Probabilmente lo stesso papa, se in buonafede, non si è reso conto che la Chiesa, come istituzione, è antievangelica. Innanzi tutto, se Dio esiste non ha bisogno di essere pregato altrimenti non saprebbe che cosa deve fare. Sarebbe un Dio antropomorfico, creato dalla mente umana che ha bisogno di pregare qualcuno per ottenerne dei benefici. La preghiera sminuisce il concetto di Dio. Ma è contraddittorio lo stesso passo di Matteo, in cui si dice che Dio sa già di quali cose ognuno ha bisogno e tuttavia conclude con la preghiera del Padre nostro. Ma anche questa preghiera è contraddittoria nel suo dire "ma liberaci dal male". Ma allora Dio è anche autore del male?E si ha bisogno di pregarlo per essere liberati dal male? E da quale male? Se si tratta del male morale significa che non esiste la libertà umana e il delinquente non è colpevole perché è vittima del male di cui non è autore. Se si tratta del male fisico, come nel caso di malattie genetiche, non di malattie dovute a certi sistemi di vita di cui ognuno è responsabile, anche in questo caso Dio sarebbe la causa di queste malattie in quanto creatore della natura.
Ci troviamo dunque di fronte al dilemma teologico: se Dio è onnipotente è un Dio malefico perché autore anche del male; se Dio non è autore del male allora non è onnipotente, e se non è onnipotente allora non può esistere perché sarebbe impotente di fronte al male, che esisterebbe indipendentemente da lui, quasi fosse un'altra divinità, se pur malefica.
Non basta. Nella concezione protestante (cioè nella concezione derivante da Lutero e da Calvino, che, a loro volta, ripresero la concezione di un fanatico quale fu S. Agostino, per cui fuori della Chiesa non vi era salvezza ma solo una "massa dannata") Dio sa già chi si salverà. Da qui la dottrina della predestinazione, con cui non si concilia la libertà umana. Il destino di ognuno è già segnato. Non basta, ancora. All'origine del cristianesimo vi è un'ulteriore contraddizione, dovuta allo stesso fondatore del cristianesimo che fu S. Paolo (inventore della resurrezione di Gesù). Paolo dice nell'Epistola ai Romani che la volontà di Dio non può dipendere dalla volontà umana altrimenti Dio non sarebbe libero e onnipotente. "Dio usa misericordia con chi vuole e indurisce nel peccato chi vuole" (9,14). Pertanto non basta credere in Dio ed operare bene per essere sicuri della salvezza. Paolo giunge a scrivere: "Beato l'uomo del cui peccato Dio non tiene conto"(Ibidem, 4,7). Inoltre: "Coloro he predeterminò anche chiamò; quelli che chiamò, questi anche giustificò; quelli poi che giustificò anche glorificò" (Ibidem, 8,30). Non rimane che la speranza, non la certezza, che la fede abbia una relazione più forte con la giustificazione. Speranza alimentata dalla convinzione soggettiva che "ognuno che invocherà il nome del Signore sarà salvato". Ed ora un'ulteriore contraddizione. Paolo ha scritto: "Dio renderà a ciascuno secondo le opere" (ibidem, 2, 6). Ma insomma, vale la predestinazione o valgono le opere? Di fronte a questa insuperabile contraddizione il sommo equilibrista S. Tomaso cercò di porvi rimedio declassando la grazia (la fede) per far prevalere le opere (Summa theologiae, I, q.1,8). Il cristianesimo è nato da una grande confusione dottrinale, dovuta al suo stesso fondatore S. Paolo. Che per questo darà luogo ad una spaccatura tra cattolicesimo (che fa prevalere le opere) e protestantesimo (che fa prevalere la predeterminazione). E infine, ciliegina sulla torta delle contraddizioni, Paolo ha persino scritto che anche i Gentili (i pagani) si sarebbero salvati se avessero rispettato la Legge naturale "iscritta nei loro cuori"(Epistola ai Romani, 2,14). Dunque anche i non credenti si possono salvare a condizione che rispettino i comandamenti della Legge naturale. Ma allora a che serve credere in Dio? A che serve il proselitismo? A nulla! Anzi, se ne dovrebbe dedurre che i non credenti che rispettino la legge naturale abbiano più meriti di fronte a Dio perché rispettano le norme della giustizia disinteressatamente, per amore della giustizia, e non da opportunisti quali sono i credenti che operano per timore di Dio e per salvarsi l'anima. L'Epistola ai Romani è il documento fondativo del cristianesimo. Tutte le Epistole di Paolo furono scritte prima di tutti i Vangeli.
Ci troviamo dunque di fronte al dilemma teologico: se Dio è onnipotente è un Dio malefico perché autore anche del male; se Dio non è autore del male allora non è onnipotente, e se non è onnipotente allora non può esistere perché sarebbe impotente di fronte al male, che esisterebbe indipendentemente da lui, quasi fosse un'altra divinità, se pur malefica.
Non basta. Nella concezione protestante (cioè nella concezione derivante da Lutero e da Calvino, che, a loro volta, ripresero la concezione di un fanatico quale fu S. Agostino, per cui fuori della Chiesa non vi era salvezza ma solo una "massa dannata") Dio sa già chi si salverà. Da qui la dottrina della predestinazione, con cui non si concilia la libertà umana. Il destino di ognuno è già segnato. Non basta, ancora. All'origine del cristianesimo vi è un'ulteriore contraddizione, dovuta allo stesso fondatore del cristianesimo che fu S. Paolo (inventore della resurrezione di Gesù). Paolo dice nell'Epistola ai Romani che la volontà di Dio non può dipendere dalla volontà umana altrimenti Dio non sarebbe libero e onnipotente. "Dio usa misericordia con chi vuole e indurisce nel peccato chi vuole" (9,14). Pertanto non basta credere in Dio ed operare bene per essere sicuri della salvezza. Paolo giunge a scrivere: "Beato l'uomo del cui peccato Dio non tiene conto"(Ibidem, 4,7). Inoltre: "Coloro he predeterminò anche chiamò; quelli che chiamò, questi anche giustificò; quelli poi che giustificò anche glorificò" (Ibidem, 8,30). Non rimane che la speranza, non la certezza, che la fede abbia una relazione più forte con la giustificazione. Speranza alimentata dalla convinzione soggettiva che "ognuno che invocherà il nome del Signore sarà salvato". Ed ora un'ulteriore contraddizione. Paolo ha scritto: "Dio renderà a ciascuno secondo le opere" (ibidem, 2, 6). Ma insomma, vale la predestinazione o valgono le opere? Di fronte a questa insuperabile contraddizione il sommo equilibrista S. Tomaso cercò di porvi rimedio declassando la grazia (la fede) per far prevalere le opere (Summa theologiae, I, q.1,8). Il cristianesimo è nato da una grande confusione dottrinale, dovuta al suo stesso fondatore S. Paolo. Che per questo darà luogo ad una spaccatura tra cattolicesimo (che fa prevalere le opere) e protestantesimo (che fa prevalere la predeterminazione). E infine, ciliegina sulla torta delle contraddizioni, Paolo ha persino scritto che anche i Gentili (i pagani) si sarebbero salvati se avessero rispettato la Legge naturale "iscritta nei loro cuori"(Epistola ai Romani, 2,14). Dunque anche i non credenti si possono salvare a condizione che rispettino i comandamenti della Legge naturale. Ma allora a che serve credere in Dio? A che serve il proselitismo? A nulla! Anzi, se ne dovrebbe dedurre che i non credenti che rispettino la legge naturale abbiano più meriti di fronte a Dio perché rispettano le norme della giustizia disinteressatamente, per amore della giustizia, e non da opportunisti quali sono i credenti che operano per timore di Dio e per salvarsi l'anima. L'Epistola ai Romani è il documento fondativo del cristianesimo. Tutte le Epistole di Paolo furono scritte prima di tutti i Vangeli.
In secondo luogo, ammesso che Dio conceda dei benefici particolari a chi lo preghi, che senso ha la preghiera in comune nelle chiese nella riunione dei fedeli? Gesù ha insegnato esattamente il contrario. Nella messa delle ceneri presieduta dal papa è stato letto (cantato) un passo dal vangelo di Matteo. Nessuno si è accorto della contraddizione tra il contenuto di questo lungo passo e la riunione pubblica nella stessa basilica di S. Pietro dove si recitava il passo di Matteo.
Ho trattato ampiamene questi temi, da agnostico, nel mio libro Addio a Dio. Certo è che le cosiddette religioni rivelate inducono piuttosto a non credere nell'esistenza di Dio. Sarebbe un Dio contraddittorio.
Ho trattato ampiamene questi temi, da agnostico, nel mio libro Addio a Dio. Certo è che le cosiddette religioni rivelate inducono piuttosto a non credere nell'esistenza di Dio. Sarebbe un Dio contraddittorio.
1 Guardatevi dal praticare le vostre buone opere davanti agli uomini per
essere da loro ammirati, altrimenti non avrete ricompensa presso il
Padre vostro che è nei cieli. 2 Quando dunque fai
l'elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti
nelle sinagoghe e nelle strade per essere lodati dagli uomini. In
verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. 3 Quando invece tu fai l'elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, 4 perché la tua elemosina resti segreta; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. 5 Quando
pregate, non siate simili agli ipocriti che amano pregare stando ritti
nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, per essere visti dagli
uomini. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. 6 Tu
invece, quando preghi, entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega
il Padre tuo nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti
ricompenserà. 7 Pregando poi, non sprecate parole come i pagani, i quali credono di venire ascoltati a forza di parole. 8 Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno ancor prima che gliele chiediate. 9 Voi dunque pregate così: Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome; 10 venga il tuo regno; sia fatta la tua volontà,come in cielo così in terra. 11 Dacci oggi il nostro pane quotidiano, 12 e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori, 13 e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male.
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