L'Italia non ha più bisogno di 8 milioni di baionette di epoca fascista. L'Italia ha un territorio già sovraffollato avendo solo 301.000 kmq e una popolazione di cittadini di 60 milioni, a parte gli straneri, e fare aumentare la popolazione è da pazzi.
Circa
vent'anni fa scrissi una lettera al Corriere della sera (e
ricevetti
lettere di adesione) immaginando che
la
popolazione dell'Italia si riducesse con il tempo alla metà di
quella attuale. Quali sarebbero le conseguenze? Solo positive.
1) Non
sarebbe più necessario continuare a costruire alimentando la
speculazione edilizia e continuando a sottrarre spazi naturali
(compresi quelli dedicati all'agricoltura); 2) Sparirebbero le
orride
periferie e si recupererebbero i centri storici; 3)
L'inquinamento
atmosferico verrebbe dimezzato e la viabilità non sarebbe più
intasata; 4) Sparirebbe (o quasi) la disoccupazione perché non
vi
sarebbe l'attuale enorme concorrenza per un posto di lavoro;
5) La
proprietà privata verrebbe raddoppiata insieme con il reddito.
D'altronde, la ferrea legge di Vilfredo Pareto dice che la
ricchezza
di uno Stato è proporzionale al reddito e inversamente
proporzionale
alla popolazione. Dunque una delle due: o si produce
continuamente di
più (con conseguente aumento dell'inquinamento) per inseguire
l'aumento della popolazione, oppure bisogna far diminuire la
popolazione senza che sia necessario produrre ed inquinare di
più
per aumentare la ricchezza di un popolo.
Ecco
perché Paesi come la Finlandia e la Svezia, avendo
un
rapporto ottimale tra estensione del territorio e popolazione,
hanno
uno sviluppo economico avanzato che permette un'assistenza
sanitaria
e sociale delle migliori. Ed è scientificamente dimostrato che
la
criminalità è proporzionale all'affollamento.
Palesavo
anche il pericolo di una immigrazione dai Paesi islamici (da
me
definita come quarta invasione islamica dell’Europa, dopo
quella
araba e dei Turchi, selgiuchidi e ottomani). Anche qui i fatti
mi
hanno dato ragione. L’Europa vive oggi sotto il ricatto del
terrorismo islamico.1
Non
fui ascoltato, anche perché non riuscii a raggiungere una
notorietà
che mi consentisse di essere ascoltato. Coloro che hanno avuto
successo in politica sono i veri falliti, responsabili della
situazione di caos in cui ora versiamo anche a causa di una
folle
politica dell’accoglienza. Dal 1994 ho smesso di votare non
riconoscendomi né a destra né a sinistra.
Aveva
scritto Platone nelle Leggi
a proposito dell’immigrazione: “Dopo vent’anni” - troppi –
“gli immigrati prendano la loro roba e se ne vadano”. Già
Platone aveva capito il pericolo di una immigrazione
permanente, che
avrebbe potuto espropriare gli ateniesi della loro politica e
della
loro identità se fosse stata concessa agli immigrati la
cittadinanza.
La
morale ideologica, che propaganda la società multirazziale,
come se
fosse un destino, e non il disegno di una follia politica,
alimenta
nuove malattie derivanti dall'incrocio di genomi che da
sempre erano
rimasti isolati In una società multirazziale aumenta la
variabilità
genetica, e conseguentemente l'incidenza delle mutazioni,
con la
corrispondente possibilità di aumento del numero di nuove
malattie
ereditarie, che non comparirebbero se i genomi rimanessero
isolati.
Una popolazione chiusa, come quella dell'Islanda, si troverà
avvantaggiata quando si arriverà alla terapia genica delle
malattie.
Le
generazioni future, se continuerà la follia ideologica della
società
multiculturale e multirazziale, dovranno maledire le
conseguenze di
tale follia. Se ne accorgeranno nel mingere. Soprattutto se
verrà
attribuita la cittadinanza agli stranieri nati in Italia e a
coloro
che siano residenti da un certo numero di anni in Italia. Non sono
capaci
questi folli della politica di capire – oppure lo capiscono ma
antepongono la morale del buonismo alla politica se non sono
dei
disonesti che vogliono prepararsi un pacco di voti a sinistra
sperando che gli ex clandestini diventino cittadini – che essi
stanno mettendo in essere la teoria di Marx dell'“esercito di
riserva” di disoccupati che serve a tenere bassi i salari per
aumentare il profitto delle imprese. E oggi questo “esercito
di
riserva” è già costituito dagli ex clandestini regolarizzati,
pronti a prendere il posto di lavoro dei licenziati perché
disposti
ad avere salari più bassi. Se gli immigrati avranno la
cittadinanza la situazione peggiorerà perché la disoccupazione
si estenderà
anche per i posti di lavoro socialmente più qualificati. E'
evidente, infatti, che i figli degli ex clandestini non si
adatterebbero a fare i lavori che – si dice – gli italiani
disoccupati non vogliano fare , e aumenterebbero la
concorrenza per i
lavori socialmente qualificati. Non sapendo resistere alla
coalizione
cattocomunista, anche la cosiddetta destra vorrebbe estendere
la
cittadinanza agli ex clandestini. In tal modo gli ultimi
arrivati,
divenuti cittadini, avrebbero gli stessi diritti degli
italiani che
hanno avuto come antenati coloro che, nell'arco di secoli, per
una
lunga serie di generazioni, combatterono per l'Italia, anche
con
sacrificio della vita, sino alle due guerre mondiali. Ognuno
eredita
anche le benemerenze dei suoi avi, che verrebbero vanificate
se si
concedessero eguali diritti agli ultimi arrivati, anche se non
abbiano particolari benemerenze.
Purtroppo
la classe operaia è stata sostituita dalla falsa sinistra con
la
classe degli sbandati, dei drogati, degli omosessuali, dei
frichettoni dei centri sociali, degli immigrati con o senza
lavoro,
complice di una politica che va a danno della classe operaia.
Una
sinistra traditrice di Marx. E' un paradosso.
Si
sta ripetendo quanto Montesquieu aveva rilevato in Considerazioni
sulle cause dell'ascesa dei Romani e della loro decadenza
(cap. 18), spiegando che una delle cause della decadenza dei
Romani
fu l'accoglimento dei barbari come federati e la loro
inclusione
negli eserciti:“I Romani dovettero cercare di placare con il
danaro
i popoli che minacciavano un'invasione. Ma la pace non è cosa
che si
compri perché chi l'ha venduta una volta non è in grado di
farla
ancora comprare...I barbari assoldati (negli eserciti) dai
Romani...abituati a cercare più il bottino che l'onore, erano
insofferenti della disciplina militare...Un ministro o qualche
altro
potente ritenne utile, per avidità, per desiderio di vendetta
o per
ambizione, far entrare i barbari nel territorio dell'Impero,
non
esitando ad abbandonarlo al saccheggio e alla devastazione”.
Aggiunge Montesquieu in una nota che “ciò non deve
meravigliare se
si pensa alla loro vicinanza con popoli che erano stati
nomadi, che
non conoscevano alcuna patria e che spesso si accordavano con
il
nemico che li aveva vinti per lanciarsi contro il loro stesso
popolo”.
Si
aggiunse poi la Chiesa, che con il voler convertire i barbari
che
invadevano l'Impero, cooperò con la sua predicazione a
demotivare la
resistenza e la difesa dei confini dell'Impero.
Oggi
si sta ripetendo lo stesso fenomeno dell'antichità.
1)
Da una parte la politica dell'accoglienza che crede di poter
integrare gli islamici, pur essendo questi senza
patria
perché si
sentono appartenenti all'Islam più che ad uno Stato, e - al
contrario dei barbari che invasero l'Impero, che si
convertirono
spontaneamente al cristianesimo – non sono convertibili, non
dico
al cristianesimo, ma ad una concezione laica dello Stato. Per
gli
islamici vale quanto lo storico Giorgio Falco (La
Santa Repubblica cristiana,
cap.V) scrisse riferendosi alla forzata coabitazione di Goti e
Romani: “Essi dovevano formare due società distinte,
rispettivamente giustapposte o sovrapposte”. Nonostante
fossero
entrambi cristiani, ma i primi ariani e i secondi cattolici.
Due
società parallele con netta separazione etnica, con tribunali
separati e Chiese separate, con proibizione di matrimoni
misti,
secondo la politica intrapresa da Teodorico (493-526). Questo
fu il
risultato dell'avere accettato i barbari entro i confini, come
fece,
per esempio, Costantinopoli dopo il disastro della battaglia
di
Adrianopoli (378), che indusse l'imperatore Teodosio ad
incorporare i
vincitori Visigoti nell'esercito con un “patto di alleanza”
accettando la condizione che essi conservassero i loro diritti
e i
loro costumi. La conseguenza fu che successivamente l'Impero
d'Oriente, pur di liberarsi dei Visigoti, del tutto
inaffidabili
perché non integrabili, spregiudicatamente li dirottò verso
Occidente, con il conseguente sacco di Roma (410), prima che
essi
stabilissero in gran parte della Gallia e della Spagna. E
quando il
generale romano Oreste nominò come imperatore il figlio
Romolo,
detto ironicamente Augustolo, Odoacre, capo delle milizie
barbariche,
sconfisse Oreste e depose il figlio dichiarandosi re d'Italia
e
ponendo fine, anche nominalmente, all'Impero d'Occidente.
Al
contrario, l'Impero d'Oriente riuscì a sopravvivere perché
conservò
una omogeneità culturale in cui, sulla base di una concezione
cesaropapistica del potere, l'imperatore era anche capo della
Chiesa
e perciò garante dell'unità religiosa. La scissione religiosa
tra
la Chiesa di Roma e quella di Costantinopoli fu la causa
maggiore
della debolezza dell'Impero d'Oriente (bizantino da quando il
greco
divenne lingua ufficiale), lasciato solo dal Sacro Romano
Impero di
fronte ai ripetuti assalti degli arabi e dei turchi, con la
fine
dello stesso Impero bizantino e con la conquista turca di
Costantinopoli (1453). Il cristianesimo, con le sue scissioni
interne, fu vittima più di se stesso che delle armi islamiche.
2)
Dall'altra l'odierno ecumenismo interreligioso della Chiesa
cattolica
che ha posto le basi di una sua autodissoluzione, mentre,
contraddittoriamente, rivendica le radici cristiane
dell'Europa e ne
ha sempre chiesto il riconoscimento nel Trattati europei,
prima di
Nizza (2001) e poi di Lisbona (2007).
Una
Chiesa schizofrenica, che coopera all'autodissoluzione
dell'Occidente
con la politica d'accoglienza degli islamici, molto peggio dei
barbari germanici perché non convertibili alle tradizioni
occidentali.
E'
stupefacente il fatto che oggi la stessa Chiesa, dimentica
della sua
storia, si richiami alla libertà religiosa per alimentare la
propaganda islamica, andando contro lo stesso Vangelo, perché
fa
finta di ignorare le frasi di Gesù: "chi non è con me è
contro di me" (Matteo,
12, 30);"Non pensate ch'io sia venuto a metter pace; non son
venuto a metter pace ma spada" (Matteo,
10,34). Ove "spada" ha un significato metaforico, e non
fisico, come nel Corano, ove la spada serve per massacrare in
non
credenti in Allah. Non valgono a favore degli islamici nemmeno
le
parole meno restrittive che Gesù rivolse ai discepoli: "Chi
non
è contro di noi è per noi" (Marco,
9,40). Se ne deduce che i veri cristiani dovrebbero dire,
quanto
meno: chi è
contro di
noi non è per noi.
Infatti, in base al Corano, tra gli infedeli, da combattere,
sono
compresi anche i cristiani, soprattutto per avere concepito la
trinità e per avere considerato Gesù figlio di Dio, invece che
solo
uomo. Né gli islamici perdonano ai cristiani di avere scritto
che
Gesù morì in croce e risorse. Secondo essi in croce morì un
sosia
di Gesù. Solo un pazzo poteva scrivere una cosa simile.
1 V. l'articolo della
sociologa Ida Magli pubblicato su Il Giornale del 9 agosto 2009,
riportato nel mio blog (pietromelis.blogspot.com) in data 19
marzo 2010 sotto il titolo “Il fenomeno devastante
dell'immigrazione”.
Già nel 2006
l'arcivescovo di Milano Tettamanzi dichiarò che il suo dovere di prestare tutela a tutti
discende
dalla missione di annunciare il vangelo (Corriere
della sera, 28 maggio
2006). Aggiunse che gli islamici hanno
diritto ad avere
una moschea in ogni quartiere. La Chiesa, in tal modo, non
soltanto
ha rinunciato anche all'uso metaforico della spada contro
gli
islamici, avendo rinunciato a fare azione di proselitismo
nei loro
confronti, sapendo che sarebbe tempo perso, oltre che
pericoloso, ma
li accoglie in un connubio ecumenico e antievangelico. La
morale
della solidarietà entra subito in ballo per propagandare
la politica
dell'accoglienza di ogni sorta di rifugiato, anche quando
essa sia in
palese contrasto con il diritto.
La
Convenzione di Ginevra del 1951 relativa allo status dei
rifugiati
recita: Il rifugiato è colui "che temendo a ragione di
essere
perseguitato per motivi di razza, religione, nazionalità,
appartenenza ad un determinato gruppo sociale o per le sue
opinioni
politiche, si trova fuori del Paese di cui è cittadino e
non può o
non vuole, a causa di questo timore, avvalersi della
protezione di
questo Paese; oppure che, non avendo cittadinanza e
trovandosi fuori
del Paese in cui aveva residenza abituale a seguito di
tali
avvenimenti, non può o non vuole tornarvi per il timore di
cui
sopra".
Come
si vede, non vi è alcun riferimento ai rifugiati di guerra
ed
economici. Un perseguitato politico, per esempio, ha
diritto d'asilo.
Ma non possono accampare diritto d'asilo i rifugiati di
guerra
(provenienti da Paesi in cui vi siano guerre civili, come
in Somalia,
in Eritrea, etc.) e i rifugiati economici.
I
disonesti, di fronte alla politica dei respingimenti,
hanno
dichiarato che prima si sarebbero dovute verificare le
domande di
asilo. Come se fosse possibile distinguere tra aventi e
non aventi
diritto d'asilo trattandosi di fuggitivi provenienti dagli
stessi
teatri di guerra, che sono affari loro, se hanno voluto
l'indipendenza.
Se
l'Europa (già affollata dagli europei) avesse il dovere di
accogliere i rifugiati di guerra ed economici provenienti
da tutti i
Paesi del mondo ove vi siano fame o guerra, si voterebbe
alla sua
autodissoluzione. E la Turchia sarebbe ben contenta di
spedire in
Italia, ventre molle di un'Europa senza coglioni, ma con
governi
coglioni, gli odiati Kurdi. A tutti i folli della politica
che
blaterano di doveri morali e di soccorsi umanitari (con il
tam tam
della Chiesa) bisognerebbe domandare su quali basi essi
pretendano di
doversi fare carico dell'assistenza ai rifugiati di guerra
ed
economici. Per quanto riguarda i Paesi africani (in cui vi
sono farse
di governi, incapaci e corrotti) si può dire che essi
hanno voluto
la bicicletta (l'indipendenza). E dunque che pedalino
senza venire
poi ad affollare ancor di più l'Europa. Ad essi sarebbe
convenuto
rimanere sotto governi europei, per richiedere il diritto
di
cittadinanza in quanto appartenenti a province africane.1
I soliti idioti (o disonesti) dicono che anche gli
italiani sono
stati un popolo di emigranti. Ma allora l'emigrazione
avveniva
provenendo da spazi ristretti verso spazi larghi (gli
Stati Uniti,
l'Argentina, il Brasile etc.). Ora sta avvenendo il
contrario. Da
grandi spazi, dell’Africa e dell’Asia, verso piccoli
spazi,
dell’Europa già affollata. Di questo passo gli europei se
ne
dovranno andare per lasciare il posto a questi nuovi
invasori, che
più sono poveri e più sono capaci di fare l'unica cosa che
sono
capaci di fare: far figli come conigli in allevamento,
aumentando la
fame nel mondo. .
Se non si sostituisce al folle jus soli l'jus sanguinis come fondamento della cittadinanza – con eccezioni per particolari benemerenze – si deve accettare l'assurdo di un neonato che acquisti la capacità di estendere ai genitori, anche se clandestini, la cittadinanza, mentre, in alternativa, i genitori, se non volessero abbandonare il neonato a causa della loro espulsione, dovrebbero portarlo con sé nel Paese di origine vanificando la cittadinanza acquisita dal figlio, che avrebbe, tuttavia, una doppia cittadinanza, quella acquisita e quella dei genitori. Ciò in contrasto con il principio dell'jus sanguinis sulla base del quale la legge italiana assegna la cittadinanza italiana al figlio di una coppia di italiani nato in un Paese straniero.
Se non si sostituisce al folle jus soli l'jus sanguinis come fondamento della cittadinanza – con eccezioni per particolari benemerenze – si deve accettare l'assurdo di un neonato che acquisti la capacità di estendere ai genitori, anche se clandestini, la cittadinanza, mentre, in alternativa, i genitori, se non volessero abbandonare il neonato a causa della loro espulsione, dovrebbero portarlo con sé nel Paese di origine vanificando la cittadinanza acquisita dal figlio, che avrebbe, tuttavia, una doppia cittadinanza, quella acquisita e quella dei genitori. Ciò in contrasto con il principio dell'jus sanguinis sulla base del quale la legge italiana assegna la cittadinanza italiana al figlio di una coppia di italiani nato in un Paese straniero.
3 commenti:
professore,
le lascio un articolo :
http://www.wallstreetitalia.com/dalla-germania-italia-peggio-della-grecia/
i tedeschi fanno mea culpa. l'euro ha rovinato più di tutte l'italia, che è ferma dal 1999. così dicono i tedeschi. e penso che stavolta abbiano ragione !
invasori, recessione, disoccupazione, sinistra che pensa ai drogati più che agli operai, chiesa che parla all'islam...l'italia si schianterà contro un muro, ma i politici allora saranno già tutti scappati, renzi per primo, magari dal suo amico obama, a chiedre protezione dal popolo italiano inferocito ! è una situazione kafkiana, non capisco più se è un bene votare no al referendum, perché temo che ormai sia troppo tardi, e non ci siano più soluzioni...
saluti,
marco
Si dice che papa Francesco sia un papa "politico". Indubbiamente: interviene, e pesantemente, nella vita pubblica italiana come forse nessun papa prima di lui, nemmeno Pio XII o papa Wojtyla. Il bello è che viene esaltato anche da atei come Scalfari e Napolitano. Ma come si spiega il suo attivismo e, bisogna riconoscerlo, il suo successo, specie presso la casta atea o agnostica che rimprovera gli italiani di essere "islamofobi"? Che ironia vedere atei e agnostici e comunisti favorire il diffondersi di una religione infida dopo che ci eravamo liberati del giogo cattolico.
Non c'è alcun dubbio che papa Francesco sia eretico e che dovrebbe essere deposto in base al diritto canonico (eresia e deposizione del papa sono previste). Non solo riconosce in pratica pari o simile dignità alle altre religioni, con i quali capi ama civettare; condanna anche il proselitismo, cioè la propaganda del cristianesimo (nell'intervista a Scalfari e in altre occasioni). Insomma, cose turche! Ormai punta tutto sulla misericordia e condanna l'indifferenza verso gli "scarti" della società (anziani, malati, rifugiati). Predica l'accoglienza ad ogni pie' sospinto: dobbiamo accogliere tutti, proprio tutti, addirittura consiglia di prenderci qualche rifugiato in casa. Pura follia. Ma come sempre c'è del metodo nella follia.
Papa Francesco e i suoi scagnozzi - l'antipaticissimo Bagnasco, i Galantino, Paglia ecc. - sanno esattamente che l'Europa è ormai scristianizzata e irrecuperabile: nessuno più ha paura dell'inferno, questa diabolica invenzione con cui la Chiesa ha tormentato l'umanità per due millenni. L'Europa è ormai indifferente alla religione. E allora che ti fa l'argentino? In combutta con l'UE, la massoneria e altre forze collabora alla distruzione di questa Europa scristianizzata, areligiosa. È il solo modo per la Chiesa di essere o sentirsi ancora viva, insomma di sopravvivere. Primum vivere, deinde philosophari. In un'Italia ed Europa sconvolta dall'invasione di mezzo mondo la Chiesa potrà offrire le sue consolazioni, le sue opere di carità, e magari tornare di nuovo a fare proselitismo, islam permettendo però: perché il cristianesimo è morto, mentre l'islam è una religione ancora viva e battagliera che non accetta critiche, terrorizza e uccide. Non escluderei che l'UE veda di buon occhio il diffondersi del terrore religioso islamico per intimidire le masse europee sulle quali il papa ha ormai poco ascendente.
La metto su un piano rozzo. L'esempio della Finlandia da solo basta e avanza a supportare tutta l'analisi, ho amicizie finniche, e dinnanzi alle loro descrizioni nutro invidia. A parte il freddo, mi trasferirei domattina.
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