Dal mio libro Scontro tra culture e metacultura scientifica: l'Occidente e il diritto naturale traggo quanto segue.
Potrebbe
accadere al papa di lasciare libertà ai suoi dubbi nel sogno,
in cui la verità storica affiorerebbe dal subconscio libera
dalle rimozioni operate dalla fede, e di fondare una “religione”
civile, come egli la chiama, immaginando di affacciarsi alla finestra
di fronte alla p.zza S. Pietro per dire:
“Carissimi fratelli in Cristo, non ho avuto sino ad oggi il coraggio di dirvi che, dopo ulteriori riflessioni sui miei studi, sono convinto che il Vecchio Testamento sia tutto un imbroglio, e dunque, teologicamente, lo sia anche il Nuovo. Conservate di questo i messaggi morali, tra cui la norma – che li riassume tutti - 'Fai agli altri quel che vorresti fosse fatto a te'.E’ un principio di
carità cristiana, non un obbligo giuridico. Ma attenti ad
intenderlo bene, perché potrebbe essere un principio
pericoloso, se qualcuno, per fanatismo religioso, si sentisse in
diritto anche di uccidere, credendo di meritare la stessa sorte se si
trovasse al posto della vittima, ritenuta nemico della sua fede.
Ricordatevi che Confucio nel 500 a. C. si limitò a dire: 'Non fare agli altri quel che non vorresti fosse fatto a te'. Che
è un comandamento giuridico. Cristiani, rompete le righe! Da
oggi arrangiatevi. Ognuno per sé e …Dio per tutti. Sperando
che esista. Ma non sarebbe di certo quello della Bibbia. E tanto meno
del Corano, a cui non si può riconoscere nemmeno dignità
morale, essendo un libro predicatore della violenza e dell’odio per
coloro che non vi credono. Conservate le
radici-greco-romano-cristiane dell’Occidente, in conformità
alle frasi di Gesù 'Il mio Regno non è di questo mondo' e 'Date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio', giacché può
esistere un cristianesimo laico, fondato sul diritto naturale, con
Gesù uomo e non anche figlio di Dio, buono anche per gli atei,
che, se hanno rispettato la norma di Confucio, avrebbero più
meriti, di fronte a Dio, rispetto ai credenti che hanno rispettato
anche la norma di Cristo, ma per salvarsi l’anima. Se Dio
esiste, si salvi chi può! Ognuno a suo modo, credente o non
credente, purché rispetti il diritto naturale, che non è
soltanto della natura umana, data la comune origine di tutte le forme
di vita”.
“Carissimi fratelli in Cristo, non ho avuto sino ad oggi il coraggio di dirvi che, dopo ulteriori riflessioni sui miei studi, sono convinto che il Vecchio Testamento sia tutto un imbroglio, e dunque, teologicamente, lo sia anche il Nuovo. Conservate di questo i messaggi morali, tra cui la norma – che li riassume tutti - 'Fai agli altri quel che vorresti fosse fatto a te'.
Questa è la risposta che
l’ateo, come il papa del subconscio, può dare al frequente
appello del papa ufficiale ai non credenti perché si aprano
alla parola di Dio. Che se ne fanno, se possono avere più
meriti dei credenti di fronte a Dio? Il Dio dei non credenti. è
migliore di quello antropomorfico delle religioni, che ha bisogno di
essere pregato per sapere ciò che deve fare. E’ il Dio
che riconosce maggiori meriti a chi evita di compiere del male non
per opportunismo, cioè per avere un premio da Dio o per timore
di Dio. Pascal, con la sua famosa scommessa sull’esistenza di Dio,
inventò un argomento che non andava a favore della sua
intelligenza, giacché, se egli fosse stato veramente
intelligente – e non anche crudele, come le anime “pie” dei
giansenisti di Port-Royal, che inchiodavano dei cani su tavole per
vivisezionarli soltanto per il gusto di assistere alla circolazione
del sangue - avrebbe dovuto rovesciare l’argomento, scommettendo
sulla non esistenza di Dio, perché non si trae il
massimo guadagno dal credere in Dio, se si può trarre un
guadagno maggiore dal non credervi, se esiste.
Voltaire (Storia dell'affermazione del cristianesimo, cap. 25)
ha scritto: “Se il cristianesimo ha principi esacrabili, l’ateismo
non ha alcun principio. Gli atei possono essere briganti senza leggi,
come i cristiani e i maomettani sono stati briganti con leggi.
Vediamo se non sia più ragionevole e più consolante
vvere come deisti”. Il deismo di Voltaire è una religione
naturale: “E’ naturale riconoscere un Dio, da quando si aprono
gli occhi; l’opera annuncia l’artefice”. Probabilmente nemmeno
Voltaire credette in tale Dio, soprattutto dopo il terremoto di
Lisbona, considerando che egli, ironizzando su Leibniz, non ritenne
mai che questo fosse il migliore dei mondi possibili. Dunque come
potrebbe un Dio esserne l’artefice? La sua concezione scientifica
del mondo, poggiantesi sul sistema meccanicistico di Newton,
autosufficiente, insieme con l’affermazione di una eguale origine
naturale della vita umana e di quella non umana, in opposizione al
dualismo cartesiano,1
gli offriva tutte le premesse per arrivare a concepire un diritto
naturale come unico fondamento delle leggi umane. E’ il diritto
naturale, in quanto naturale, non ha bisogno di Dio, se deve
vincolare anche Dio. E’ strano – e vi è da rammaricarsi
del fatto - che Voltaire non sia giunto a percepire ciò, anche
considerando che egli negò sempre si potesse dimostrare
l’immortalità dell’anima (Trattato
di metafisica, 6).
Diversamente non avrebbe scritto che l’ateo non ha alcun principio.
La religione naturale appare in Voltaire una gentile concessione alla
religiosità, mentreegli stesso pensava che la religione
potesse avere un’utilità pratica soltanto per coloro che
avevano bisogo del timore di una punizione divina per rispettare
l’ordine pubblico. In questo senso scrisse: “Se dio non esistesse
bisognerebbe inventarlo”. E in una lettera a d’Alembert (27
novembre 1771) scrisse: “Un’intelligenza ordinatrice della natura
deve essere limitata quando si badi alle imperfezioni e alle miserie
della natura stessa”.2
Nella tragedia Henriade
(VII, 87-92) Voltaire scrisse: “Iddio non li castiga per aver
chiuso gli occhi alla conoscenza che lui stesso aveva posto sì
lungi da loro; non li giudica da padrone ingiusto in base a leggi
cristiane che essi mai hanno conosciuto, in base allo zelo insensato
dei loro santi furori, ma in base alla legge semplice che parla a
tutti i cuori".
Il papa, rivolgendosi agli atei
(19 agosto 2005), ha dichiarato a Colonia: “Concedete a Dio il
diritto di parlarvi”. Quale Dio? Il dio biblico? Ma per favore! Come si permette di proporre ancora menzogne
bibliche, cioè ebraiche, pensando che tutti siano imbecilli o
ignoranti? Leggano i cristiani la breve Storia
dell’affermazione del cristianesimo
di Voltaire – che spiegò chiaramente come tale affermazione
fosse fondata sulle menzogne, come il cristianesimo sia nato
soprattutto dalla predicazione di un pluriassassino, opportunista ed
impostore, quale fu S. Paolo, ebreo rinnegato, che, cittadino romano,
avendo ereditato la cittadinanza romana dal padre per le sue
benemerenze come commerciante di pelli, pur contro le leggi romane si
era prima mosso in vari luoghi, tra cui Damasco nel 38, per
arrestarvi i cristiani su incarico dal “sommo sacerdote” di
Gerusalemme, avendo avuto gusto a partecipare alla condanna a morte
di Stefano, alla lapidazione del nazareno Sebastiano, ad assassinare
San Giacomo il minore, poi ancora Oblia il Giusto.ritenuto fratello
di Gesù.3Questo
individuo, che riconosce di avere promosso stragi, imprigionamenti e
condanne a morte di cristiani andando a scovarli in città
straniere (Atti degli apostoli, 9, 1; 25, 10), per cui non si capisce
come sia sfuggito sin d’allora alla pena capitale secondo la legge
romana, tanto più in quanto era cittadino romano, si inventò
improvvisamente la resurrezione di Gesù senza averlo mai
conosciuto. Scrive Voltaire: “Solo un fanatico insensato o un
furfante molto maldestro può dire che San Paolo cadde da
cavallo per aver visto della luce in pieno mezzogiorno; che Gesù
Cristo gli gridò da una nube: 'Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?', e che Saulo cambiò subito il suo nome
in Paolo e da ebreo persecutore e omicida com’era ebbe la gioia di
diventare cristiano perseguitato ed ucciso. Solo un imbecille può
credere a un racconto del genere” (op. cit., cap. 8). Aggiungiamo
noi: solo un ebreo poteva inventarsi tale racconto. Su quale soggetto
da galera il dio cristiano avrebbe fondato il cristianesimo! S. Paolo
trasferì nel cristianesimo lo stesso fanatismo con cui
precedentemente aveva perseguitato i cristiani. Se fosse vissuto dopo
Costantino avrebbe promosso la caccia ai pagani e il loro sterminio in
caso di mancata conversione. Nietzsche nell’Anticristo
vedrà in S. Paolo, e non in Cristo - che si sarebbe limitato,
secondo lui, a predicare una morale fondata sulla non resistenza al
male (§30) – la fonte del “risentimento” ebraico contro il
resto del mondo, l’odio contro la “sapienza mondana”, cioè
la scienza, a cui opporre la menzogna (§47) per avere il
sopravvento su Roma (§58). Ma Nietzsche ha mancato di dire che
questa operazione ebraica fu bloccata dal neoplatonismo, su cui
unicamente si costruì la vittoria del cristianesimo contro il
giudaismo, che già con i farisei si era fatto contaminare
dall’ellenismo, accettando, contro la tradizione rigoristica dei
sadducei, la credenza nell’immortalità, esclusa nel
Pentateuco,
cioè nella Torah (la legge ebraica). Voltaire non tralascia di
spiegare come la tesi della coeternità e della
consustanzialità del Verbo (o Logos),
incarnato in Gesù, abbia vinto, in una concezione
neoplatonica, contro la tesi di Ario, nel Concilio di Nicea (325),
grazie ad un altro spregiudicato pluriassassino - anche di molti suoi
familiari, compresi un figlio, la moglie Fausta e un nipote di 12
anni - quale fu l’imperatore Costantino, che, pur non convertendosi
al cristianesimo, ma sfruttandolo politicamente, diresse il Concilio
di Nicea.
Si domandino i cristiani come il
papa possa ancora usare e predicare tante menzogne ebraiche.
Almeno usi il papa la sua mal guadagnata autorità morale,
fondata su tali menzogne, in modo intelligente, adeguato ai
tempi, a fin di bene, e non a fin di male, se vuole ancora
affermarsi. Cioè entro una concezione che non sia più
antropocentrica, in sintonia con la riconosciuta verità
scientifica dell’evoluzione biologica e della comune origine di
tutte le forme di vita, estendendo conseguentemente oltre l’ambito
della natura umana quel diritto naturale che, rimasto rifugiato nella
dottrina cristiana dopo Kant, non può trovar posto nella
grande pattumiera della filosofia contemporanea, che, intrisa di
relativismo e di storicismo, nella sua antiscientificità ha
trovato il suo certificato di morte ponendo la ragione contro se
stessa. Il papa, al contrario, avrebbe tutto da guadagnarci e
salverebbe la faccia. Gli forniamo un aiuto che non potrà
respingere: S. Tomaso, che scrisse che il mondo non è stato
creato per l’uomo ma per Dio stesso, essendo manifestazione della
sua potenza. Aggiunse S. Tomaso che soltanto con la fede, e non con
la ragione, si può credere che il mondo sia stato creato dal
nulla.E la fede non è obbligatoria. La ragione sì. Che
fa, il nesci, eccellenza, o non l’ha letto? Ah, intendo il suo
cervel, Dio lo riposi, ché in tutt’altre faccende
affaccendato, a S. Tomaso è morto e sotterrato. Lo dissoterri,
altrimenti Lei non ha nemmeno un minimo di veste morale per
pretendere di essere ascoltato. Il Suo Dio non è il Dio
“orologiaio” dell’illuminista Voltaire. Un Dio principio
dell’ordine della natura e che non dà fastidio ad alcuno.
No. Il Suo Dio non ha alcun diritto di parlarci. Il Suo vorrebbe
essere anche il dio dell’Antico Testamento, un dio di burla e di
sangue. Esso non ha serie credenziali per poter parlarci. Per di più
è il dio che Lei vorrebbe far dialogare con quello islamico.
Lei certamente ha letto il Corano. E allora perché Lei parla
come se non lo conoscesse proponendo un’amicizia impossibile con
gli islamici? Al massimo può proporre un ignorarsi reciproco,
in pacifica coesistenza. Ognuno a casa sua, con piena libertà
di pensiero, ma non
d’azione – che
riguarda l’ambito giuridico - senza incontri in casa d’altri per
riconoscere dignità morale a chi non ne merita. Ci dispiace
tanta confusione, Benedetto XVI. Se questo è il Suo Dio, lo
propini ai disperati, accecati dalla fede. Meglio rimanere
disperati, ma con la vista. Chi chiede di essere ascoltato deve prima
di tutto rispettare le regole della logica. Non ha il diritto di
parlare agli atei un Dio contraddittorio, che pretende di avere
antiche credenziali nell’Antico Testamento. Né il papa
ha diritto di rivolgersi ad un ateo come chi scrive, che si ritiene
moralmente migliore del papa se può muovergli il rimprovero di
continuare a favorire “il silenzio degli innocenti” non
spendendo una parola contro le crudeltà sugli animali e
favorendo il paradosso che ciò che per la legge di qualche
Stato è reato – gli atti di crudeltà sugli animali –
dalla Chiesa non viene dichiarato peccato, mentre le maggiori
festività della cristianità – il Natale e la Pasqua –
coincidono con una strage di agnelli, che rafforza l’immagine del
Cristo agnello sacrificale, che ha fatto dire alla teologa Uta
Ranke-Heinemann che la teologia cristiana è una “teologia da
macellai”.4
Chi è capace di affermare che è peccato usare il
profilattico ma non è capace di dichiarare che è
peccato usare crudeltà contro gli animali non è degno
di fare alcuna predica, perché privo di credibilità
morale. Ha capito teologo Ratzinger? Non vi ancora alcuna
differenza tra Lei e Pio IX, che proibì a Roma la
costituzione di un’associazione per la protezione degli animali per
paura che la gente pensasse che anche gli animali non umani potessero
avere un’anima immortale. Se vuole essere almeno moralmente –
non teologicamente - credibile si converta al diritto naturale non
antropocentrico il teologo Ratzinger prima di rivolgersi agli atei
vegetariani, che non hanno alcunché da imparare da lui, che
mangia le bistecche e i salamini tedeschi e alimenta l’impostura di
quei cristiani, lui compreso, che, pur mangiando carne, non avrebbero
il coraggio di andare almeno una volta nella vita in un mattatoio per
uccidere, dissanguare, scuoiare e squartare gli animali che mangiano,
e che, tuttavia, credono di avere le mani monde di sangue. Egli
non può proporre il dio biblico ad un ateo vegetariano, a cui
farebbe moralmente schifo. Gesù scaccia i mercanti dal
porticato del “tempio” dicendo che ne avevano fatto una spelonca
di ladri, non dice che quel “tempio” era in realtà un
mattatoio, che anch’egli, ebreo, continuava a ritenere fosse “casa
del Signore”. Un dio che abita in un mattatoio! E’ questo il dio
che dovrebbe parlare agli atei, soprattutto se vegetariani? Ma per
favore, teologo Ratzinger!
Il 2 ottobre 2005 il papa, in
occasione del Sinodo dei vescovi ha dichiarato che l’uomo senza Dio
si crede padrone del mondo.Affermazione stupefacente! Evidentemente
il papa si è dimenticato che è proprio il dio biblico
che ha alimentato la concezione della Terra come dominio dell’uomo:
“Moltiplicatevi, soggiogate la terra, dominate sui pesci del mare
(e di dove?), sugli uccelli del cielo e sopra ogni animale sulla
terra” (Genesi, 1, 28). E nelle parole rivolte a Noè (9, 1)
il dio ebraico è ancora più terribile: “Avranno
timore e spavento di voi tutti gli animali della terra e tutti gli
uccelli del cielo. Essi sono dati in vostro potere con tutto ciò
che striscia sulla terra e con tutti i pesci del mare”. Perché
l’uomo non si senta padrone della natura basta ricordare una
lapidaria frase di Francesco Bacone (Novum
Organum, 3): “Alla
natura si comanda solo obbedendole”.
Il 16 ottobre 2005 il papa, in
un messaggio scritto inviato al presidente del Senato Pera, in
occasione di un convegno sul tema Libertà
e laicità,
ha scritto che “i diritti fondamentali provengono da Dio e non
dallo Stato”. Ci risiamo. Non c’è peggior sordo di chi non
vuol sentire. Certamente non possono provenire dallo Stato, se non
per una concezione convenzionalistica e relativistica dei diritti
fondamentali. Questa è la scoperta dell’acqua calda. Infatti
questa concezione si dovrebbe astenere dal condannare i “crimini
contro l’umanità”. L’uomo è comparso e vissuto
sulla Terra senza Stati per milioni di anni. E’ lo Stato in
funzione dell’individuo, e non l’individuo in funzione dello
Stato. Ma da quale Dio proverrebbero i diritti fondamentali, ammesso
che provengano da Dio? Se si tratta del dio di Abramo che accetta
l’ordine di Jahweh di uccidere il figlio Isacco come prova di
fedeltà, di questo dio è meglio fare a meno, in quanto
privo di ragione, essendo manifestamente nemico del diritto naturale.
Se si tratta di un Dio che è vincolato anch’egli dal diritto
naturale, come il Dio di S. Tomaso, che distingue tra legge divina e
legge naturale, pur essendo entrambe comprese nella legge eterna,
allora i diritti fondamentali non provengono da Dio, essendo Dio
stesso vincolato eternamente da esso. Dunque i diritti fondamentali
non possono provenire da Dio, altrimenti sarebbero convenzionali,
fondati sulla volontà divina, come nell’ebraismo e
nell’islamismo, e non sulla ragione, sul Logos
greco, che trascende la stessa volontà divina. E se è
così, la laicità non ha bisogno di Dio, ma del Logos,
che trascende ogni possibile volontà divina, tanto è
vero che nella trinità cristiana si esprime nel Verbo, vincolo
della potenza del Padre (purché non venga identificato con
l’ebraico e ridicolo Jahweh, tutto volontà e niente ragione,
come Allah, ma sia ritenuto simile all’Uno della triade
neoplatonica).
Dio è un surplus, un optional della fede religiosa, come sostanzialmente riconosce S. Tomaso. Il miracolo sarebbe un irrazionale prevalere della volontà sul Logos.
Dio è un surplus, un optional della fede religiosa, come sostanzialmente riconosce S. Tomaso. Il miracolo sarebbe un irrazionale prevalere della volontà sul Logos.
1
Il filosofo
ignorante, in Opere,
Laterza, vol. II, pp. 509 sgg. Cfr. anche la voce “bestie” in
Dizionario filosofico.
3
Queste notizie vengono date da Abdias,
uno dei primi discepoli di Gesù e preteso vescovo di
Babilonia, secondo quanto riportato nello scritto citato di
Voltaire.
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