sabato 30 aprile 2011

GIOVANNI PAOLO II SANTO SUBITO INSIEME CON LA MAFIA E I PEDOFILI DELLA CHIESA. LA GRANDE SCAMPAGNATA A ROMA PER ASSISTERE AD UNA SACRA MENZOGNA

  • ZAPPINGnews



L’inchiesta di Galeazzi e Pinotti si compone di tre parti distinte.

Nella prima, “Luci e ombre”, il fuoco è messo sugli esordi di un uomo di fede inviso al regime comunista già prima di diventare papa.
La vita del giovane Wojtyla, rocambolesca e ricca di colpi di scena, sembra riassumere nei suoi snodi cruciali le premesse ad una ascesa straordinaria. Nella Polonia occupata dai nazisti, un ragazzo innamorato del teatro sceglie di dar seguito ad un’altra, più esigente vocazione: quella religiosa.
Le doti di discrezione, abilità oratoria e capacità strategica del giovane presule rifulgono, in un contesto politicamente oppressivo e nel quale ogni passo falso può avere conseguenze irreversibili, e avranno occasione per affinarsi ulteriormente durante gli anni del regime comunista.
La seconda parte del libro, intitolata “Il fine giustifica i mezzi” racconta di come Papa Wojtyla si adoperò in ogni modo per contribuire al disgregamento della cortina di ferro e al sovvertimento del regime comunista in Polonia. Per mezzo dello IOR, la banca vaticana, attraverso la spregiudicata gestione che ne fece il Cardinal Marcinkus, ma anche attraverso legami mai chiariti con finanzieri senza scrupoli, e addirittura utilizzando denaro di provenienza mafiosa.
Infine l’ultima parte, quella dedicata alla “restaurazione” che il Vaticano ha messo in atto a cominciare proprio dal papato di Giovanni Paolo II: una vera e propria controspinta per riportare la Chiesa su posizioni preconciliari.
Dietro la mitezza e il sorriso di Wojtyla ci fu soprattutto – è la tesi sostenuta da Galeazzi e Pinotti – una ferrea determinazione nel contrastare ogni abbrivio progressista in seno all'sitituzione che egli presiedeva, senza riguardo per il contesto sociale e politico in cui queste istanze di rinnovamento si esprimevano.
È il caso - gravissimo - dell'insabbiamento degli scandali sessuali che coinvolsero il pastore dei "Legionari di Cristo", Marcial Maciel, accusato di aver commesso abusi e violenze su molti giovani seminaristi.
Maciel godette fino alla morte della protezione del Vaticano, perché era amico di Wojtyla.
Ma è anche la netta opposizione che la Chiesa assunse, sotto la guida di Wojtyla, all'ordinamento sacerdotale per le donne; la condanna ipocrita e violenta dell'omosessualità; l'interferenza reiterata della Chiesa nelle questioni politiche dello Stato Italiano, in aperta deroga al principio di non ingerenza sancito dai Patti Lateranensi.
Infine, la lotta senza quartiere che Wojtyla mosse alla "teologia della liberazione" e a tutta la vulgata latinoamericana di preti dediti a cambiare per via pedagogica lo stato di abbandono culturale ed economico in cui versava l’America del Sud. Una lotta che si tradusse in alcune assoluzioni (come quella nei confronti di Pinochet) che pochi confessori, oggi, potrebbero assolvere. E in alcuni abbandoni altrettanto imperdonabili, come quello riservato all'arcivescovo salvadoregno Oscar Romero, che era impegnato in una coraggiosa opera di denuncia delle storture e della corruzione in cui versava il suo paese e fu trucidato da sicari rimasti ignoti. Un abbandono che oggi lascia in bocca il sapore di un aperto tradimento.

Giacomo Galeazzi e Ferruccio Pinotti - Wojtyla segreto.
La prima controinchiesta su Giovanni Paolo II
315 pagine, 16 euro - Chiarelettere edizioni (Collana Principio attivo)

GIUSTA VENDETTA DI GHEDDAFI CONTRO L'INSIPIENTE TRADITORE BERLUSCONI

Riporto un mio commento pubblicato su Corriere della sera

Gheddafi non era ormai negli ultimi anni peggiore di tanti altri despoti dei Paesi arabi (si pensi all'Arabia Saudita e al Kuwait). Con Saddam Hussein i cristiani erano cittadini normali (con il cristiano Taraq Aziz vice primo ministro) .Le donne senza velo potevano uscire sole anche di notte senza correre alcun pericolo. Con lo sciagurato intervento degli Stati Uniti ora i cristiani vengono perseguitati ed uccisi. Non si può esportare la democrazia negli Stati arabi perché la democrzia è il cavallo di Troia degli estremisti islamici. Quelli di Bengasi chiedono libertà in nome di Allah (come in Siria).Gheddafi è l'unica diga contro il fanatismo islamico. Ed ora giustamente si sente tradito da Berlusconi che lo bombarda.La sua vendetta sarà giusta se ci riempirà di rifugiati. Governo italiano insipente al servizio di Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia con interessi solo per il petrolio. La guerra civile è sempre un fatto interno ad uno Stato, e la NATO, che per statuto può intervenire soltanto a difesa di uno dei suoi stati membri, sta violando tutte norme internazionali oltre che il suo stesso statuto. Come già nel caso del Kossovo, quando intervenne per bombardare vigliaccamente Berlgrado, a cui sarebbe convenuto e converrebbe anche economicamente allearsi con la Russia invece di aspirare ad entrare in una fatiscente e rovinosa Unione Europea.Io spero che Gheddafi riesca a farla pagare cara all'Italia e all'Europa.

lunedì 25 aprile 2011

LA FALSITA' DEL 25 APRILE COME FESTA DELLA LIBERAZIONE. E' LA FESTA DI UNA GUERRA CIVILE CHE CONTINUO' DOPO IL 25 APRILE

Ho visto poco fa su RAI3 un servizio di Gianni Bisiach. Integro il servizio con quanto già sapevo e ho scritto in circa 40 pagine di un mio recente libro (1). Si capisce che Mussolini fece la sua ultima stronzata fuggendo dall'arcivescovado di Milano dove, sotto la protezione del cardinale Schuster, avrebbe potuto consegnarsi come prigioniero politico agli americani, che certamente gli avrebbero salvato la vita, anche se vi fosse stato un processo politico contro di lui. E sarebbe stato molto pericoloso per i comunisti lasciarlo in vita. Ma gli americani non erano ancora giunti a Milano. Sarebbero bastati un paio di giorni per consegnarsi ad essi sapendo che ormai la guerra era persa. Pertini ed altri ridicoli e fanatici individui, sapendo che gli americani stavano per arrivare a Milano, incitarono la popolazione di Milano a sollevarsi contro i tedeschi perché si desse l'impressione che la popolazione si era liberata da sé dalla presenza dei tedeschi. RIDICOLA PAGLIACCIATA per salire sul carro dei vincitori ancor prima che il carro arrivasse quando si pensi che i tedeschi avevano già trattato con il generale Wolff (all'insaputa di Hitler chiuso nel suo bunker) la resa con gli americani ed erano già in ritirata, per cui la popolazione milanese si sollevava maramaldescamente contro un esercito già in fuga (con Hitler che si sarebbe suicidato il 30 aprile). Mussolini morì due giorni prima. Se il 25 aprile fosse rimasto a Milano nell'arcivescovado in attesa dell'arrivo degli americani certamente non sarebbe stato dichiarato criminale di guerra, e da accusato sarebbe potuto diventare accusatore con lo scottante carteggio Mussolini-Churchill, con cui si documentava il doppiogioco di Churchill, che nel '40 aveva chiesto a Mussolini di entrare in guerra (con la promessa di Nizza, della Dalmazia, della Tunisia ed altri territori in Africa) perché sperava che Mussolini, sedendosi al tavolo dei vincitori, potesse moderare le pretese di Hitler nel '40, quando pareva che la guerra lampo si fosse già conclusa a favore del nazismo. Con lo stesso carteggio Mussolini avrebbe potuto documentare il progetto di Churchill nel 1942 di rovesciare le alleanze per far fronte comune con la Germania contro l'Unione Sovietica nella previsione che questa avrebbe occupato poi metà dell'Europa, come di fatto avvenne. Ma la sconfitta tedesca a Stalingrado fece saltare il progetto di Churchill, che non voleva apparire come traditore dell'alleato sovietico. Torniamo ora agli ultimi giorni di Mussolini. Riccardo Lombardi (di Giustizia e Libertà e poi socialista) era d'accordo con la maggior parte dei componenti del cosiddetto Comitato di Liberazione Nazionale per l'Alta Italia (giuridicamente inesistente per essersi autoinvestito di un potere che di fatto non aveva). Di questa maggioranza non facevano parte i comunisti e Pertini, che volevano che Mussolini fosse passato per le armi senza processo insieme con tutti i maggiori esponenti della Repubblica Sociale. Mussolini, avendo appreso che il generale tedesco Wolff (trasgredendo agli ordini del maresciallo Kesserling, che ancora prendeva ordini da Hitler) aveva già trattato in Svizzera la resa agli americani si sentì tradito e disse al cardinale Schuster che sarebbe tornato dopo un'ora per poter prendere una decisione. Invece non tornò. ERRORE MADORNALE. In questo modo diede al fanatico Pertini e ai comunisti che lo volevano subito morto la possibilità di ricercarlo come fuggitivo. E Mussolini commise un altro ERRORE MADORNALE IMPERDONABILE. Forse sperava in ultimo appoggio tedesco non essendosi ancora suicidato Hitler, contro cui fu firmata dal generale Wolff la resa agli americani. Ma data la resa dell'esercito tedesco in Italia che senso aveva l'intenzione di raggiungere la Valtellina per dare vita ad una resistenza contro i partigiani? Progetto del tutto campato in aria se la Germania in Italia si era già arresa. Infatti abbandonò poi questo progetto abbandonando a se stessi coloro che erano disposti a combattere per un'ultima resistenza nella ridotta della Valtellina e preferì l'idea di fuggire con i suoi fedelissimi gerarchi in Svizzera, dove era certo di trovare asilo politico. Ma avrebbe dovuto pensarci prima. Sappiamo tutti che fu scoperto da una pattuglia di partigiani non comunisti mentre era travestito da soldato tedesco in un carro facente parte di una colonna di carri tedeschi che aveva avuto il permesso di ritirarsi dall'Italia. E con lui furono arrestati molti gerarchi fascisti che con le loro auto si erano uniti alla colonna tedesca. Fu portato a Dongo dove venne tenuto in custodia da partigiani non comunisti che, rispettando l'ordine del generale Cadorna al servizio del governo Badoglio, avevano intenzione di consegnarlo agli americani, come da questi stessi richiesto. A questo punto vi sono almeno cinque versioni della morte di Mussolini. E' certo ormai che non fu l'oscuro ragioniere Walter Audisio ad uccidere Mussolini come inviato di Pertini. E' accertato che l'Audisio arrivò a Dongo la sera del 28 aprile, mentre Mussolini e la Petacci furono fucilati la mattina. E furono prima denudati. La Petacci fu stuprata e poi violentata con un bastone di scopa nell'ano e nella vagina, come risultò da una perizia necroscospica che evidenziava profonde lacerazioni. Che Mussolini e la Petacci siano stati fucilati nudi risulta dal fatto che si scoprì (dopo l'orribile esposizione a testa in giù dei loro cadaveri in piazzale Loreto insieme con quelli dei gerarchi fascisti arrestati) che i fori dei proiettili sui corpi erano molto più numerosi dei fori dei proiettili sugli abiti. E la folla applaudiva. Quella stessa folla che nell'allora consenso di massa del fascismo certamente aveva applaudito quando nel giugno del '40 fu annunciata la dichiarazione di guerra contro la Francia (già sconfitta ed occupata) e la Gran Bretagna. Questo continua ad essere taciuto. La sera del 28 aprile furono fucilati a Dongo i maggiori esponenti della Repubblica sociale, che erano stati arrestati anch'essi con Mussolini nella fuga verso la Svizzera. La versione dell'Audisio come assassino di Mussolini e della Petacci divenne la versione ufficiale, anche nel noto film di Carlo Lizzani. Ma un giorno Pertini, complimentandosi con Lizzani, gli fece tuttavia notare che non era stato l'Audisio ad uccidere Mussolini. E chi fu? domandò Lizzani. Questo non te lo posso dire, rispose quel fanatico Pertini, uno dei mandanti dell'assassino o degli assassini di Mussolini, e premiato poi con la presidenza della Repubblica. Basti questo per far capire chi fu questo individuo. Egli sapeva chi aveva fucilato Mussolini, ma alla verità storica preferì la menzogna politica. Forse voleva coprire, come pare da un'altra versione, la responsabilità di un altro, e si dice fosse Luigi Longo, futuro successore di Togliatti alla guida del P.C.I. Di certo Pertini, con altri favorevoli a che Mussolini fosse subito fucilato, organizzò una squadraccia che arrivasse a Dongo dove Mussolini si trovava in custodia in attesa che venisse tradotto a Milano per essere consegnato agli americani. Ma la squadraccia voluta da Pertini e da altri della sua stessa risma riuscì a sottrarre Mussolini alla custodia dei partigiani non comunisti minacciandoli di morte. Un'altra delle cinque versioni dice che Mussolini fu ucciso da un emissario di Churchill (John Maccarone) per sottrargli il carteggio Mussolini-Churchill, di cui Mussolini aveva però fatto molte copie prima di fuggire da Milano consegnandole a persone di sua fiducia. Pare che una di queste copie rimanga segretata nel Quirinale, dove la lasciò il re di maggio Umberto II, che ne era venuto in possesso. Né bisogna tacere il fatto che Pertini faceva parte della sedicente Giunta militare (comprendente Giorgio Amendola del P.C.I. e Bruno Bauer del Partito d'Azione) che a Roma organizzò il vigliacco attentato di via Rasella usando come principale manovalanza la terrorista Carla Capponi (a cui fu data dopo la guerra una medaglia d'oro alla Resistenza), Franco Calamandrei, Pasquale Balsamo e Rosario Bentivegna (che fu quello che mise la bomba nel cassonetto della spazzatura) provocando la morte di 32 altoatesini che avevano solo compiti di polizia e procedevano, come per ordine superiore, con i fucili scarichi nel loro rientro in caserma dopo aver terminato il loro turno di sorveglianza. Giorgio Amendola successivamente, per discolpare Pertini e Bauer, assunse solo su di sé la responsabilità di avere organizzato l'attentato, aggiungendo così una menzogna. Essi furono i maggiori responsabili della rappresaglia delle Fosse Ardeatine perché, come quelli che attuarono materialmente l'attentato, rifiutarono di presentarsi al comando tedesco che aveva anche affisso manifesti per tutta Roma con la minaccia che altrimenti si sarebbe proceduto alla rappresaglia (prevista dalla stessa Convenzione di Ginevra del 1909).
Certo è che il 25 aprile non può essere considerata una data di festa di liberazione come se questa fosse stata fatta dai partigiani (tra cui i veri combattenti, colpevoli di atti proditori e terroristici, con relative rappresaglie dei nazisti, non erano più di 10.000 ). Deve soprattutto cessare la menzogna storica della Resistenza come guerra di popolo e come continuazione del Risorgimento, che neppur esso fu dovuto ad una guerra di popolo ma a piccole minoranze aderenti alle idee di pochi (come Mazzini e Garibaldi) cavalcate e sfruttate dopo dagli interessi del Regno sardo piemontese rappresentati dal Cavour. Il 25 aprile è la data che segna la continuazione di una guerra civile portata avanti da una piccola minoranza di antifascisti che anche dopo il 25 aprile, con l'ala comunista, si rese colpevole di efferati eccidi con vendette personali e anche favorendo l'ingresso dell'esercito comunista jugoslavo in Istria e persino ammazzando i partigiani non comunisti che si opponevano ai comunisti jugoslavi. I libri di storia nelle scuole attendono ancora di essere riscritti per essere ripuliti di tutta la retorica patriottarda e di tutte menzogne che continuano ad accultare la verità.

SI DICA TUTTO QUESTO il 25 aprile perché cessi la retorica della festa di liberazione, fatta in realtà dagli anglo-americani. E si parli anche delle migliaia di morti istriani finiti nelle foibe con la complicità dei partigiani comunisti italiani.
(1) capito 6° intitolato: Rilettura documentata dell'asserita Resistenza. Con tutti gli eccidi commessi dai partigiani responsabili delle rappresaglie. Dal mio libro IO NON VOLEVO NASCERE. UN MONDO SENZA CERTEZZE E SENZA GIUSTIZIA. FILOSOFI ODIERNI ALLA BERLINA (Bastogi Editrice Italiana) . Giampaolo Pansa ha scritto da giornalista (e non da storico) IL SANGUE DEI VINTI. Nel suo libro non vi è nemmeno una nota con cui rinviare a documenti storici. Il mio capitolo è tutto documentato.

domenica 24 aprile 2011

IL PAPA ANTICRISTIANO SI PORTI I PROFUGHI IN VATICANO E LI MANTENGA IN TUTTI I PALAZZI SPARSI CHE POSSIEDE E CHE NON PAGANO L'ICI

Il papa merita il manicomio quando dice certe cose perché dimostra anzitutto di essere un anticristiano. Dovrebbe ripassarsi bene quel passo dei vangeli dove Gesù , criticando i farisei, dice che la carità deve essere fatta "senza far tuonare le trombe" aggiungendo: "quando fai l'elemosina non sappia la tua mano sinistra quel che fa la destra, ma falla nel segreto. E il Padre tuo, che ti vede nel segreto, ti ricompenserà" (ho citato a memoria ma è quasi testuale). Da ciò si ricava che la carità cristiana non può essere fatta imponendola con le leggi a carico dei contribuenti, perché questo significa negare lo stesso principio della carità cristiana, che deve essere lasciata allo spirito del volontariato. Gesù in effetti aveva distinto la morale (della carità), che non è obbligatoria (nel senso che non può essere imposta dalle leggi), dal diritto. Il papa, invece, continua a confondere la morale con il diritto, privando l'aiuto economico di qualsiasi merito di fronte al Dio cristiano. Dal punto di vista del diritto, che è dello Stato, bisogna considerare che, se dovessimo prenderci tutti i profughi dall'Africa e dall'Asia, gli europei dovrebbero trasferirsi in Africa e in Asia essendo l'Europa un continente già affollato. Perchè non si rifugiano in Russia, che ha un territorio tanto esteso? Perché sanno che lì vi è un governo coi coglioni che con la forza li respingerebbe. Approfittano di un'Europa occidentale che si sta rovinando con l'invasione dall'Africa e dall'Asia. Inoltre si tratta di un'invasione islamica. Ripeto per l'ennesima volta che la Convenzione di Ginevra esclude il diritto d'asilo anche per i profughi di guerra oltre che per quelli economici. Nei Paesi islamici non è possibile la democrazia, che porterebbe al potere i più irriducibili seguaci del libro più esecrando che sia mai stato scritto:il Corano. Quando era al potere Saddam Hussein i cristiani venivano tutelati e non discriminati. Il vice primo ministro di Saddam Hussein era Taraq Aziz, cristiano di rito caldeo. Ora le chiese in Iraq debbono essere piantonate dalla polizia perché il fanatismo islamico (per sua natura nemico dei cristiani, ritenuti infedeli da massactare nello stesso Corano) mette in atto attentati terroristici. I cristiani sono costretti a vivere in catacombe. Questo è il risultato della follia americana che voleva esportare la democrazia in Iraq. Allo stesso modo ora l'Occidente vuole appoggiare le rivolte di coloro che, con la scusa della richiesta di libertà, sono il cavallo di Troia dell'andata al potere di quelli che vorrebbero poi instaurare un governo islamico. Si noti infatti che gridano "libertà" in nome di Allah. Altro che libertà. Per questa gente ci vuole il pugno di ferro di governi dittatoriali che garantiscono almeno una diga contro l'andata al potere di un governo fondato sulla shari'a.
Un governo coi coglioni avrebbe sbattuto in Romania tutti quegli zingari che con lo sciagurato ingresso della Romania nella cosiddetta Unione europea hanno formalmente il diritto di circolare in essa. Ma ogni Stato (come fa la Francia) può porre dei limiti all'ingresso. E il limite consiste nel richiedere che il cittadino di un altro Stato dimostri di poter avere tanto danaro quanto è necessario per mantenesi A SUE SPESE. Questa pattumiera umana (che i buonisti chiamano rom) pretende di avere la casa gratis, di essere mantenuta dallo Stato, altrimenti ruba e uccide non avendo alternative. Chi è pronto a criticarmi per avere impiegato il termine "pattumiera" domandi in giro a qualcuno se sarebbe disposto a prendere uno zingaro alle sue dipendenze, pur sapendo della loro vocazione per il furto, anche del rame delle linee ferrovarie che poi vendono di contrabbando. Non si è mai detto sulla stampa dell'abitidine che hanno gli zingari di avere rapporti sessuali anche con le figlie, persino minori, lasciandole incinte con il consenso delle madri. Per essi è normale. Questo mi fu detto da un magistrato di Cassazione che ebbe a trattare episodi simili. E lo Stato dovrebbe mantenere questa pattumiera rifiutata anche dalla Romania? E questo nonostante vi siano milioni di italiani che vivono con pensioni da fame e che, se hanno perso il lavoro, sono costretti a vivere andando a mangiare alla Caritas, quando non diventano dei"barboni" costretti a vivere senza casa. Che lo Stato italiano pensi ai suoi cittadini in stato di miseria invece di buttare soldi mantenendo gente che deve essere rispedita a calci in culo nel suo Paese. Pensi a risparmiare sulle spese militari ritirando i militari da tutti quei Paesi dove l'Italia non ha alcun dovere di intervenire. Le guerre civili sono fatti interni ad uno Stato. E gli altri Stati non debbono intromettersi. Questo è oggi soprattutto il caso della Libia. E' una follia avere prestato le basi agli americani e ai francesi per andare a bombardare la Libia. Perché non vanno allora a bombardare anche la Siria? Forse perché lì non vi è il petrolio.

PASQUA

Piazza San Pietro, 150mila alla messa
«Accogliamo i profughi dall'Africa»

Piazza gremita per la messa di Pasqua. Gli auguri in 65 lingue. Pensiero rivolto agli immigrati e alla guerra

PASQUA

Piazza San Pietro, 150mila alla messa
«Accogliamo i profughi dall'Africa»

Piazza gremita per la messa di Pasqua. Gli auguri in 65 lingue. Pensiero rivolto agli immigrati e alla guerra

ROMA - «Buona Pasqua a voi, uomini e donne di Roma e d'Italia! Il Signore Risorto risvegli nei singoli, nelle famiglie e nelle comunità un desiderio ancor più grande di unità e di concordia». Così il Papa a conclusione del messaggio «urbi et orbi» pronunciato dal loggione centrale di San Pietro. «Ponete la vostra fiducia nella forza della croce e della risurrezione di Cristo», ha detto Benedetto XVI iniziando dall'italiano i saluti in 65 lingue. «Una forza che sostiene quanti si impegnano generosamente per il bene comune».

(Foto Ansa)
(Foto Ansa)
AGLI IMMIGRATI - Bendetto XVI nel messaggio «Urbi et Orbi» ha rivolto un pensiero agli immigrati: «Ai tanti profughi e ai rifugiati, che provengono da vari Paesi africani e sono stati costretti a lasciare gli affetti più cari arrivi la solidarietà di tutti; gli uomini di buona volontà siano illuminati ad aprire il cuore all'accoglienza, affinchè in modo solidale e concertato si possa venire incontro alle necessità impellenti di tanti fratelli; a quanti si prodigano in generosi sforzi e offrono esemplari testimonianze in questa direzione giunga il nostro conforto e apprezzamento». «In Libia - ha proseguito il pontefice - la diplomazia e il dialogo prendano il posto delle armi e si favorisca l'accesso di soccorsi umanitari nella situazione conflittuale. Nei Paesi dell'Africa settentrionale e in Medio Oriente tutti i cittadini e soprattutto i giovani si adoperino per il bene comune e per costruire una società dove la povertà sia sconfitta e ci sia rispetto per la persona umana». (Leggi il testo integrale)

CENTOCINQUANTAMILA IN PIAZZA - Sono centocinquantamila i fedeli giunti in Piazza San Pietro per il rito della messa di Pasqua celebrata dal Papa. Benedetto XVI ha fatto il suo ingresso in piazza sulla Papamobile e la celebrazione della messa avviene sul sagrato della piazza disegnata dal Bernini. Già dalle prime ore del mattino i fedeli sono giunti per partecipare alla celebrazione e per ricevere, alla fine, la benedizione papale «Urbi et Orbi», cioè «alla città e al mondo». Per Benedetto XVI questo è la sesta celebrazione della Pasqua.

FIORI DALL'OLANDA - Come è tradizione dal 1985, la piazza più nota della cristianità è adornata dagli addobbi dei fioristi olandesi. Tantissime le varietà floreali e arboree scelte per le decorazioni: azalee, rododendri, viburno, gigli, betulle aster, fiori di ciliegio. E naturalmente i tulipani. Dominano il giallo e del bianco, i colori del Vaticano. Il balcone da cui il Papa darà la benedizione è adornato con 1.700 rose Vandela di colore crema. La decorazioni sono affidate al mastro compositore Charles van der Voort.

Redazione online
24 aprile 2011

sabato 23 aprile 2011

A MICHELA VITTORIA BRAMBILLA: LETTERA SUL DIRITTO NATURALE LASCIATA NEL SUO SITO

Gent. Michela

vi sono due giorni nell'anno che mi fanno soffrire di più eche sono giunto ad odiare, il Natale e la Pasqua. Mi rincresce di essere un Pinco Pallino rispetto a Lei. Non so se Lei sia credente. Ma anche se lo fosse io al Suo posto non avrei remore per rendere primo responsabile della strage degli agnelli in quelle due esecrande feste di sangue il papa, complice massimo di una Chiesa del silenzio nei riguardi degli animal non umani. Ogni volta che lo vedo apparire alla TV mi viene la rabbia in corpo. Pensi che io filoisraeliano ed estimatore dell'intelligenza ebraica laica sono stato condannato per antisemitismo per avere condannato in un mio saggio la macellazione ebraico-islamica in Tribunale e in Corte d'Appello.ASSURDO. Ricorrerò in Cassazione. In che mondo vivo? Ho ricevuto alla mia email l'articolo bellissimo di Susanna Tamaro che avevo già letto (sul pianto degli agnelli), avendo aderito al manifesto de "LA COSCIENZA DEGLI ANIMALI". Avevo scritto agli impostori dei cattolici vegetariani (
cattolici.vegetariani@gmail.com) che essi non avrebbero cambiato le cose se non avessero fatto una manifestazione pubblica in piazza s. Pietro invece di vantarsi di avere avuto per giugno un colloquio PRIVATO con il papa. Ebbene, costoro mi hanno risposto scrivendomi: "Vada a farsi una passeggiata". Per non dirmi di andare a ..... Ha capito? Ho risposto che non mi scrivessero più perché avevo capito che essi cercavano solo di frenare l'emorragia dalla Chiesa degli animalisti (soprattutto se vegetariani).So che un deputato (o senatore) della Lega Nord Angelo Alessandri (a cui avevo scritto molti mesi fa) aveva presentato un disegno di legge per proibire la macellazione ebraico-islamica. Riprenda Lei questo disegno di legge per portarlo alla votazione. Ma la legge permette purtroppo le macellazioni casalighe, e ciò capita soprattutto per gli agnelli e i maiali. Svolga la Sua azione in parlamento perché le manifestazioni di piazza, mi sono accorto, servono a poco o a nulla. Ho sentito che il 60% non rinuncia a mangiare agnello la Pasqua. Io maledico tutto questo 60%. Io avrei preferito non nascere in questo mondo di crudeltà, e nell'impossibilità di sapere che cosa ci stiamo a fare tutti su questa Terra, nascendo tutti in attesa della condanna a morte. Coerentemnte non ho voluto figli. Sono in pensione da un anno come professore universitario di storia della filosofia. Ho pubblicato recentemente un libro autobiografico e filosofico intitolato IO NON VOLEVO NASCERE. UN MONDO SENZA CERTEZZE E SENZA GIUSTIZIA.FILOSOFI ODIERNI ALLA BERLINA. Si tratta di un libro che è soprattutto un manifesto del DIRITTO NATURALE, che, in quanto naturale, non può essere il diritto della sola natura umana.Ho fatto studi di biologia evoluzionistica (e su questo argomento ho scritto un libro di 518 pagine sepolto in uno dei quaderni degli ANNALI del 1999 della Facoltà di Scienze della formazione di Cagliari. Nella quarta di copertina di IO NON VOLEVO NASCERE sta scritto che solo per gli animali non umani la vita ha un senso perché non si pongono la domanda "che senso ha la vita?". Infatti non ne trovo alcuno data l'evoluzione biologica da una comune origine di tutte le forme di vita. Colgo l'occasione per dirLe che l'art. 1 della Costituzione (come ho scritto nei miei ultimi due libri (il primo è "Scontro tra culture e metacultura scientifica: l'Occidente e il diriito naturale", 2006) dovrebbe essere riformato scrivendo: L'Italia è una repubblica LIBERALE FONDATA SUL DIRITTO NATURALE. Non è infatti la democrazia (con la volontà della maggioranza) che possa stabilire, per esempio, se io abbia diritto alla vita e alla libertà di pensiero, che possono ricavarsi solo dal diritto naturale, che sovrasta qualsiasi maggioranza. Per questo stesso motivo una sentenza non può essere emessa IN NOME DEL POPOLO ITALIANO, perché non è il popolo, prescindendo anche da una maggioranza quasi plebiscitaria, che possa stabilire i fondamenti della giustizia, mentre è lo stesso popolo che può e deve essere giudicato, almeno dalla storia. Altrimenti sarebbero state giuste le sentenze emesse dai governi fascista e nazista in nome del popolo. Cosa che mi fa pensare ai cosiddetti tribunali del popolo che facevano giustizia sommaria senza processo.Il diritto naturale, che è diritto di tutte le forme di vita ha come limite del diritto di uno il diritto naturale di un altro, come nella catena preda-predatore. Ma il predatore non è crudele. Uccide per sopravvivere. Solo l'uomo è crudele perché corrotto dalle culture, dalle tradizioni (anche alimentari) aggiungendo inutili e maggiori crudeltà verso gli animali non umani. Presenti Lei un disegno di legge di riforma dell'art. 1 della Costituzione. Sarebbe una rivoluzione nel campo del diritto, che non sarebbe più antropocentrico. E dal diritto naturale si può indirettamente ricavare il dovere dello Stato di provvedere a tutelare il diritto al lavoro quale mezzo di tutela della vita. Dire che l'Italia è una repubblica fondata sul lavoro è un non senso, una grossa sciocchezza, perché è evidente che nessuno Stato può esistere senza un popolo che lavori. (a parte quelli che possano vivere di rendita). Allo stesso tempo, scrivendo che l'Italia è una repubblica fondata sul diritto naturale (che non può essere della sola natura umana) si ricava indirettamente da ciò il diritto al lavoro e implicitamente si afferma anche il diritto degli animali non umani, almeno come diritto alla non sofferenza quando la sofferenza possa essere evitata e non aggiunta per colpa umana.Molti anni fa Gustavo Selva fu l'unico (se pur certamente non da animalista) a proporre la riforma dell'art.1 della Costituzione introducendo il diritto naturale. Lei passerebbe alla storia proponendo una riforma simile. Lo faccia anche a favore di tutti gli animali capovolgendo una nefasta concezione antropocentrica. Forse di fronte a questa grande rivoluzione giuridica anche la Chiesa (come suo costume storico) si adeguerebbe.L'assurdo è che oggi il diritto naturale rimane malamente rifugiato proprio nella dottrina cristiana. Ma, nonostante un documento pontificio del 1996 con cui si riconosce la verità dell'evoluzione biologica, il diritto naturale dalla Chiesa viene ancora limitato alla natura umana, non accorgendosi essa che in tal modo ha ereditato il concetto di diritto naturale proprio dall'Illuminismo laico (se non ateo) che, in contraddizione con la rivoluzione astronomica che ha decentralizzato la Terra, e perciò anche l'uomo, ha inteso il diritto naturale come diritto della ragione umana. Come Lei stessa certamente sa essendo laureata in filosofia. In tal caso non si può parlare di giusnaturalismo ma di giusrazionalismo, che è un'altra cosa. E purtuttavia lo stesso S.Tomaso, uno dei cardini della dottrina cattolica, aveva inteso il diritto naturale come diritto all'autoconservazione, riprendendo una definizione del giureconsulto romano Upiano: il diritto naturale è il diritto che la natura ha insegnato ha tutti gli animali. Oggi la Chiesa dovrebbe mettersi d'accordo con se stessa ponendo d'accordo il diritto naturale con la riconosciuta verità dell'evoluzione biologica. Ma incredibilmente continua a rimanere sorda su questo argomento per paura di mettersi contro certe tradizioni, anche alimentari. Mi affido a lei che ha il potere e la visibilità che io non ho perché faccia di tutto per rendere pubblico quanto le ho scritto. Pietro Melis

venerdì 22 aprile 2011

AUGURI DI PESSIMA PASQUA A TUTTI COLORO (A INIZIARE DAL PAPA) CHE SONO COMPLICI DELLA STRAGE DI AGNELLI

A tutti coloro che festeggiano la PASQUA rendendosi complici della solita strage di agnelli auguro la stessa pasqua dei poveri agnelli, che sottratti alle madri che li stanno ancora allattando, sono sacrificati nella solita festa di sangue (come il Natale) e maledico (da male dicere) anche il papa che continua a conservare un complice silenzio. E questo vale anche per quegli impostori di cattolici vegetariani (cattolicivegetariani.it; cattolici.vegetariani@gmail.com) che si vantano di avere un colloquio privato con il papa per il mese di giugno, dicendomi "vada a farsi una passeggiata" dopo che avevo detto loro di avere il coraggio di fare una manifestazione pubblica in piazza s. Pietro. Si tratta di un'associazione di impostori che cercano di frenare l'emorragia dalla Chiesa degli animalisti (soprattutto se vegetariani, che in Italia sono circa 7 milioni) che non si sentono rappresentati dal papa, per cui continua a non essere peccato ciò che per la legge (almeno sulla carta) è un reato, cioè il maltrattamento degli animali. Ricada sul papa l'ignominia da parte di tutti coloro che, come me, si ritengono migliori di lui. Se fosse veramente un "pastore tedesco" (come lo definì il quotidiano "Il MANIFESTO" il giorno dell'elezione) sarebbe migliore.Ci si ricordi che l'attuale papa fu dal 1981 al 2005 prefetto della Congregazione per la Propaganda della Fede e che in tale veste fece di tutto per coprire tutti i casi di pedofilia. Poi eletto papa si scoprì il suo passato e allora assunse la veste del fustigatore dei preti pedofili per cercare di salvare la faccia della Chiesa, risarcendo nascostamente le vittime con grosse somme di danaro (che al Vaticano non mancano) perché lo scandalo non si allargasse, dimentico da anticristiano delle parole di Gesù che disse che i peccati di Sodoma e Gomorra erano inferiori solo ai peccati di coloro che corrompevano i bambini e che sarebbe stato meglio per questi corruttori che si fossero messi una macina al collo e si fossero buttati nel mare.

Il progresso si è avuto sempre con la dissacrazione delle vecchie credenze e delle inveterate abitudini. Odio l'umanità ipocrita che mangia carne ma non avrebbe mai il coraggio di affondare il coltello nella gola dell'agnello per "santificare" la pasqua di merda in cui crede. Odio anche il papa che non ha alcunché da insegnarmi sul piano morale e su quello giuridico giacché limita il diritto naturale alla specie umana ignorando l'evoluzione biologica da una comune origine di tutte le forme di vita (benché il suo predecessore si sia sentito costretto in un documento del 1996 ad ammettere la verità dell'evoluzione biologica, ma interpretata finalisticamente, come se fosse indirizzata alla comparsa dell'uomo, trascurando tutte le aporie circa la comparsa dell'immortalità dell'anima umana nell'evoluzione dall'australopithecus al sapiens, il peccato originale, che non si sa più in che cosa sia consistito una volta riconosciuto che quello di Adamo ed Eva è solo un mito, etc., etc.). E senza il peccato originale frana tutta la cristologia. Odio tutte le stronzate che oggi venerdì 22 aprile ho sentito dire dal papa, con una voce diversa, affaticata, rocca e rauca (sarà l'inizio della fine?). Odio tutti quelli che privi di sensibilità per le sofferenze degli animali non umani conseguentemente non hanno alcuna sensibilità per coloro che, come me, soffrono per tali sofferenze. Non mi importa che il mio commento non sia pubblicabile. Non ho alcunché da cambiare. Il rispetto bisogna meritarselo. Mi basta aggiungere nel mio blog i commenti ricevuti, sintomo di una ipocrisia umana che ha rispetto per individui che non ne meritano affatto. "E cortesia fu lui esser villano" (Dante, Inferno, XXXIII, 150).


Il 22/04/2011 16.10, Info CronacaMilano ha scritto:

Buongiorno,

ho letto il suo commento che purtroppo così non è
pubblicabile.
Sarò lieto di pubblicare il suo commento se lo
riformula con toni più pacati.
A noi, come a lei, sta a cuore il problema del
maltrattamento degli animali però la forma è
essenziale.Sappiamo che l'argomento fa molte
volte scrivere commenti brucianti ma se
riusciamo tutti insieme ad essere costruttivi
e non distruttivi, soprattutto nei toni,
riusciamo meglio nell'intento comune.
A presto
La redazione


Il 22/04/2011 16.25, prof. Pietro Melis ha scritto:

CARO PAOLO
faccia girare la risposta di redazione@latuavoce.it GENTE CHE NEL MIO LIBRO (IO NON VOLEVO NASCERE. UN MONDO SENZA CERTEZZE E SENZA GIUSTIZIA. FILOSOFI ODIERNI ALLA BERLINA, ed. Bastogi 2010) PONGO NELLA CATEGORIA DEI SUBANIMALI. LE LORO VOCI SONO PEGGIO DELLE SCORREGGE

-------- Messaggio originale --------

Oggetto:

R: MALEDETTO PAPA

Data:

Fri, 22 Apr 2011 16:09:49 +0200

Mittente:

REDAZIONE

A:

'prof. Pietro Melis'



MA VADA A PRENDERSELA NEL CULO.

PESSIMA PASQUA ANCHE A LEI, INDIPENDENTENTE DAGLI AGNELLI O MENO

LATUAVOCE

Da: prof. Pietro Melis [mailto:profpietromelis@gmail.com]
Inviato: venerdì 22 aprile 2011 16.06
A: redazione@latuavoce.it
Oggetto: MALEDETTO PAPA

OLTRE A FARE GIRARE IL MIO INDIRIZZO, PRIVACY PERMETTENDO, VEDI DI NON FARMI GIRARE LE PALLE PERCHE’ TI MANDO LA POLIZIA POSTALE E TI DENUNCIO ANCHE PER MOLESTIE, CARO TESTA DI CAZZO.

CANCELLA IMMEDIAMENTE IL MIO INDIRIZO O TI FACCIO PENTIRE DI NON FARE LA FINE DELL’AGNELLO.

PENSO PROPRIO CHE TI SI STIA PREPARANDO UNA… PESSIMA PASQUA.

STRONZO !

LATUAVOCE

Da: prof. Pietro Melis [mailto:profpietromelis@gmail.com]
Inviato: venerdì 22 aprile 2011 16.25
A: bailador; Luigi Boschi; redazione@latuavoce.it
Oggetto: Fwd: R: MALEDETTO PAPA

COMMENTO:
QUESTA E' LA TIPICA REAZIONE DEI SUBANIMALI, LA CUI VITA VALE MENO DI QUELLA DI UN INSETTO NOCIVO

RICEVO DAL SITO LA COSCIENZA DEGLI ANIMALI (Umberto Veronesi, Michela Vittoria Brambilla, Susanna Tamaro, Vittorio Feltri,Luigi Lorenzetti, Dacia Maraini, Franco Bargamaschi, Antoine Goetschel, Franco Zeffirelli, Renato Zero (info@lacoscienza deglianimali.it)
il seguente bellissimo saggio di Susanna Tamaro

La Pasqua si avvicina. Gli scaffali dei supermercati sono un trionfo di uova di cioccolata di ogni dimensione, di colombe con tutte le possibili varianti — con uvetta, senza uvetta, ricoperte di cioccolata, con lo zabaione — per accontentare i gusti più stravaganti. Da qualche anno poi, alle più tradizionali colombe, si sono affiancati dolci a forma di campane e di agnelli, anche questi in svariate versioni. Per chi vive in campagna, e ha lo sguardo abituato ad osservare ciò che succede nella realtà circostante, la Pasqua è quel momento in cui le gemme sui rami iniziano a ingrossarsi e i peschi e gli albicocchi, spesso temerariamente, schiudono i loro fiori. Le prime lucertole si svegliano e il loro fruscio si sente in prossimità dei muretti mentre le uova dei rospi, avvolte a migliaia da una lunga collana gelatinosa, ondeggiano tra le piante dei laghetti. Nel sottobosco spuntano le primule, le violette, i crochi, le pervinche e il mesto pigolio invernale degli uccelli si trasforma nella grande sinfonia che prelude al corteggiamento.
Il periodo che precede la Pasqua è il periodo in cui la vita si muove nuovamente verso la sua pienezza e, con questa sua forza oggi così poco compresa, spinge anche noi a rinnovarci, ad abbracciare con una nuova visione lo scorrere incerto della vita. Anche molti animali partecipano a questo rinnovamento. La maggior parte dei capretti e degli agnelli nascono con la luna piena di febbraio e, dopo i primi giorni di timidezza trascorsi zampettando dietro l'ombra rassicurante della madre, si lanciano in corse scatenate con i coetanei del gregge. Chi non ha mai visto gli agnellini giocare, non avrà mai un'immagine chiara della gioia che può pervadere la vita. Si inseguono in gruppi, sterzano, cambiano direzione, saltellano sulle zampe anteriori e posteriori, se c'è un punto più alto nel pascolo, una roccia, un tronco abbattuto, un fontanile, fanno a gara a saltarvi sopra e questo per loro è il massimo divertimento, e poi di nuovo riprendono a rincorrersi, ogni tanto si affrontano e si caricano a testate, simulando l'età adulta. Poi le madri li richiamano, e allora è tutto un correre, un raggiungere con misteriosa abilità, tra la folla del gregge, la propria genitrice, uno spingere con testa, un vibrare di codine soddisfatte. Sul pascolo scende allora il tenero silenzio della poppata. Ma poi un giorno, poco prima della Pasqua, mentre gli agnellini pan di spagna sorridono invitanti sui banchi dei supermercati, nelle campagne arrivano i furgoni e caricano i piccoli delle pecore e delle capre. La gioia se ne va dai pascoli e subentrano gli strazianti belati delle madri che per tre giorni corrono incredule da un lato all'altro chiamando a gran voce le loro creature con le mammelle gonfie di latte. Poi, dopo tanta agitazione, sulle campagne scende il silenzio e i pascoli tornano ad essere delle distese brulle in cui i corvi zampettano tra le madri svuotate dal dolore. Intanto gli agnellini, avvolti nel cellophan, sono arrivati nei banconi dei supermercati: interi, a pezzi, o solo la testa, che pare sia una prelibatezza. Non posso non sussultare quando vedo, schiacciati dalla pellicola, quegli occhi opachi e quei dentini che già strappavano la prima erba.
L'altro giorno mi ha chiamato un'amica che lavora vicino al mattatoio. «Mi sono messa i tappi, ma non serve a niente. Vengono scaricati ogni giorno, a centinaia, e urlano con voci da bambini, disperate, rauche, in preda al terrore, ma, a parte me, nessuno sembra farci caso. In fondo ogni anno è così. È la vita, è la tradizione, è Pasqua e questo è il rumore della Pasqua». Già, perché la Pasqua è soprattutto un pranzo tradizionale, una mangiata di quelle che si fanno di rado, con l'abbacchio trionfante in mezzo alla tavola, un abbacchio ridotto a prelibatezza culinaria, a segno di una cultura gastronomica mai tradita, spogliato da ogni valenza che superi il tratto gastrointestinale. Ma in quei belati, in quelle urla, in quella vita che è pura innocenza, non è forse celata la domanda più profonda sul senso dell'esistere? Perché la morte irrompe e devasta, senza guardare in faccia nessuno. Nella nostra società così asettica e così impregnata di onnipotenza, lo dimentichiamo un po' troppo spesso, ma dimenticare l'ingombrante presenza della morte vuol dire abdicare, fin da principio, al senso della vita. Quando la morte scende su uno dei miei animali, gli altri fanno dei lunghi giri per non avvicinarsi al corpo, per non guardarlo e, per qualche giorno, il loro comportamento cambia, diventa stranamente assente, come se qualcosa, al loro interno, all'improvviso avesse cominciato a vibrare in modo diverso. La contemplazione della morte non può non provocare un profondo senso di timore, timore per quell'occhio brillante che improvvisamente diventa opaco, per quel vivo tepore che si trasforma in fredda rigidità. È per questa ragione che tutte le culture dell'uomo hanno sviluppato dei rituali di macellazione per rendere questo passaggio meno temibile — temibile per l'animale, ma temibile soprattutto per noi, temibile per la potenza evocativa racchiusa nel sangue che scorre.
Ma in una società come la nostra, totalmente profana, in cui nulla è più sacro e gli unici timori concessi sono legati alla materia, la catena di morte del macello non è che una realtà tra le altre. Le urla degli agnelli sono un rumore di fondo, uno dei mille rumori che frastornano i nostri giorni. E forse non sapere ascoltare questo lamento è il non saper ascoltare tutti i lamenti — i lamenti delle vittime delle guerre, dei malati, dei bambini torturati, uccisi, delle persone seviziate, abbandonate, dei perseguitati, di tutte quelle voci che invano gridano verso il cielo. È anche il non saper ascoltare il nostro lamento, di persone sazie, annoiate, risentite, incapaci di vedere altro orizzonte oltre quello del nostro minuscolo ego, incapaci di interrogarci, di affrontare le grandi domande e di accettare il timore che, da esse, inevitabilmente deriva. Sdraiati sul comodo divano della teodicea, continuiamo a ripetere che Dio non può esistere perché permette il male degli innocenti e questo assunto ci placa, ci quieta, ci mette dalla parte della ragione, proteggendoci dall'insonnia delle notti e dall'angoscia straziante del dolore del mondo. Quanti orrori — e quanti errori — derivano da quest'immagine di Dio onnipotente, da quest'idea di un Dio con la barba, seduto su una nuvola, parente stretto di Zeus, con i fulmini in mano, pronto a scagliarli sugli empi della terra. L'onnipotenza di questa società ipertecnologica, non deriva forse proprio da questo? Dio non è onnipotente, come ci aveva promesso, e dunque diventa nostro compito assumerci l'onnipotenza, raddrizzare le cose storte in cose dritte, creare il paradiso in terra, un paradiso in cui la giustizia finalmente trionfa, grazie alle nostre leggi. Il paradiso in terra però, come già abbondantemente ci hanno mostrato le tragedie del Novecento, ben presto si trasforma nel suo opposto perché, quando l'uomo crede di agire unicamente secondo i principi assoluti della ragione, sta già srotolando un reticolato e prepara potenti luci al neon per illuminare ogni angolo della prigione.
Forse il pianto delle migliaia di agnelli immolati per routine consumistica in questi giorni non è che il pianto di tutti i milioni di vite innocenti che ogni giorno in modi diversi, da che mondo è mondo, vengono stritolate dal male. E quel pianto che si alza verso il cielo senza ottenere risposta, ci suggerisce forse che il passaggio, la vera liberazione — la vera Pasqua — è proprio questa. Sapere che Dio non è onnipotente, ma, come Agnello, condivide la stessa nostra disperata fragilità. E solo su quest'idea — sull'idea che condividiamo la fragilità, che le tue lacrime sono le mie e le Sue sono le nostre — si può immaginare un mondo che non scricchioli più sotto il delirio dell'onnipotenza ma che si incammini nella costruzione di una vera umanità.

giovedì 21 aprile 2011

CI VUOLE UNO PSICHIATRA PER IL PAPA

CHE COS'E' UNA CHITARRA CON LE CORDE SPEZZATE? E' UN LEGNO MA NON PIU' UNA CHITARRA. COSI' AVREBBE RISPOSTO UNO SANO DI MENTE.


questa e altre risposte del pontefice in onda su raiuno il venerdì santo

«L'anima di suo figlio in coma?
Una chitarra con le corde spezzate »

Benedetto XVI risponde alla signora di Busto Arsizio che assiste il figlio malato, da due anni in stato vegetativo

questa e altre risposte del pontefice in onda su raiuno il venerdì santo

«L'anima di suo figlio in coma?
Una chitarra con le corde spezzate »

Benedetto XVI risponde alla signora di Busto Arsizio che assiste il figlio malato, da due anni in stato vegetativo

Benedetto XVI durante la  solenne celebrazione del Giovedì Santo (Eidon)
Benedetto XVI durante la solenne celebrazione del Giovedì Santo (Eidon)
CITTÀ DEL VATICANO – Santità, dov’è l’anima di mio figlio in coma? «Certamente l’anima è ancora presente nel corpo. La situazione, forse, è come quella di una chitarra le cui corde sono spezzate, così non si possono suonare. Così anche lo strumento del corpo è fragile, è vulnerabile, e l’anima non può suonare, per così dire, ma rimane presente». Benedetto XVI risponde alla signora Maria Teresa, di Busto Arsizio, madre di Francesco Grillo, 40, malato di sclerosi multipla dal ’93 e da due anni in stato vegetativo. Registrata la settimana scorsa nella biblioteca del Palazzo Apostolico, la risposta del Papa andrà in onda nella puntata del Venerdì Santo del programma A sua immagine, su Raiuno, che ha selezionato sette domande da rivolgere al Pontefice fra le tremila arrivate in redazione. «Io sono anche sicuro che quest’anima nascosta sente in profondità il vostro amore, anche se non capisce i dettagli, le parole, eccetera; ma la presenza di un amore la sente», dice Benedetto XVI nella risposta diffusa dalla Radio Vaticana e dall’Osservatore Romano. «Perciò questa vostra presenza, cari genitori, cara mamma, accanto a lui, ore ed ore ogni giorno, è un atto di amore di grande valore, perché questa presenza entra nella profondità di quest’anima nascosta e il vostro atto è, quindi, anche una testimonianza di fede in Dio, di fede nell’uomo, di fede, diciamo di impegno per la vita, di rispetto per la vita umana, anche nelle situazioni più tristi. Quindi vi incoraggio a continuare, a sapere che fate un grande servizio all’umanità con questo segno di fiducia, con questo segno di rispetto della vita, con questo amore per un corpo lacerato, un’anima sofferente».

LE ALTRE DOMANDE - Tra le domande scelte, Maria nel Venerdì Santo e il mistero della Risurrezione; una mamma musulmana che vive in Costa d’Avorio e chiede al Papa di «Gesù, uomo e profeta di pace» dal suo Paese in guerra; sette giovani di Bagdad che spiegano al Papa di rischiare ogni giorno la vita per il solo fatto di essere cristiani.

LA BIMBA SOPRAVVISSUTA AL SISMA - E una bimba giapponese scampata al terremoto: «Mi chiamo Elena, sono giapponese ed ho sette anni. Ho tan­ta paura perché la casa in cui mi sentivo sicura ha tremato, tanto tanto, e molti miei coetanei sono morti. Non posso andare a giocare nel parco. Chiedo: perché devo avere tan­ta paura? Perché i bambini devono avere tanta tristezza? Chiedo al Papa, che parla con Dio, di spiegarmelo». La risposta di Benedetto XVI, riportata da Avvenire, affronta il mistero del dolore: «Cara Elena, ti saluto di cuore. Anche a me vengono le stesse domande: perché è così? Perché voi dovete soffrire tanto, mentre al­tri vivono in comodità? E non abbiamo le ri­sposte, ma sappiamo che Gesù ha sofferto co­me voi, innocente, che il Dio vero che si mo­stra in Gesù, sta dalla vostra parte. Mi sem­bra questo molto importante, anche se non abbiamo risposte, se rimane la tristezza: Dio sta dalla vostra parte, e siete sicuri che questo vi aiuterà. E un giorno possiamo anche capi­re perché era così. In questo momento mi sem­bra importante che sappiate: "Dio mi ama", an­che se sembra che non mi conosca. No, mi a­ma, sta dalla mia parte, e essere sicuri che nel mondo, nell’universo, tanti sono con voi, pen­sano a voi, fanno per quanto possono qual­cosa per voi, per aiutarvi. Ed essere consape­voli che un giorno, io capirò che questa soffe­renza non era vuota, non era invano, ma che c’è un progetto buono, un progetto di amore dietro. Non è caso». E il Pontefice conclude: «Stai sicura, noi siamo con te, con tutti i bambini giapponesi che soffro­no, vogliamo aiutarvi con la preghiera, con i nostri atti e siete sicuri che Dio vi aiuta. E in questo senso preghiamo insieme perché ven­ga luce per voi quanto prima».

Gian Guido Vecchi
21 aprile 2011

domenica 17 aprile 2011

UN DIO INUTILE COME RIMEDIO ALLA DISPERAZIONE DEL NON SENSO DELLA VITA

Dal blog di Odifreddi IL NON SENSO DELLA VITA (17 aprile 2011)
Quotidiano La Repubblica.it

framenestrello scrive:

@profpietromelis_01: 16 aprile 2011 alle 20:10

Professore Pietro Melis,

non sono teologo e non parlo a nome loro. Non sono professore di filosofia, leggo soltanto quel che posso. Lei dice:

“Hanno mai i teologi riflettuto sulla dura e spietata (dal punto di vista umano) selezione naturale? Per essa è passata anche la specie umana dall’australopithecus al sapiens sapiens. E quando sarebbe sorta l’anima immortale in questa evoluzione? Tutti gli intervenuti hanno taciuto su questi aspetti. E se fosse prevalsa l’antimateria sulla materia quale altra configurazione avrebbe avuto l’universo visibile nato (in ipotesi) dal Big Bang come episodio marginale in un numero indefinito di universi oltre quello visibile nel pluriverso? Troppo comodo affermare l’esistenza di un disegno divino che trascende la CASUALITA’ determinante dell’evoluzione dell’universo e della vita sulla Terra. La casualità non può andare d’accordo con un disegno intelligente.”

Io penso che, se il discorso si svolge presupponendo già che l’uomo sia l’uomo naturale, essere proprio della natura come un qualsiasi altro essere naturale, oggetto del nostro pensiero, non possiamo poi chiedere che quest’uomo abbia l’anima, lo spirito, e altre cose del genere, cioè una dimensione diversa da quella che attribuiamo alla natura dalla quale abbiamo fatto partire il nostro discorso. La natura, per definizione, è un concetto opposto a quello di spirito, e ad essa non si può chiedere un senso per la nostra vita umana.

Bisogna invece chiedersi se il nostro stesso discorrere, da cui soltanto può iniziare e svolgersi qualsiasi discorso sulla natura o sull’anima o su qualsivoglia argomento, sia esso stesso natura, o piuttosto non sia la natura a trovare la sua definizione e i suoi principi nel nostro discorrere.

Lei dice:

“Ma a parte tutto ciò per me rimane la questione fondamentale. A CHE SERVE CREDERE IN DIO? A salvarsi l’anima? Allora un uomo non credente che non faccia del male ad alcuno essendo un uomo giusto non potrebbe avere alcun merito di fronte a Dio?”

Credere in Dio non deve “servire” a nulla, perché altrimenti avremmo la morale eteronoma di Kant. Non può essere uno strumento per raggiungere uno scopo. Dio è Dio se non è esterno all’uomo, ma se è dentro di lui; se è il fondamento stesso della morale autonoma voluta da Kant. Dio, io credo, è quell’assoluto che l’uomo trova dentro di sé a fronteggiare la sua particolarità, il suo arbitrio gratuito, la sua velleità impotente in modo tale che, rinnegando questa sua immediatezza naturale, la superi in una realtà effettivamente umana, in cui la sua azione è realizzazione di una legge di cui egli ne avverte il significato e la necessità, la sua volontà è libertà fondata su un principio che egli sente universale, la sua conoscenza è ragione del mondo. Soltanto raggiungendola con il proprio sacrificio, con il proprio sforzo, vincendo la propria naturalità e realizzando valori che egli avverte come assoluti, l’uomo può avere una realtà sua propria, adeguata alla sua attività spirituale. L’uomo è questo sforzo, quindi anche sofferenza, e soltanto da questo sforzo nasce il senso della propria esistenza.




@framenestrello e a tutti quanti consentono con lui.

Grandi scienziati come Bohr, Heisenberg e Einstein nei loro scritti filosofici hanno sempre ritenuto che la scienza abbia come presupposto la conoscenza della realtà, almeno come appprossimazione ad essa quando si è ai confini della conoscenza.Ma vi sono verità scientifiche ormai così acquisite, come le leggi di Keplero, la fisica di Newton, quella di Einstein (che non ha falsificato Newton, come falsamente ha scritto Popper, ma l'ha convalidata nei limiti di uno spazio scisso ancora dalle coordinate spazio-tempo, per cui la fisica di Newton è tuttora valida nella fisica in cui la velocità di un sistema sia trascurabile rispetto a quella della luce), l'evoluzione biologica da una comune origine di tutte le forme di vita, etc. Pertanto non si può dire, come dicono i filosofi della palude del relativismo (in cui versa la filosofia contemporanea) , che "non esistono verità ma solo interpretazioni" (Nietzsche).Uno come lei e tanti altri è libero di sostituire alla conoscenza scientifica il sentimento religioso e credere che la conoscenza scientifica sia solo una proiezione dell'uomo sulla natura (come pensava il filosofo esistenzialista Karl Jaspers, che svalutava la conoscenza scientifica per riconoscere il primato dell'uomo pur nel riconoscere lo scacco dell'esistenza nel suo volgersi oltre i limiti della conoscenza scientifica) per attingere Dio. Attinga pure lei Dio in questo modo, ma riconoscendo lo scacco dell'esistenza, in quanto Dio è soltanto il rimedio alla disperazione che lei cerca di superare per non riconoscere IL NON SENSO DELLA VITA.Lei è rimasto a Cartesio, che affermava l'esistenza di tre sostanze: la materia, lo spirito umano e quello divino. BAGGIANATE GROSSE. In questo modo l'odiato Cartesio negava un'anima agli animali non umani e li considerava solo delle macchine non senzienti. Questa è follia antropocentrica. Lei separando l'uomo dalla natura è corresponsabile e complice di tutte le sofferenze a cui vengono sottoposti gli animali. E di questo non si rende conto. Lei non ha saputo rispondere ai miei quesiti (per esempio: quando nell'evoluzione biologica sarebbe sorta l'anima immortale, in che cosa sarebbe consistito il peccato originale?). Lei salta tutto con la fede. Se la tenga pure. Nessuno vuole togliergliela. Ma, prafrasando Don Abbondio, uno se la fede non l'ha, non se la può dare. Ma riconosca che è uno che non vuole arrendersi alla disperazione del non senso della vita.Tutte le religioni cosiddette rivelate sono nate in epoche di grande ignoranza, quando si pensava che l'universo fosse finito e che la Terra fosse al centro del mondo (fanno eccezione molti presocratici come Anassimandro, Eraclito, Empedocle, Democrito) le cui opere non ci sono pervenute se non in frammenti e testimonianze soprattutto a causa del cristianesimo, massimo colpevole della perdita delle loro opere. Dovrei essere anche più duro. Ma mi fermo qui.

framenestrello scrive:

@ profpietromelis_01: 17 aprile 2011 alle 18:58

Non sono avvezzo a usare certi tipi di linguaggio, ma di fronte a tanta boria da gallo cedrone, verrebbe voglia di ammaccarle la cresta, l’unica cosa che lei ha di duro.

“Grandi scienziati come Bohr, Heisenberg e Einstein nei loro scritti filosofici hanno sempre ritenuto che la scienza abbia come presupposto la conoscenza della realtà…”

Forse voleva dire: “…che la scienza abbia come scopo la conoscenza della realtà…”. Se la conoscenza della realtà fosse il presupposto della scienza, a cosa servirebbe allora la scienza?

“Ma vi sono verità scientifiche ormai così acquisite…”

Ammazza che concorrenza spietata al dogmatismo teologico!
Le vorrei ricordare che non siamo più nell’ottocento, anche la mentalità degli scienziati si è evoluta come dimostra la moderna epistemologia!

“Ma vi sono verità scientifiche ormai così acquisite, come le leggi di Keplero, la fisica di Newton, quella di Einstein… l’evoluzione biologica da una comune origine di tutte le forme di vita, che non si può dire, come dicono i filosofi della palude del relativismo (in cui versa la filosofia contemporanea) secondo cui “non esistono verità ma solo interpretazioni” (Nietzsche).”

La sintassi non è molto chiara: non si capisce ciò che non è possibile dire; forse voleva scrivere che non si può dire ciò che dicono i filosofi della palude del relativismo, e cioè non si può dire che non esistono verità ma solo interpretazioni.

Non sono e non mi sento un relativista, perché le mie verità universali ed assolute le costruisco attraverso quell’operatività razionale che non posso non riconoscere nell’intelligenza altrui e di tutti se l’avverto operare come la mia stessa intelligenza. Relativista è colui che, chiudendosi nella propria individuale e parziale verità, crede che ne possano esistere altre. Dogmatico è colui che crede che la verità esista fissa e determinata per sempre oltre la costruzione attiva che ne fa l’intelligenza pensante.

“Uno come lei e tanti altri è libero di sostituire alla conoscenza scientifica il sentimento religioso…”

Caro bel tipo, nulla di ciò che è umano mi è estraneo, appunto perché sono un uomo. Poi, se ne è capace, mi indichi dove ho sostituito il sentimento religioso alla conoscenza scientifica!
Lei invece, altro che sentimento religioso! Ma la capisco: non può che reputarlo ben misera cosa rispetto al fanatismo irrazionale che nutre per il suo tronfio sapere imbalsamato che ha pure la presunzione di chiamare scienza; o rispetto all’idolatria per una natura di cui si sente un inutile e insignificante prodotto!

“…e credere che la conoscenza scientifica sia solo una proiezione dell’uomo sulla natura…”

Veda, anche la conoscenza scientifica, come dice la stessa parola, è conoscenza, cioè atto dell’umano pensare. La natura poi, è la natura che conosciamo. O lei conosce un’altra natura? La natura non conosciuta? Provi a descrivere la sua natura distinta da tutto ciò che conosce di essa.

“Attinga pure lei Dio in questo modo, ma riconoscendo lo scacco dell’esistenza, in quanto Dio è soltanto il rimedio alla disperazione che lei cerca di superare per non riconoscere IL NON SENSO DELLA VITA.”

A questo punto mi è quasi venuto l’impulso ad ammirarla: in coerenza con il suo amato NON SENSO DELLA VITA lei si è divertito a parlare a vanvera. Tanto, avrà pensato, che senso potranno avere le mie parole se l’intera vita stessa non ha senso? Ma poi mi è sembrato di fare un brutto torto alle sue convinzioni se avessi voluto attribuire ai suoi pensieri perfino questa coerenza.

“Lei è rimasto a Cartesio, che affermava l’esistenza di tre sostanze: la materia, lo spirito umano e quello divino. BAGGIANATE GROSSE.”

Se lei invece di trastullarsi nelle BAGGIANATE GROSSE, a detta sua, dove il pensiero di Cartesio condivide il grande presupposto del realismo dei suoi tempi e di sempre, si fosse invece sollevato a ciò che di grande ha detto CARTESIO, il quale ha trovato la realtà interna allo stesso pensare di cui mai si potrà dubitare, forse ora non perderebbe tempo con le sue idee bislacche.

“Lei separando l’uomo dalla natura è corresponsabile e complice di tutte le sofferenze a cui vengono sottoposti gli animali.”

Immagino che mi abbia già denunciato all’associazione degli animalisti!

“E di questo non si rende conto.”

Sono proprio un incosciente!

“Lei non ha saputo rispondere ai miei quesiti (per esempio: quando sarebbe sorta l’anima immortale, in che cosa sarebbe consistito il peccato originale?).”

Veda, è lei che se ne intende di natura, quindi semmai è lei che deve cercare l’anima sotto qualche ciuffo d’erba perduta nel Cambriano.

“Lei salta tutto con la fede”

Se lei avesse letto con più attenzione il mio primo appunto che reputo pacato e civile, invece di dar la stura alle sue escandescenze, forse non ne avrebbe “saltato” il significato e avrebbe compreso che per me la fede è il momento iniziale benché immancabile del sapere, il momento in cui la realtà si manifesta primamente nella coscienza con immediata assolutezza perché venga poi appresa attraverso la costruzione razionale. Ma lasci stare questi concetti difficili!

“Ma, prafrasando Don Abbondio, uno se la fede non l’ha, non se la può dare.”

Don Abbondio diceva a quel modo, proprio perché era don Abbondio! Invece da una persona di energia interiore ci si aspetta qualcosa di più. Ma lei non si preoccupi: ha la fede nei meccanismi infallibili della natura di cui si sente il risultato, ha la fede nelle verità imbalsamate che attribuisce alla scienza. Quante altre fedi vorrebbe avere?

“Ma riconosca che è uno che non vuole arrendersi alla disperazione del non senso della vita.”

Qui ha proprio ragione! Forse le mie convinzioni potranno non risultare corrette, ma almeno quando le esprimo a me stesso o ad altri, cerco di dar loro un senso.
Invece, dalle sue stesse parole deduco che lei si è già rassegnato a dire cose senza senso. E già! Se la vita è senza senso, figuriamoci le parole!

“Tutte le religioni cosiddette rivelate sono nate in epoche di grande ignoranza, quando si pensava che l’universo fosse finito e che la Terra fosse al centro del mondo…”

Più o meno allo stesso modo era ignorante anche Fedro che pensava che i lupi e gli agnelli parlassero tra di loro. Meno male che oggi non crediamo più a queste cose! Che progresso che abbiamo fatto!
Ignorante era Tolomeo che credeva che fosse il sole a girare intorno alla terra. Ma si sa, a quei tempi…

“Dovrei essere anche più duro.”

No! Questo proprio no. Per favore, non s’indurisca più! E’ già duro come un sasso!

“Ma mi fermo qui.”

E meno male! Altrimenti, che giochi d’artificio!



@framenestrello ero incerto se rispondere o no. Premesso che l'unica cosa vera da lui riscontrata è un mio mancato collegamento sintattico di cui io stesso mi sono accorto subito (prima di lui) riportando il tutto nel mio blog (pietromelis.blogspot.com), noto che, mentre io mi sono astenuto da qualsiasi riferimento alla durezza del suo cervello di pietra, questo individuo, non sapendosi difendere diversamente, è sceso a volgari accuse accusandomi di avere la boria della cresta del gallo cedrone. Allora, rispondo come merita alle escrescenze patologiche del suo cervello tarato da ignoranza e presunzione.
Mi sono divertito a fare un florilegio di tutte le stronzate che ha scritto (nel senso di Harry G. Frankfurt, Stronzate, Rizzoli 2005).
"le mie verità universali ed assolute le costruisco attraverso quell’operatività razionale che non posso non riconoscere nell’intelligenza altrui e di tutti se l’avverto operare come la mia stessa intelligenza".
Commento: mi escludo con piacere da questa sua intelligenza che da arrogante pretende di attribuire a tutti gli stronzi.
"...ciò che di grande ha detto CARTESIO, il quale ha trovato la realtà interna allo stesso pensare di cui mai si potrà dubitare, forse ora non perderebbe tempo con le sue idee bislacche".
Commento: Ho dedicato 10 anni allo studio del meccanicismo nella fisica del '600 (con scritti e corsi universitari su Cartesio, Hobbes, Galileo, Keplero, Huyghens, Leibniz, Newton) e posso dire che Cartesio è colui che ha rovinato l'inizio della filosofia moderna partendo dal Cogito ergo sum, anche se poi, contraddittoriamente ha espresso nella fisica, entro una concezione puramente meccanicistica, tante cazzate (come nella teoria dei vortici per escludere la forza di gravità), a tal punto che non ha detto una sola cosa giusta. Come matematico non può essere considerato fondatore della geometria analitica, esposta in modo contorto e farraginoso, nonostante le note assi cartesiane. In realtà il vero fondatore della geometria analitica fu il suo contemporaneo Pierre Fermat, che non era nemmeno un matematico di professione, ma giudice della Corte di Bordeaux. E pare che abbia scritto il famoso teorema (portante il suo nome) al margine di una brutta copia di una sentenza. Non sto qui a fare l'elenco di tutte le cose sbagliate che ha scritto Cartesio. Ne ha detto di grosse anche sulla spiegazione dei colori, che fu data per la prima volta da Newton (pur nel contesto di una teoria corpuscolare, a cui si era prima contrapposta la giusta teoria ondulatoria dell'olandese Christian Huyghens). E Huyghens scrisse che Cartesio aveva scritto "un bon roman de phisique". Cartesio lavorava solo di fantasia partendo da principi che riteneva veri indipendentemente dall'esperienza. Autore così contraddittorio che ha dato luogo poi allo spiritualismo da una parte e al meccanicismo ateo dei materialisti del '700 (La Mettrie, Helvetius, D'Holbach, Diderot, etc.).
"La natura poi, è la natura che conosciamo. O lei conosce un’altra natura? La natura non conosciuta? Provi a descrivere la sua natura distinta da tutto ciò che conosce di essa".
Commento: Boh! Non si capisce che c...voglia dire.Mi sembra una tautologia.
"per me la fede è il momento iniziale benché immancabile del sapere, il momento in cui la realtà si manifesta primamente nella coscienza con immediata assolutezza perché venga poi appresa attraverso la costruzione razionale. Ma lasci stare questi concetti difficili!".
Commento: ma fede in che cosa? Non lo dice. Pretende però che la realtà si manifesti nella sua "coscienza con immediata assolutezza". Ma quale realtà? Non lo dice. Si palesano immediatamente soltanto le sue personali escrescenze come verità assolute. Ma ancora non si capisce in che cosa consista questa realtà che pretende si manifesti nella sua coscienza. In quanto a presunzione non vi è altro da aggiungere. Crede di avere una coscienza divina?
"Forse le mie convinzioni potranno non risultare corrette, ma almeno quando le esprimo a me stesso o ad altri, cerco di dar loro un senso.Invece, dalle sue stesse parole deduco che lei si è già rassegnato a dire cose senza senso. E già! Se la vita è senza senso, figuriamoci le parole!".
Commento: Il bue che dice cornuto all'asino. E quale sarebbe il senso della vita se è comune l'origine di tutte le forme di vita dai primi protorganismi? Qui frana ogni stronzata antropocentrica.Le sue opinioni le esprima ai suoi pari, disposti ad ascoltare stronzate.
Ed ora termino dicendo che uno che negasse la verità delle tre leggi empiriche (tratte dall'osservazione) di Keplero (da cui Newton ricavò la legge della gravitazione universale nella meccanica moderna con la nascita della meccanica razionale) sarebbe ritenuto o scemo o pazzo, mentre è ritenuto normale chi non crede in Dio o dubita della sua esistenza. E soprattutto chi non crede in tutte le stronzate che ha scritto questo anonimo individuo. "E cortesia fu lui esser villano" (Dante, Inferno, XXXIII, 150). Vorrei proprio sapere che possa pensare Odifreddi di un simile individuo. Forse penserà che non valga la pena rispondergli sprecando il tempo come ho fatto io. L'avverto che non replicherò perché non replico agli stronzi che scendono alle offese, mentre io mi ero assolutamente astenuto nella prima replica dall' usare parole offensive.

sabato 16 aprile 2011

PIU' PAZZI NELLA MAGISTRATURA CHE FUORI

L'OMICIDIO E' VOLONTARIO SOLTANTO QUANDO VI SIA LA DELIBERATA INTENZIONE DI UCCIDERE. CHE LA THYSSEN SIA COLPEVOLE PER ALTRI GRAVI REATI (TRA CUI IL MANCATO RISPETTO DELLE NORME DI SICUREZZA)E' CERTO. MA CIO' NON SIGNIFICA CHE SIA COLPEVOLE DI OMICIDIO VOLONTARIO, ANCHE SE NELLA FATTISPECIE NON PUO' CONFIGURARSI UN SEMPLICE OMIDIDIO COLPOSO. IO MI DOMANDO SE NON SIANO STATE COLPEVOLI ANCHE LE VITTIME SE SAPEVANO CHE LAVORAVANO IN MANCANZA DI NORME DI SICUREZZA. SONO DA RITENERSI CORRESPONSABILI IN QUANTO AVREBBERO POTUTO BLOCCARE LA FABBRICA ED OCCUPARLA SINO ALLA MESSA IN OPERA DI TALI NORME. IN REALTA' SE NE SONO FREGATE ANCH'ESSE. QUESTA E' UNA SENTENZA POLITICA DETTATA DALLA VOLONTA' DI ACCOGLIERE LA REAZIONE EMOTIVA DEI PARENTI DELLE VITTIME. MA PARLARE DI OMICIDIO VOLONTARIO E' SOLO FOLLIA. I PARENTI VOGLIONO SOPRATTUTTO IL RISARCIMENTO DEI DANNI. MA QUESTO RIGUARDA L'ASPETTO CIVILE DEL PROCESSO PENALE.

il rogo del 6 dicembre 2007 provocò la morte di 7 operai

Sentenza Thyssen: dure condanne

La Corte d'Assise di Torino: 16 anni e mezzo di carcere all'amministratore delegato Espenhahn

il rogo del 6 dicembre 2007 provocò la morte di 7 operai

Sentenza Thyssen: dure condanne

La Corte d'Assise di Torino: 16 anni e mezzo di carcere all'amministratore delegato Espenhahn

Un momento del processo di Torino (Fotogramma)
Un momento del processo di Torino (Fotogramma)
MILANO - La Corte d'Assise di Torino ha condannato a 16 anni e mezzo per omicidio volontario l'amministratore delegato della ThyssenKrupp Harald Espenhahn. Dopo 94 udienze per i familiari dei sette operai morti la notte del sei dicembre 2007 a causa di un incendio sulla linea cinque delle acciaierie ThyssenKrupp di Torino è stato il giorno della giustizia. «È una svolta epocale, non era mai successo che per una vicenda del lavoro venisse riconosciuto il dolo eventuale» ha dichiarato il pm Raffaele Guariniello, al termine della lettura della sentenza del processo Thyssenkrupp, tra le lacrime e gli applausi dell'aula 1 del Tribunale di Torino, gremita da parenti ed ex dipendenti della multinazionale. «Diciamo che una condanna non è mai una vittoria - ha proseguito Guariniello - né una festa, però questa condanna può significare molto per la salute e la sicurezza dei lavoratori». Il pm ha poi concluso: «Credo che da oggi in poi i lavoratori possano contare molto di più sulla sicurezza». Accanto ai pm Guariniello e Traverso, ad attendere la sentenza era seduto anche il procuratore capo, Giancarlo Caselli.

LA SENTENZA - Al banco degli imputati, oltre all'amministratore delegato Harald Espenhahn, 45 anni di Essen, condannato per omicidio, c'erano anche Cosimo Cafueri, responsabile della sicurezza, Giuseppe Salerno, responsabile dello stabilimento torinese, Gerald Priegnitz, membro del comitato esecutivo dell'azienda, assieme a Marco Pucci, e un altro dirigente Daniele Moroni, accusati a vario titolo di omicidio e incendio colposi (con colpa cosciente) oltre che di omissione delle cautele antinfortunistiche. Per Gerald Priegnitz, Marco Pucci, Raffaele Salerno e Cosimo Cafueri, confermate le richieste dell'accusa: sono stati condannati a 13 anni e 6 mesi. Solo per Daniele Moroni la Corte ha aumentato la pena a 10 anni e 10 mesi, i pm avevano infatti chiesto 9 anni. È la prima volta che in un processo per morti sul lavoro gli imputati sono stati condannati a pene così alte. La società ThyssenKrupp Acciai Speciali Terni Spa, chiamata in causa come responsabile civile, è stata inoltre condannata al pagamento della sanzione di 1 milione di euro, all'esclusione da agevolazioni e sussidi pubblici per 6 mesi, al divieto di pubblicizzare i suoi prodotti per sei mesi, alla confisca di 800mila euro, con la pubblicazione della sentenza sui quotidiani nazionali «La Stampa», «La Repubblica» e il «Corriere della Sera».

Il processo Il processo Il processo Il processo Il processo Il processo Il processo Il processo

DIFESA - «Siamo totalmente insoddisfatti. Ha influito tutto questo pressing mediatico» ha detto invce Cesare Zaccone, uno dei legali della difesa, indicando i numerosi giornalisti presenti in aula, appena pronunciata la sentenza. «Siamo insoddisfatti - ha ribadito - in particolare per la dichiarazione della subvalenza delle attenuanti rispetto al risarcimento del danno questa è una cosa mai vista prima. Andremo in appello ma non credo otterremo molto di più».

PARTI CIVILI stata anche la prima volta in cui a costituirsi parte civile è stato un numero così alto di lavoratori, 48, alcuni ricollocati in altre aziende o enti, altri in cerca di lavoro. Anche Comune e Provincia di Torino, Regione Piemonte, Cgil e gli altri sindacati e varie associazioni come Medicina democratica si sono costituite parte civile. A tre anni dalla strage in cui hanno perso la vita Giuseppe Demasi, Angelo Laurino, Roberto Scola, Rosario Rodinò, Rocco Marzo, Bruno Santino e Antonio Schiavone, una sentenza della magistratura italiana ha stabilito che Espenhahn, come sosteneva l'accusa, aveva deciso di posticipare i lavori per la messa in sicurezza dello stabilimento di Torino a una data successiva a quella della prevista chiusura e del trasferimento a Terni. E aveva deciso quindi, in modo consapevole, di tralasciare i gravi rischi a cui avrebbe sottoposto i lavoratori.

APPLAUSI - Un lungo applauso si è levato dall'aula del tribunale di Torino al termine delle lettura della sentenza per il rogo della Thyssen. I parenti delle vittime hanno urlato: «Bravo Guariniello» rivolgendo parole di solidarietà al pm a capo del team dell'accusa. «Adesso gli avvocati non ridono più» ha commentato uno dei parenti presenti. «Sono soddisfatta» ha detto una delle madri piangendo «mio figlio non me lo ridaranno più, ma almeno in tribunale è stata fatta giustizia. I ragazzi se lo meritavano».

SOCIETA' - La condanna dell'ad Espenhahn in primo grado per «omicidio con dolo eventuale» è per la ThyssenKrupp «incomprensibile e inspiegabile», secondo una nota della società dopo la sentenza. La ThyssenKrupp «esprime ai familiari delle vittime il suo più profondo cordoglio e rinnova il suo grande rammarico per il tragico infortunio avvenuto in uno dei suoi stabilimenti. Nelle sue linee guida, il Gruppo conferma che la sicurezza sul posto di lavoro è un obiettivo aziendale di assoluta importanza, pari alla redditività e alla qualità dei prodotti, e che si deve provvedere con ogni mezzo a garantire la stessa. Una tragedia simile non si dovrà ripetere mai più».

SACCONI - «La sentenza ha accolto il solido impianto accusatorio e costituisce un rilevante precedente. Essa dimostra peraltro che l'assetto sanzionatorio disponibile è adeguato anche nel caso delle violazioni più gravi». Così il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, ha commentato la sentenza. «Questa tragedia impone soprattutto una più diffusa ed efficace azione preventiva perché anche la sentenza più rigorosa non può compensare la perdita di vite umane e il grande dolore che ha prodotto - ha aggiunto Sacconi in una nota - la via maestra rimane la collaborazione bilaterale paritetica tra aziende e organizzazioni dei lavoratori accompagnata da una idonea attività di vigilanza».

COTA - «I piemontesi sentono ancora il dolore di quella tragedia - ha dichiarato il Presidente della Regione Piemonte, Roberto Cota - e in questo giorno sono vicini alle famiglie delle vittime. È importante che sia arrivata una sentenza in un tempo ragionevole pur in un processo così complesso».

Redazione online
15 aprile 2011

venerdì 15 aprile 2011

VITTORIO ARRIGONI: E' ANDATO A CERCARSI UNA CAUSA SBAGLIATA. ERA DALLA PARTE DEI PEGGIORI: NON PROVO PIETA' PER LUI

Costui difendeva il partito Hamas che sappiamo essere, non un'ala moderata dei palestinesi, ma l'ala oltranzista che a priori, al contrario del governo di ABU MAZEN nella Cisgiordania, non vuole riconoscere l'esistenza di Israele. Si dichiarava antisionista e stava dalla parte di un Hamas che, scisso dal governo di Abu Mazen (con sede in Ramallah) vuole o permette che nella striscia di Gaza le donne vengano oppresse sino a tal punto che viene impedita l'istruzione, non possono guidare l'auto, etc. etc. Ecco per che cosa si batteva questo individuo, che ora la stampa vorrebbe presentare come un martire che combatteva per la pace. GUARDARSI DAI PACIFISTI. SONO LUPI TRAVESTITI DA AGNELLI. Incapaci di vedere le ragioni della storia e privi di qualsiasi capacità di analisi politica.
Clicca su antimafiamilitante per sentire il discorso fazioso di questo falso pacifista predicatore di odio contro Israele accusato di tutto mentre Hamas sembra solo vittima di Israele.


Gaza risponde a Roberto Saviano

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