venerdì 27 febbraio 2015

I MERITI INESISTENTI DI GALILEO. NESSUNA LEGGE FISICA A LUI ATTRIBUIBILE. FU UN GRANDE DIVULGATORE DI IDEE ALTRUI

Questo articolo riproduce in parte ciò che ho scritto nel blog di Odifreddi, che si è meravigliato del fatto che il teologo islamico sia stato criticato sulla base della considerazione che anche l'aria che circonda la Terra gira intorno al suo asse trascinando gli aerei, mentre si sarebbe dovuto ricorrere unicamente al principio di inerzia. Il teologo islamico aveva detto che un aereo che sia diretto in Cina (viaggiando secondo il verso di rotazione della Terra, da ovest a est) non raggiungerebbe la Cina per il fatto che la rotazione dell'asse terrestre allontanerebbe la Cina dall'aereo con una velocità superiore a quella dell'aereo. Al limite, un corpo che rimanesse fermo in alto non avrebbe bisogno di andare verso la Cina perché la rotazione della Terra gli porterebbe la Cina al di sotto. Ma all'ignoranza dell'islamico si è aggiunta l'ignoranza (sentita anche nella trasmissione Leonardo di Rai3 di martedì scorso) di coloro che hanno affermato che è l'aria che gira intorno alla Terra che coopera a far avanzare l'aereo verso la Cina. Odifreddi giustamente ha osservato che l'aereo (sin dal momento del decollo) conserva per inerzia la velocità LINEARE che ha la Terra nella località da cui parte l'aereo ad una determinata latitudine. Ma Odifreddi ha aggiunto un inutile riferimento a Newton per spiegare il fatto che i corpi terrestri (sia quelli che stanno sulla superficie terrestre, sia quelli che se ne allontanano) non schizzino via lontani dalla Terra a causa del moto rotatorio della Terra. Evidentemente non schizzano via se non riescono a superare la forza di gravità terrestre. Ma non vi era bisogno per questo di riferirsi a Newton. Bastava considerare una serie di errori commessi da Galileo, tra cui quello di ritenere che i corpi terrestri siano per NATURA pesanti. Errore che comunque di fatto sostituisce la legge di gravità di Newton. Ecco il mio commento (in parte qui da me tagliato) nel blog di Odifreddi.      
La risposta datami dal prof. Odifreddi, con riferimento a Newton, mi sembra integrare ciò che egli ha scritto nel suo articolo, dove infatti si fa riferimento solo all'inerzia intesa in senso galileiano, prescindendo dalla forza di gravità. Ma in effetti non era necessario riferirsi a Newton perché bastava precisare il pensiero dello stesso Galileo. Egli, infatti, come osservò Koyré (Studi galileiani), non riuscì mai a prescindere dal peso dei corpi, come se la pesantezza facesse parte della natura dei corpi(conservò l'errore di Aristotele) e non fosse dovuta alla forza di gravità della Terra. Da qui la necessità  di Galileo di riferirsi ad un piano infinito per spiegare il moto rettilineo uniforme. Cosa di cui non ebbe bisogno Cartesio. Galileo non si riferiva solo all'inerzia ma, errando, anche alla naturale pesantezza dei corpi la cui gravità intrinseca (e non estrinseca) doveva congiungersi con il movimento di caduta sulla Terra. Infatti sulla base del solo riferimento al movimento inerziale (rettilineo) non poteva rispondersi all'obiezione del teologo islamico.
Tengo a precisare che nel 1984 scrissi un saggio (sepolto negli Annali della Facoltà di Magistero di Cagliari, vol. VIII, parte I) intitolato Aspetti logici e teologici della rivoluzione astronomica. Da Buridano a Keplero. E feci una grossa fatica per leggere le parti che mi interessavano  dell' Astronòmia nova di Keplero. Altri autori citati nel mio saggio sono Copernico e Cusano. Saggio che fu lo sviluppo di una relazione che ero stato invitato a tenere alla Domus Galilaeana di Pisa (2-3 dicembre 1982) nel contesto di un convegno organizzato dal prof. Ludovico Geymonat in occasione del IV centenario della riforma gregoriana del calendario. In questo stesso saggio feci notare in una nota come sia stato Giordano Bruno (La Cena delle Ceneri, III, 5) a spiegare la relatività del moto, anticipando di molti anni Galileo, che dunque non scoprì alcunchédi nuovo. Il Bruno affermò chiaramente l'equivalenza dei sistemi meccanici (compresi i sistemi tolemaico e copernicano, benché fosse copernicano e fosse andato oltre Copernico postulando l'infinità dell'universo, concordemente con il Cusano, che definisce "il divino Cusano). La spiegazione di Galileo, per quanto riguarda la caduta di un grave, fu invece alquanto confusa  perché nel Dialogo (Opere, UTET, vo. II, p. 182), quando si tratta di spiegare perché l'aria segua il movimento di rotazione della Terra  Galileo attribuisce lo spostamento del grave verso il senso di rotazione della Terra anche alla forza di trascinamento dell'aria che a causa del contatto con la superficie terrestre ruota con la Terra. A proposito di Copernico Galileo scrive:      " Egli dice, e a mio parer dice bene, che la parte dell'aria vicina alla Terra, essendo più presto evaporazione terrestre (errore nel considerare l'aria evaporazione terrestre,n.d.r.), può aver la medesima natura, e naturalmente seguire il suo moto, o vero, per essergli contigua, seguirla in quella maniera che i  Paripatetici dicono che la parte superiore e l'elemento del fuoco seguono il moto del concavo della Luna" (ibid., p. 295). Notare come Galileo conservi ancora qui, nel Dialogo, un errore aristotelico, nel ritenere che l'aria segua la rotazione della Terra anche perché sono della stessa natura. Forse non convinto di questa sua spiegazione, a questo punto Galileo che fa? Si sposta da sopra la nave dentro la stiva della nave, dove l'aria è imprigionata e si muove con tutta la nave. Allora soltanto gli è facile affermare che una goccia d'acqua cadrà sempre nello stesso punto (dentro il collo di una bottiglia) perché è come se la nave fosse ferma. Ma anche qui aggiunge una cosa inutile. L'aria dentro la stiva, muovendosi con la nave, coopera a trascinare la goccia dentro la bottiglia.
Galileo prima di arrivar a capire che nel vuoto una piuma e una palla di ferro hanno la stessa velocità fece fatica a liberarsi del suo aristotelismo. Aristotele pensava che la velocità di caduta fosse proporzionale al peso (P) e inversamente proporzionale alla resistenza dell'aria (R). La conseguenza era che il vuoto non poteva esistere. Infatti se fosse stata R=0 la velocità sarebbe stata infinita. Un commentatore cristiano di Aristotele, Giovanni Filopono, sostituì a P/R  P-R. Ne conseguiva che il moto era possibile anche nel vuoto ma con velocità proporzionale al peso. Altro errore. Baliani (XVII secolo), molto più giovane di Galileo, con un esperimento ideale, divise idealmente un mattone in due mattoni per concluderne che non era il peso di un mattone a rendere due volte più veloce il peso di mezzo mattone. Ebbene, Galileo, quello giovane di Pisa, nel De motu  rimase legato all'affermazione di Baliani, che riteneva tuttavia che due corpi di diverso peso avessero la stessa velocità di caduta purché fossero della stessa sostanza. Altrimenti avrebbero avuto velocità diverse anche nel vuoto. Prima del Dialogo Galileo cercò di dimostrare la legge della caduta dei gravi, che ormai circolava in tutta Europa. Ma fece un pasticcio enorme. Partì da due premesse errate (che qui non posso esporre perché sarebbe troppo lungo): ma fu fortunato perché le due premesse di elidevano a vicenda dando una conclusione giusta: la velocità di caduta è proporzionale al quadrato dei tempi. Come si vede, non vi è alcuna legge fisica che sia attribuibile a Galileo. Nonostante i manuali di fisica gli attribuiscano erroneamente la legge di caduta dei gravi. E il povero olandese Isaac Beeckman, che arrivò per primo nel 1618 all'enunciazione della legge di caduta dei gravi sulla base di una dimostrazione puramente geometrica, che prescindeva da qualsiasi esperimento, rimane dimenticato. Fu un fisico dilettante che lasciò in manoscritto il suo Journal, che fu pubblicato per la prima volta da Cornelis de Waard nell'arco di molti anni (1939-53). Come rimane dimenticato Giordano Bruno per il suo merito di avere anticipato chiaramente il principio di relatività dei moti e dell'equivalenza dei sistemi meccanici. 

Bellarmino redivivo - Il non-senso della vita 2.0 - Blog ...

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Il teologo dell'islam: "Il Sole ruota intorno alla Terra" - YouTube


        

mercoledì 25 febbraio 2015

L'ULTIMA RENZIATA SULLA BUFFONATA DELLA LEGGE SULLA RESPONSABILITA' CIVILE INDIRETTA DEI GIUDICI. PAGA SEMPRE LO STATO, CIOE' CON LE TASSE PAGATE DAI CITTADINI

Prima di tutto non si capisce se la responsabilità civile riguardi anche le sentenze civili.  
Non si capisce ancora se si possa ricorrere anche contro una sentenza non ancora passata in giudicato. E se fosse errata anche una sentenza della Cassazione chi giudicherà che sia errata per travisamento dei fatti, per errore inescusabile e negligenza? Bisogna considerare che i magistrati fanno carriera per anzianità e non per merito. Pertanto l'ignoranza e la negligenza possono arrivare anche in Cassazione. E poi bisogna aspettare che lo Stato si muova entro due anni prima che condanni il giudice al risarcimento. Campa cavallo. La legge avrebbe dovuto costringere i giudici ad assicurarsi perché non sia lo Stato a pagare rifacendosi solo parzialmente sullo stipendio di un giudice (al massimo metà dello stipendio annuale). Si è obiettato che in questo modo i tribunali verrebbero ancora di più intasati perché vi sarebbero migliaia di cause contro i giudici. Ma l'obiezione è mal posta proprio perché la renziata non ha previsto che non siano dei giudici togati a giudicare le malefatte (tali sono gli errori gravi di una sentenza causati da palese negligenza ed ignoranza) di altri giudici.  Si sa che i giudici difficilmente avrebbero il coraggio di condannare altri giudici, appartenendo alla stessa casta. Ognuno sarebbe indotto a pensare: domani potrebbe toccare a me. I corvi tra loro non si mangiano. Il traditore Alfano, quando era ministro della giustizia del governo Berlusconi, aveva formulato un disegno di legge che prevedeva l'istituzione di un'Alta Corte di giustizia formata per metà da giuristi (studiosi del diritto) e per l'altra metà da giudici (manovali del diritto, che, da quando mettono piede nei palazzacci dopo avere, magari fortunosamente, superato un concorso di ingresso nella magistratura, possono anche, con il permesso della legge, non aprire più un libro di diritto, potendo ignorare per il resto della vita quella dottrina che, tuttavia, avevano dovuto studiare da quando erano studenti universitari e hanno dovuto ristudiare per presentarsi al concorso per la magistratura, l'unico concorso della loro vita perché poi vanno avanti per progressione di carriera e di stipendio solo per anzianità). Assurdo. Alfano fu poi tolto dal ministero della giustizia per essere nominato segretario del partito (PDL) da Berlusconi (che non ne ha combinato una giusta). Che fine ha fatto quel disegno di legge? Dovrebbe invece essere istituita un'Alta Corte di giustizia formata solo da giuristi e da avvocati di chiara fama per evitare un conflitto di interessi all'interno della casta dei giudici togati. In modo che questi non si sentano più degli irresponabili padroni della giustizia. Negli Stati Uniti esiste un'Alta Corte di giustizia che pone sotto accusa i giudici, ma i suoi componenti vengono eletti dal popolo, come avviene nelle giurie popolari per i Tribunali penali.    
Sto per ricorrere in Cassazione civile contro una sentenza che è un cumulo di contraddizioni. Una sentenza aberrante della Corte d'Appello di Cagliari. Premetto che il Collegio di fatto non esiste e che gli altri due giudici non conoscono nemmeno la causa. Il terzo poi non ha nemmeno l'obbligo di firma. Altrimenti  dovrei pensare che mi sono trovato di fronte a tre giudici schizofrenici. Per esempio. A p. 6 della sentenza si legge che il 15 settembre 1997 ho presentato ricorso con provvedimento cautelare contro la nomina illegittima di un liquidatore. A p. 13 si dice esattamente il contrario. Avrei sbagliato perché avrei dovuto fare ricorso al Tribunale contro la nomina del liquidatore. Ma se è proprio ciò che avevo fatto! INCREDIBILE.  Non basta. In una pagina si dice che la mia successiva domanda di revoca ai sensi dell'art. 742 c.p.c. della nomina del liquidatore era infondata perché il presidente del Tribunale non ha il potere di revocare il proprio decreto. FALSO. Vi è stata una violazione della legge e della costante giurisprurdenza perché il presidente del Tribunale può in ogni tempo revocare il proprio decreto. Ma poi la sentenza, contraddicendosi, ammette che la revoca (da me ottenuta, ma purtroppo dopo la vendita illegittima che ha preceduto di pochi giorni la revoca pur essendo ancora in corso il procedimento) ha comunque valore ex nunc e non ha efficacia retroattiva (ex tunc).  Falso anche questo. Si sa per giurisprudenza costante che la revoca ha sempre valore retroattivo quando sia fondata su un vizio di illegittimità, salvi i diritti dei terzi in buona fede. E la revoca della nomina del liquidatore avvenne  a causa della sua riconosciuta "abnormità". Abnorme significa che la nomina del liquidatore stava fuori dei poteri giurisdizionali del presidente del Tribunale che l'aveva nominato nonostante fosse documentato in causa il mio dissenso. Il presidente del Tribunale può nominare un liquidatore per una società di persone solo quando vi sia il consenso di tutti i soci (art. 2272 C.C., n. 3). Altrimenti è necessario un  giudizio ordinario. La sentenza ha anche omesso di esaminare la documentata malafede sia del liquidatore che dell'acquirente. Non basta. In Corte d'Appello è stato ripetuto in sentenza l'errore del "giudice" monocratico del Tribunale che ha scritto che il liquidatore ha agito in buonafede vendendo perché era confortato dal fatto che vi era stata una precedente sentenza definitiva (sic!) con cui ero stato revocato dalla carica di amministratore. Incredibile. Sentenza definitiva è la sentenza che decide su tutte le domande, altrimenti si tratta di una sentenza parziale. "Definitiva" non significa affatto che sia passata in giudicato. Tanto è vero che questa sentenza fu poi annullata dalla stessa Corte che mi reintegrò nella carica di amministratore con sentenza passata in giudicato. Ma confondere una sentenza definitiva dandole il significato di sentenza passata in giudicato è un errore assolutamente ingiustificabilie, dettata da negligenza e/o ignoranza inescusabile. Di fronte ad errori così gravi non vi è ragione che tenga. Ora mi domando. Debbo sperare che la Cassazione rilevi queste contraddizioni ( e non le ho dette tutte)  e riformi la scriteriata sentenza della Corte di Cagliari per chiedere che almeno il giudice relatore in Corte d'Appello (una donna: Donatella Aru) sia ritenuto colpevole di una sentenza così scriteriata? O deve pagare tutto il Collegio anche se di fatto inesistente? 

Scheda Cosa prevede la nuova legge

martedì 24 febbraio 2015

SE ARRIVASSE L'ISIS IN ITALIA CON UN GROSSO ATTENTATO: I GRANDI BENEFICI.

Ci libereremmo del dittattoriello Renzi, di questo odioso individuo assatanato di potere. Poiché i poltronisti di questo lurido e illegittimo parlamentio non lo può far fuori per non perdere le poltrone con elezioni anticipate è sperabile che di fronte ad un attentato terroristico come a Parigi e in Danimarca questo lurido individuo mostri tutta la sua incapacità insieme con quell'altro lurido individuo che è il traditore Alfano. E' inutile che vada oltre. 



Dodici mesi a Palazzo Chigi

Pansa, la pagella a Renzi: bocciato
L'uomo degli insulti e delle minacce

Tutte le millanterie di questo disonesto esaltato

#Renzivoltagabbana

Oggi 22 febbraio si celebrano i primi 365 giorni del governo Renzi. Vediamo quali promesse ha rispettato in questo primo anno di mandato:

  1. megachip.globalist.it | Ecco chi si nasconde nell'ombra di ...

    megachip.globalist.it/Detail_News_Display?ID=97569
14 feb 2014 - Fonte: http://popoff.globalist.it/Detail_News_Display?ID=97552&typeb=0&Ecco-chi-si-nasconde-nell-ombra-di-Renzi ·

lunedì 23 febbraio 2015

UN SOLO UOMO E' AL COMANDO. LA SUA MAGLIA E' NERA, IL SUO NOME E' MATTEO RENZI. SE AVESSI ALCUNI MILIONI DI EURO

Mario Ferretti così aveva commentato la grande impresa di Fausto Coppi nel giro d'Italia del 1947 quando a 90 km dalla partenza scattò per lasciare tutti indietro per scalare in solitudine le cinque vette di montagna: "un solo uomo è al comando (alcuni aggiungono "della corsa"), la sua maglia è bianco celeste, il suo nome è Fausto Coppi". Parafrasando la storica frase del radiocronista Ferretti si può dire che un solo uomo è al comando in Italia, la sua maglia è nera perché ricorda il fascismo in traduzione farsesca.  Ora riporto quanto mi è stato cancellato (come previsto) nel blog di Odifreddi (dentro il quotidiano La Repubblica).
Se avessi i milioni di Berlusconi offrirei almeno 3 milioni di euro a chi facesse fuori Renzi. Si farebbe un po' di anni di galera  ma in compenso sistemerebbe la famiglia. E poi non è escluso che successivamente venisse liberato perché considerato un tirannicida. Anche S. Tomaso giustifica il tirannicidio (De regimine principum). Bisogna liberarsi ad ogni costo di questo maledetto buffone sbruffone che pretende di conservare la sedia sino al 2018 senza essere passato prima per le elezioni. Con l'italicum vuole instaurare la dittatura del partito unico. Costui è un lucido pazzo che bisogna far fuori ad ogni costo. E' un tirannello sconsiderato e irriducibile. Una farsa in piccolo di Mussolini. Maledetti tutti coloro che alle elezioni europee hanno dato il 40% dei voti a questo lurido bullo, che continua a vantarsi di quel falso 40% che si riduce al 28% (se non sbaglio) tenendo conto che andò a votare solo il 57%. La maggiore responsabilità è dell'infame Napolitano, di cui sono molteplici le colpe, da quando era servo di Togliatti e giustificava l'intervento dei carri armati sovietici in Ungheria dicendo che avevano riportato la pace in Ungheria. Sì, con 20.000 morti. E giustificò anche l'impiccagione del legittimo capo del governo ungherese Imre Nagy. Per decenni coprì di silenzio le stragi delle foibe. Bisognava essere comunisti amici del massacratore Tito prima che italiani L'infame spinse Berlusconi ad aggiungersi al poi trombato Sarkozy perché anche l'Italia bombardasse la Libia di Gheddafi, con tutte le conseguenze che oggi si vedono. L'infame non riconobbe mai di essere stato eletto da un parlamento illegittimo perché eletto con una legge elettorale anticostituzionale. Ed illegittimo continua ad essere questo parlamento, che ha eletto Mattarella, anche lui illegittimo. QUOD NULLUM EST NULLUM PRODUCIT EFFECTUM. Questo parlamento dovrebbe autosciogliersi. Grillo (dopo di me) lo sta dicendo. Ma anche quelli di 5Stelle sono dei poltronisti che, invece di dimettersi in massa per provocare l'autoscioglimento del parlamento illegittimo, hanno paura di dimettersi in massa per delegittimare due aule sorde e grigie bivacchi di manipoli disonesti che hanno interesse solo alle poltrone, che hanno paura di perdere con nuove elezioni. E poltronisti sono anche quelli della Corte Costituzionale, una banda di scriteriati che nel 2014 hanno dichiarato anticostituzionale il porcellum ma non ne hanno tratto le conseguenze dimettendosi per 2/3 perché 1/3 nominato da un parlamento illegittimo e 1/3 nominato da un presidente della Repubblica, l'infame Napolitano, eletto da un parlamento illegittimo. Notare che attualmente i "MEMBRI" della Corte sono attualmente 14 e non 15 perché il parlamento illegittimo non si è messo d'accordo nel nominare il 15°.  La Corte Costituzionale dovrebbe essere eletta dalle magistrature superiori dando spazio anche a giuristi di chiara fama. Invece le magistrature eleggono solo 1/3 dei membri della Corte. L'assurdo è che questa illegittima Corte, pur avendo dichiarato anticostituzionale il porcellum, contraddittoriamente  ha aggiunto che questo parlamento era legittimato a votare una nuova legge elettorale. Ci credo. Altrimenti avrebbero dovuto riconoscere di essere anch'essi per 2/3 di nomina anticostituzionale. Viviamo in un caos anticostituzionale. Un parlamento illegittimo che pretende di riformare la Costituzione. Cose da pazzi delinquenti.  Con l'autoscioglimento del parlamento si tornerebbe al proporzionale senza bisogno di votare una nuova legge elettorale, che questo lurido parlamento non può votare perché illegittimo. Purtroppo io sono un Pinco Pallino che non ha visibilità sui giornali e nelle TV e non posso usare il linguaggio che uso nel mio blog, che ha pochi visitatori (da un minimo di 400 ad un massimo di 900 al giorno, con qualche rara eccezione che ha superato i 1000).*  Io ho smesso di votare dal 1994 perché ormai mi fanno tutti schifo. L'ultima volta mi sono presentato al seggio elettorale per iscrivermi e rifiutare poi le schede. In caso di rifiuto il segretario del seggio deve mettere a verbale il motivo del rifiuto. Io ho dichiarato che la legge elettorale era anticostituzionale e non mi sentivo rappresentato da alcun partito. E' bene che coloro che si astengono dal voto manifestino il non voto andando a rifiutare le schede. Perché l'assenza dal seggio elettorale può significare rifiuto passivo dettato da indifferenza, indolenza o delusione. Il rifiuto deve essere invece attivo andando al seggio e rifiutare le schede.    
*Perché rifiuto di iscrivermi a Facebook, una giungla dove verrei massacrato.

domenica 22 febbraio 2015

LA SOLITA FECCIA DELLA "MAGISTRATURA DEMOCRATICA"

Inviato a stampa@magistraturademocratica.it  nel sito

Magistratura Democratica

La solita feccia della "magistratura democratica". Notare l'aggettivo "democratica". Un controsenso perché la giustizia non può dipendere dalla volontà della maggioranza, se per democrazia si intende la volontà della maggioranza. Infatti il nazismo e il fascismo andarono al governo democraticamente. Pertanto è chiaro che non può esistere una magistratura democratica perché non è la maggioranza che sia garanzia di ciò che è giusto o ingiusto. Ciò che è giusto discende da principi antidemocratici perché tali principi non possono sottostare alla volontà di una maggioranza, che, come insegnò Tocqueville (Democrazia in America), può tradursi in un regime dispotico, quale è il regime che stiamo subendo oggi, per di più con un governo che non è stato eletto dal popolo. I principi sono quelli di una Costituzione liberale, che salvaguardi i diritti fondamentali discendenti dal diritto naturale, inteso come diritto all'autoconservazione, da cui discende per l'uomo il diritto alla libertà di pensiero. In coerenza con ciò i costituenti non avrebbero dovuto sottoporre a votazione la prima parte della Costituzione. Infatti non poteva essere la loro maggioranza legittimata a stabilire se io avessi o non diritto, per esempio, alla libertà di pensiero. Costoro per di più, nell'attuale corruzione del concetto di diritto, confondono il diritto con la morale. La solidarietà, ormai un termine abusato ed usato sempre fuor di luogo, appartiene al campo della morale. Nessuno può essere costretto ad aiutare gli altri se non all'interno di un patto sociale in cui vi sono anche diritti (con relativi doveri) convenzionali derivanti da reciproci interessi. Così il pagare le tasse è un dovere convenzionale perché chi si sottrae al pagamento (quando è giusto e non costringe a violare il diritto naturale all'autoconservazione del singolo o di una impresa) danneggia tutti gli altri. Esiste il reato di mancato soccorso non perché tale reato discenda da un dovere morale. Deriva da un dovere convenzionale. Io sono obbligato a prestare soccorso non perché spinto da sentimento morale (questo può esserci e non esserci) ma perché in questo modo anch'io avrò il diritto di essere soccorso qualora capitasse a me di dovere essere soccorso. Si tratta di una reciproca convenienza che non ha alcunché a che fare con il dovere morale, che, come bene precisò Kant (Metafisica dei costumi), non può mai dare luogo ad un reato per trasgressione di un dovere morale. 
Tutto ciò premesso, io non ho l'obbligo di pagare le tasse per chi viene qui da clandestino senza documenti e pretende di essere mantenuto con i miei soldi. Gli stranieri non fanno parte del patto sociale che riguarda il patto costituito tra cittadini (Rousseau, Contratto sociale). Dunque io non ho alcun dovere nei loro confronti per quanto riguarda il loro mantenimento.     
Ma la feccia dei magistrati di sinistra naviga ormai nel relativismo del multiculturalismo e della società multirazziale come se questa fosse un destino storico e non dipendesse  da una politica scellerata che vuole confondere la morale con la giustizia (comprendente anche i doveri convenzionali che sono dettati unicamente da reciproci interessi e non da doveri morali). 
E parlano proprio essi con i loro super stipendi mentre se ne fregano di quei milioni di cittadini che hanno pensioni minime che non arrivano a 500 euro e 7 milioni di cittadini che hanno stipendi inferiori a 1000 euro. Feccia di gente che, volendo sottrarsi alla responsabilità civile quando facciano sentenze dettate "da ignoranza o vizi logici inescusabili (art. 1 Provvedimenti disciplinari) pretende in tal modo si sottrarsi anche al principio secondo cui La legge è eguale per tutti. Questa frase nelle aule giudiziarie appare sempre alle spalle dei giudici, mentre dovrebbe essere posta loro in faccia. Casta privilegiata che continua a fare carriera per sola anzianità, senza alcun controllo di merito e rifiuta concorsi e persino esami per passare da un grado inferiore ad un grado superiore della magistratura. Così possono arrivare persino in Cassazione per sola anzianità, ripetendo la mancanza di preparazione in fatto di conoscenza di diritto e si costruiscono da sé la giurisprudenza ignorando la dottrina dei giuristi, che sono gli studiosi del diritto, mentre i giudici sono manovali del diritto. E questa casta vuol essere moralista danneggiando ancor più la società, senza nemmeno porsi la domanda se vi sia un limite al numero di questi invasori che essi moralmente chiamano migranti. Se abbiamo una simile magistratura vuol dire che l'Italia ha bisogno di una rivoluzione per liberarsi di tutta questa feccia della falsa sinistra, che, tradendo Marx, ha sostituito l'internazionalismo della classe operaia con l'internazionalismo degli invasori, per di più nella maggioranza islamici.  
Dal mio libro Scontro tra culture e metacultura scientifica riporto la seguente nota:
Si consideri che la magistratura italiana, sia nell’Associazione Nazionale Magistrati (ANM) che nel Consiglio Superiore della Magistratura, è divisa in tre correnti. L’una si chiama “magistratura indipendente”: come se potesse essere concepita una magistratura dipendente da altro, oltre che dalla legge. Una seconda si chiama “magistratura democratica”: come se la giustizia potesse identificarsi con una maggioranza politica e non la dovesse, al contrario, sovrastare. Una terza si chiama “unità per la costituzione”: come se vi potessero essere dei magistrati contrari ai principi di una carta costituzionale. E’ incredibile come non sia stato percepito il senso del ridicolo. 
Dal mio libro Io non volevo nascere riporto quanto segue:
Il primo articolo della Costituzione italiana dovrebbe essere, conseguentemente, riscritto scrivendo: L'Italia è una Repubblica liberale fondata sul diritto naturale. Infatti la democrazia non può essere fondamento dei diritti che la Costituzione vuole salvaguardare. I principi del liberalismo non sono sottoponibili alla democrazia. Al contrario, sono i principi del liberalismo che debbono essere fondamento della democrazia, che è soltanto una procedura che fa valere la volontà della maggioranza, la quale può essere arginata soltanto da principi che non possono essere sottoposti alla volontà della maggioranza, non potendo quest'ultima stabilire se io abbia o non diritto alla libertà di pensiero. Il diritto al lavoro può essere dedotto solo indirettamente dal diritto naturale quando si consideri il lavoro come necessario all'autoconservazione. Il limite del diritto naturale di uno è il diritto naturale di un altro alla sua autoconservazione. Se si nega il diritto naturale si è nichilisti, se lo si limita alla specie umana si è antropocentrici, cioè antiscientifici. I guasti ambientali hanno la loro causa determinante nell'antropocentrismo, che "fa violenza alla Terra e la trascina nell'esaustione" per porla "sotto il dominio della volontà di volontà che rende manifesta l'insensatezza dell'agire umano posto come assoluto".

(Heidegger, Saggi e discorsi).

commenti
16 
19:5521 Feb

I magistrati sugli immigrati:
"Viaggi sicuri e via le pene"

Mentre l'Italia è sotto la minaccia dell'Isis e della polveriera libica per i magistrati adesso è tempo di aprire le porte

sabato 21 febbraio 2015

SGOVERNO SENZA DIGNITA'. ORRORE ANTROPOCENTRICO DEL QUESTORE DI ROMA

Il questore di Roma Nicolò D'Angelo ha detto per difendersi:"meglio sporcizia che morte". Ora, a parte il fatto che non sarebbe stato necessario sparare con proiettili che non fossero di gomma o dei fumogeni, questo questore ha aggiunto che "la vita di un uomo vale comunque più di qualsiasi opera d'arte". E nessuno che abbia ribattutto a tale orrorre antropocentrico. Secondo questo individuo la vita di questi barbari scesi dall'Olanda per fanatismo calcistico vale più dell'opera d'arte del Bernini. Mi ricordo di quel pazzo che molti anni fa prese a martellate la Pietà di Michelangelo dentro S. Pietro. Ma questo fu ritenuto pazzo. Ammesso che lo fosse. Lo scriteriato questore di Roma ha difeso la vita di questi barbari ritenendola implicitamente superiore a quella del Bernini. Perché la grande opera  di un artista continua a far vivere la vita dell'artista. Questi barbari hanno ferito e reso invalido Bernini. La Barcaccia di piazza di Spagna del Bernini ha una sua vita che non può essere ritenuta inferiore a quella di quei barbari che l'hanno danneggiata irrimediabilmente. Dell'opera di Bernini non si può fare a meno, mentre della vita di questi barbari privi di rispetto per la vita di una grande opera d'arte che appartiene alla migliore storia dell'umanità sarebbe meglio fare a meno. E dunque sparare contro di essi anche privandoli della vita sarebbe stata una cosa assai giusta. Non sarebbe stata affatto una perdita ma, al contrario, un grande guadagno. Essi sono peggiori dei nazisti, che abbandonando Roma rispettarono tutti suoi monumenti.  
E se in Italia non avessimo uno sgoverno privo di dignità i 23 arrestati dovrebbero essere, quanto meno, tenuti come ostaggio in carcere sino a quando il governo olandese non si fosse deciso a pagare enormemente i danni provocati, anche per dare un segnale ad altri futuri barbari.  E non in carcere gratis, ma condannandoli ai lavori forzati. 
Vi è inoltre da domandarsi come mai questi barbari non siano stati impediti di arrivare al centro storico, visto che le premesse e le intenzioni della loro barbarie erano già evidenti per il fatto che si erano già forniti di varie bottiglie di birra. E un sindaco come quella testa di cazzo di Marino (bravo solo nel fare un registro di coppie di omosessuali) si lamenta del fatto che la polizia non sia intervenuta in tempo. Giusto. Ma dove erano i vigili urbani, quegli stessi che sono stati accusati di assenteismo la notte di capodanno? E i vigili sono un corpo di agenti dipendenti dal sindaco e non dal questore. L'Italia è il solito Paesaccio dove si gioca sempre a scaricabarili cercando di fare ricadere su altri le proprie responsabilità. A cominciare da quella nullità assoluta di Alfano, un attaccato alla poltrona di ministro dell'interno con colla da falegname sapendo che non avrà un futuro politico oltre questo governo. Egli avrebbe dovuto prevedere le conseguenze della discesa di barbari fanatici del calcio, di questo spettacolo che ormai è solo una scusa per scatenare i più bassi istinti della violenza senza scopo. Il solito schifo.  E la si smetta una buona volta di usare il termine dispregiativo "bestie" ogni volta che si vuole degradare individui solo biologicamente umani. Se questi barbari fossero delle "bestie" la loro vita sarebbe migliore. Le cosiddette bestie non hanno mai causato le rovine causate dagli uomini. Sono migliori di molta umanità.  
Sarebbe bene scegliere tra due soluzioni: vietare agli stranieri di seguire all'estero una squadra di calcio del loro Paese o convogliarli di forza verso lo stadio impedendo loro di circolare liberi. Non vengono infatti come turisti ma come fanatici. Perché solo dei fanatici possono seguire all'estero una squadra di calcio. 
129 
20:2120 Feb

Roma devastata dai barbari
L'Olanda non paga i danni  

giovedì 19 febbraio 2015

LA TERRA NON RUOTA INTORNO AL SUO ASSE...SECONDO UN TEOLOGO ISLAMICO

E' evidente, dice questo ignorante. Supponiamo che un aereo debba andare in Cina. Poiché anche la Cina ruota con la Terra, e la velocità LINEARE all'equatore (che va diminuendo sopra e sotto l'equatore) è di circa 1700 km/h essendo la circonferenza all'equatore di circa 40.000 km, l'aereo non potrà mai raggiungere la Cina. Le cifre le ho aggiunte io. Chiaro? Ma io mi domando quanti studenti di casa nostra saprebbero spiegare il fatto che l'aereo raggiungerà comunque la Cina pur viaggiando ad una velocità assai inferiore a quella della velocità lineare della Terra all'equatore. Eppure già Galileo aveva spiegato ciò in base al principio di relatività nel Dialogo sopra i due massimi sistemi. 
E' evidente che l'aereo conserverà per inerzia la velocità lineare della rotazione della Terra, con cui ruota anche l'aria che la circonda. Dunque la velocità dell'aereo si sommerà alla velocità lineare di rotazione della Terra. Ma bisogna essere islamici per arrivare a dire certe stronzate.  Per chi volesse saperne di più vedere

[DOC]Moti della terra - Liceo - S. Pertini

Da questo sito riporto la frase che da sola spiega tutto:

a)       Quando un oggetto si trova su di un punto della superficie terrestre ruota assieme ad essa con la stessa velocità. Nel momento in cui l'oggetto abbandona la superficie terrestre continua per inerzia a mantenere la velocità di rotazione del punto dal quale era partito.
  

Vedere anche il sito dove viene riportato il ragionamento di Galileo

Il teologo dell'islam
se la prende con Galileo
"La Terra sta ferma"

mercoledì 18 febbraio 2015

LARS VILKS: L'ERRORE GRAVE CHE STA PAGANDO



Ha ritratto Maometto in un corpo di cane. Non doveva permettersi di offendere i cani abbassando i cani al livello di Maometto, nato da un parto anale della madre.  Se Maometto fosse nato da una cagna sarebbe degno di rispetto. E non sarebbe nata la più grande disgrazia della storia. La vignetta è sbagliata anche perché nel cartello sta scritto: ISLAM means human & animal RIGHTS (Islam significa diritti umani e animali). Maometto sta sotto anche la tutela dei diritti animali essendo un subanimale


Vilks: l'artista che disegnò Maometto finito nel mirino di ...

www.corriere.it/.../vilks-l-artista-che-disegno-maometto-7268cc78-b4e5-11...
2 giorni fa - Una foto del 2010 del vignettista svedese, Lars Vilks (Reuters). shadow. totale voti ... Del 2007 il disegno di un cane con la testa di Maometto.

martedì 17 febbraio 2015

GIORDANO BRUNO MARTIRE DELLA LIBERTA' DI PENSIERO. OGGI RICORRE IL 415° ANNIVERSARIO DEL SUO MARTIRIO

Premetto che Giordano Bruno secondo me fece male a non ritrattare ciò per cui venne tenuto prigioniero in Vaticano per circa 8 anni. In questi anni non ebbe più la possibilità di leggere e di scrivere. Anni buttati via. Di fatto la sua attività di filosofo terminò all'età di 44 anni, essendo stato condannato al rogo a 52 anni nel 1600. Prima ritrattò, poi cercò di arrivare ad un compromesso, poi si pentì del compromesso e decise di non ritrattare più una sola frase di tutti i suoi scritti. Fece bene o fece male? Secondo me fece male. Io al suo posto avrei ritrattato tutto ciò per cui era stato accusato. Per una considerazione opportunistica. Ormai i suoi scritti erano stati stampati tutti anche fuori d'Europa e dunque non vi era il pericolo che di essi non rimanesse memoria. E poi si sarebbe potuto rifugiare in uno Stato europeo dove non avrebbe corso il pericolo di essere condannato al rogo una volta lasciata l'Italia. Avrebbe continuato a leggere e a scrivere altre opere, nonostante ne abbia lasciate così tante da indurre a pensare che ormai avesse espresso compiutamente il suo pensiero e non avesse più altro da aggiungere.
Galileo fece bene a ritrattare. Si salvò la vita e visse altri 10 anni che utilizzò per scrivere il suo capolavoro Discorsi e dimostrazioni matematiche sopra due nuove scienze. Si trattava della statica e della dinamica.

Quando nel mese di febbraio del 2000 pagai per mettere un necrologio in occasione del quarto centenario della morte di Giordano Bruno L’unione sarda, quotidiano di Cagliari, mi censurò una parte del contenuto perché conteneva un riferimento alla responsabilità della Chiesa cattolica. Non vi è libertà di pensiero in Italia.
Ciò che segue è tratto dal mio libro Scontro tra culture e metacultura scientifica.

Nel libro di Giosuè si legge che Jahweh adempì alla richiesta di Giosuè di fermare il sole per un giorno perché gli israeliti avessero il tempo di portare a termine il massacro dei nemici (10, 12 sgg.). Sulla base di questa frase fu condannato Galileo. Se si contestualizza questo dio nel racconto del libro di Giosuè vi è da rimanere sconcertati nel domandarsi come si sia potuto credere per secoli, e si creda ancor oggi, che lo stesso dio che appare in detto libro quale ispiratore e mandatario di tutti i terribili massacri descritti nella Torah dagli israeliti per prendere possesso delle terre e delle città ad essi promesse dal loro dio – quello stesso dio che, mentre ordinava al sole di fermarsi, faceva cadere pietre contro i nemici degli israeliti (la scena è tragicomica) - potesse avere titolo per essere considerato Dio anche dai cristiani ed opposto come capo di accusa contro Galileo. La Chiesa cattolica ha dimostrato di essere stata ancora più ridicola del dio ebraico. Il racconto mitologico dell’arresto del sole ha arrestato in Occidente anche la conoscenza scientifica.

Non basta che la Chiesa abbia recentemente chiesto perdono per avere condannato Galileo,1 che comunque continuò a vivere, a studiare e a scrivere per altri dieci anni, anche se gli fu proibito di continuare a professare la teoria eliocentrica per salvare l’immagine ridicola di un dio di sangue che, mentre fermava il sole perché si compisse la strage attuata dagli ebrei, lasciava cadere pietre contro popolazioni che si difendevano. Si aspetta ancora che la Chiesa chieda perdono soprattutto per avere condannato al rogo per accusa di panteismo Giordano Bruno nel 1600 e Giulio Cesare Vanini nel 1619, a Tolosa, all’età di 34 anni, dopo che aveva pubblicato il De admirandis naturae reginae deaeque mortalium arcanis.

Allo stesso modo in cui i protestanti calvinisti dovrebbero chiedere perdono per avere mandato al rogo, nel 1553 a Ginevra, all’età di 42 anni, lo spagnolo Michele Serveto, a cui gli storici della scienza2 attribuiscono il merito di avere spiegato per la prima volta, nel Christianismi restitutio (1553), anche se per intuizione e non per pratica medica, l’effettiva circolazione del sangue ancor prima della trattazione scientifica che ne diede l’inglese Harvey del De motu cordis (1628), e a cui non fu perdonato di avere negato nella stessa opera la trinità. Come dovrebbero i calvinisti vergognarsi di avere decapitato a Berna, nel 1566, l’antitrinitarista Valentino Gentile, esule calabrese. Tralasciamo di nominare altri perseguitati meno noti. A questi pensatori non è stato ancora chiesto perdono perché o non sono famosi come Galileo, o perché, pur essendo famoso, Giordano Bruno non era uno scienziato. Eppure fu lui che - andando oltre Galileo, che riteneva ancora che il mondo fosse finito - concepì un numero infinito di sistemi solari, oltre l’antropocentrismo perdurante di Galileo.
1 Va ricordato che Copernico, di cui Galileo difese il sistema eliocentrico (esposto nel De rivolutionibus orbium coelestium, 1543), era un parroco polacco cattolico, che aveva studiato per circa 10 anni a Padova. La condanna ufficiale del sistema eliocentrico iniziò con la successiva Controriforma.
2 Cfr. per esempio Marie Boas, Il Rinascimento scientifico 1450-1530 (1962), Feltrinelli 1973, pp. 226-30: A. Rupert Hall, La rivoluzione scientifica 1500/1800 (1954), Feltrinelli 1976, pp. 137-39. Su Serveto e su Socino, come su tanti altri cosiddetti eretici, cfr. per tutti Massimo Firpo Il problema della tolleranza religiosa nell’età moderna, Loescher 1993 (1978).,con antologia di testi degli “eretici” e con amplia bibliografia.

Ancor oggi non si capisce come Agostino non sia stato mai considerato un eretico dalla Chiesa cattolica. Egli avrebbe meritato il rogo più di Giordano Bruno, che, panteista, poteva essere considerato solo un nemico esterno alla Chiesa, non un eretico, e dunque non pericoloso, mentre è pericoloso l’eretico, che agisce dall’interno di una certa dottrina minandola in qualche suo presupposto dogmatico. La Chiesa cattolica, di fronte agli eccessi di Agostino - che erano gli stessi eccessi di S. Paolo – si limitò a moderarli con S. Tomaso, secondo cui la “grazia” è un aiuto in più che l’uomo ha ricevuto tramite il sacrificio della croce per operare il bene e meritare la salvezza con le opere. In realtà S. Tomaso era agli antipodi della concezione agostiniana, che privava Dio della razionalità del Verbo, che la Chiesa, da Nicea in poi, considerò coeterno con la volontà del Padre, per cui il Padre, la volontà, la potenza, non poteva, dall’eternità, decidere alcunché senza l’Intelletto del Figlio. Era la rivincita, ancora una volta, del razionalismo neoplatonico, filtrato attraverso Aristotele, di S. Tomaso, contro l’irrazionalismo ebraico di Agostino e di una faccia, quella irrazionalistica, dell’ebreo S. Paolo. E sarà la Controriforma cattolica che, ispirandosi a S. Tomaso, salverà la dottrina cristiana dall’irrazionalismo di Agostino e della Torah.

Ma in compenso, la vittoria della Torah con la Riforma protestante - che separò di principio la religione dalle sue commistioni con lo Stato, anche se di fatto i principi tedeschi riformati si fecero attivamente paladini della Riforma per ragioni politiche, cioè per rendersi indipendenti dal papato – si ritorse contro la stessa Torah, portando alla formazione dello Stato laico. 1 Come. d’altra parte, la vittoria del razionalismo cristiano vincente a Nicea salvò la ragione occidentale della filosofia greca - specialmente di Platone e di Aristotele - dall’irrazionalismo ebraico, ponendo le premesse delle due più grandi eredità che l’Occidente ha ricevuto dall’antichità classica tramite il cristianesimo: la rivoluzione scientifica del ‘600 e il diritto naturale del giusnaturalismo moderno entro la concezione di uno Stato laico.


1 Cfr. sull’argomento la classica opera di Roland H. Bainton, La Riforma protestante (1952), Einaudi 1958. 

Dalla verità scientifica, e perciò metaculturale, della discendenza dell’uomo da altre specie animali e della comune origine di tutte le forme di vita la “verità” del cristianesimo deve trarre coerentemente le conseguenze, avendo riconosciuto, con un intervento pubblico di Giovanni Paolo II nel 1996 la verità scientifica del darwinismo.1E da tale verità scientifica discende che, se esiste un diritto naturale, questo non può essere attribuito alla sola natura umana. Con le conseguenze di questa verità scientifica la Chiesa cattolica rifiuta ancora di confrontarsi sul piano dei diritti, con la conseguenza che il Dizionario di teologia morale del cardinale Francesco Roberti ripete la nauseante concezione secondo cui “l’ordine gerarchico delle creature, voluto dal Creatore, ha posto l’uomo re e quindi proprietario ed usufruttuario di tutti gli esseri inferiori. Gli zoofili perdono troppo di vista lo scopo per cui gli animali, creature irragionevoli, sono stati da Dio creati, cioè a servizio ed uso dell’uomo”.2

A questa concezione si può rispondere con una considerazione di Konrad Lorenz: “Neppure le conoscenze che fanno epoca, quelle di cui siamo debitori ad un Giordano Bruno o un Galileo Galilei, hanno avuto un profondo influsso sulla nostra concezione del mondo...Con troppa facilità gli uomini si considerano il centro dell’universo, qualcosa di estraneo e di superiore alla natura...Le grandi scoperte delle scienze naturali inducono l’uomo a un senso di umiltà: proprio per questo vengono avversate...La cosa più detestabile per l’uomo è sapere di non essere altro che un’escrescenza del grande albero della vita...”3
1 La divulgazione scientifica sull’evoluzione si è espressa recentemente nel volume di 764 pagine di Piero e Alberto Angela (La straordinaia storia della vita. Dalle prime molecole organiche all’uomo d’oggi, Mondadori 1999). Si tratta di un volume di facile lettura che espone con linguaggio piano difficili argomenti. Ma è un testo che, dovendo essere di divulgazione, offre solo indirettamente, e al lettore pienamente capace, motivi di riflessione filosofica. Gli autori, per esempio, citano la teoria di Ageno sull’origine della vita (p.40), ma si astengono dal riportare le considerazioni di Ageno sulla mancanza di un progetto nell’evoluzione. Quando viene citato Monod si sfiora appena l’incidenza del caso sull’evoluzione (p. 213). Tutte le più importanti fasi dell’evoluzione sono sempre ben correlate dagli autori con i mutamenti climatici della Terra. In tali occasioni gli autori sfiorano appena l’argomento della casualità, domandandosi: “Nel caso non si fosse verificata la catastrofe della fine del Cretaceo (con la loro conseguente estinzione di massa), i dinosauri avrebbero potuto dar luogo a una linea <>? (p. 310). Sarebbero stati capaci di trasformarsi in animali sempre più intelligenti, in un sapiens sapiens che avesse “una forma sostanzialmente equivalente a un Australopiteco” ? (p. 311). Gli autori avrebbero dovuto domandarsi anche che cosa sarebbe successo prima della formazione dei grossi rettili se, all’inizio del Triassico (240 milioni di anni fa) l’evoluzione dei terapsidi (cioè dei rettili che ormai avevano assunto la forma dei mammiferi) non fosse stata interrotta dai mutamenti climatici che hanno portato la Pangea – che aveva avuto precedentemente una diminuzione della temperatura tra la fine del Permiano e l’inizio del Giurassico (250 milioni di anni fa), favorendo l’espansione dei mammaliani - da un clima freddo ad un clima caldo e arido a causa dello scioglimento delle calotte polari ( p. 262), dando luogo ad un clima che, interrompendo l’evoluzione ulteriore dei terapsidi, riducendo i mammiferi a poche specie di piccola taglia, sopravvissute al margine dell’evoluzione dei dinosauri, ha favorito l’evoluzione dei rettili, meglio predisposti al clima caldo.

Né gli autori omettono che il nostro più lontano antenato può essere trovato nel Purgatorius (risalente a 70 milioni di anni fa), uno dei primi mammiferi, contemporaneo dei dinosauri, una specie di ratto piccolissimo che viveva sugli alberi, mangiava foglie, cortecce e granaglie (p.434).

Ma, come vi era da aspettarsi, gli autori preferiscono, per quanto riguarda l’uomo, la teoria secondo cui il sapiens sapiens non si sarebbe evoluto direttamente dall’erectus, già presente dall’Europa all’estremo Oriente, ma si sarebbe sovrapposto all’erectus partendo dall’Africa circa 100 mila anni fa, evitando di rispondere alla domanda riguardante la fine che avrebbero fatto tutti gli erectus,i cui ritrovamenti fossili giungono sino a 300 mila anni fa e che, bene adattati su tutta la Terra, erano capaci ormai di dominare con la loro intelligenza sotto tutti i climi. Gli autori si limitano a scrivere che le popolazioni di sapiens sapiens “si sostituirono alle antiche popolazioni, là dove esistevano, cancellandole geneticamente” (p. 695). Che significa “cancellandole geneticamente”? E’ impossibile pensare che i sapiens sapiens abbiano eliminato fisicamente tutti gli erectus, dati i grandi spazi dall’Europa all’Asia e data la scarsa popolazione di allora. E’ stato calcolato da Edward S. Deevy che “300 mila anni fa nel mondo vivevano circa un milione di individui e che 25 mila anni fa la cifra, secondo le sue stime, era salita a oltre 3 milioni e 300 mila” (p. 672). Si potrebbe pensare che si siano fusi geneticamente con gli erectus. Ma anche in tal caso vi sarebbe stata un’evoluzione <> del sapiens sapiens, con evoluzioni locali. Gli autori non hanno tenuto presente nel loro testo (privo di bibliografia) che sono stati trovati a Petralona (Grecia) e a Steinheim (Germania) crani di homo sapiens arcaico risalenti rispettivamente a 350 mila e 200 mila anni fa. Crani simili sono stati trovati in Cina (Niles Eldredge e Iam Tattersall, I miti dell’evoluzione umana, Boringhieri 1982, pp. 158 sgg.). Più in generale, il sapiens arcaico copre abbastanza bene, sia in Europa che in Asia, la distanza tra l’erectus e il sapiens sapiens. Se ne deduce (op. cit., p. 164) che “le fluttuazioni climatiche del tardo Pleistocene devono aver fornito condizioni ideali per la frammentazione e l’isolamento delle popolazioni ominidi di tutto il globo, con successive differenziazioni locali tra popolazioni, che possono essere accompagnate o non da speciazioni”. D’altra parte, come spiegare l’assenza in Africa dell’uomo di Neanderthal e la sua presenza in Europa e nel Medio Oriente se non supponendo che l’evoluzione dall’erectus fosse già iniziata fuori dell’Africa? Contro la teoria del “collo di bottiglia”, formatosi in Africa, che avrebbe dato luogo al sapiens sapiens (teoria dell’Eva nera) si era già espresso il genetista Theodosius Dobzhansky (L’evoluzione della specie umana, 1962, Einaudi 1965, pp. 192 sgg.), che definisce “ le razze reliquie dello stato preculturale dell’evoluzione” (p. 275). Ma gli Angela preferiscono riferirsi alle conclusioni del genetista Luigi Luca Cavalli Sforza, che, sulla base dell’analisi delle mutazioni (tra il 2% e il 4% ogni milione di anni) del DNA mitocondriale, che si trasmettono solo alla femmina, avrebbe dedotto che il ceppo ancestrale di tale DNA sia africano e debba risalire ad un periodo tra i 140 mila e i 200 mila anni fa. Conclusione che contrasta con gli studi di paleontologia di Carleton Coon ( Origin of Races, 1962), secondo cui il sapiens sapiens deriverebbe da distinte evoluzioni dell’erectus nei diversi continenti.

Ma anche sul piano dell’analisi genetica è risultato che le conclusioni di Cavalli Sforza non siano attendibili se si considera l’evoluzione che hanno subito alcune sequenze di amminoacidi, dopo che fu applicato lo stesso metodo di analisi che Frederick Sanger (premio Nobel) applicò per definire la sequenza dei 51 amminoacidi dell’insulina. Risultò che gli uomini differiscono dagli scimpanzé dello 0, 3, dai gorilla dello 0, 6, dagli oranghi del 2, 8, dai macachi del 3, 9 e dai cappuccini del 7, 6 (Sherwood L. Washburn e Ruth Moore, Dalla scimmia all’uomo, Zanichelli 1984, pp.10 sgg.). Non si vede dunque perché una lunga sequenza di DNA mitocondriale accertata in tutti i gruppi umani attuali, isolando quei geni che si ritiene presiedano soltanto ai caratteri secondari, debba far ritenere fondata un’origine comune dell’uomo moderno da un gruppo ancestrale africano, più di quanto una comunanza tra lo scimpanzé e l’uomo moderno abbia fatto ritenere comune la loro origine. Appare dunque ideologica l’affermazione di Cavalli Sforza (riportata dagli Angela) secondo cui il sapiens sapiens si sarebbe diffuso dall’Africa circa 60 mila anni fa. Dopo tale data, dicono gli autori, vi sarebbero state le prime costruzioni di zattere, con cui l’homo sapiens sapiens avrebbe incominciato a navigare tra le isole dell’Indonesia circa 40 mila anni fa. Ma agli autori è certamente sfuggita la notizia data da Michael L. Moorwood dell’Università del New England (Australia), e riportata da Angela M. H. Schuster in una pagina del domenicale Corriere della scienza del Corriere della sera del 1998 (di data che non siamo in condizioni di precisare), del ritrovamento di utensili nell’isola di Flores (Indonesia, gruppo delle isole Wallaca) risalenti a 800 mila anni fa, e perciò attribuibili all’erectus. Da tale ritrovamento risulterebbe documentata la capacità dell’erectus di navigare, con la conseguente smentita della convinzione che le prime imbarcazioni dovessero risalire ad un periodo compreso tra i 60 e i 40 mila anni fa, giacché l’isola di Flores rimase sempre separata dal resto dell’arcipelago per circa 19 km. La scoperta avvalora la teoria di Paul Sondar secondo cui gli uomini furono responsabili dell’estinzione degli elefanti nani (stegodonti). Questa notizia renderebbe infondata anche l’affermazione secondo cui le differenze razziali debbano essere fatte risalire ad un periodo successivo alla diffusione del sapiens sapiens dall’Africa a partire da 60 mila anni fa (p. 694).

Se l’origine del sapiens sapiens non fu policentrica, ma dovuta alla sua diffusione dall’Africa, come mai il sapiens sapiens africano è rimasto sempre alla cultura della capanna dei raccoglitori-cacciatori sino alla colonizzazione europea dell’Africa negli ultimi due secoli? Questa domanda attende ancora una risposta.

Inoltre abbiamo tratto noi alcune riflessioni dall’esposizione riguardante gli erectus. Gli autori scrivono che “le noci raccolte in una sola giornata forniscono energia per ben tre giorni. Mentre l’energia che si ottiene statisticamente da una giornata di caccia vale per un solo giorno” (p.597). Si aggiunge che “certe osservazioni fatte oggi sui Boscimani mostrano che il 70% della dieta proviene dalla raccolta, con sole dodici ore settimanali di lavoro da parte delle donne, mentre per ottenere il restante 30% con la caccia gli uomini debbono impiegare oltre ventun ore” (p. 606). Si può dire che l’uomo odierno sotto questo aspetto non sia diventato più intelligente dell’erectus e dei Boscimani, se si considera che preferisce destinare un ettaro di terreno a pascolo o a coltura di mangime per trarne 250 kg di proteine di carne piuttosto che trarre dalla stessa estensione 2500 kg di proteine vegetali per uomini e se si considera che per produrre una tonnellata di carne bovina occorre 70 volte più acqua di quanta ne occorra per produrre una tonnellata di cereali.

A parte quest’ultima nostra considerazione, gli autori non hanno messo in correlazione l’incongruenza del comportamento dell’erectus e dei Boscimani con il rilievo, da essi stessi fatto, che gli Australopiteci (sia africanus che robustus) erano vegetariani, come dimostrato dai grossi molari funzionali alla masticazione dei vegetali. L’homo abilis non fu mai cacciatore, ma integrò la dieta vegetariana con quella carnivora raccogliendo i resti di animali già morti. E ciò al fine di sopravvivere. Fu con l’erectus, e perciò con le prime manifestazioni culturali della specie homo, che l’uomo divenne carnivoro ponendosi in competizione con gli stessi carnivori nella caccia. Se ne dovrebbe dedurre che il passaggio dalla dieta vegetariana a quella anche carnivora fu un fatto culturale, e non naturale. L’organismo non era predisposto, anche considerando la dentatura, alla dieta dei carnivori. Ma fu questo un fatto casuale, che non è stato evidenziato dagli autori, nonostante essi abbiano ben evidenziato che l’evoluzione dell’uomo fu conseguente ad un fenomeno fisico casuale: l’essersi prodotta 10 milioni di anni fa una spaccatura, per attività vulcanica, che portò al sollevamento della terra lungo la linea dei grandi laghi, che percorre verticalmente l’Africa. Conseguentemente la zona orientale si inaridì, mentre quella occidentale rimase coperta da foreste. Questa divisione portò ad adattamenti diversi, perché ad ovest rimasero le scimmie, mentre ad est, nella zona arida delle savane emersero i primi ominidi ( p. 436). Se è così, anche questo fatto dovrebbe denotare l’incidenza della casualità sulla formazione dell’uomo. Ma gli autori hanno taciuto su questo aspetto, pur apparendo chiara la casualità dalla loro stessa esposizione.

E tuttavia, nel considerare tutti i possibili fattori che hanno favorito l’evoluzione dell’uomo, gli autori hanno ritenuto che essa non sia stata la conseguenza dell’instaurarsi dell’abitudine di procurarsi carne con la predazione, come conseguenza, a sua volta, dell’uso di strumenti necessari per tagliare la carne (questa era la spiegazione che Engels aveva dato, come si è visto, dell’evoluzione del cervello umano, facendola dipendere dal consumo della carne), ma, giustamente, dal precedente sviluppo del cervello per l’aumentato volume e per la maggiore quantità di connessioni neurali, anche se si può riconoscere un processo di feedback.

Sarebbe stato interessante ed educativa la promozione da parte degli autori, famosi personaggi della TV per le loro benemerite trasmissioni di divulgazione scientifica, di un dibattito in TV, su questi argomenti, con i teologi. A tale dibattito dovrebbero partecipare anche dei cosmologi, considerando la questione essenziale dell’origine dell’Universo. Gli autori, infatti, hanno scritto che il modello cosmologico del Big Bang, in base al secondo principio della termodinamica, dovrebbe condurre l’espansione attuale dell’Universo alla sua fine, con lo spegnimento di tutti i soli (p. 392). “ A meno che ... l’ Universo finisca per concentrarsi nuovamente in una condizione di altissima densità e temperatura, forse dando luogo a un’altra esplosione, a un altro Big Bang. E’ solo un’ipotesi, ma è ovvio che è molto più attraente della prima”. Gli autori hanno mancato di aggiungere (come prevedibile) che soltanto questo modello, da noi esaminato ampiamente nel testo, potrebbe spiegare l’espansione attuale dell’Universo senza ricorrere alla creazione divina. E’ infatti incontrovertibile che una fine dell’Universo implica, come premessa, un inizio assoluto di esso. Da parte nostra proponiamo ai possibili partecipanti al predetto dibattito di porre in correlazione l’incidenza fondamentale della casualità sull’evoluzione biologica con il modello cosmologico. Ed è evidente il motivo. I cosmologici e gli astronomi atei (come Margherita Hack) che non accettano il modello della successiva contrazione dell’Universo non possono sottrarsi alla domanda “e prima del Big Bang?” se non dando spazio ad un inizio assoluto dell’espansione dell’Universo, e perciò alla creazione divina. Né possono i cosmologi nascondere la testa sotto la sabbia limitandosi ad affermare che la domanda è priva di valore scientifico, come la stessa Hack ha affermato in una conferenza a Cagliari (fine anni ’80) di fronte alla domanda da noi stessi posta. Un inizio assoluto dell’espansione dell’Universo comporterebbe una interpretazione finalistica dell’evoluzione della vita. Non si può negare che gli argomenti siano filosoficamente, oltre che scientificamente, correlati. Ma un’interpretazione non finalistica dell’evoluzione, che è l’unica scientificamente accreditata, sarebbe in contrasto con il modello cosmologico dell’inizio assoluto dell’Universo, senza ritorno ad un nuovo Big Bang. Tranne che in futuro si trovi un modello che superi quello facente capo al Big Bang e alla conseguente espansione dell’Universo.

La necessità di una correlazione tra il tema dell’evoluzione della vita sulla Terra e quello riguardante l’inizio dell’espansione dell’Universo non è mai stata sinora percepita, e perciò non è mai stata affacciata. Sono questioni che, invece, appaiono connesse.

Quali siano i motivi che abbiano impedito sinora un simile dibattito alla TV è facile immaginare. Così si continua ad alimentare quella sorta di schizofrenia in cui vive oggi, pur non a livello di coscienza, la persona di media cultura, a causa della scissione tra scienza e religione. Il libro di Piero ed Alberto Angela è una mancata occasione per far valere chiaramente una concezione della natura che non sia antropocentrica, per tutti i riflessi negativi che ha avuto ed ha l’antropocentrismo, alimentato soprattutto dalle religioni, sulle condizioni della vita sulla Terra. Basti pensare al problema demografico. Ma il termine “antropocentrismo” non appare nemmeno una volta nel libro, pur essendo esso, in tutta la sua esposizione, un manifesto, se pur sottinteso, contro l’antropocentrismo.

2 Ediz. Studium, Roma 1961. Nessun progresso rispetto a questa concezione è stato fatto nella rivista dei gesuiti Civiltà cattolica ( 7 novembre 1992) né nel Catechismo della Chiesa cattolica (1999), pp. 342-43.

3 Das Wirkunsgefuge der Natur und das Schicksal des Menschen, Munchen, p. 42.
 
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