Con l'Unione Europea le banche centrali di ogni Stato
sono state espropriate del potere di emettere moneta cartacea da
parte della banca centrale europea, che rimane, paradossalmente,
propietaria della moneta, che essa presta ad ogni Stato, conservando
l'Italia una partecipazione in essa del 14,57.1 Dal mio libro IO NON VOLEVO NASCERE
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In tal modo si è peggiorata la situazione derivante
dall'assurdo del poco noto sistema del signoraggio, che vedeva lo
Stato italiano stampare moneta cartacea tramite una Banca d'Italia
che, pur dovendo essere organo di controllo delle banche, con il
mito della liberalizzazione, negli anni '90, trasformata in S.p.A.,
è diventata proprietà delle maggiori banche private,
che da controllate diventano controllori di se stesse, mentre le
banche centrali di ogni Stato europeo sono controllate da una banca
centrale con capitale dello Stato. Ma con l'istituzione di una banca
centrale europea (con sede a Francoforte) tutte le banche centrali
di ogni Stato sono state private del potere di battere moneta. E'
infatti la banca centrale europea che è diventata
proprietaria di tutta la moneta cartacea in euro. Ogni Stato deve
pagare un tasso di sconto del 2,5% annuo alla banca centrale europea
su ogni quantità di moneta di cui chiede l'emissione, giacché
si tratta di danaro prestato
dalla banca europea. Questo 2,5% rappresenta un debito per ogni
Stato, che, mentre in corrispondenza, per esempio, di 100 euro
emesse, riconosce alla banca europea un suo credito corrispondente
(che non verrà mai chiesto in restituzione), tuttavia dovrà
pagare l'interesse del 2,5 aumentando in tal modo il debito pubblico
in titoli di Stato. Precedentemente era la Banca d'Italia che,
proprietaria della carta moneta (e non delle monete di metallo
coniate dalla zecca di Stato), stampava la carta moneta e chiedeva
allo Stato il pagamento di un interesse su ogni quantità di
danaro stampata. La Banca d'Italia con un gioco di prestigio pone la
sua percentuale di proprietà della moneta cartacea della zona
euro (14,57) sotto la voce “passivo” per ripeterla poi sotto la
voce “attivo” trasformandola in riserve,
che essa pone a disposizione delle varie banche commerciali. Queste,
sulla base di un deposito nettamente inferiore a titolo di garanzia
della Banca d'Italia, ottengono, sulla base di un certo calcolatore,
prestiti dalla Banca d'Italia per un importo nettamente superiore
(per esempio da 100 a 2000) per poi trasformarli in prestiti ai loro
clienti ad un tasso nettamente superiore, prestando così ai
loro clienti del danaro ricavato...dal nulla. La
questione del signoraggio (cioè della proprietà del
danaro che viene sottratto alla proprietà dello Stato
italiano, costretto a comprarlo, prima dalla Banca d'Italia in mano
alle banche private, ed ora alla banca centrale europea, è
una di quelle cose assurde che soltanto negli ultimi anni si sta
cercando con fatica di rendere pubblica. V. su questo argomento di
Antonio Miclavez e Marco Della Luna (Euroschiavi,
Arianna 2007). Su Google scrivere “signoraggio” per
conoscere il dibattito che si è affacciato solo nel web. In
particolare “Signoraggio, Banca d'Italia, Banca centrale
europea”; “Domande frequenti-Signoraggio; Banche, banchieri e
moneta;”. Inoltre gli interventi del compianto prof. “Giacinto Auriti”.
Coloro che negano che il signoraggio aumenti il debito pubblico (v.
su Google “Come capire il signoraggio”; “frottole e illusioni
sul signoraggio”) dovrebbero spiegare e giustificare il 2,5% di
interesse che le banche centrali di ogni Stato debbono pagare alla
banca centrale sul valore nominale di un biglietto carta moneta (che
tipograficamente costa 30 cent.). V. anche “Centro Studi
Monetari”. Ne fa parte Marco Saba autore di “Moneta Nostra
Audiolibro”, che è in rete l'esposizione più lunga e
dettagliata dell'argomento.
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