascun popolo della sua sovranità, e gli Stati più forti dovrebbero privarsi della maggiore ricchezza per regalarla ad altri stati senzacon questo trarne alcun beneficio. La cosiddetta legge della stabilità, che richiede il rispetto del 3% tra deficit e PIL, è il maggiore ostacolo per l'espansione economica. Con il voler ridurre il debito pubblico si arrivati a favorire la recessione economica. Il debito pubblico non è di per sé un fatto negativo se tenuto sotto controllo. E come si tiene sotto controllo? Prima di tutto il 30% del debito pubblico è tenuto da capitali stranieri, che non investono in Italia. Se il governo italiano investisse il debito pubblico per opere pubbliche di infrastruttura aumenterebbe l'occupazione. Aumentando l'occupazione aumenterebbe la massa del prelievo fiscale senza avere bisogno di aumentare le tasse, le quali, al contrario, diminuirebbero perché maggiore sarebbero l'introito non per maggiore tassazione ma per maggiore base di prelievo derivante da una maggiore occupazione. L'aveva spiegato il grande economista Keynes, rilevando che in caso di depressione economica non è il liberismo ma l'intervento statale ad offrire la soluzione. La il debito pubblico non deve essere impiegato per la spesa corrente infruttifera perché altrimenti esso non troverà una diminuzione corrispondente nel finanziamento delle opere di infrastruttura che sono solo quelle che possono rimettere in moto anche le imprese private con finanziamenti ed abbassamento delle tasse. La maledizione dell'euro impedisce tutto ciò. Perciò bisogna pilotarne una lenta uscita, magari, all'inizio, con una doppia circolazione per evitare che i risparmiatori in euro in titoli di Stato possano vedere ridotto il valore del loro risparmio. Con l'euro si continuerò ad avere un'economia di stabilità di un'economia morta.
Già il filosofo Kant (Per la pace perpetua) aveva spiegato perché non potesse esistere un'Unione Europea. Essa infatti sarebbe consistita nel prevalere degli interessi di uno Stato più forte su quelli deboli, i quali sarebbero diventati colonie economiche dello Stato o degli Stati più forti. Era giusto dunque che ogni Stato conservasse la sua sovranità e fosse arteficie del proprio destino. Si noti che la condizione per entrare nella disgrazia dell'euro, propagandato in Italia dalla follia di Prodi come se l'euro fosse la salveza dell'Italia, era il non superamento del 3% tra deficit pubblico (annuale) e PIL. Ne 2000 l'Italia con una manovra finanziaria di restrizione del deficit presentò le carte in regola per entrare nell'euro. Ma vi era bisogno che ci fosse un'imposizione esterna del trattato di Mastricht per arrivare a ciò? Questo dimostra l'ammissione da parte di ogni governo italiano di non essere mai stato capace da solo di ridurre tale disavanzo e che si aveva bisogno di un diktat esterno per non superare tale disavanzo. Ma se si era riusciti con la lira a ridurre tale disavanzo prima di entrare nell'euro vi è da domandarsi se fosse necessario entrare nella camicia di forza dell'euro per perdere la sovranità monetaria come risultato negativo della perdita della lira, che era più competitiva rispetto all'attuale euro sovravvalutato rispetto alla lira e causa pertanto del maggiore costo della produzione e del conseguente aumento della disoccupazione per minore capacità d'acquisto conseguente al prevedibile aumento di tutti i costi. Perché se diminuise il consumo diventa minore la produzione e aumenta la disoccupazione con l'ulteriore diminuzione dei consumi. Come si vede l'euro ha causato un tremendo circolo vizioso, da cui bisogna uscire al più presto.
Per ora rilevo una frase da imbecille pronunciata da Letta che ha detto che la Germania è egoista. Come se uno Stato non dovesse fare i propri interessi. Si presuppone che possa esistere una Unione Europea come se questa fosse un solo Stato con un governo unico e non una congerie di Stati falsamente unificati da una disgrazia di moneta unica che è l'euro. Che obbligo ha la Germania di aiutare gli altri Stati a danno dei suoi cittadini? Il fatto è che questa cosiddetta Unione Europea prima o dopo dovrà implodere su se stessa perché è il frutto di una pazzesca utopia che ha voluto riunire Stati con economie differenti e con popoli con diverse lingue che non possono costituire una unità politica, senza la quale non può esistere un comune indirizzo economico.
Il prof. Bagnai ha rilevato che la globalizzazione dell'economia ha portato alla depressione economica in Europa perché il capitale, avendo interesse a ridurre i costi del lavoro ha traslocato all'estero ma con la conseguenza di aumentare la disoccupazione e perciò il consumo. I prodotti a minor costo non trovano perciò un mercato sufficiente ad assorbirli, e le azienze che credevano di trarre un maggiore profitto deprimendo il lavoro deprimono in effetti se stesse aumentando la recessione. L'euro ha contribuito all'aumento del costo del lavoro perché si tratta di una moneta sopravvalutata che aumenta i costi di produzione ed ostacola l'esportazione degli Stati Europei. Da qui la necessità di tornare ad una moneta che non sia più sopravvalutata e diventi competitiva nella produzione rispetto a questi Stati extraeuropei dove il costo del lavoro è minore. Chi ci ha guadagnato dall'euro è stata solo la Germania perché, se tornasse al marco (di valore inferiore rispetto all'euro, le sue esportazioni avrebbero una pesante caduta. Il prof. Bagnai ha illustrato un grafico che dimostra che la recessione in Italia è avvenuta alla fine degli anni '90 quando la lira fu ancorata all'ecu, precedecessore dell'euro. Da quel momento ebbe la crisi economica per il disavanzo tra importazione ed esportazione, danneggiata dallla sopravvalutazione dell'euro.
Il rimedio non può consistere nel chiedere insensatamente alla Germania di frenare le sue esportazioni perché nessuno Stato europeo della cosiddetta Unione Europea può essere costretto a star peggio per fare starmeglio gli altri. Questo potrebbe essere possibile solo se l'Unione Europea fosse un solo Stato, se pur federale. Ma l'Europa non potrà mai divenire un solo Stato perché è una folle utopia dati gli interessi differenti in relazione alle diverse economie e alla mancanza di esistenza di un solo popolo che sia unito culturalmente sotto una sola lingua. Gli Stati Europei deve rispettare le rispettive economie reali, e la moneta deve rispecchiare tali economie. Invece si è cercato di costruire la casa (Unione utopica dell'Europa) partendo dal tetto, cioè dalla moneta, invece che dalle fondamenta, cioè da una unità politica. La quale, per altro, è impossibile giacché bisognerebbe espropriare ciascun popolo della sua sovranità, e gli Stati più forti dovrebbero privarsi della maggiore ricchezza per regalarla ad altri stati senzacon questo trarne alcun beneficio. La cosiddetta legge della stabilità, che richiede il rispetto del 3% tra deficit e PIL, è il maggiore ostacolo per l'espansione economica. Con il voler ridurre il debito pubblico si arrivati a favorire la recessione economica. Il debito pubblico non è di per sé un fatto negativo se tenuto sotto controllo. E come si tiene sotto controllo? Prima di tutto il 30% del debito pubblico è tenuto da capitali stranieri, che non investono in Italia. Se il governo italiano investisse il debito pubblico per opere pubbliche di infrastruttura aumenterebbe l'occupazione. Aumentando l'occupazione aumenterebbe la massa del prelievo fiscale senza avere bisogno di aumentare le tasse, le quali, al contrario, diminuirebbero perché maggiore sarebbero l'introito non per maggiore tassazione ma per maggiore base di prelievo derivante da una maggiore occupazione. L'aveva spiegato il grande economista Keynes, rilevando che in caso di depressione economica non è il liberismo ma l'intervento statale ad offrire la soluzione. La il debito pubblico non deve essere impiegato per la spesa corrente infruttifera perché altrimenti esso non troverà una diminuzione corrispondente nel finanziamento delle opere di infrastruttura che sono solo quelle che possono rimettere in moto anche le imprese private con finanziamenti ed abbassamento delle tasse. La maledizione dell'euro impedisce tutto ciò. Perciò bisogna pilotarne una lenta uscita, magari, all'inizio, con una doppia circolazione per evitare che i risparmiatori in euro in titoli di Stato possano vedere ridotto il valore del loro risparmio. Con l'euro si continuerò ad avere un'economia di stabilità di un'economia morta.
Già il filosofo Kant (Per la pace perpetua) aveva spiegato perché non potesse esistere un'Unione Europea. Essa infatti sarebbe consistita nel prevalere degli interessi di uno Stato più forte su quelli deboli, i quali sarebbero diventati colonie economiche dello Stato o degli Stati più forti. Era giusto dunque che ogni Stato conservasse la sua sovranità e fosse arteficie del proprio destino. Si noti che la condizione per entrare nella disgrazia dell'euro, propagandato in Italia dalla follia di Prodi come se l'euro fosse la salveza dell'Italia, era il non superamento del 3% tra deficit pubblico (annuale) e PIL. Ne 2000 l'Italia con una manovra finanziaria di restrizione del deficit presentò le carte in regola per entrare nell'euro. Ma vi era bisogno che ci fosse un'imposizione esterna del trattato di Mastricht per arrivare a ciò? Questo dimostra l'ammissione da parte di ogni governo italiano di non essere mai stato capace da solo di ridurre tale disavanzo e che si aveva bisogno di un diktat esterno per non superare tale disavanzo. Ma se si era riusciti con la lira a ridurre tale disavanzo prima di entrare nell'euro vi è da domandarsi se fosse necessario entrare nella camicia di forza dell'euro per perdere la sovranità monetaria come risultato negativo della perdita della lira, che era più competitiva rispetto all'attuale euro sovravvalutato rispetto alla lira e causa pertanto del maggiore costo della produzione e del conseguente aumento della disoccupazione per minore capacità d'acquisto conseguente al prevedibile aumento di tutti i costi. Perché se diminuise il consumo diventa minore la produzione e aumenta la disoccupazione con l'ulteriore diminuzione dei consumi. Come si vede l'euro ha causato un tremendo circolo vizioso, da cui bisogna uscire al più presto.
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