giovedì 30 dicembre 2010

LA PAZZIA DILAGA NELL'OCCIDENTE CORROTTO (ANCHE DALLA LOBBY DEI PEDERASTI)

Vi è da domandarsi come sia possibile che esistano Stati che approvino leggi pazzesche. Questi due pederasti (come tutti quelli come loro che, pur tuttavia, ritengono di essere normali) capiscono che da soli non possono avere un figlio (perché la vagina non può essere sostituita con il culo). Ma uno Stato che fa? Accetta la cancellazione della distinzione naturale tra il culo e la vagina e permette ad uno dei due di non "tradire" l'altro. Pertanto nessuno dei due, per essere coerente con la sua anormalità, rifiuta di accoppiarsi con una donna, che probabilmente gli fa anche schifo sessualmente (incredibile). E allora lo Stato, per non perdere i voti di pederasti e lesbiche, permette ad uno dei due di trovare una donna da inseminare artificialmente. Ma questo sarebbe il male minore. Infatti il neonato saprebbe comunque chi sarebbe la sua madre se fosse vietato alla donna di conservare l'anonimato. Ma a questo male minore se ne aggiunge un altro ben maggiore. La donna inseminata non sarà la madre del neonato perché essa è stata usata solo come recipiente di un ovulo donato ANONIMAMENTE da un'altra donna. Questo significa che il disgraziato neonato, nato dalla pederastia di due individui egoisti con l'avallo di uno Stato che fa leggi pazzesche, non saprà mai chi sia sua madre. E un giorno, quando domanderà chi sia (perché è naturale che lo domandi crescendo) uno di questi due pederasti risponderà: sono io e l'altro è tuo padre. A questo punto immaginatevi in quali condizioni psicologiche, con gravi turbe, crescerà questo bambino per colpa di due egoisti scellerati che pretendono di essere normali. Dovrebbe odiarli tutti e due anche perché di fronte alla NECESSITA' DI UNA ANAMNESI MEDICA (necessaria per conoscere eventuali malattie ereditarie) questo povero disgraziato sarà condannato a subire dei danni anche dal punto di vista medico. E proprio per questo dovrebbe essere impedita dalla legge ad una donna di abbandonare il neonato in ospedale con la garanzia dell'anonimato. Anzi, dovrebbe fare il nome del padre, costretto all'esame del DNA. Senza che ciò comporti alcun onere economico da parte dei genitori naturali potendo il neonato avere una vita migliore nell'adozione. Ma egli conserva il diritto naturale di sapere chi siano i suoi veri genitori.
Purtroppo questi sono i risultati a cui è giunto l'Occidente corrotto dal relativismo, dalla falsa democrazia (che uccide il diritto), dalla cancellazione della natura sostituita dalla corruzione della cultura.

Gran Bretagna

EltonJohn papà di Zachary,
il compagno Furnish è la mamma

Così la coppia gay si è registrata sui documenti del figlio adottato

Gran Bretagna

EltonJohn papà di Zachary,
il compagno Furnish è la mamma

Così la coppia gay si è registrata sui documenti del figlio adottato

Elton John (a destra) e David Furnish (Ansa)
Elton John (a destra) e David Furnish (Ansa)
MILANO - Sir Elton John è stato indicato come il «padre» del piccolo Zachary Jackson Levon sui documenti di nascita computerizzati, in possesso dell’ufficio di Los Angeles. Un dettaglio che aumenterebbe le illazioni di chi indica nella popstar il padre biologico del bimbo nato il giorno di Natale da una madre surrogata di cui non è stata fornita l’identità, malgrado si dicesse che fosse stato il partner di Sir Elton, David Furnish, a fornire lo sperma, vista la più giovane età (48 anni contro 63). Stando al Daily Mail, il compagno di John figurerebbe, invece, come «la madre». In genere, sulla documentazione via computer (che è quella vista dal tabloid) vengono indicati un «padre» e una «madre», ma nei casi di coppie gay, quando viene prodotto il certificato si può chiedere l’indicazione di «genitore 1» e «genitore 2». Come rivelato ancora dallo stesso tabloid, il bimbo è nato da una madre surrogato che, però, non sarebbe la madre biologica, ma avrebbe solo portato in grembo il piccolo, dopo che le è stato impiantato l’ovulo donato da un’altra donna misteriosa. Ciò significa che Zachary ha due padri e due madri, che, fra l’altro, avrebbero firmato degli accordi di riservatezza vincolanti, per tenere la loro identità segreta a tempo indeterminato. E sebbene si mormori che la nascita di Zachary sia costata oltre 1 milione di dollari fra accordi e spese mediche al cantante e al suo compagno, quest’ultimo mercoledì faticava a contenere la propria gioia.

IN OSPEDALE - «Per anni io ed Elton abbiamo parlato della possibilità di esaudire uno dei nostri più grandi desideri, ovvero quello di diventare genitori. E adesso che lo siamo, ci sentiamo così beati e fortunati». Elton John e Furnish, che stanno insieme da 17 anni e si sono uniti con rito civile nel 2005, erano entrambi presenti, insieme con i genitori di David, arrivati apposta dal Canada, alla nascita di Zachary al Cedars Sinai Medical Centre di Beverly Hills. «D’ora in avanti Zachary sarà la persona più importante nel mondo di Elton e David – ha detto il fratello di quest’ultimo, Peter, al tabloid londinese – e sono certo che non gli mancheranno cure ed amore. Solo pochi bambini al mondo possono avere una fortuna del genere e credo che loro saranno dei genitori fantastici». La nuova famigliola dovrebbe rientrare in Inghilterra il prossimo mese. L’anno scorso, il cantante e il suo partner tentarono di adottare due orfani ucraini, Lev, 14 mesi, e il fratello Artyom, sieropositivo, ma le autorità del paese rifiutarono la loro domanda di adozione. Questo non ha però fermato Elton John e Furnish dal tentare di aiutare comunque i due fratellini, cercando per loro «un’amorevole famiglia ucraina», come ha raccontato lo stesso Furnish ad un sito americano.

Simona Marchetti
30 dicembre 2010

Prof. Pier Paolo OTTONELLO E LA SUA FILOSOFIA DA W.C.

O OTTONELLO ( docente di storia della filosofia nella Facoltà di Scienze della formazione Università di Genova)

da www.filosofico.net ho tratto queste tue frasi, che sono una grossa stronzata (secondo il significato dato a questo termine da Harry G. Frankfurt, Stronzate, Rizzoli 2005).

Bisogna riscoprire la persona come valore, l’uomo integrale che rappresenta la totalità dell’essere. Questa è, a mio avviso, la prospettiva futura per una filosofia che si voglia porre come riflessione fondazionale in grado di recuperare i valori universali di tutta l’umanità attraverso una ricerca ontologico-metafisica in senso forte. Entro questo ambito, i diritti fondamentali dell’uomo costituiscono il nascente orizzonte di senso per una rinnovata dignità metafisica della persona, ontologicamente considerata. In vista di un appagamento dello spirito e dell’uomo tutto intero. Perché la persona è il diritto sussistente e inalienabile. La cui fonte suprema è Dio.

Commento: la tua filosofia è ciò che di più deleterio si possa concepire perché continua a parlare di valori morali, che non esistono. Essi sono sempre i valori di certe culture o i valori dei vincitori. Anche i nazisti avevano i loro valori morali, che non si sono imposti solo perché hanno perso la guerra. Ricordati che non si uscirà mai dalla "lotta mortale tra valori morali" (Max Weber). Se ne può uscire solo con il diritto naturale, che, in quanto naturale, non può essere della sola natura umana. La stronzata maggiore consiste nell'espressione "l'uomo integrale che rappresenta la totalità dell'essere". Se è rappresentata da individui come te è veramente mal rappresentata. Ma hai mai fatto letture di cosmologia e di biologia evoluzionistica per sapere che ci stiamo a fare su questa Terra? Non ti è mai venuto il dubbio che la vita sulla Terra sia il frutto della casualità (formazione delle galassie con casuale prevalenza della materia sull'antimateria nell'universo visibile facente parte di un pluriverso e conseguente superamento della teoria del Big Bang, distanza casuale della Terra dal sole, casuale massa della Terra, casuale meteorite senza il quale 65 milioni di anni fa non vi sarebbe stata l'evoluzione dei mammiferi e perciò non vi sarebbe stata nemmeno l'evoluzione casuale dall'autralopithecus al sapiens sapiens)? E per te credente quando sarebbero sorti i valori morali nell'evoluzione biologica? Aveva il sapiens sapiens di 100.000 anni fa dei valori morali? E per te credente quando sarebbe apparsa l'anima immortale in un supposto disegno divino dell'evoluzione naturale? E in che cosa sarebbe consistito il peccato originale, visto che lo stesso Giovanni Paolo II in un documento del 1996 ha riconosciuto la verità dell'evoluzione biologica pur interpretandola antiscientificamente come indirizzata verso l'uomo? Ma così ha mandato in soffitta Adamo ed Eva. La filosofia non ha futuro se rimane nella pattumiera da cui hai tratto ciò che sempre hai scritto. Non sapremo mai che ci stiamo a fare su questa Terra. IGNORABIMUS. E tu pretendi di dare un significato all'essere (il pluriverso) partendo dall'uomo. Non ti accorgi di dire STRONZATE? Per te il resto della natura sulla Terra non esiste. Con i filosofi da strapazzo come te aumenterà la malattia mortale della Terra che è l'antropocentrismo, fonte maggiore di tutte le crudeltà umane verso gli animali non umani. Confrontati almeno con la collega vegetariana Luisella Battaglia di cui fui ospite 15 anni fa nella sua casa con un pranzo vegetariano in famiglia (anche se non concordo con lei nell'uso di certi termini che tradiscono ancora una concezione morale dei diritti degli animali). SU CHE COSA SONO FONDATI I TUOI ASSERITI DIRITTI FONDAMENTALI DELL'UOMO?
Non ti accorgi che, prescindendo dal diritto naturale (a cui persino un S. Tomaso si avvicinò citando la definizione di Ulpiano: Il diritto naturale è il diritto che la natura ha insegnato a tutti gli animali), i diritti umani sarebbero fondati solo sul fatto di essere........umani? Cioè su una stronzata di tautologia. Il diritto naturale nasce dalla legge NATURALE che (in analogia al primo principio della dinamica) dice che ogni organismo tende alla sua autoconservazione. E da tale principio consegue il diritto alla vita e, nell'uomo, il diritto alla libertà di pensiero, essendo il diritto naturale di uno il limite del diritto naturale di un altro, come nella catena-preda-predatore, dove il predatore uccide per motivi di sopravvivenza, e non per crudeltà come fa l'uomo per motivi culturali, non naturali. Se i diritti umani scaturissero dal fatto di essere umani (sulla cosiddetta dignità della persona umana) allora, facendo il gioco della torre, nel 1939 (per non risalire ancora indietro negli anni), si sarebbe dovuto buttare giù uno scarafaggio invece di Hitler, a costo di più di 20 milioni di morti. Anche perché Benedetto XVI ha detto (28 dicembre 2005), difendendo l'intangibilità dell'embrione umano, che "Dio posa sull'embrione umano uno sguardo benevolo e amoroso su cui vede già il destino dell'uomo". Allora il Dio cristiano posò uno sguardo benevolo e amoroso anche sugli embrioni di Hitler, e, da masochista, su quello di Maometto? Poggia uno sguardo benevolo e amoroso anche su tutti i criminali, anch'essi dotati della dignità della persona umana? Se Dio esistesse non avrebbe posato uno sguardo benevolo e amoroso nemmeno sul tuo embrione per evitare che fossero aggiunte stronzate su Dio. La realtà è che un uomo può valere meno di quasiasi animale non umano. Ma questo non può essere capito da tutti i filosofastri come te che continuano a parlare e a scrivere di valori morali invece che di diritto naturale.
Che cosa ci si può aspettare da uno che si dichiara allievo di Michele Federico Sciacca, che insegnò stronzate metafisiche anche scrivendo un libro come METAFISICA DELL'ESSERE PARZIALE per concludere che esiste l'essere totale che è Dio? E se l'essere totale fosse l'universo? Perché andare oltre esso con la fantasia?

martedì 28 dicembre 2010

IO NON VOLEVO NASCERE

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Io non volevo nascere. Un mondo                senza certezze e senza giustizia. Filosofi odierni alla                berlina

Io non volevo nascere. Un mondo senza certezze e senza giustizia. Filosofi odierni alla berlina

di Melis Pietro (clicca sul nome per vedere la copertina)

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Dettagli del libro


QUARTA DI COPERTINA

In questo volume di critica e di denuncia di Pietro Melis le pagine scientifiche e filosofiche si uniscono e si intrecciano con quelle propriamente autobio-grafiche dandoci uno spaccato particolarmente intenso della sua esperienza di uomo e di studioso. Le tante amare considerazioni non sono soltanto frutto di una concezione maturata attraverso lo studio della filosofia e del diritto ma anche attraverso esperienze e vicende spesso dolorose, conseguenza della cattiveria e della mancanza di rispetto da parte di tanti della sua dignità e delle sue buone ragioni, così fortemente conculcate, anche in sede giudiziaria, per cui propone una reale riforma della giustizia civile e dell'ordinamento giudiziario.

Il libro è un messaggio di ricerca della verità contro le falsità storiche, i non sensi linguistici della retorica dei valori morali e le certezze religiose, contro una concezione antropocentrica, e perciò antiscientifica, della natura, a cui l'autore, distinguendo tra morale e diritto, oppone la legge naturale della tendenza di ogni vita alla sua autoconservazione, e perciò il dovere dell'uomo di rispettare tale legge, che si traduce nel diritto naturale anche degli animali non umani, senza il quale non esistono nemmeno i "crimini contro l'umanità". Pur nella cornice di una disperata e inutile ricerca di un senso della vita umana, il cui non senso deve portare alla coscienza della futilità e del danno di ciò a cui si dà una falsa importanza, come la ricchezza e il potere. Solo la vita degli animali non umani ha un senso perché essi non si pongono la domanda "che senso ha la vita?".
Fuori copertina (aggiunto nella pubblicità ne L'UNIONE SARDA di lunedì 20 p.8 e mercoledì 22 dicembre p.39): entro il racconto delle annose, dolorose e allucinanti vicende giudiziarie (comprendente i nomi di 14 giudici di Cagliari e di uno della Cassazione con le loro sentenze) l'autore espone una reale riforma del C.P.C. e dell'ordinamento giudiziario.

PIETRO MELIS, già professore di storia della filosofia nella Facoltà di Scienze della formazione dell’Università di Cagliari, inizialmente ha indirizzato i suoi studi verso l’esame del rapporto tra scienza e filosofia nel ’600 (Spazio e tempo nella fisica di Cartesio, 1967, che fu la sua tesi di laurea in Filosofia; Studio sulla fisica di Hobbes, 1973; Studio sulla matematica di Hobbes, 1974; Leibniz e la concezione meccanicistica del mondo, 1974; Statica e dinamica. Implicazioni storiche della fisica aristotelica, 1980; Aspetti logici e teologici della rivoluzione astronomica. Da Buridano a Keplero, 1983; Cartesio e Hobbes. Studio sull’ottica, 1984), senza trascurare alcuni temi della filosofia contemporanea in relazione al predominante antropocentrismo trasversale a molti indirizzi filosofici, sintomo della scissione tra filosofia e scienza o di una manipolazione metafisica delle conoscenze scientifiche (Al di là del vero e del falso. Saggio di teologia negativa. Da Husserl a Heidegger, 1979; Finalismo e antropomorfismo nella filosofia contemporanea, 1988). Successivamente i suoi interessi si sono indirizzati verso lo studio della biologia evoluzionistica (Biologia e filosofia. Origine della vita ed evoluzione biologica. Casualità e necessità, 1999), parallelamente a temi di natura morale e giuridica (Morale e diritto, 1995; Morale e diritto nell’antichità, 2000; Scontro tra culture e metacultura scientifica: l'Occidente e il diritto naturale. Nelle sue radici greco-romano-cristiane, 2006).

Oggetto: Fwd: Fwd: IO NON VOLEVO NASCERE
Data: 27 Dec 2010 20:03:16 +0100
Mittente: prof. Pietro Melis
A: rettore@unica.it


O rettore omonimo e arrogante che non mi rispose nemmeno per cui dovetti parlare inutilmente con il prorettore circa la mia richiesta di un contratto dopo il pensionamento. Ma ora sono contento di avere lasciato questo ambiente vomitevole di MAFIA. Ho votato una sola volta nella mia vita nelle lezioni per il rettore e proprio nell'occasione in cui votai per FAA, che venne a farmi visita a casa pur dopo avere saputo di non essere stato eletto. Tutt'altra stoffa.


INVIATO ANCHE A MOLTI DOCENTI DI LETTERE E DI SCIENZE DELLA FORMAZIONE

In un capitolo racconto le mie vicende dentro la Facoltà, e qualcuno tremerà .La vendetta è un piatto che si mangia freddo. Il libro, ancora in corso di stampa, è uscito in anteprima a Cagliari (librerie Dessì, Cocco, Succa, La repubblica,il Bastione, Tiziano (via Tiziano), Mondadori (via Sonnino)
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AD UNA TUTTORA ANTIQUATA DOCENTE UNIVERSITARIA DI FILOSOFIA MORALE DI CUI FUI COLLEGA DI STANZA ALL'UNIVERSITA'

A GABRIELLA BAPTIST (baptist@unica.it)

tutta la tua filosofia morale non serve di certo a combattere la malattia mortale della Terra che è l'antropocentrismo. Si vede da tutti i filosofi a cui ti sei interessata, ricca di erudizione e vuota di pensiero critico. Sei rimasta nell'ambito circoscritto delle riviste specializzate a conferma che i filosofi continuano a vivere fuori del mondo, nel chiuso delle Università, mentre il mondo passa sopra la loro testa fregandosene di essi. Avresti dovuto imparare almeno la lezione di Max Weber secondo cui esisterà sempre un "conflitto mortale tra valori morali". La filosofia morale non dovrebbe nemmeno più esistere se non come storia della filosofia morale essendo i valori morali espressione di tradizioni culturali (locali) o i valori dei vincitori. Anche i nazisti avevano i loro valori morali, che non si sono imposti perché hanno perso la guerra. Pretendere che esistano valori morali universali significa rimanere entro la pattumiera della filosofia accademica, che serve soltanto per acquisire titoli dentro le Università. Chi spreca ancora del tempo nel continuare a studiare Hegel (senza nemmeno avvedersi che su filosofi come Hegel bisognerebbe sputare addosso per avere alimentato una follia antropocentrica con lo Spirito assoluto incarnatosi nella sua filosofia), chi spreca tempo dedicandolo a degli stronzi come Nancy o Derrida (il decostruzionista che non si accorse che le sue stronzate decostruivano anche lui in una congerie di contraddizioni), chi spreca tempo, insomma, dedicandolo a filosofastri ignoranti che prescindono completamente dalle conoscenze scientifiche (soprattutto della cosmologia e della biologia evoluzionistica, entro cui deve radicarsi il discorso sulla natura umana per evitare la retorica antropocentrica dei valori morali e la solita nauseante cantilena del dialogo tra culture) continuerà a dire e a scrivere solo stronzate (Harry G. Frankfurt, Stronzate, Rizzoli 2995). La filosofia morale deve cessare di esistere in quanto è una contraddizione in termini. Può esistere solo una storia della filosofia morale come storia delle dottrine morali, che hanno fatto il loro tempo e debbono essere chiuse nel museo archeologico della filosofia. Con la filosofia morale non si uscirà mai dal relativismo delle concezioni morali. Ma questo ancora non entra in testa ai filosofi e ai ripetitori di idee altrui come te. Di tutta la filosofia degli ultimi decenni (per non risalire oltre nel tempo) salvo soltanto Robert Nozick (Anarchia, Stato e Utopia, 1974) perché fu l'unico a capire che senza il diritto naturale ogni concezione filosofica scade nel relativismo dei valori morali. E coerentemente Nozick capì che il diritto naturale, in quanto naturale, non può essere della sola natura umana. Da qui le pagine (anche se poche) dedicate al diritto naturale degli animali non umani, che per te, imbevuta di filosofia antropocentrica (da W.C.) pare non esistano nemmeno. I filosofastri di oggi avrebbero bisogno di un clistere di diritto naturale, sperando che entri loro da un'altra parte ciò che non entra ad essi in testa (come nella tua). La violenza umana nasce proprio dalla pretesa che l'uomo abbia una superiorità in quanto scaturente da valori morali che gli animali non umani non hanno. Ma i filosofastri non capiscono che la maggior parte dell'umanità sarebbe migliore se fosse "bestiale". Il termine "bestia" tradisce la separazione dell'uomo dalla natura, e i "valori morali" alimentano questa folle concezione perpetuando i luoghi comuni del linguaggio morale, che fa ancora appello alla "dignità della persona umana", mentre gli animali non umani sono molto migliori di molta umanità perché i predatori non uccidono per crudeltà ma soltanto per motivi di sopravvivenza (in base al diritto naturale, da cui discendono il diritto alla vita, e nell'uomo alla libertà di pensiero). Quando hai scritto su Kant non ti ha mai sfiorato la contraddizione in cui egli è caduto pur avendo avuto la pretesa di distinguere tra diritto e morale (Metafisica dei costumi). Egli ha fondato il diritto naturale (come tutti i giusnaturalisti moderni) sulla ragione, più precisamente sul postulato morale della libertà, riconoscendo così che il diritto naturale riguarda solo l'uomo in quanto soggetto morale. CHE CONFUSIONE! Di cui non ti sei minimamente accorta perché ammalata anche tu dell'antropocentrismo dei valori morali. Il diritto naturale sfugge alla legge di Hume secondo cui non si può trarre il dover essere dall'essere. Infatti il diritto naturale non si confonde con la morale perché esprime la legge NATURALE della tendenza di ogni organismo alla propria autoconservazione, in analogia con il primo principio della dinamica (vai a ripassartelo). Ma nonostante l'identificazione del diritto naturale con il diritto della ragione i giusnaturalisti moderni avevano distinto tra diritto (con i relativi doveri perfetti) e morale (con i relativi doveri imperfetti, che non possono essere imposti con la legge, come avviene oggi nella politica del buonismo e nella mente corrotta di tutte le merdacce filosofiche odierne che hai studiato). Hobbes (De cive, I, 8) e Spinoza (Trattato teologico-politico, XVI) con il suo concetto di conatus (Etica, III, prop.VIII) si avvicinarono al concetto di diritto naturale inteso come diritto all'autoconservazione, ma peccarono per eccesso estendendo il diritto della forza oltre i limiti della necessità di conservare il proprio essere (come nella catena preda-predatore) e confusero la violenza interspecifica, funzionale alla conservazione delle specie, con la violenza intraspecifica di cui solo l'uomo è capace per ragioni culturali e non naturali, anche a causa di una guerra tra valori morali (come nelle guerre di religione). Se vuoi purificarti il cervello vai a studiare i presocratici e i neoplatonici come Plutarco e Porfirio, sostituendo con essi tutta la robaccia di cui sinora ti sei occupata. O ignorante di conoscenze scientiche! Quando sarebbero sorti i valori morali nell'evoluzione biologica da una comune origine di tutte le forme di vita? L'homo sapiens sapiens di 100.000 anni fa (per non parlare dei precedenti homo abilis e homo erectus, di qualche milione di anni fa) aveva già dei valori morali? In natura non esistono valori morali. Esiste solo il diritto naturale all'autoconservazione, a cui si avvicinò persino un S. Tomaso riprendendo la definizione di Ulpiano (il diritto naturale è il diritto che la natura ha insegnato a tutti gli animali). Oggi anche i filosofi laici non sono migliori dei filosofi cristiani nel loro alimentare una scissione tra uomo e natura. Tutti i guasti ambientali nascono da una concezione antropocentrica (biblica anche per i non credenti) del dominio dell'uomo sulla natura, che porta a credere che gli animali non abbiano alcun diritto, nonostante la comune origine di tutte le forme di vita. Il diritto naturale o è di tutti gli animali o è di nessuno. Il limite del diritto naturale di uno è il diritto naturale di un altro alla sua autoconservazione. Tra tutti i filosofi contemporanei (tutti antropocentrici) il meno antropocentrico fu Heidegger . Ma perché? Perchè andando alla fonte perduta del pensiero occidentale (che è quello presocratico) capì che l'uomo non poteva considerarsi padrone della Terra, ma al massimo custode di essa. La fonte della violenza umana nasce dall'antropocentrismo, "che fa violenza alla Terra e la trascina nell'esaustione ponedola sotto il dominio della volontà di volontà, che rende manifesta l'insensatezza dell'agire umano posto come assoluto" (Heidegger, Saggi e discorsi). Avrei altre cose da aggiungere ma può bastare questo perché ti ripulisca il cervello dalle stronzate dei valori morali. Ho il sito www.ordineliberale.org con cui è collegato il mio blog pietromelis.blogspot.com

giovedì 23 dicembre 2010

LA FAVOLA DI GESU' VEGETARIANO

E' vero che vi sono dei vangeli apocrifi (scritti molto tempo dopo i quattro canonici) in cui si vuole presentare un Gesù vegetariano. Ma purtroppo per la Chiesa sono veri e comandano solo quelli canonici. E in questi non vi è una sola parola a favore degli animali non umani. Adesso non voglio andare a ripescare i passi esatti. Ma Gesù disse: prima di fare la tua offerta al tempio (che era in realtà un mattatoio come i templi pagani) conciliati con tuo fratello e poi vai a fare l'offerta, cioè a far scannare dai cosiddetti sacerdoti, in realtà dei macellatori, l'agnello. Quando Gesù scacciò i mercanti dal tempio (in realtà dal colonnato esterno) disse che essi ne avevano fatto una spelonca di ladri mentre era la "casa del Signore". Un dio che abitava in un mattatoio, che Gesù continuò a chimare "casa del Signore" e la cui ritualità pagana non venne mai condannata da Gesù, il quale nella parabola del figliol prodigo usò i'immagine dell'uccisione del vitello più grasso per far festa. E quando cacciò via i demoni li costrinse ad incarnarsi in un branco di maiali perché si gettassero nel lago dove affogare. Cosa poi strana perché in Palestina non vi erano maiali, considerati tuttora dagli ebrei CREDENTI animali impuri e dunque non mangiabili. Si racconta anche che Gesù parlò con le anime di Mosè e del "profeta" Elia, due personaggi che l'esegesi biblica ha dimostrato non essere mai esistiti. A parte ciò a Mosè (macellatore di uomini, donne, bambini e "bestiame", sono attribuite le regole con cui uccidere gli animali da sacrificare a Jaweh, per cui l'odore del grasso d'animale bruciato era "soave odore" (Levitico) ed Elia era uno che aveva comandato di fare a pezzi 450 seguaci del dio Baal, concorrente maggiore di Jaweh giacché gli ebrei erano allora pagani e Jahweh era originariamente una delle tante divinità ebraiche. Poi con il passaggio al monoteismo Jahweh divenne nel cristianesimo il Padre di Gesù. Non fa ridere? La teologa tedesca Uta Ranke Heinemann (ex cattolica) nel suo bellissimo e documentato libro "Così non sia. Introduzione al dubbio di fede, Rizzoli) ha dimostrato che l'ultima cena fu a base di carne d'agnello. La favola di Gesù vegetariano è nata quando alcuni cristiani incominciarono dal II secolo a contaminare la figura di Gesù con la filosofia gnostica costituendo sette religiose che rifiutavano la tradizione ebraica e quella cristiana prevalente, che si rifà al pluriassassino Saulo (poi divenuto S. Paolo), vero fondatore del cristianesimo pur non avendo mai conosciuto di persona Gesù perché fu lui ad inventare la resurrezione di Gesù. Infatti tutte le Epistole di Paolo precedono storicamente tutti i Vangeli (compresi i quattro canonici). E fu Paolo a dire nell'Epistola ai Romani: "Se qualcuno vi invita a pranzo non ponetevi degli scrupoli e mangiate tutto ciò che esce dai mattatoi". S. Paolo cercò di convertire Apolllonio di Tiana (medico pitagorico e vegetariano). Ma non vi riuscì. Come sarebbe stata migliore la storia se fosse stato S. Paolo a farsi convertire da Apollonio di Tiana.
Se si tratta di favole ognuno ha il diritto di scegliere le favole che preferisce. Io vorrei che quella di Gesù vegetariano non fosse solo una favola (in cui non credo). Ma poiché spesso mi scrivono dal loro sito i cattolici vegetariani (www.cattolicivegetariani.it), io ho proposto ad essi di organizzare una manifestazione silenziosa in piazza S. Pietro visto che Benedetto XVI (pur ghiotto si wurstel) dice che Gesù proveniva dalla setta degli Esseni (che si dice fossero vegetariani). Ma da quest'orecchio i vegetariani cattolici non ci sentono nonostante le mie insistenze perché in piazza S. Pietro dicano con striscioni rivolti al papa che bisogna smetterla per sempre di identificare Natale e Pasqua (che odio) con la solita strage di agnelli. Ho detto loro che se non si rivolgono al loro PRINCIPALE in Vaticano tutto ciò che dicono di fare anche pubblicamente rimarrà sterile. Scrivete ai cattolici vegetariani (cattolici.vegetariani@gmail.com)


sabato 18 dicembre 2010

RACCONTO DI UNO CHE VIVE IN ARMONIA CON GLI ANIMALI, TURBATA DALLA GENIA SCHIFOSA DEI CACCIATORI

Un partecipante al forum Animali e dintorni del Corriere della sera (Beppe Giannelli) ha scritto quanto segue, che dovrebbe servire da esempio a tutti.

Vivere in campagna tra buoni e cattivi. Qualche giorno fa un collega lettore scriveva di quanto la caccia fosse la negazione della vita di campagna e per il rispetto alle specie viventi e per il rispetto alla specie umana che ci dimora.
Io vivo in campagna e lo faccio nel modo più completo e più tradizionale.
Allevo i miei animali, cani, gatti, galline, tortore e gazze, coltivo i miei ulivi, il mio frutteto, raccolgo la legna per il mio camino, a breve coltiverò anche il mio orto.
Il mio vivere in campagna è il simbolo della pace e dell'armonia.
Non c'è violenza nel mio vivere in campagna.
Accarezzo le mie galline anche quando affamate, mi beccano le mani e quando non mi fanno le uova.
Sono felice di sentire il canto del mio Remo ogni mattina, anche in quelle in cui vorrei riposare un po' di più.
Consento alle gazze e alle tortorelle libere di infiltrarsi nel mio pollaio a condividere le granaglie delle mie galline.
Sto attento alle rane che sbucano quando piove, proteggo talpe e topolini dai miei gatti e dai miei cani.
Cerco di essere il più delicato e il meno invasivo possibile anche nel potare gli alberi.

Ma qualcosa ogni tanto turba questa pace.

E' il rumore degli spari che le alte e robuste recinzione da me poste a protezione della mia pace, non riescono ad isolare.
E' la paura che quegli spari possano colpire i miei animali, la mia Matisse e la mia Keena e perché no, me stesso, e che possano colpire quei pochi uccellini che ancora non si sono rifugiati nella protezione della mia boscaglia.

Cosa cercano quegli esseri artificiali e violenti?
Perché sputano fuoco contro innocenti?
Qual' è la rabbia che agita i loro sonni e che sentono di dover scaricare contro gli altri innocenti?
Perché si avvicinano ai nostri caseggiati?
Chi mai potrà provare dolore e chi mai porterà loro soccorso se dovessero colpirsi tra di loro? Certamente nessuno tra i miei vicini.
Perché noi cittadini buoni che siamo maggioranza contro la caccia, non riusciamo ad impedire una tale barbarie?
Saluti dalla mia campagna innevata.

martedì 14 dicembre 2010

ALFONSO PAPA: UN SUBANIMALE IN PARLAMENTO

O FACCIA DA CAZZO

PAPA Alfonso - PDL


mi dimostri che lei vale più di un visone, che ha una faccia migliore della sua. Se non esistesse la galera il visone lo farei a lei riempiendole la faccia di cazzotti. LEI E' UN SUBNANIMALE che non si rende conto di essere tale. E di SUBANIMALI come lei è pieno il parlamento, questa aula sorda e grigia di parassiti che rubano i soldi ai cittadini. E' in corso di stampa un mio libro in cui, tra l'altro, spiego come fondare il PARTITO DEI NON VOTANTI, in modo che il numero degli eletti diminuisca in proporzione al numero dei non votanti come me, che ho smesso di votare dal 1994 perchè mi fate tutti schifo. Vi deve essere tolta la poltrona da sotto il culo perché voi una volta eletti fate solo i cazzi vostri. Ma più schifosi sono individui come lei che difende l'industria di morte degli animali da pelliccia. Lei meriterebbe di fare la stessa fine. Si salvano pochi come la Brambilla e la Prestigiacomo nella palude fetida del parlamento.

E CORTESIA FU LUI ESSER VILLANO (Dante, Inferno, XXXIII, 150)

da LA ZAMPA (La STAMPA)
Ma chiudetelo in gabbia .. ALFONSO PAPA
GERMANO S.
Riceviamo e rigiriamo un comunicato AIP su una proposta di legge vergognosa:



LEGGI SPECIALI CONTRO I LIBERATORI DI VISONI
IL DEPUTATO DEL PDL ALFONSO PAPA PRENDE LE DIFESE DEGLI ALLEVATORI

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E’ di questi giorni la notizia che un deputato del Pdl, tale Alfonso Papa, si sia schierato a difesa degli allevatori di animali da pelliccia italiani, chiedendo quello che chiama un “pugno duro” contro le azioni di liberazione che avvengono con una certa regolarità ai danni di questi lager. Si chiedono fino a 6 anni di carcere per chi decide di aprire le gabbie e donare la libertà a degli esseri viventi imprigionati e destinati ad essere scuoiati.
Noi pensiamo invece che aprire la gabbia di un animale sia un gesto nobile, da difendere e appoggiare.

Il signor Papa si fa strenuo difensore della lobby degli allevatori, chissà per quale motivo poi, e chiede perfino risarcimenti economici per i danni ingenti che questa categoria sta subendo a causa del proliferare di azioni animaliste.
«Azioni criminali», le definisce Papa, che si configurano come «vere e proprie violazioni di diritti fondamentali che minano le libertà personali e di iniziativa economica cui, ad oggi, non è corrisposto nessun riscontro, né in termini di giustizia né in termini di tutela risarcitoria». I diritti fondamentali di cui Papa si riempie la bocca sono solo quelli degli allevatori: il diritto ad imprigionare esseri senzienti, a ucciderli con il gas, a scuoiarli, a mercificarli e venderne la pelle. I diritti fondamentali di questi altri esseri viventi, i prigionieri dei campi di sterminio presenti ancora in Italia, non vengono nemmeno menzionati, come da prassi. Ed è proprio perché il diritto alla libertà non viene riconosciuto per gli animali, e per dare loro una possibilità di toccare l’erba e di correre in un fiume e affrontare la vita libera, che alcuni attivisti decidono di usare il mezzo più diretto: aprire loro le gabbie.

Il signor Papa, copiando pari pari dalla retorica degli allevatori, utilizza anche le solite accuse di far morire gli animali sotto le macchine o farli morire di stenti. Come se non fossero destinati a morire comunque. Come se coloro che lui sta cercando di difendere non fossero degli aguzzini il cui unico scopo è ucciderli quegli animali della cui sorte lui pare preoccuparsi.
Quindi la nuova legge che viene proposta sarebbe l’aggiunta di due Commi alla legge all’articolo 638 del codice penale (uccisione o danneggiamento di animali altrui), con un aumento delle pene previste, che possono arrivare fino a 6 anni di carcere. Quasi ridicolo pensare che chi agisce per dare libertà e possibilità di scampare la morte a degli animali debba essere processato per “uccisione o danneggiamento di animali altrui. Ma qui quello che si tutela non sono gli animali, solo il commercio e l’inalienabile diritto alla proprietà privata degli allevatori, padroni di disporre della vita, della sofferenza e della morte di migliaia di esseri viventi ogni anno.

Qualche anno fa l’AIAV (Associazione Italiana Allevatori Visone) offrì 20.000 euro di ricompensa per chi offrisse informazioni sui liberatori di visoni. Visti i risultati quei 20.000 euro sono sempre rimasti nella loro cassa, una taglia inutile. Adesso forse sono stati utilizzati in altro modo, un po’ meno pubblico.
Quello che ci auguriamo è che anche questo sia solo un ennesimo buco nell’acqua… o l’ennesimo buco nella rete dei loro allevamenti!

Invitiamo tutti a dire la vostra al signor Papa alla sua mail:
papa_a@camera.it

Oppure direttamente da questo sito:

martedì 7 dicembre 2010

CHE CI STANNO A FARE I TEATRI? SOLDI PER LA RICERCA

So che questo titolo può sembrare provocatorio ed inaccettabile, se non scriteriato. Ma attenzione. Scrive uno che sin da ragazzo ha frequentato le sale da concerto e i teatri lirici (anche se meno, non essendo appassionato di lirica, e tanto meno del melodramma italiano, mentre è un "fanatico" ascoltatore delle opere di Wagner). Però ho sempre sofferto ascoltando le mie musiche preferite in una sala da concerto. Mi sono sempre sentito compresso, legato alla poltrona, impedito di accompagnare con la mia voce i passi migliori, di canticchiare e, qualche volta, di accompagnare con il canto la musica che ascoltavo. Ho sempre preferito ascoltare in casa la musica, provando emozioni che non mi può dare la musica dal vivo perché posso regolare io stesso il volume della musica, aumentandolo a piacere in alcuni passi particolari. A casa posso godere di un suono stereofonico. E' un'altra cosa ascoltare a casa la marcia funebre dal Crepuscolo degli dèi di Wagner. Dieci minuti di musica esaltante., che non possono costringermi a rimanere muto e legato ad una poltrona da sala da concerto. E che dire di alcune parti dell'inizio della sinfonia "Dal nuovo mondo" di Dvorak? Solo due esempi. In una sala da concerto non potrei avere eguale godimento né potrei, come posso fare in casa, gesticolare immaginando di essere io a dirigere l'orchestra (triste anche se bella illusione).
Per quanto riguarda la prosa, chi se ne frega! Non sono mai stato ad ascoltare un'opera in un teatro di prosa. Eppure conosco, per esempio quasi tutte le opere teatrali di Pirandello, dell'insuperabile Pirandello, di cui lessi anche tutte le "Novelle per un anno" quando ero ventenne. Che aggiunge di meglio il teatro? Per me nulla. Anzi, non posso tornare su certe frasi, meditare su di esse, leggere riflettendo con pause. Me ne importa proprio nulla degli attori. Se scomparissero dalla scena non sarebbe una perdita. Facciano un altro mestiere. Non ne abbiamo proprio bisogno. Mentre abbiamo bisogno di maggiori finanziamenti per la ricerca scientifica (fisica e biologia). Al limite si può vivere senza musica (soprattutto di quella pseudomusica chiamata leggera e di tutti quei parassiti della società che ne sono gli autori, salvo poche eccezioni), mentre non si può vivere senza il finanziamento di quelli che sono i veri benefattori dell'umanità, cioè coloro che dedicano la vita a nuove scoperte nel campo della fisica e della medicina. Se tutti quegli imbecilli che buttano soldi andando ad ascoltare i falsi miti della musica leggera spendessero gli stessi soldi per aiutare la ricerca scientifica cesserebbero di essere degli imbecilli che vanno a finanziare il mondo effimero dello spettacolo.