giovedì 3 giugno 2010

GLI ARROGANTI PADRONI DELLA GIUSTIZIA

I SOLITI ARROGANTI CHE SI CREDONO PADRONI DELLA GIUSTIZIA E VOGLIONO CONTINUARE A RITENERSI AL DI SOPRA DELLA LEGGE PER CONSERVARE I LORO PRIVILEGI DI CASTA ANCHE QUANDO FANNO SENTENZE PALESEMENTE ABERRANTI SOTTRAENDOSI AL RISARCIMENTO DEI DANNI. NON HANNO MAI SAPUTO SCIOPERARE PER CHIEDERE UNA VERA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA (SOPRATTUTTO CIVILE) CON UNA RIFORMA DEL CODICE DI PROCEDURA CIVILE CHE IMPEDISCA CHE ESSA CONTINUI AD ESSERE DI FATTO INESISTENTE A CAUSA DEI TEMPI GEOLOGICI IN CUI ESSA E' IMPANTANATA. SE NE FREGANO. TANTO METTONO LE CAUSE IN CODA E UNO PUO' ANCHE MORIRE ASPETTANDO. SI PENSI CHE IL LORO COSIDDETTO ORGANO DI CONTROLLO (CSM) é ELETTO DAI CONTROLLATI.NON ESISTE ALTRO ASSURDO COME QUESTO NELL'AMMINISTRAZIONE STATALE. RITENGONO CHE UNA DECURTAZIONE DEL 5% DELLO STIPENDIO, QUANDO SUPERI I 90.000 euro, SIA UN ATTACCO ALL'INDIPENDENZA DELLA MAGISTRATURA. HO RAGIONE NEL DEFINIRE IL CSM CORPORAZIONE DI STAMPO MAFIOSO. LIBERIAMOCI DI QUESTA MAFIA SOTTOPONENDO I GIUDICI A PROCEDIMENTI DISCIPLINARI CHE OGGI NON ESISTONO PERCHE' I GIUDICANTI SONO ELETTI DAI GIUDICATI INVECE CHE DA UNA COMMISSIONE ESTERNA DI GIURISTI. I GIUDICI NON SONO STUDIOSI, MA MANOVALI DEL DIRITTO. LA LEGGE CONSENTE LORO DI NON APRIRE PIU' UN LIBRO DI DIRITTO DAL MOMENTO IN CUI ENTRANO IN MAGISTRATURA, MAGARI FORTUNOSAMENTE CON CONCORSO. AVANZANO DI CARRIERA PER SOLA ANZIANITA' SENZA ALCUN REALE CONTROLLO DELLA LORO PREPARAZIONE. INFATTI NON POSSONO GIUDICARSI DA SE' SE UN COMUNE AVVOCATO CHE SIA SPECIALIZZATO IN UNA PARTICOLARE MATERIA NE SA SEMPRE PIU' DI UN GIUDICE, CHE LA LEGGE ABILITA AD ESSERE UN TUTTOLOGO, CIOE' UN IGNORANTE.



Toghe in sciopero contro la manovra
Il presidente dell'Associazione Nazionale Magistrati Luca Palamara
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L'Anm protesta, braccia incrociate
"Penalizzati dai tagli del governo,
devono colpire l'evasione fiscale"
ROMA
Sciopero di tutti i magistrati contro gli effetti della manovra varata dal governo, che contiene misure «ingiustamente punitive». Lo ha deciso la giunta dell’Anm. Tempi e modalità dell’astensione dal lavoro delle toghe saranno decisi sabato dal "parlamentino" del sindacato delle toghe. Il "pacchetto" che i vertici dell’Anm proporranno tra due giorni al comitato direttivo centrale prevede anche giornate di protesta e mobilitazione con «sospensione delle attività di supplenza».

I magistrati, si legge nel documento della Giunta del sindacato delle toghe, «sono consapevoli della crisi economica in cui versa il Paese e non intendono sottrarsi al loro dovere di cittadini e di contribuenti, ma devono denunciare che le misure approvate dal Governo sono ingiustamente punitive nei loro confronti e di tutto il settore pubblico: è inaccettabile - rileva l’Anm - essere considerati non una risorsa, ma un costo o addirittura uno spreco per la giustizia».

La manovra varata dal Governo, infatti, secondo l’Associazione magistrati, «incide unicamente sul pubblico impiego, senza colpire gli evasori fiscali (già beneficiati da numerosi condoni), i patrimoni illeciti, le grandi rendite e le ricchezze del settore privato, paralizza l’intero sistema giudiziario e scredita e mortifica il personale amministrativo, svilisce la dignità della funzione giudiziaria e mina l’indipendenza e l’autonomia della magistratura» ed «incide in misura rilevante sulle retribuzioni dei magistrati nella prima fase della carriera, soprattutto dei più giovani che subiscono una riduzione di stipendio fino al 30 per cento». Questo, in particolare, «significherà allontanare i giovani dalla magistratura», osserva il sindacato delle toghe, secondo il quzale la manovra «colpisce in maniera iniqua, indiscriminata e casuale». Ad esempio, sottolinea l’Anm, «un pubblico dipendente (magistrato o altro funzionario) con uno stipendio lordo di 150mila euro subirà un taglio di stipendio di 3mila euro lordi l’anno (cioè il 2% dello stipendio), mentre un magistrato di prima nomina con uno stipendio lordo di circa 40mila euro subirà tagli complessivi per circa 10mila euro lordi l’anno ».

Contro la manovra, tutte le magistrature saranno unite in una «comune iniziativa di astensione»: lo sciopero, si legge ancora in un documento del Comitato Intermagistrature, sarà effettuato secondo le modalità e i tempi previsti dai rispettivi codici di autoregolamentazione, ma con il costante coordinamento tra le diverse associazioni«.

Il Comitato, infatti, ribadisce «l’assoluta contrarietà alle misure eccessivamente penalizzanti per i magistrati contenute nel decreto legge che, invece, non incide su alcuna delle fonti di spreco delle risorse del settore più volte segnalate. Partecipare consapevolmente allo sforzo di risanamento richiesto al Paese non significa accettare tagli iniqui alle retribuzioni e un’ulteriore destrutturazione del servizio giustizia».

L’Associazione nazionale magistrati, in particolare, chiede al Governo «interventi strutturali che consentirebbero di ridurre le spese nel settore giustizia e di recuperare risorse per lo Stato», secondo le proposte più volte avanzate dalla magistratura associata: tra queste, la soppressione dei piccoli Tribunali, delle sezioni distaccate di Tribunale e della metà degli Uffici del Giudice di pace, «misure che - osserva l’Anm - consentirebbero di risparmiare, a regime, decine di milioni di euro», nonchè il «recupero delle pene pecuniarie e delle spese di giustizia, circa 1 miliardo di euro l’anno» e «la sospensione dei processi con imputati irreperibili (che costano decine di milioni di euro solo per il pagamento delle spese di patrocinio)».

I magistrati, infine, intendono «denunciare all’opinione pubblica e al Paese le gravi disfunzioni del sistema giudiziario, rappresentando le attività di supplenza di cui si fanno carico quotidianamente nell’interesse dei cittadini».






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