venerdì 30 novembre 2012

CHE ROBACCIA PUBBLICANO I GRANDI EDITORI, COME ANCHE EINAUDI: BASTA PAGARE LA PUBBLICITA' SUI GIORNALI PER VENDERE ROBACCIA PRIVA DI PENSIERO AI LETTORI IGNORANTI. LA TRUFFA DELL'AGENZIA LETTERARIA MARCO VIGEVANI

Se avessi scritto io un libro simile Einaudi me l'avrebbe respinto senza nemmeno leggerlo. La grande editoria, pur in passivo, avendo altri introiti, si può permettere di stampare al buio migliaia di copie con la prima stampa. Se poi non vende i libri vanno al macero. Però ne deve stampare tanti quanti sono necessari per farli arrivare nelle più importanti librerie dove vengano esposti in vetrina come se fossero capolavori. E si sa che i librai si sentono in obbligo di esporli richiamati dal nome del grande editore. 
I piccoli editori non possono permettersi di pubblicare migliaia di libri (pur con il contributo economico dell'autore) per non rischiare di avere dei resi. Pertanto hanno adottato un diverso sistema di stampa, quello digitale. Per mezzo di esso un libro viene stampato nel giro di tre giorni, anche un libro per volta, secondo la richiesta delle librerie. E' vero che è difficile che i loro libri arrivino ad avere visibilità in vetrina o sui banchi. Ma in questo modo non rischiano economicamente non avendo resi di libreria, cioè di libri non venduti, giacché le librerie accettano dai grandi editori anche un certo numero di copie in deposito, salvo il diritto di restituire al grande editore le copie non vendute. Le librerie dunque non rischiano mai. Rischia il grande editore. Da ciò la necessità di plagiare il mercato con la pubblicità dando da bere al lettore sprovveduto robaccia contrabbandata come capolavoro. Qui mi basti fare i nomi di un Giorgio Faletti o di una Luciana Littizzetto. L'uno si è improvvisato scrittore di successo di thriller, l'altra scrive idiozie che vorrebbero essere comiche, mentre sono soltanto spazzatura volgare, come tutto ciò che dice alla TV nella sua squallida presenza alla trasmissione di regime del grigio Fabio Fazio, dove tutti arrivano quasi sempre con un libro in mano per farsi pubblicità gratuita. Oggi bisogna essere personaggi, specialmente televisivi, per vendere, anche se si tratta di gente che non sa scrivere o è priva di pensiero. Importante è che questi pseudo scrittori siano già conosciuti altrove, e non per meriti letterari. Ma di questa gente il tempo farà giustizia. Mi fu regalato da un'amica un libro di Margaret Mazzantini (Venuto al mondo, Mondadori). Ho provato a leggerne, saltando, alcune pagine. Mi è venuto il vomito a causa della noia. Mi sono domandato: ma che interesse può avere il lettore a leggere simile robaccia priva di pensiero? In Italia, si sa, vi sono più scrittori che lettori. Oggi, con la miriade di piccoli editori a pagamento, si pubblicano mediamente almeno 400 titoli al giorno. Mentre coloro che leggono almeno un libro all'anno sono una percentuale minima (si aggira verso un massimo del 4%). Come fanno allora i grandi editori a sopravvivere? Qualcuno me lo spieghi.       
Leggete il primo capitolo di questa "cagata pazzesca" di Margaret Powell. Se questo è l'inizio figuriamoci il prosieguo. Poi ne hanno tratto un'altra cagata pazzesca in una serie TV per il popolo degli ignoranti. Da notare che il romanzo robaccia della Powell è stato presentato a Einaudi dall'agente letterario Marco Vigevani. 
Come mai? Adesso vi racconto una mia vicenda personale. Io mi ero rivolto all'agente letterario Marco Vigevani, che ha passato la mia richiesta alla sua alter ego Laura Lepri. Costei, con una "valutazione"di 4 pagine scarse (di cui 3 dedicate al riassunto striminzito del testo), mi ha fottuto 600 euro per una valutazione di un mio manoscritto intitolato E giustizia infine fu fatta. Sette giudici uccisi in sette giorni. Si tratta  di un testo ibrido che ha una lunga parte saggistica (scienza, filosofia, religione, diritto) incorniciata da un inizio e da una fine che sono un racconto thriller  che espone la strage di sette giudici. Solo alla fine si scopre il vero assassino in una confessione a dei giornalisti convocati dal protagonista in ospedale, dove egli, ammalato gravemente, finirà di lì a poco i suoi giorni. Era rimasto vittima innocente di sentenze aberranti. Confessando di essere lui il colpevole non aveva più alcunché da perdere. Ma come poteva essere lui il responsabile della strage se questa era avvenuta durante il suo ricovero in ospedale? Qui sta la sorpresa finale, in pagine che riprendono la tematica de I fratelli Karamazov di Dostoevskij (il racconto del grande Inquisitore). La lotta tra il bene e il male, il  (non) senso della vita, la mancanza di giustizia e di certezze, la crudeltà umana, il cercare disperatamente un senso della vita nel non senso delle religioni cosiddette rivelate. Il protagonista, il prof. Petix, che in una vita di studi non aveva mai trovato un senso della vita, trova infine un senso per la propria vita facendosi giustizia da sé.
Ebbene, la Laura Lepri (che si spartisce i quattrini con Marco Vigevani) usa l'agenzia letteraria per illudere gli sprovveduti. Infatti mi ha dato ad intendere che vi sarebbe stata una rappresentanza presso un grande editore ma previa opera di editing (cioè di riscrittura e revisione del manoscritto) per avere la scusa di fottermi altri quattrini senza darmi nemmeno in questo caso, non dico la certezza (giacché in ultima istanza decide l'editore), ma neanche tutto  l'impegno da parte sua di proporre il testo ad un grande editore. Io non avevo affatto bisogno di editing perché non ho bisogno di alcuno che mi insegni a scrivere. Piuttosto, sono io che posso dare insegnamenti ad una grigia figura come quella di Laura Lepri, nonostante questa ogni tanto collabori con recensioni di romanzi su Il sole24Ore. E ha anche la pretesa di dare lezioni di "scrittura creativa". Scrivete su Google Laura Lepri e scoprirete che ha scritto tre libri insignificanti. Dopo averne pubblicato due con editori sconosciuti è arrivata nel 2012 a pubblicare un libro con la Mondadori. E sapete di che tratta il libro? Della storia dell'editoria a Venezia. E' intitolato pomposamente Del denaro o della gloria. Per scrivere simili libri non vi è bisogno di rompersi il cervello. Basta attaccare il culo alla sedia e fare ricerche di archivio o copiare da altri libri. Né vi è bisogno di affaticarlo per fare recensioni di romanzi robaccia. Recensioni a pagamento, mi è stato detto da un editore. Dunque anche le recensioni sui grandi quotidiani sembrano passare per il dio danaro. Così va il mondo. Anche dell'editoria. 
Il mio testo è stato invece apprezzato da un altro agente letterario (ZTLA Literary Agency) con cui ho un contratto di rappresentanza. Vedremo che cosa ne uscirà. Salvo che mi stufi di aspettare e preferisca pubblicarlo con un uno dei piccoli editori che me l'hanno già richiesto. Importanti sono infatti la promozione e, soprattutto, la distribuzione nelle librerie.  Valendo oggi soprattutto i canali dei distributori on line (tra cui, principalmente, IBS). 

Il romanzo di «Downton Abbey»
Ecco il primo capitolo in anteprima

Esce «Ai piani bassi», il libro che ha ispirato la celebre serie tv

di  MARGARET POWELL


Sono nata nel 1907 a Hove, seconda di sette figli. Il mio primo ricordo è che gli altri bambini sembravano tutti piú ricchi di noi. Però i nostri genitori ci volevano un gran bene. Ogni domenica – non lo dimenticherò mai – papà ci regalava un giornalino e un sacchetto di dolci. Il giornalino con i disegni in bianco e nero costava mezzo penny, quello a colori un penny. A volte mi domando come facesse, specialmente quand’era senza lavoro e in casa non entrava neanche un soldo. Mio padre era imbianchino e decoratore. Una specie di tuttofare, in realtà. Riparava i tetti, intonacava i muri: quasi tutto, insomma, anche se il suo vero mestiere era dipingere pareti e incollare tappezzerie. Ma d’inverno, nel quartiere dove abitavamo, non si batteva chiodo. Nessuno voleva farsi ristrutturare la casa nei mesi freddi: lavori all’esterno non se ne potevano fare, e rimettere a nuovo gli interni era una bella rogna. Perciò d’inverno era più dura.

La copertina del libro (edizioni Einaudi Stile libero)La copertina del libro (edizioni Einaudi Stile libero)
Mia madre faceva la donna delle pulizie, lavorava dalle otto del mattino alle sei di sera per due scellini al giorno. A volte tornava a casa con qualche piccolo tesoro: una ciotola di sugo d’arrosto, una mezza pagnotta, un po’ di burro, una scodella di zuppa. Fosse stato per lei, non avrebbe accettato mai niente. Detestava la carità. Noi invece eravamo contenti come pasque, e quando tornava con qualcosa in mano correvamo fuori a vedere cos’era. Forse oggi vi sembrerà strana, questa antipatia per la carità, ma in effetti quando eravamo bambini non c’era il sussidio di disoccupazione. Tutto quel che ti davano era una specie di elemosina.
Se avevamo solo un paio di scarpe ciascuno, e per giunta erano rotte, mia madre andava in comune e chiedeva qualche soldo in più per noi. Le toccava rispondere a un’infinità di domande, e si sentiva guardata con disgusto, solo perché non aveva abbastanza soldi per tirare avanti.
A quei tempi trovare un posto per vivere era tutt’altra faccenda rispetto a oggi. Bastava guardarsi intorno: per strada era pieno di cartelli che dicevano «affittasi stanze». Quando eravamo in bolletta nera ci accontentavamo di una o due camere in subaffitto, ma quando papà lavorava andavamo a cercare un appartamento da condividere. Una casa tutta nostra, non l’abbiamo mai avuta. A quei tempi non erano in molti a potersi permettere una casa intera. Comprarsela, poi, neanche per sogno!
Io non riuscivo a capire perché la mamma continuasse a fare bambini, visto che per noi era già cosí dura, e ricordo che lei si arrabbiava moltissimo quando le due vecchie zitelle per le quali lavorava continuavano a dirle di non fare più figli, che non poteva permetterseli. Anch’io le chiedevo: «Perché hai tanti bambini? È difficile fare i bambini?» E lei: «No, no, per niente! È facile come bere un bicchier d’acqua!».
Ma per i poveri, sapete, era l’unico piacere. Non costava niente, almeno nel momento in cui mettevi in cantiere il bambino. Certo, più avanti le spese c’erano, ma quelli come noi non erano abituati a guardare avanti. Non ne avevano il coraggio. Vivere alla giornata era già abbastanza.
Nessuno si preoccupava di controllare le nascite. Sarà stata un’eredità dell’epoca vittoriana, ma l’idea era che le famiglie dovessero essere numerose. Piú bambini avevi, piú si pensava che tu facessi, diciamo cosí, il tuo dovere di buon cristiano. Non che la Chiesa contasse un granché nella vita dei miei genitori. Probabilmente non avevano tempo di pensarci; o meglio, forse il tempo ce l’avevano, ma gli mancava la voglia. Alcuni di noi non erano neanche battezzati. Io, per esempio, non lo ero e non lo sono neanche adesso. Alla scuola domenicale, però, dovevamo andarci tutti, e non perché i miei fossero religiosi: era semplicemente un modo per tenerci alla larga. La domenica pomeriggio si faceva l’amore, perché nelle famiglie dei lavoratori non c’era mai abbastanza intimità. Se abitavi in due o tre stanze, doveva per forza esserci qualche bambino che dormiva con mamma e papà. A quel punto, se avevi un briciolo di pudore – e i miei ce l’avevano di sicuro, perché da bambina non mi sono mai accorta che facessero l’amore – aspettavi che i figli dormissero sodo o fossero in giro. A dire il vero non li ho mai visti neppure darsi un bacio, perché davanti agli altri mio padre era piuttosto austero: poi un giorno la mamma mi disse che invece era molto passionale, e io ci rimasi di stucco. E quindi, capirete, potevano lasciarsi andare solo quando i bambini erano fuori dai piedi. Cosí la domenica pomeriggio, dopo un bel pasto abbondante (per quanto possibile ci provavano tutti, a cucinare un bel pasto abbondante) si andava a letto a fare l’amore, e magari anche un pisolino come Dio comanda. Perché se fai l’amore, diceva la mamma, tanto vale stare comodi. Ecco perché a quei tempi la scuola domenicale era frequentatissima.
Dei primi giorni di scuola non ho questo gran ricordo. Mio fratello e io abbiamo cominciato la scuola insieme. A quei tempi si iniziava a quattro anni, ma mia madre decise di mandare anche me, perché stava per sfornare un altro bambino e le faceva comodo togliersi dai piedi i due più grandi.

Bisognava tornare a casa per il pranzo. Non c’era ancora la mensa, e nemmeno ti davano il latte gratis. Partivi da casa con una fetta di pane imburrato avvolta in un pezzo di carta, e la davi da custodire alla maestra perché molti bambini avevano una fame da lupi, e invece di stare attenti alle lezioni passavano la mattina a mordicchiare il pane. Alle undici, poi, la maestra distribuiva le fette di pane. Siccome me la cavavo abbastanza bene, mi è sempre piaciuto andare a scuola. Non avevo problemi in nulla, fuorché nel disegno, nel lavoro a maglia e nel cucito. Anche a cantare ero un disastro. Roba di cui non m’importava un bel niente. Il cucito, poi, lo odiavo con tutto il cuore. Facevamo cose orrende: sottovesti e calzoncini a sbuffo in tela di cotone. Le sottovesti erano ampie, lunghe fino al ginocchio e con le maniche ad aletta. I calzoncini, anche loro piuttosto voluminosi, si allacciavano dietro con dei bottoni. Chi mai comperasse quella roba orrenda, non riesco proprio a immaginarlo. Forse la regalavano a qualche ospizio: io di certo non ho mai portato a casa niente. Ma la cosa più bella dell’andare a scuola a quei tempi era che si doveva imparare. Per me non c’era niente di più bello: imparare a leggere, a scrivere e a far di conto. Le tre cose indispensabili a chiunque debba lavorare per vivere. Allora ci costringevano a imparare, e secondo me è giusto che i bambini siano obbligati a farlo. Io non credo a quel che dicono adesso: «Se non vogliono imparare, forzarli non serve a niente». Altroché se serve. La nostra maestra girava tra i banchi, e se ti beccava a perdere tempo ti mollava un bello scappellotto sul collo o un ceffone sulle orecchie. Alla fine della scuola ci avevi guadagnato di sicuro. Sapevamo quel che bastava per cavarsela nella vita. Non che pensassimo a cosa ci sarebbe piaciuto fare da grandi. Tutti sapevamo che bisognava trovarsi un mestiere, ma non credo che avessimo particolari ambizioni.
A sette anni compiuti ho capito, in un certo senso, qual era il mio posto nel mondo. Mia madre usciva di casa prestissimo per andare a fare le pulizie: io ero la figlia maggiore, quindi toccava a me dare la colazione ai piccoli. Intendiamoci, non c’era bisogno di cucinare niente. Mai che ci fossero uova e pancetta, e i cereali erano roba inaudita. D’inverno mangiavamo il porridge, d’estate pane e margarina con un’ombra di marmellata, se per caso ce n’era. Potevamo mangiarne tre fette, non di piú. E poi preparavo il tè, un tè leggerissimo fatto con quella polvere che si chiamava «scopatura» – la meno cara che c’era – e dopo sparecchiavo, lavavo le tazze e mi preparavo per andare a scuola.
I due piú piccoli me li portavo dietro e li lasciavo all’asilo infantile. Costava sei pence al giorno, e per quella cifra ti davano anche il pranzo. Li accompagnavo prima di entrare a scuola e passavo a prenderli al pomeriggio, appena uscita. A mezzogiorno correvo a casa, mettevo a cuocere le patate e la verdura, apparecchiavo la tavola e facevo quel che ero capace di fare, cosí quando mia madre arrivava di corsa dal lavoro doveva soltanto servire in tavola.
Mangiavamo quasi sempre stufato, perché era la cosa che riempiva di piú. A volte la mamma preparava il pasticcio di carne. A ripensarci adesso, è una faccenda buffa, questa del pasticcio di carne. Andavo dal macellaio e compravo sei pence di ritagli. Allora non ci si preoccupava tanto dell’igiene come oggi: fuori dalle macellerie c’erano grossi tavolacci di legno sui quali erano esposti i vari tagli, a beneficio dei clienti e delle mosche. Il macellaio affettava la carne e gettava via i pezzettini che avanzavano. «Pizzi del tagliere», si chiamavano. Con sei pence di ritagli e un penny di sugna mia madre faceva certi pasticci di carne che neanche v’immaginate. Ma appena finito di pranzare doveva correre subito al lavoro, perché aveva solo mezz’ora di pausa. E quindi i piatti li lavavo io, e dopo tornavo a scuola. Al pomeriggio andavo a prendere i due piccoli all’asilo e li portavo a casa, poi cominciavo a fare le pulizie e rassettavo i letti. Non mi è mai passato per la mente che fosse un’ingiustizia. Era cosí e basta. Era quel che ci si aspettava da te, se eri la figlia maggiore in una famiglia di lavoratori. Certo, alla sera era la mamma a occuparsi di tutto. Tornava alle sei e preparava la cena, che era uguale alla colazione: pane e margarina.
Diversamente da molte persone che ho conosciuto, a scuola non ho mai fatto grandi amicizie. Però avevo la mia famiglia, quindi la cosa non mi preoccupava; e poi, insomma, la città era tutta per noi.



4
Dowtown Abbey
30.11|21:23 baskerville1970
Il telefilm è assai gradevole, ma il libro pare un concentrato di luoghi comuni. Povero Giulio Einaudi...
Dowtown Abbey
30.11|18:41 larall
Un polpettone vittoriano!! Sono in Inghilterra ho visto qualche puntata. Rinforza l'idea della divisione in classi della societa' tanto cara agli inglesi. Questo governo poi sta riportando il Regno Unito alla poverta' quella vera e Downtown Abbey qui lo guardano perche' per molti e' la societa' che si sta profilando. Orribile!!!
Ma Downtown Abbey...
30.11|17:54 Siderado
ha qualcosa in comune con una serie inglese degli anni 70 e che si chiamava "Su e Giu per le scale" trasmessa anche da Rai Uno
Che robaccia!
30.11|17:54 robert nozick
Ma come fa Einaudi a pubblicare simile robaccia priva di pensiero? Se l'avessi proposto io l'avrebbero respinto senza nemmeno leggerlo. Ecco come va la grande editoria in Italia. Basta pagare la pubblicità per dare da mangiare al lettore ignorante simile robaccia.
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giovedì 29 novembre 2012

ECCO I FRUTTI DELLA COSIDDETTA PRIMAVERA ARABA APPOGGIATA DALLA FOLLIA PoLITICA DELL' OCCIDENTE: NON SI PUO' PARLAR MALE DI QUELLA MERDA DI MAOMETTO

Viva la Siria di ASSAD che non ha pietà contro gli integralisti che anche in Siria vorrebbero prendere il potere provocando ogni giorno dei morti con delle bombe tra la popolazione civile. Che il laico ASSAD li faccia fuori senza pietà. Sia d'esempio quanto sta capitando nei Paesi islamici dopo la cosiddetta primavera araba sostenuta dagli ingenui o dai disonesti (come quelli che hanno bombardato la Libia). Perché tutto tace in Algeria? Perché vi è un regime militare che tiene tutti a freno. I Paesi islamici non possono meritarsi una libera espressione di volontà politica perché ne approfittano subito i farneticanti di quel pezzo di merda di Maometto, la peggiore disgrazia della storia. Essi si meritano solo una dittatura militare. Come era quella di Mubarak in Egitto. O di Gheddafi in Libia. Ora in Egitto si sta instaurando una dittatura religiosa dopo la "democratica" vittoria dei "Fratelli musulmani" che stanno imponendo la shari'a grazie al nuovo dittatore Morsi, contro la volontà della Corte costitizionale. I cristiani sono perseguitati come minoranze. Si veda ciò che capita ogni giorno in Nigeria (per metà cristiana e per metà musulmana). Quasi ogni settimana chiese incendiate e bombe fatte esplodere dentro le chiese.  Infatti quel libro di merda che è il Corano proibisce con la pena di morte chiunque da islamico su converta ad altra religione.In uno Stato laico non può esistere il reato di blasfemia. La dissacrazione è stata l'arma con cui l'Occidente ha distrutto le farneticazioni religiose, anche quelle cristiane. Così si è conquistato la libertà di pensiero. Non esiste libertà senza dissacrazione. Il "sacro" è un termine che non deve esistere nel linguaggio della politica. 

Il pastore della florida è già noto per aver bruciato in passato copie del corano

Egitto, film blasfemo: condannato a morte
il reverendo Terry Jones

Chiesta la pena capitale anche per i sei produttori
della pellicola anti-Islam «L' innocenza dei musulmani»

Nakoula Basseley, produttore del film anti-islam (Reuters)Nakoula Basseley, produttore del film anti-islam (Reuters)
I giudici dall'alta corte per la sicurezza centrale egiziana hanno condannato a morte il reverendo americano Terry Jones, noto per avere bruciato in passato copie del Corano. La condanna arriva in relazione al film blasfemo «L'innocenza dei musulmani» che scatenò violenze in tutto il mondo islamico lo scorso settembre. Secondo la procura, il pastore della Florida ha aiutato i produttori della pellicola incitandoli, concordando con loro la produzione e diffusione del film e fornendo loro anche sostegno economico.
PENA CAPITALE - Gli stessi giudici hanno chiesto la pena di morte per i sei copti, tutti residenti negli Stati Uniti, accusati di avere prodotto il film anti-islam «L'innocenza dei musulmani», chiedendo al gran mufti l'autorizzazione per la condanna, come previsto dalla legge egiziana.
Secondo le stesse fonti, un altro egiziano copto emigrato negli Usa è stato condannato a 25 anni di reclusione per il film che, a settembre, aveva scatenato violente proteste in tutto il mondo arabo.
LA MOTIVAZIONE - L'accusa dal Tribunale penale del Cairo nei confronti dei sette copti egiziani e del pastore americano Terry Jones è di «insulto alla religione islamica e di minaccia all'unità nazionale».
Per ciò che attiene strettamente l'Egitto, secondo la procura tutti e otto hanno compiuto tra il 27 agosto e il 12 settembre azioni minacciose per l'unità del Paese .
In particolare, secondo la procura, i sette imputati egiziani hanno diffuso idee false e tendenziose con cui hanno prodotto il film sotto accusa, che contiene scene in cui si sostiene che i membri della comunità cristiana siano stati oggetto di persecuzione a sfondo religioso da parte delle istituzioni dello Stato.
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johnny Mardkhah
28.11|21:31 vogliolaverità
gli americani di sinistra ,con Obama, sono un problema? E chi ha fatto cadere l'unico baluardo (per quanto dittatore odioso e disgustoso... Saddam Hussein)contro l'Iran degli ayatollah con due ( non una) guerre che hanno avuto l'effetto domino che chiamiamo oggi primavere arabe ? E che risultati hanno ottenuto gli americani con l'invasione dell'Afganistan ( sempre un Bush , anche se minore ,o minorato vedi tu)se non far diventare metastasi la rete di al'qaeda ?
dobbiamo schierarci
28.11|21:23 furio detti
tutti al fianco del Reverendo Jones. perché non esiste ragione per essere ammazzati per un film. senza se e senza ma. Solidarietà a tutti gli autori della pellicola!
chiarisco...
28.11|20:11 Alejandro84
Sono contro le bestemmie vocali ma la pena di morte mi sembra una cosa da medioevo....il carcere magari si se previsto nella legge italiana o egiziana che dir si voglia
non mi piacciono gli estremismi, da qualunque parte provengano
28.11|20:11 vogliolaverità
quindi non mi piacciono neanche quelli che fomentano odio compiendo gesti provocatori e assurdi. E farei una distinzione tra chi , come Salman Rushdie scrive un libro ed esprime le sue opinioni e chi, come questo fanatico pastore brucia il corano per il gusto di scatenare odio e violenze. Sappiamo come la pensano i musulmani e allora perché mai dovremmo comportarci come loro ? non viviamo in un mondo perfetto , perciò comportiamoci di conseguenza ed evitiamo di attizzare odio e violenza ...ce ne sono già abbastanza senza che le provochiamo noi. Volete distruggere gli islamici pensando così di aver risolto il problema ? ma datevi una calmata tutti quanti !!!
IL MEDIOEVO
28.11|20:11 Alejandro84
Ma stiamo scherzando???? La pena di morte?
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mercoledì 28 novembre 2012

LA "CIVILE" EUROPA PEGGIO DEL NAZISMO

Hitler aveva proibito la maggiore sofferenza degli animali nei mattatoi a causa delle farneticazioni pseudo religiose di ebrei osservanti del kosher e degli islamici (osservanti della corrispondente macellazione halal). Oggi la corruzione apportata dal mito del multiculturalismo e delle società multirazziale alimenta tali farneticazioni che portano a credere che il povero animale, che già soffre entrando in un mattatoio sentendo l'odore del sangue e sapendo che cosa lo sta aspettando, diventi impuro se viene prima privato della coscienza perché non soffra maggiormente. Coloro che credono in queste farneticazioni pseudo religiose, di fronte alle quali i cosiddetti Stati laici si calano le braghe, io ripeto la frase per cui fui scelleratamente condannato da giudici di merda (disonesti perché politicizzati) per antisemitismo. Che cosa c'entri in questo caso l'antisemitismo è tutto da spiegare da questi scellerati. La frase partiva dal presupposto che SE NON ESISTE IL DIRITTO NATURALE (che non può essere della sola natura umana) allora tutto è permesso. Tutto infatti diventa convenzionale. E se tutto è permesso vale per coloro che non riconoscano il diritto naturale (che è anche diritto a non soffrire quando la sofferenza possa essere evitata) anche il mio diritto di dolermi della morte di coloro che provochino o aggiungano agli essere viventi sofferenze inutili. Da qui la frase incriminata: "E' giusto dichiararsi antisemiti nei riguardi degli ebrei CREDENTI (osservanti della macellazione kosher), né ci si può dolere che essi siano finiti nelle camere a gas. Essi, non riconoscendo che vi deve essere un limite invalicabile che è il diritto naturale a non soffrire, quando la sofferenza può essere evitata, non possono pretendere che si abbia rispetto per la loro memoria se non hanno mai avuto alcun rispetto per la vita degli animali, sacrificati al rispetto della barbarie della loro tradizione religiosa. La religione ebraica è la radice velenosa dell'antropocemtrismo occidentale, oltre che dell'islamismo". In sostanza, io ho il diritto di non dolermi, e, anzi, di gioire, della morte nelle camere a gas di quegli ebrei fanatici e ignoranti che erano osservanti della macellazione kosher. 
Io sulle farneticazioni dell'Antico Testamento e del Corano ci cago sopra in rispetto della libertà di pensiero. E anche su quelle merdacce di politici che non vietano la macellazione ebraico-islamica e di giudici che la giustificano pur in violazione di una norma superiore che è il reato di maltrattamento degli animali: li  considero dei subanimali. La loro vita dovrebbe valere meno di quella di un qualsiasi animale.

POLONIA, L'ALTA CORTE METTE "FUORI LEGGE" LA MACELLAZIONE RITUALE

Mercoledì, 28 Novembre 2012

Ma probabilmente non vi saranno effetti pratici

POLONIA, L'ALTA CORTE METTE
L'alta corte polacca ha stabilito martedì che la macellazione rituale secondo il rito ebraico e musulmano viola la Costituzione del Paese e le leggi sulla protezione degli animali. Una decisione in conflitto con la normativa europea che consente la macellazione rituale come manifestazione della libertà di religione.
La corte costituzionale di Varsavia ha ritenuto "fuori legge" i regolamenti che permettono di tagliare la gola ad un animale e farlo sanguinare fino alla morte senza stordirlo preventivamente. I regolamenti sono stati introdotti in Polonia nel 2004, per uniformare le leggi nazionali ai criteri europei. Da allora il ministero polacco dell'Agricoltura ha autorizzato 17 macelli ad operare in deroga, per venire incontro alle esigenze delle piccole comunità di ebrei e mussulmani presenti nel Paese. La Polonia è anche esportatrice di carne halal e kosher.
La Corte ordina il bando della macellazione rituale dal 31 dicembre, ma si tratterà probabilmente di una decisione simbolica, perché dal 1 gennaio del 2013 entrerà in vigore un nuovo regolamento europeo che conferma la liceità di questa pratica. Gli animalisti invece fanno presente che la norma comunitaria consente agli Stati membri di prevedere eccezioni. Il dibattito è aperto.
Il caso è in parte simile a quello dei Paesi Bassi, dove nel 2011 la Camera aveva approvato, con il supporto dell'opinione pubblica, una legge contro la macellazione rituale, poi affondata in Senato per la resistenza dei gruppi religiosi.

Commenti (12)

  • rita ferlazzo

    rita ferlazzo

    28 Novembre 2012 at 12:21 |
    ecco perchè hanno inventato le religioni: per metterci gli uni contro gli altri. e, a proposito: bella lezione di civiltà, dal paese natio di papa giovanni paolo II che, come uomo, era eccezionale.
  • Elena

    Elena

    28 Novembre 2012 at 12:32 |
    Bene, speriamo sia vero! Quanto alle direttive comunitarie (in ogni caso la Comunità Europea dovrebbe solo vergognarsi!!!!!!!!!!!!!!) se non erro non possono vietare direttive MIGLIORATIVE ma stabiliscono solo il "limite" del peggio......
  • giulietta degli angeli

    giulietta degli angeli

    28 Novembre 2012 at 12:55 |
    concordo su quanto detto da rita ferlazzo.. per quanto riguarda la macellazione rituale invece non ho alcuna giustificazione.. per quello che penso, potrebbero macellarsi tutti tra d loro a vicenda senza coinvolgere anime indifese come gli animali!
  • Gabriele

    Gabriele

    28 Novembre 2012 at 13:21 |
    AL di là che è un modo disgustoso di uccidere un animale, è semplicemente illegale. Punto. Io mangio carne, salumi e prodotti derivati da animali, come la maggior parte delle persone, anche se sono convinto che se dovessi entrare in un macello o qlc di simile probabilmente diventerei vegetarianoi se non addirittura vegano (e so per esperienza che non è un modo di mangiare così' limitante, ma è un altro discorso). Cmq, in generale, se una cosa è vietata dalla legge, è vietata, senza deroghe, senza se e senza ma. Punto!
  • Rodolfo Piva

    Rodolfo Piva

    28 Novembre 2012 at 13:28 |
    Cari amici
    Fare un po’ di storia può essere utile e quindi è bene ricordare che la Direttiva CEE N. 74/577, relativa allo stordimento degli animali prima della macellazione, è stata recepita dallo Stato Italiano con la LEGGE 2 agosto 1978, n. 439 (Gazzetta Ufficiale n. 227 del 16/08/1978.
    Nell’Art. 4 però si evidenzia che, in osservanza di riti religiosi, possono essere autorizzati dal Ministero della Sanità di concerto con il Ministro dell’Interno, “speciali metodi di macellazione”.
    Con il Decreto Ministeriale 11 giugno 1980, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana N. 1685385, sottoscritto da fulgidi esempi di politicanti italiani: Aldo Aniasi-Ministro della Sanità e Virginio Rognoni-Ministro degli Interni, viene sancito l’infame principio che le comunità ebraiche ed islamiche possono tranquillamente continuare a sgozzare gli animali in osservanza dei “loro” riti religiosi.
    Da ciò ne deriva che, e questa è la mia opinione di laico, gli ebrei, in osservanza delle loro scemenze bibliche ed i mussulmani in base alle loro analoghe scemenze coraniche, e forse è in base proprio a queste che il 90 % dei mussulmani nel mondo sono dei poveracci, possono uccidere gli animali secondo modalità infami ed indegne di esseri pensanti e civili.
    Tutto ciò può accadere perché grazie ad un demenziale rispetto verso altre culture che poi bisogna vedere quanto culture sono, gli aberrati politicanti europei e nostrani consentono deroghe verso quello che è il comune sentire della stragrande maggioranza dei cittadini europei. Se nei paesi europei fossero presenti comunità consistenti di cannibali del Borneo, probabilmente ci sarebbero politicanti imbecilli che sarebbero favorevoli, per il rispetto verso “un’altra cultura”, al commercio di carne umana.
    Saluti a tutti
    Dr. Rodolfo Piva
    • Elena

      Elena

      28 Novembre 2012 at 13:37 |
      Dottor Piva, LEI E' FANTASTICO! Grazie per aver espresso in parole CHIARISSIME il mio sentire!!!!!!!!!! Grande!!!!!!!!!!!!!!!
  • eduardo

    eduardo

    28 Novembre 2012 at 13:35 |
    E' la solita storia della UE "politicamente corretta" a modo loro. Ci vogliono obbligare a fare sempre come vogliono loro, è ora che i burocrati UE se ne vadano a casa
  • ROBERTA

    ROBERTA

    28 Novembre 2012 at 13:51 |
    Non sono vegetariana ma, carne nè mangio veramente poca e anche io come qualcuno ha già scritto se dovessi entrare in un macello, molto probabilmente farei una strage umana!
    Sarebbe l'ora che venisse ablita per dalla legge la macellazione "musulmana". Sti riti di merda devono sparire! BASTARDI
  • Elena

    Elena

    28 Novembre 2012 at 14:21 |
    Hitler era vegetariano, che in tempo di guerra era una cosa impensabile. Amava fortemente la natura e gli animali. In Germania fu lui a firmare per abolire la vivisezione nei laboratori. Comincio' ad odiare gli ebrei poichè nei loro riti religiosi sgozzavano animali per futili motivi di credenze. E poi comincio' ad odiare l'essere umano per avere dei limiti così assurdi. Nell'assurdità di tutto impazzì a tal punto da provocare una catastrofe, un eccidio, la mente umana è devastante se non controllata, ma ogni giorno assistiamo ad un massacro ingiustificato di vittime animali che hanno solo la colpa di essere nate così, subendo l'ingiustizia di non avere diritto alla vita ma solo alla morte. Io cio' non lo trovo giusto, e poi soffrire ingiustamente per delle credenze ottuse e primitive mi fa accapponare la pelle, al solo pensiero di vedere soffrire un essere vivente giustiziato in nome di un dio fa veramente disonore al genere umano, che probabilmente ogni tanto sconta il suo passato.
  • piera

    piera

    28 Novembre 2012 at 14:27 |
    ERA ORA! SAREBBE ORA DI FARE QUALCOSA ANCHE CONTRO I METODI TERRIBILI PER UCCIDERE QUALSIASI COSA SI MUOVA NEI PAESI ASIATICI!
    VI GIRO IL LINK DA FIRMARE CONTRO L'UCCISIONE DI CANI PER PELLICCIA E CARNE IN COREA TRAMITE BOLLITURA - SEMPLICEMENTE TERRIBILE! AUGURO A TUTTI GLI ASIATICI PRATICANTI DI ESSERE BOLLITI LORO! NON GUARDATE IL VIDEO PER NON STARE MALE

    >> http://www.uniteddogs.com/stopkillingdogs/
  • piera

    piera

    28 Novembre 2012 at 14:30 |
    DIMENTICAVO: BOLLITURA DA VIVI!
  • Maria Usai

    Maria Usai

    28 Novembre 2012 at 14:40 |
    La macellazione rituale poteva avere una ragion d'essere, dettata da motivi igienici (gli stessi che hanno spinto Maometto a vietare le carni suine ai suoi seguaci: nel clima torrido della penisola arabica, erano infatti spesso ricettacolo di germi e parassiti pericolosi anche per l'uomo) che avevano senso mille e rotti anni fa, quando non esistevano medicina veterinaria preventiva e controlli. Probabilmente, si pensava che il dissanguamento dell'animale decontaminasse la carne. Il progresso scientifico ha reso questi "rischi" assai poco plausibili. Bene ha fatto il governo polacco a vietare questa che al giorno d'oggi è solo ingiustificata barbarie.

domenica 25 novembre 2012

SI FANNO RICCHI SPENNANDO GLI UCCELLI. SPENNIAMO LA HETREGO'

HO SCOPERTO LA PUBBLICITA' SUL CORRIERE IT. Preso dalla curiosità ho scoperto come vengono imbottiti i giacconi. E Hanno anche il coraggio di far vedere gli animali che spennano. Che siano spennati loro dei loro quattrini grondanti di sangue.Dopo avere cliccato su Hetregò clicca in basso sulla voce GOOSE DOWN.Scrivete contro la hetrego (info@hetrego.it)

Hetregó

www.hetrego.it/ - Translate this page
Collezione di capi spalla unici in vera piuma d'oca, essenziali nelle forme e ricchi nei contenuti.

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MACCHE' TRAGEDIA! E' FESTA PER QUESTI MORTI

Non ho più altro da commentare. Spero che continui la festa ogni settimana. Più ne crepano e meglio è.

Incidenti di caccia, un morto nel Pescarese
un ferito grave in Sardegna

L'ennesima tragedia è avvenuta sulle colline di Pescosansonesco: un uomo di 56 anni colpito dalla fucilata di un compagno di battuta. A Serdiana (Cagliari) un giovane ferito dal colpo partito dalla sua arma

ANCORA un incidente di caccia mortale. Un uomo di 56 anni, Giovanni Silvestri, di Cugnoli (Pescara), è morto nei pressi di Pescosansonesco, in provincia di Pescara. L'incidente è avvenuto durante una battuta di caccia in contrada Le Lame di Pescosansonesco. L'uomo è stato raggiunto da un colpo esploso dall'arma di un altro cacciatore ed è morto per shock emorragico sull'elicottero del 118 che lo stava trasportando in ospedale a Pescara.

A sparare è stato un 25enne di Alanno che si trovava insieme a Silvestri e ad altre dieci persone per una battuta al cinghiale. Il colpo di carabina semiautomatica ha raggiunto il cacciatore alla coscia destra. Gli accertamenti sull'accaduto sono svolti dai carabinieri della stazione di Torre de' Passeri.

Sempre oggi durante un'altra battuta di caccia, in Sardegna, un uomo è rimasto ferito da un colpoo partito dal suo fucile. E' successo in mattinata nelle campagne di Serdiana (Ca). Il cacciatore, un 28enne di Dolianova, è scivolato a terra durante una battuta e dalla sua arma è partito un colpo che lo ha ferito al ginocchio destro. I compagni di caccia hanno immediatamente avvisato il 112 e il 118. Il giovane è stato trasportato in codice rosso al pronto soccorso dell'ospedale Brotzu di Cagliari e non è in pericolo di vita.

Nel pomeriggio, intanto, è programmata l'autopsia sul corpo di Manuel Belvisi, il bambino di 5 anni
ucciso ieri da un colpo di fucile partito accidentalmente da un'arma che il padre custodiva in un armadio, a Pantelleria. La salma è stata trasportata stamattina a Trapani con il traghetto Cossyra, su disposizione dell'autorità giudiziaria presso la procura di Marsala. Con la stessa nave sono partiti anche i genitori. Il padre è indagato per omicidio colposo.



sabato 24 novembre 2012

CONTINUA L'INVASIONE DEI CLANDESTINI: ECCO I FRUTTI DEL BUONISMO CHE IMPEDISCE DI RICACCIARE CON FORZA A CALCI IN CULO QUESTI INVASORI CHE POI PRETENDONO DI ESSERE MANTENUTI . E SE VINCE LA (FALSA) SINISTRA SARA' PEGGIO

Anche grazie alla cosiddetta primavera araba ora dalla Libia del post Gheddafi arrivano clandestini dall'Africa nera dopo avere attraversato la Libia, dove con Gheddafi venivano bloccati e costretti a tornare indietro dopo essere stati rinchiusi nei meritati lager. E poi che faranno dopo essere stati concentrati nei centri di cosiddetta accoglienza? Ci sarà una sanatoria? Così si aumenta il caos sociale con l'aumento degli sbandati, di gente che viene qui a rafforzare "l'esercito di riserva" (Marx) dei disoccupati per fare maggiore concorrenza ai cittadini disoccupati. Perché maggiore è la disoccupazione e minori sono i salari. Questi delinquenti della politica lo sanno. Sono gli artefici folli del mito della società multirazziale. Le carceri non bastano più perché sono affollate per più di un terzo (dati ufficiali) da cosiddetti immigrati, in realtà clandestini ed ex clandestini poi regolarizzati con foglio di permesso di soggiorno. Molti di questi sono manovalanza della delinquenza organizzata. Eppure un governo coi coglioni (e non di coglioni) dovrebbe ributtare a mare senza pietà questa gentaccia di invasori per dare una lezione a tutti, perché altri non ci provino. Invece la falsa sinistra vorrebbe addirittura (con in testa persino lo sciagurato Napolitano - meno male che sta per andarsene questo farabutto ex comunista che ha messo a capo del governo un rappresentante dell'alta finanza e degli interessi dei banchieri) concedere la cittadinanza a tutti i nati in Italia, cosicché avremmo un tremendo incoraggiamento ad ulteriori invasioni con donne incinte e pronte a farsi mettere incinte per cagare figli in Italia con la conseguenza che bisognerebbe concedere la cittadinanza (o almeno un permesso di soggiorno illimitato) anche ai genitori non potendo separarsi i genitori dal neonato. Ma di tutto queste conseguenze la follia politica non vuole prendere atto. La giustizia uccisa dalla mirale del buonismo. Coraggio, c'è posto per tutti. Vi sono già 60 milioni in un territorio di appena 301 mila kmq? Fa nulla. Stringiamci a coorte, siam pronti alla morte. Sì, alla morte per invasione (soprattutto islamica). Sarebbe meglio abbandonare Lampedusa a se stessa. E' la causa principale della maggiore invasione. I lampedusani, imprevidenti, li accoglievano all'inizio a braccia aperte, invece che a bastonate. Poi si sono rivoltati. Adesso tacciono sapendo che poi gli invasori verranno smistati in altre località e mantenuti con le nostre tasse. Allora conviene che i poveri si dichiarino clandestini per essere mantenuti dallo Stato. Questa è la conseguenza della follia politica. Leggere i commenti.              

Lampedusa, 235 clandestini sulle coste italiane

Un barcone con a bordo più di 200 migranti ha raggiunto le coste italiane, scortato dalla Guardia Costiera. Tra di loro diverse donne e bambini


235 migranti e un barcone di legno da 18 metri. Il porto di Lampedusa ha accolto oggi l'ennesimo sbarco di clandestini, tra i quali si trovavano 45 donne e sei bambini, giunti sulle coste italiane dopo che la Guardia Costiera li aveva intercettati a 50 miglia a sud di Lampedusa.
Immigrati clandestini sbarcano in Sicilia
Il primo avvistamento ieri seria, quando un aereo della Guardia Costiera, in volo sul canale di Sicilia in servizio anti-immigrazione, ha individuato l'imbarcazione, raggiunta poco dopo da due motovedette salpate proprio da Lampedusa.
Le navi italiane hanno seguito fino all'isola la barca, aiutate dalla Lavinia, nave della Marina Militare.
A Lampedusa si procede ora all'identificazione dei passeggeri della carretta del mare. Non si sa da quale porto siano salpati.


Commenti
paolodb
Sab, 24/11/2012 - 10:05
Ma che "migranti", dice bene il titolo: clandestini. Oppure invasori, fate voi. Magari poveracci, ma che vengono qui a farsi mantenere a nostre spese. E stanno contribuendo all'arricchimento di alcuni (vaticano, onlus, patronati, sindacati ecc.) ed alla distruzione del nostro Paese.
Ritratto di Alex Biffi
Alex Biffi
Sab, 24/11/2012 - 10:25
Solo 235 questa volta? Ma con la vittoria della sinistra alle porte, con un governo "tecnico-mondialista" che annovera fra le sue file personaggi come Riccardi tutti anelanti la costituzione della nuova razza "superbrasilia" paventata da Cèline già nel 1961, è proprio strano che non siano riversati a milioni sulle coste dell'italico stivale: avanti, non siate titubanti, venite, questi (sinistri, santegidini, mondoalisti, massoni...) vi daranno direttamente le chiavi delle nostre case, già vi danno i nostri soldi!
ludvig53
Sab, 24/11/2012 - 10:32
a quando la banda dei carabinieri ad accoglierli ??
arnaldo40
Sab, 24/11/2012 - 10:44
La germania ha chiuso ermeticamente le sue frontiere. La Grecia sta alzando un muro ai confini con la Turchia per impedire arrivi di clandestini. La Spagna ha messo davanti alle coste del Marocco e della Tunisia una "Armada navale" impressionante comprendente anche 2 navi porta elicotteri. E l'Italia cosa fa? Manda la marina militare a prenderli in acque internazionali. Malta non ci pensa neanche minimamente di farli sbarcare. Al massimo gli danno una bottiglia di acqua (non minerale) e subito li caccia. Quando i clandestini salpano appena furi dalle acque del paese di partenza, mandano un S.O.S e noi PECORONI li andiamo a prendere anche a 185 miglia dalle nostre coste. Ma la melma polica che ci governa, ancora non ha capito che il vaso trabocca da tanto tempo? Per me siamo arrivati al limite della sopportazione.
killkoms
Sab, 24/11/2012 - 10:51
sarà contentoilo santegidino!tutta merce nuova!
plaunad
Sab, 24/11/2012 - 11:00
Evviva. E adesso che ne facciamo?
fcf
Sab, 24/11/2012 - 11:03
Raccolti a 50 miglia da Lampedusa? Non sapevo che le nostre acque territoriali arrivassero a questa distanza! Ma cosa stiamo facendo ? Siamo fuori di testa? facciamoci un poco gli affari nostri aiutando gli italiani che hanno bisogno invece di dedicarci sopratutto ai clandestini che come arrivano in Italia hanno solo diritti e nessun rispetto per le nostre leggi e consuetudini. Abbiamo strade e piazze invase da questuanti prepotenti che non hanno nessun interesse ad integrarsi !
analistadistrada1950
Sab, 24/11/2012 - 11:18
Io direi: "sulle coste Europee...", oppure facciamo come quegli Avvocati che dicono: "qui vinciamo!", "qui, mi spiace, siuramente lei perderà!".
 

mercoledì 21 novembre 2012

CASO ODIFREDDI: CENSURATO DALLA LOBBY EBRAICA CONTRO LA LIBERTA' DI PENSIERO. ODIFREDDI AVEVA IL DIRITTO DI SCRIVERE IL FALSO DA FAZIOSO QUAL E'

Ecco il testo censurato di Odifreddi. Per questo Odifreddi ha deciso di chiudere il suo blog (dentro il quotidiano la Repubblica). Riporterò dopo i miei commenti al post di commiato di Odifreddi.

“Dieci volte peggio dei nazisti. Uno dei crimini più efferati dell’occupazione nazista in Italia fu la strage delle Fosse Ardeatine. Il 24 maggio 1944 i tedeschi “giustiziarono”, secondo il loro rudimentale concetto di giustizia, 335 italiani in rappresaglia per l’attentato di via Rasella compiuto dalla resistenza partigiana il 23 maggio, nel quale avevano perso la vita 32 militari delle truppe di occupazione. A istituire la versione moderna della “legge del taglione”, che sostituiva la proporzione uno a uno del motto “occhio per occhio, dente per dente” con una proporzione di dieci a uno, fu Hitler in persona. Il feldmaresciallo Albert Kesselring trasmise l’ordine a Herbert Kappler, l’ufficiale delle SS che si era già messo in luce l’anno prima, nell’ottobre del 1943, con il rastrellamento del ghetto di Roma. E quest’ultimo lo eseguì con un eccesso di zelo, aggiungendo di sua sponte 15 vittime al numero di 320 stabilito dal Fuehrer. Dopo la guerra Kesselring fu condannato a morte per l’eccidio, ma la pena fu commutata in ergastolo e scontata fino al 1952, quando il detenuto fu scarcerato per “motivi di salute” (tra virgolette, perché sopravvisse altri otto anni). Anche Kappler e il suo aiutante Erich Priebke furono condannati all’ergastolo. Il primo riuscì a evadere nel 1977, e morì pochi mesi dopo in Germania. Il secondo, catturato ed estradato solo nel 1995 in Argentina, è tuttora detenuto in semilibertà a Roma, nonostante sia ormai quasi centenario. In questi giorni si sta compiendo in Israele l’ennesima replica della logica nazista delle Fosse Ardeatine. Con la scusa di contrastare gli “atti terroristici” della resistenza palestinese contro gli occupanti israeliani, il governo Netanyahu sta bombardando la striscia di Gaza e si appresta a invaderla con decine di migliaia di truppe. Il che d’altronde aveva già minacciato e deciso di fare a freddo, per punire l’Autorità Nazionale Palestinese di un crimine terribile: aver chiesto alle Nazioni Unite di esservi ammessa come membro osservatore! Cosa succederà durante l’invasione, è facilmente prevedibile. Durante l’operazione Piombo Fuso di fine 2008 e inizio 2009, infatti, compiuta con le stesse scuse e gli stessi fini, sono stati uccisi almeno 1400 palestinesi, secondo il rapporto delle Nazioni Unite, a fronte dei 15 morti israeliani provocati in otto anni (!) dai razzi di Hamas. Un rapporto di circa 241 cento a uno, dunque: dieci volte superiore a quello della strage delle Fosse Ardeatine. Naturalmente, l’eccidio di quattro anni fa non è che uno dei tanti perpetrati dal governo e dall’esercito di occupazione israeliani nei territori palestinesi. Ma a far condannare all’ergastolo Kesserling, Kappler e Priebke ne è bastato uno solo, e molto meno efferato: a quando dunque un tribunale internazionale per processare e condannare anche Netanyahu e i suoi generali?
Piergiorgio Odifreddi”

Ecco il mio primo commento. 

20 novembre 2012
Caro Odifreddi , ho continuato a scrivere anche quando lei mi ha definito un "reperto umano". E mi attendevo, se non delle scuse, almeno una giustificazione. Ma debbo riconoscere che il suo blog è stato sempre il luogo di incontro di un pensiero libero da ogni forma di censura. E questo va a suo vanto. Tutti dovrebbero essere come lei. L'unico limite dovrebbe essere quello di non cadere nell'insulto. E purtroppo lei ha lasciato passare anche gli insulti. Io non compro mai quotidiani perché trovo che in Italia non vi sia libertà di pensiero sulla stampa. La Repubblica è veramente un giornalaccio e ho comprato sempre a parte (il giorno dopo) i libri e i cd (come gli ultimi del grande pianista Pollini) ad esso collegati. Leggo i quotidiani si internet. E questo mi basta. Ma mi spieghi una cosa. Lei ha scritto: "Mai e sempre, fino a ieri, quando anche loro hanno dovuto soccombere di fronte ad altre lagnanze, questa volta sicuramente in ebraico".  Vuol essere più preciso? Ha subito indirettamente la censura della lobby ebraica? Con una censura tale da non poterla esprimere chiaramente? io ho dovuto porre il mio sito www.ordineliberale.org negli  Stati Uniti per evitare di essere oscurato. E il mio blog è ad esso collegato. Negli Stati Uniti, nonostante la potente influenza della finanza ebraica mai avrei subito un processo per ASSERITO antismitismo per avere spietatamente condannato le farneticazioni che stanno a monte della macellazione ebraica kosher (fatta propria dagli islamici). In questo blog si è scritto liberamente sul negazionismo e ho avuto spazio per scrivere contro gli scellerati che anche in Italia vorrebbero diventasse reato contro la libertà di pensiero. Vale anche in questo caso la frase di Evelin Beatrice Hall (Gli amici di Voltaire) da lei erroneamente attribuita a Voltaire ma che rispecchia fedelmente il pensiero di Voltaire.
Caro Odifreddi, alcuni le consigliano di tornare su Il Fatto quotidiano. Io non credo che in questo giornale vi sia maggiore libertà. Non ha pensato di farsi un blog tutto suo fuori da ogni giornale e posto negli Stati Uniti?
Dal suo blog ho imparato molte cose, specialmente in relazione agli interventi di ToniMontana, di gvmzz sulla fisica. Ma non posso dimenticare altri come Piacesi, b.dg, Monotonia  e tanti altri. Mi dispiace però che quasi tutti si siano nascosti dietro un nickname. Chi sono tonymontana (che rifiutò di dirmi il suo nome come ricercatore di fisica), gvmzz e la donna (se non sbaglio) b.dg?
Caro Odifreddi, lei ha avuto il torto secondo certi ebrei di avere attaccato Israele. Io invece ho attaccato sempe gli arabi, per me brutta razza (come in generale gli islamici). Ma lei ha il diritto di attaccare Israele come io ho il diritto di attaccare gli arabi. Israele si difende. Siamo su posizioni opposte. Ma questo ha poca importanza. Vi deve essere libertà per posizioni opposte. Ma senza cadere nell'insulto reciproco, come spesso è accaduto nel suo blog, che tuttavia ha avuto anche il merito di permettere sempre il fuori tema, ciò che lo ha reso più interessante. Nel frattempo, sino a quando non troverà altro spazio, avrà più tempo per altro.    
 

Questo è il secondo commento lasciato nel blog di Odifreddi (a cui bisogna riconoscere il merito di non avere mai censurato i commenti, anche quelli più aspri contro di lui sino all'insulto. Il mio commento è tratto dal mio libro IO NON VOLEVO NASCERE. UN MONDO SENZA CERTEZZE E SENZA GIUSTIZIA.Odifreddi ha dimostrato di essere storicamente disinformato circa la natura della rappresaglia.


Una storia metaculturale, non ideologica, dovrà riconoscere un giorno la responsabilità di quei partigiani che, mosche cocchiere della resistenza, fatta in realtà dagli anglo-americani, provocarono le rappresaglie dei nazisti (previste dai trattati internazionali a partire dalla Convenzione dell'Aja del 1907). Ai sensi dell'art. 42 di tale Convenzione “la popolazione ha l'obbligo di continuare nelle sue attività abituali astenendosi da qualsiasi attività nei confronti delle truppe e delle operazioni militari. La potenza occupante può pretendere che venga data esecuzione a queste disposizioni al fine di garantire la sicurezza delle truppe occupanti e al fine di mantenere ordine e sicurezza. Solo al fine di conseguire tale scopo la potenza occupante ha la facoltà, come ultima ratio, di procedere alla cattura e alla esecuzione degli ostaggi”. E l'art.1 della stessa Convenzione (come ribadito dalla Convenzione di Ginevra del 1929)1 pone come condizione che i corpi di volontari affianchino gli eserciti regolari, siano riconoscibili in base ad una divisa, rispondano ad un responsabile e portino apertamente le armi. E lo stesso Tribunale di Norimberga al caso 9 disse: “Le misure di rappresaglia in guerra sono atti che, anche se illegali, nelle condizioni particolari in cui essi si verificano possono essere giustificati. Ciò in quanto l'avversario colpevole si è comportato a sua volta in maniera illegale e la rappresaglia stessa è stata intrapresa allo scopo di impedire all'avversario di comportarsi illegalmente anche in futuro”.Lo stesso Tribunale ritenne equa la proporzione di 10 ad 1. Certamente perché gli stessi alleati tra il 1944 e il 1945 avevano anch'essi, quando pure non attuato, minacciato rappresaglie da una proporzione minima di 1 a 25 ad un massimo di 200 a 1. 2 E nel processo che si svolse a Mestre nel febbraio del 1947 contro Kesserling (conclusosi con sentenza di condanna a morte, commutata in ergastolo e seguita da concessione di libertà dal 1952) la Corte accolse la tesi, formulata dalla stessa pubblica accusa, che la rappresaglia era legittima, ma aggiunse che Kesserling doveva essere accusato del fatto che per errore erano state uccise 335 persone invece di 330. E per quanto riguarda le stragi che furono compiute tra l'agosto e il settembre del '44, culminanti in quella di Marzabotto si riconobbe da parte dello stesso pubblico Ministero che Kesserling si trovò ad affrontare “alcune persone irresponsabili con le quali non poteva negoziare e ai cui capi non poteva dire: controllate i vostri uomini”.3
1V. voce“Leggi di guerra nel XX secolo” nel sito www.cronologia.leonardo.storia.it/guerra03.htm.
2Quando fu ucciso il generale americano Rose nel marzo del 1945 furono uccisi per rappresaglia  110 civili  tedeschi. Per le rappresaglie attuate da inglesi ed americani cfr. “1945 seconda guerra 
mondiale le RAPPRESAGLIE” nel sito www.cronologia.leonardo.storia.it/storia/a1945s.htm.
3www.inilossum.it/comunismo6.html (La strage di via Rasella:un atto “eroico”).V. la descrizione 
del procedimento contro Kesserling in www.difesa.it/GiustiziaMilitare/RassegnaGM/Processi/AlbertKesserlingPer una rassegna dei processi condotti negli anni 1947-51 contro i nazisti v.
 www.storicamente.org/Focardi_shoa/htm. Per conoscere la contraddittoria difesa dell'attentato
 di via Rasella da parte dell'Associazione Nazionale Partigiani v. www.anpibagnoaripoli/doc//testiNoteDominiciSuViaRasella.

Indro Montanelli – che si era visto sequestrare su querela dei vigliacchi attentatori di via Rasella il volume “L'Italia della guerra civile” (scritto con Mario Cervi) perché aveva ritenuto gli attentatori responsabili della rappresaglia – per quieto vivere il 22 marzo 1998 (Corriere della sera) si limitò a condividere il giudizio di Enzo Forcella secondo cui l'attentato era privo di rilevanza militare, suggerendo ingiustamente che non si disseppellissero i cadaveri e non si tenessero ancora aperti i conti con il processo contro Priebke, che, invece fu condannato. E il 26 marzo aggiunse che non si poteva tenere aperta un caso giudiziario dopo che 50 anni prima era passata in giudicato una sentenza di assoluzione che aveva riconosciuto colpevole Kappler e non i suoi subordinati, come Priebke. Concludeva scrivendo che non si poteva continuare ad avvelenare il presente compromettendo il futuro. Ma in sede storica il passato deve essere rivisitato, non per avvelenare il presente, ma per illuminarlo alla luce della verità. E la verità è scomoda per uno Stato nato dalla disonestà.
Il Gip Pacioni, affiancato dai familiari delle vittime nel processo contro Priebke, quando respinse la richiesta di archiviazione per le responsabilità dei partigiani, fu assalito da tutta la sinistra, compreso l'attuale capo di Stato Napolitano, che, insieme con tanti altri del suo partito, definì “aberrante” la decisione del Gip, che fu sottoposto ad un linciaggio morale e minacciato, per cui rinunciò all'incarico. Anche l'intellighenzia giornalistica, ben rappresentata a sinistra dall'ex partigiano Giorgio Bocca (La Repubblica, 28.6.97), si scatenò contro il Gip cercando di ridicolizzarlo. L'ineffabile capo dello Stato di allora, Scalfaro, disse che non si poteva portare la storia in Tribunale dopo 50 anni. Seguì a ruota Prodi con una frase assai simile. E perché allora dopo 53 anni si portò in giudizio Priebke? 

Ma già il 24 agosto 2012 avevo scritto un altro commento al post diOdifreddi intitolato "Made in Palestine". 

profpietromelis_01 24 agosto 2012 alle 06:38
L’ultimo capitolo di un mio libro (Io non volevo nascere) è intitolato: Palestina ebraica. Arabi invasori. Gli ebrei furono espropriati con la forza (sin dall’epoca romana) di una terra in cui ebbero per più di un millennio un loro Stato. Quanto tempo deve passare perché l’invasione di un territorio altrui diventi titolo di proprietà? Già il grande filosofo Robert Nozick si poneva questa domanda? L’acquisizione di una proprietà in base al diritto naturale deve essere pacifica e la sua trasmissione ad altri deve avvenie tramite un mutuo consenso, dice Nozick (Anarchia, Stato eUtopia, 1974). In base al diritto naturale gli arabi della Palestina dovrebbero essere sbattutti tutti a calci in culo almeno oltre il fume Giordano. Ridicola la risposta del turco Saladino a Riccardo Cuor di Leone re di Inghilterra, che aveva guidato la III crociata. Disse: la Palestina è nostra perché l’abbiamo riconquistata nel 1187. Per lui non valeva il fatto che i cristiani l’avessero conquistata nel 1096 con la I crociata, con la promessa (non mantenuta) di restituirla all’imper bizantino, a cui era stata sottratta con l’invasione turca del 1070. In realtà, andando alle origini, la Palestina doveva appartenere agli ebrei, unica popolazione autoctona sopravvissuta tra le antiche popolazioni della terra di Canaan. E dopo aver scatenato e perso tre guerre contro Israele gli arabi vorrebbero con la pace ottenere ciò che non sono riusciti ad ottenere con la forza. Ma si tolgano dai piedi da tutta la Palestina. Dovrebbero tornare in quella tana (l’Arabia) da cui disgrazuiatamente uscirono dopo la porte di quel pazzo di Maometto, la più grande disgrazia dela storia. Questo è un pensiero espresso anche dallo storico Henri Pirenne nel libro Maometto e Carlomagno, che fa iniziare il Medievo europeo con l’invasione araba, che portò alla fine della unione tra sponda africana e sponda europea. Ripeto la domanda fondamentale: quanto tempo deve passare perché un’invasione armata diventi titolo di proprietà di terre abitate da popolazioni autoctone?

 E il 14 novembre scorso avevo scritto un commento al post di Odifreddi "filosofia del giornalismo".


profpietromelis_01 15 novembre 2012 alle 20:40
@gagum (ore 4,45).
La mia affermazione secondo cui se non esiste il diritto naturale allora tutto è permesso perché varrebbe solo il diritto del più forte vale per tutti. Intendo per diritto naturale il diritto all’autoconservazione, discendente dalla legge naturale della tendenza di ogni organismo a mantenersi in vita, per cui la catena preda-predatore ne è una conferma perché il predatore – carnivoro – morirebbe di fame se non predasse). Il predatore solo apparentemente fa valere il diritto del più forte. Non uccide per crudeltà, come fa spesso l’uomo per motivi culturali, non naturali. Fa valere il diritto all’autoconservazione. Ora, se per fanatismo pseudo religioso gli ebrei credenti nelle cazzate dell’Antico Testamento e gli islamici credono di dover osservare regole alimentari risalenti ad almeno 2500 anni fa per sentirsi puri e per questo infliggono maggiori sofferenze agli animali nei mattatoi pretendendo che muoiano coscienti per dissanguamento dopo lunghi minuti (almeno 5) di spasmi atroci mentre legati si divincolano per liberarsi (come descritto in un documento dell’associazione dei veterinari di Torino da me prodotto in giudizio) io ho il diritto di non avere alcuna sensibilità per le sofferenze di questa gentaccia. Non pretendo che tutti diventino vegetariani. Pretendo però che non si aumentino le sofferenze aggiungendone di inutili. Gentaccia perché non rispetta la mia sensibilità e quella di 7 milioni di vegetariani (in Italia) e di quelli che, pur non essendo vegetariani, tuttavia non giustificano queste maggiori sofferenze. Perché io ho sempre distinto tra ebrei stronzi che credono in certe regole alimentari (risalenti al mitologico Mosè, mai esistito) ed ebrei non credenti che appartengono alla migliore intelligenza mondiale. Se lei ha ripreso a mangiare carne perché ha avuto disturbi alimentari vuol dire che assegna ai suoi disturbi una causa sbagliata. Lo dimostrano Umberto Veronesi (quasi novantenne) e Margherita Hack (novantenne), entrami vegetariani. Margherita Hack da neonata essendo nata in una famiglia di vegetariani. E io lo sono dall’età di 10 anni. Avrà sentito parlare (anche recentemente a Porta a Porta, Bruno Vespa) del cancro al colon provocato anche dalle carni rosse? Si regoli.
Quanto al mio essere filoisraeliano questo dipende dal fatto che io considero gli arabi degli invasori. Ho già scritto su questo tema. In base al diritto naturale (che è sopra storico) gli arabi della Palestina meriterebbero di essere rispediti tutti almeno oltre il fiume Giordano a calci in culo. Gli ebrei furono privati di un loro Stato che durava da almeno un millennio. Israele è uno Stato assediato da gente che non vuole riconoscere l’esistenza di Israele, che ha il diritto di difendersi. Gli israeliani hanno sempre subito delle guerre, anche se le hanno sempre vinte, perché non sono imbecilli come gli arabi, popolo che a causa del Corano non darà mai contributi alla conoscenza, mentre Israele è all’avanguardia anche nella conoscenza scientifica. Se disgraziatamente fossi nato arabo in Palestina avrei preferito essere cittadino di serie B in Israele che cittadino di serie A in uno Stato palestinese.
E poi, dopo tutto ciò, mi debbo portare dietro la nomea di antisemita. PAZZESCO.