domenica 31 luglio 2011

SALVATAGGIO DI UNA BALENA CHE RINGRAZIA DANZANDO I SALVATORI

31/07/2011 - SOCCORSA DA UN ECOLOGISTA: MAI PROVATA UN'EMOZIONE SIMILE

California, balena liberata
danza per i suoi salvatori

La "danza" della balena Valentina finalmente libera

Valentina stava morendo

soffocata nella rete
di un pescatore

GLAUCO MAGGI
new york

Storia di mare, con coda di balena raggiante e grata verso i suoi salvatori, al largo della costa californiana. Sono gli estremi del mondo marino. Ma se gli squali evocano terrore, non si deve per forza andare allo zoo per vedere delfini che flirtano con gli umani che li addestrano per profitto.

Può capitare d'essere in gita al largo per ammirare le balene a casa loro, e ritrovarsi a fare un'opera buona e venire ricompensati da uno show privato e toccante. Come a Michael Fishbach, cofondatore del gruppo, guarda caso, per la protezione della balena, «The Great Whale Conservancy». In vacanza con amici nel mare di Cortez per fotografare cetacei, Fishbach ha notato una megattera (humpback whale, o balena con la gobba) affiorante ma immobile, in apparenza morta. Tuffatosi per verificare da vicino le sue condizioni, l'animalista ha visto subito che la balena era paralizzata da centinaia di metri di rete da pesca, ormai incapace di muoversi e quasi di respirare.

Dopo averla trascinata vicino al natante, il gruppo ha iniziato una frenetica corsa contro il tempo per liberarla dai fili, tagliando le maglie con un piccolo coltello. Riacquistata parzialmente una certa libertà di movimento, la megattera s'è messa a nuotare, trascinandosi la barca tra le risa dei suoi nuovi amici. Fiacca per la prigionia e affaticata, la balena s'è però presto fermata, e ha permesso a Fishbach di proseguire nel taglio della rete fino alla completa liberazione.

Valentina, questo il nome che le è stato attribuito dal giorno in cui è avvenuto il suo salvataggio, ha improvvisato all'istante uno spettacolo per esprimere «la sua gioia, se non addirittura per ringraziarci», ha commentato Fishbach: 40 balzi e tuffi fuori dall'acqua, torsioni e controtorsioni in cui ha scacciato la paura di soccombere, e ha «ritrovato» la sua energia dopo la lunga tortura dell'immobilità. «Quando nuotavo al suo fianco i nostri occhi si sono incrociati, non c'erano parole che potevamo scambiarci ma volevo farle sapere che eravamo lì per aiutarla», ha raccontato Fishbach. «Ho fatto fatica a stare concentrato perché quasi sopraffatto dalla vista d'una bestia bellissima ed enorme (in media il peso è di 45 tonnellate e la lunghezza sui 15 metri, nda) intrappolata e vicina alla morte. E ammetto d'aver avuto paura perché sapevo che era impaurita ed esausta e poteva uccidermi se avesse avuto una reazione da panico contro di me».

giovedì 28 luglio 2011

HA RAGIONE BORGHEZIO. COME AVEVA RAGIONE ORIANA FALLACI

IL CASO

Borghezio: ''Idee di Breivik condivisibili''
E Calderoli chiede scusa alla Norvegia

Le reazioni dopo l'intervento dell'europarlamentare leghista sull'assassino norvegese: "E' per colpa dell'invasione degli immigrati se sono sfociate nella violenza". L'appello a Bossi e Maroni di Idv, Verdi, Pd, del Futurista, l'Europeo e Valigia Blu per chiedere la condanna immediata di quelle parole. Lo fa il ministro per la Semplificazione

ROMA - Era inevitabile che l'intervento dell'onorevole leghista Mario Borghezio durante la trasmissione La zanzara di Radio24, a proposito dell'assassino terrorista norvegese, suscitasse vive reazioni e polemiche: "Molte sue idee sono buone, alcune ottime. E' per colpa dell'invasione degli immigrati se poi sono sfociate nella violenza", ha detto l'europarlamentare della Lega Nord.

AUDIO Le parole di Borghezio 1

E Borghezio oggi ha rincarato la dose. "Sono intervenuto perché ho avuto l'impressione che questa strage sia servita a qualcosa. Io non penso che lo squilibrato abbia agito con queste finalità, ma chiediamoci: come è possibile che uno così noto alla autorità possa girare così? Se noi facciamo due più due e capiamo che questa strage viene utilizzata per condannare posizioni come quelle di Oriana Fallaci, io non ci sto", ha continuato Borghezio a Radio Ies. "Non sono nella testa nello squilibrato di Oslo, ma i cristiani non devono essere bestie da sacrificare. Dobbiamo difenderli, questo è il mio messaggio. Ovviamente non con quelle modalità, ma vanno difese", ha aggiunto.

Il ministro per la Semplificazione e coordinatore delle Segreterie del Carroccio, Roberto Calderoli, attende il pomeriggio per chiarire nettamente la posizione del suo partito. "La Lega Nord ufficialmente chiede scusa alla Norvegia, già così duramente colpita dai folli attentati di venerdì scorso, e soprattutto ai familiari delle vittime, per le terribili e inqualificabili considerazioni espresse a titolo personale dall'onorevole Mario Borghezio, considerazioni che ho già definito come farneticazioni e che ribadisco essere tali."

Il presidente del gruppo Idv alla Camera, Massimo Donadi, aveva chiesto in mattinata a Bossi e al ministro dell'Interno Roberto Maroni di condannare immediatamente le sconcertanti dichiarazioni dell'europarlamentare leghista, definendolo "indegno di una forza che siede nel parlamento italiano e al governo del paese", il Futurista, web magazine diretto da Filippo Rossi, ha commentato le dichiarazioni di Borghezio con un articolo firmato da Eugenio Balsamo in cui si definisce il parlamentare leghista "il pezzo più imbarazzante della nostra politica rappresentata a Strasburgo", dove è membro della commissione per le libertà civili. Ma non è solo una questione politica. Tra i blogger del Futurista, Giuliano Compagno fa notare la contrarietà delle dichiarazioni di Borghezio alla legge Mancino del 1993. Il che dovrebbe portare la magistratura ad aprire un fascicolo a suo nome. Perché, sostiene Balsamo, "un paese democratico, ora, attende sviluppi urgenti e decisi".

I Verdi invece hanno presentato una denuncia a carico di Borghezio "per istigazione all'odio razziale e apologia di reato", secondo quanto dichiarato dal leader del movimento Angelo Bonelli. Calderoli a qual punto aveva già preso le distanze: "Le considerazioni di Mario Borghezio sono da ritenersi assolutamente espresse a titolo personale e da valutare come delle farneticazioni". E dello stesso avviso era stato anche il ministro dell'Interno, Roberto Maroni: "Condivido in pieno le considerazioni fatte da Calderoli", ha detto durante l'audizione a Montecitorio in sede di Comitato di indagine sull'antisemitismo.

Nonostante tutto Borghezio non ha fatto marcia indietro e ha tenuto il punto. "Queste idee sull'Islam e sull'Europa sono esattamente quelle espresse da Oriana Fallaci. Vogliono criminalizzarle attraverso il gesto di un folle", ha detto al quotidiano online Affaritaliani.it. "Dimittermi? Ma siamo mica matti! Non se ne parla nemmeno. Io tengo la posizione". E al collega leghista Calderoli ha risposto: "E' come Don Abbondio. Per assumere certe posizioni bisogna avere i coglioni. Io ho detto semplicemente che le domande che bisognerebbe porsi sono molto diverse: per quale motivo si è lasciata fare questa strage? A chi giova?".

A sferrare la prima critica è stato il sito la Valigia Blu 2, dove le parole di ieri di Borghezio sono state messe in evidenza in tutta la loro pesantezza e con un'eco mediatica europea con articoli apparsi sul Post, Nouvel Observateur e El Paìs. Scrive il sito Valigia Blu: "Grazie a Daniele Sensi sappiamo che nel 2009 la Lega Nord aderì alla reunion delle destre estreme di tutta Europa organizzata dal Blocco identitario francese. Alla due giorni di dibattito anti-islamico e "anti-racaille" la Lega fu rappresentata da Mario Borghezio. In quella sede, ci ricorda Sensi, l’eurodeputato leghista aveva lanciato la proposta di una sorta di scuola di formazione transnazionale per i quadri dei vari movimenti europei facenti riferimento al radicalismo identitario. Borghezio nel suo intervento, ripreso dalle telecamere di una rete della tv elvetica, non parla di una semplice scuola per dirigenti, ma per veri e propri 'soldati' che 'tengano testa fisicamente ai nemici'".

Come per l'Idv anche in questo l'appello è diretto al senatur: "Bossi ha sempre detto di essere antifascista, ha sempre tuonato contro i fascisti. Ma allora che c'entra tra le sue file un eurodeputato come Mario Borghezio - da giovane aderente, tra l’altro, al gruppo neonazista Ordine Nuovo, fondato da Pino Rauti - che il 27 maggio scorso ha speso alate parole di elogio a favore di un boia come Radko Mladic? Sarà il caso di prendere le distanze e di isolare personaggi come Borghezio o no?", scrive il sito rivolgendosi anche a Roberto Maroni: "Le pare normale, accettabile che a Radio Padania, radio ufficiale della Lega Nord (in quanto tale usufruisce probabilmente anche di contributi pubblici), il conduttore possa dire: 'Non c'è più tempo per continuare la trasmissione perché il regista mi dice che deve andare a comprare 6 tonnellate di fertilizzante'? Non è preoccupante se i vostri ascoltatori si chiedono quali siano 'le mani più sporche di sangue: quelle del pazzo di Oslo o quelle di chi lascia entrare i clandestini assassini'? Sarà il caso quanto meno di parlarne? Perché, come ha scritto Ross Douthat sul New York Times: gli estremisti si rafforzano quando un sistema politico fa finta che questi non esistano".


martedì 26 luglio 2011

PIU' PAZZI NEI PALAZZI DI GIUSTIZIA CHE FUORI. GIUDICI PEGGIO DELLE PROSTITUTE, CHE POSSONO ESSERE CONSIDERATE ASSISTENTI SOCIALI

Vi è da domandarsi in che cosa consista il reato di una donna che usi il proprio sesso per fare danaro. Ognuno del proprio corpo è padrone di farne ciò che vuole. Si obietterà che ciò deve avvenire senza intermediazione altrimenti vi è sfruttamento della prostituzione. Ma dove sta il reato della intermediazione se la stessa donna che offre il proprio corpo a pagamento si rivolge ad altri per conoscere uomini che siano disposti a pagare molto per lei? E' forse l'intermediazione una causa illecita? Lo sfruttamento della prostituzione può esistere solo se la donna è costretta fisicamente a prostituirsi da chi da essa trae un guadagno. Ma non è il caso di chi, senza esercitare alcuna costrizione, funge da intermediario. Esistono tante agenzie che con l'apparente scopo di fornire un servizio di hostess in occasione di convegni, conferenze, manifestazioni pubbliche, ricevimenti, feste, non nascondono la possibilità che queste hostess siano in realtà un contorno a disposizione di chi le paghi per avere relazioni sessuali. Dove sta allora la differenza? Le agenzie sfruttano la prostituzione? Lo si dica chiaramente. E che differenza vi è tra chi si ripara dietro la facciata di un'agenzia per hostess facendosi pagare e chi agisce invece senza infingimenti ipocriti fungendo da intemediario nel pieno assenso della donna che si rivolge all'intemediario? NESSUNA.
Il fatto è che questi giudici non sanno nemmeno ragionare, oppure vogliono essere dei fustigatori intromettendosi nei comportamenti altrui anche quando questi non possano costituire alcun reato. Essi sono vittime e persecutori. Vittime della confusione tra morale e diritto e persecutori di quelli che non accettano tale confusione. Vi sono più pazzi nei palazzi di giustizia che fuori.
Io considero le cosiddetta prostituta comune un'assistente sociale. Essa infatti non fa discriminazioni tra uomini belli e brutti, tra uomini ricchi e non ricchi (se non addirittura poveri). Un uomo brutto o anziano che non riuscisse ad avere un rapporto sessuale con una donna giovane "onesta" (che normalmente costa più di una prostituta comune) ha come unica compensazione psicologica alla bruttezza e all'età avanzata un incontro a pagamento con una bella donna. Sì, perché certi desideri rimangono anche ad una certa età, ma la società con il suo moralismo bieco condanna il vecchio che esprima il desiderio di stare con una giovane. Non gli deve essere permesso nemmeno di esprimere tale desiderio pena la condanna al ridicolo, se non peggio. Per fare la prostituta normalmente bisogna essere belle e giovani. Solo una minoranza può permettersi di guadagnare con il proprio sesso. E questa minoranza offre un servizio sociale molto importante da un punto di vista psicologico aiutando uomini anziani (o anche brutti) a realizzare nascostamente il desiderio che la società conformista proibisce loro anche di esternare costringendoli a sentirsi ormai più vecchi di quanto non sentano di esserlo. Grazie, assistenti sociali del sesso.

L'inchiesta - la donna Agiva in complicità con portieri d'albergo

Modelle squillo per clienti ricchi:
arrestata aspirante «Grande Fratello»

Giovanna Cervigni, 41 anni, aveva appena vinto le selezioni per la nuova edizione del reality show

L'inchiesta - la donna Agiva in complicità con portieri d'albergo

Modelle squillo per clienti ricchi:
arrestata aspirante «Grande Fratello»

Giovanna Cervigni, 41 anni, aveva appena vinto le selezioni per la nuova edizione del reality show

Giovanna Cervigni, 41 anni
Giovanna Cervigni, 41 anni
MILANO - L'euforia di venerdì per aver superato a pieni voti la selezione del «Grande Fratello», nella splendida cornice romana, si spegne di botto sabato pomeriggio quando riceve la visita dei carabinieri nella sua elegante casa milanese di via Novara. Giovanna Cervigni, 41 anni portati alla grande, sta dormendo. Apre ai detective della prima sezione del nucleo investigativo, pensando ad un errore. Invece scattano le manette e le accuse sono pesanti: favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione. Per aver gestito un giro di escort di alto bordo, messe a disposizione di ricchi imprenditori, manager, personaggi dello spettacolo e dello sport.

Da maitresse a aspirante Gf
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Con lei, con le stesse accuse, finisce agli arresti domiciliari anche Enzo F., 37 anni, ex addetto alla sicurezza dell'hotel a cinque stelle Principe di Savoia, perché avrebbe fatto da intermediario, oltre che a muoversi in proprio, con l'agenzia di modelle e ragazze immagine «Mgc sas», con sede in corso Vercelli, della quale Giovanna Cervigni, maceratese di origini ma milanese di adozione, è contitolare. Mentre è ricercato per favoreggiamento della prostituzione, il napoletano Crescenzo M., 32 anni, addetto alla reception dello stesso hotel, trasferitosi all'estero per lavoro. Il giro d'affari è a tanti zeri, con le ragazze che si concedono a partire da 500 euro.

«Cerco una modella per fare delle foto». E la risposta al telefono di Giovanna Cervigni è: «Ma una modella o una modella sbagliata?». Nel gergo, «sbagliata» era una giovane disponibile non ai soliti incarichi da hostess o ragazza immagine, ma ad andare oltre e prostituirsi. E, secondo l'accusa, a gestire l'ampio giro di queste «modelle sbagliate», meglio note come escort, c'è Giovanna Cervigni. Il blitz dei carabinieri arriva al termine di un'indagine scattata lo scorso ottobre, quando furono chiusi per sfruttamento della prostituzione i night club «Dolce Vita» di via Turati e «Pussycat» di via Gonzaga. Un'indagine conclusa che aveva lasciato aperto un nuovo filone riconducibile all'agenzia di corso Vercelli e ai due che lavoravano al Principe di Savoia, estraneo però ai fatti. A coordinare l'inchiesta il pm Antonio Sangermano, lo stesso del caso Ruby. Mentre il gip che ha emesso le ordinanze cautelari è Laura Anna Marchiondelli.

Da maitresse a aspirante Gf

lunedì 25 luglio 2011

L'INFINITA IDIOZIA DI CLAUDIO MAGRIS. IO STO CON LE BALENE.

Questo saccente individuo, propagatore del multiculturalismo e del relativismo, non si accorge di tutte le contraddizioni in cui cade scrivendo stronzate. Il male dell'Occidente è la corruzione in cui esso vive spacciandola per democrazia. Se avesse letto il Trattato generale di sociologia di Vilfredo Pareto avrebbe capito che la democrazia non esiste. Sotto questa maschera si nasconde il potere delle élites politiche che favoriscono modelli di comportamento (a cui soggiace il popolo bue) soltanto per continuare a conservare il potere. Così in base ad una farsa di democrazia si accettano da parte della politica tutte le pretese che provengono da consorterie, da lobby di potere, i miti della società multirazziale e multiculturale (identificata con la democrazia), il mito della condanna dell'omofobia (neologismo inventato dai pederasti) con la conseguente pretesa di annullare la distinzione naturale tra il culo e la vagina. In tutto questo caos in cui ormai l'Occidente è immerso, trasformantesi per di più in un'EURABIA (e questo lo diceva Oriana Fallaci) non ci si deve poi meravigliare che qualcuno "impazzisca" lucidamente e in rivolta contro questo caos faccia una strage di gente appartenente ad un partito di sinistra, laburista, che propaganda con la maschera della democrazia il caos in cui l'Occidente vive. E allora hanno ragione altri, se pur fanatici, gli islamici, dicendo che l'Occidente è corrotto e che essi debbono risanarlo. Aggiungendo ad un male un male peggiore. Ma l'infinita idiozia di Claudio Magris, l'opinionista che si erge a maestro, mentre è solo un cattivo maestro di relativismo, non può arrivare a comprendere ciò essendo anch'egli prodotto della degenerazione in cui vive l'Occidente. La Norvegia è uno di quei tre Stati (con l'Islanda e con il Giappone) che rifiuta di aderire all'accordo internazionale per por fine al massacro delle balene. Ma delle balene all'antropocentrico Magris gliene importa un cazzo.E a me me ne importa un cazzo dei norvegesi. Essi, come Magris, valgono meno delle balene.

Alle radici dell'orrore

L'infinita idiozia del Male

Il dolore, il cordoglio del mondo

Alle radici dell'orrore

L'infinita idiozia del Male

Il dolore, il cordoglio del mondo

di CLAUDIO MAGRIS

Finché non emergeranno inoppugnabili - per ora altamente improbabili - prove di una cospirazione terroristica, l'inaudito massacro norvegese va considerato un fatto di cronaca nera, ancorché di immani proporzioni. Esistono certo nel mondo tante e antitetiche associazioni terroristiche capaci di qualsiasi efferatezza, ma esiste anche il crimine - ancor più misterioso e più inquietante proprio perché spesso apparentemente immotivato - che nasce,
si organizza e si consuma nella mente di un solo individuo, all'infuori di ogni pur delirante progetto politico.

Come ha scritto sul Corriere Pierluigi Battista, cercare sempre il complotto (a suo modo razionale pur nella sua perversità), la spiegazione politica e sociologica, un preciso disegno collettivo, è un modo inconsapevole di rassicurarsi, identificando un ordine pur abbietto; un modo di abbandonarsi a fantasticherie su trame enigmatiche, fondamentalmente paurose ma anche involontariamente gratificanti, come è spesso gratificante soffermarsi sulle vaghe immagini dell'incubo, dell'orrore e della paura. Interpretare o cercare di interpretare dà sempre conforto, quando non addirittura supponente compiacimento; dinnanzi a tanti delitti ancora insoluti i pareri sulle loro più o meno nascoste motivazioni sembrano più importanti (e occupano più spazio nei giornali) delle indagini, che invece sono in quel momento la prima e forse l'unica cosa che conti.
Certamente, come diceva uno strombazzato e spesso pappagallesco ma veritiero slogan sessantottesco, «tutto è politico». Nessun individuo arriva dalla luna. Ognuno è intessuto del mondo in cui vive, sia egli un solitario misantropo o il più socievole degli uomini; vive nel mondo e almeno in parte lo assorbe, mescola al proprio dna ciò che penetra consapevolmente o inconsapevolmente in lui dalla realtà esterna. Non c'è idea, passione, abitudine, desiderio, paura, comportamento che sia unicamente nostro; è vero che, come dicevano i filosofi Scolastici, l'individuo è ineffabile o almeno che c'è in ognuno qualcosa di ineffabile, ma anche questa imprendibile e mobile ombra del nostro cuore è intessuta di socialità.

Detto questo, resta una netta differenza tra il gesto individuale di una persona e un progetto, collettivo anche se messo in atto individualmente, di un'organizzazione. L'omicida norvegese sembra assimilabile, con alta probabilità, ai Landru o a Jack lo Squartatore - pure essi, come tutti, figli del loro tempo - piuttosto che agli assassini dell'Italicus o di Piazza Fontana. Sarebbe infame usarlo per infangare l'uno o l'altro movimento politico. Il suo gesto atroce mostra la continua latenza del male, la sua possibilità di scatenarsi in qualsiasi inatteso momento; rivela la nostra convivenza quotidiana, gomito a gomito, con il male, sempre in agguato e talora spaventosamente in azione. Quella macelleria di esseri umani mostra pure l'infinita banalità e idiozia del male e della violenza, che tante volte ci vengono invece mostrati quasi avvolti di seduzione, espressioni di chissà quali infere ma profonde verità; il coltello di Jack lo Squartatore sembra aver affascinato come la spada di un angelo diabolico tante persone, anche se non certo il ventre squarciato e le sofferenze delle donne da lui uccise, le uniche, vere protagoniste di quella tragica storia, in cui lui è una sia pur sciagurata comparsa. È una vergogna, pur inevitabile, mandare a memoria il nome dell'assassino norvegese e non quelli delle sue vittime.

Quel meccanico e ripetuto premere il grilletto fa assomigliare quell'assassino al meccanismo di una mostruosa catena di montaggio. Naturalmente anch'egli è un uomo la cui umanità non si esaurisce nei suoi crimini, uomo che va perseguito ma anche tutelato secondo la legge uguale per tutti, anche per gli efferati assassini; un uomo che probabilmente avrà avuto le sue ossessioni, le sue sofferenze, le sue paure. Si può e si deve avere rispetto - a parte la qualificazione giuridica dei suoi atti e la pena da essi richiesta - perfino per lui, ma non - secondo la banale retorica del male - perché è un assassino, bensì nonostante sia un assassino. Il suo delitto è la cosa non solo più orrenda, ma anche più stupida, più meccanica, più ottusa della sua vita. L'omicida di oltre 90 persone pare si sia definito «un fondamentalista cristiano», termine privo di qualsiasi senso. Spesso, fra l'altro, si identifica erroneamente il fondamentalismo con l'integralismo, specialmente religioso, di una o di un'altra fede (oggi soprattutto quella islamica), e in generale con una forma particolarmente intollerante di tradizionalismo religioso. Il fondamentalismo ha poco o nulla a che fare con la tradizione, anche con quella più gelosamente custode dell'osservanza e dell'immobilità di un credo. Il fondamentalismo non è un fenomeno tradizionale, radicato nel passato, ma è un fenomeno squisitamente moderno, caratteristico delle società di massa e della globalizzazione, così come - per fare un esempio - il fascismo è un fenomeno totalitario moderno radicalmente diverso dagli autoritarismi del passato.

Quel dito meccanicamente omicida non dovrebbe indurre a riflessioni sulle società ricche e tranquille come quella norvegese o a disquisizioni del genere. Altre forme del male - queste sì politiche, sociali, collettive - giungono non solo da società arretrate e barbariche, bensì pure da società aperte e civili, considerate modelli di democrazia quali ad esempio l'Olanda o certi Paesi scandinavi in cui avanzano aggressivi movimenti xenofobi in aperto contrasto con la tradizione dei loro Paesi. Se la xenofobia è più forte in Olanda che in Spagna, ciò deriva forse dal fatto che la cultura di quest'ultima, come di altri Paesi, ha conservato più a fondo quel senso sacro della vita che distingue fortemente i molti, moltissimi valori che devono essere messi in discussione da quei due o tre valori essenziali (per esempio l'uguaglianza di tutti i cittadini a prescindere dall'appartenenza sessuale, etnica, religiosa o di altro genere) che dobbiamo considerare come assoluti, non più discutibili e non più negoziabili. Molto, quasi tutto, deve essere optional , ma non tutto. Quando «tutto è possibile», come scriveva con orrore Dostoevskij, il mondo diventa orribile. Ma non si può fare di questo una colpa all'assassino norvegese, né fondamentalista né cristiano; è sufficiente addebitargli oltre 90 omicidi.


25 luglio 2011 16:54

domenica 24 luglio 2011

LETTERA LASCIATA NEL SITO DELL'UAAR (UNIONE ATEI ED AGNOSTICI RAZIONALISTI

Il vostro commento alla famosa prova ontologica dell'esistenza di Dio di S. Anselmo è infondato. Come era infondata l'obiezione del monaco Gaunilone. Infatti l'essere di cui non se ne può può pensare uno maggiore non può non esistere. Esso potrebbe infatti essere l'universo. Voi, come il monaco Gaunilone, che faceva riferimento ad una cosa finita (un'isola perfettissima) confondete il finito con l'infinito. L'obiezione di Kant alla prova ontologica (una cosa, diceva, è pensare 100 talleri, un'altra è averli in tasca) era valida nei limiti del finito.Kant aveva ben capito che l'esistenza non poteva essere considerata una perfezione ma era una posizione assoluta dell'essere. Infatti possono esistere tante cose senza essere perfette. Kant errava, invece, nel non considerare che non vi può essere confronto tra il finito e l'infinito (almeno inteso come essere di cui non se ne può pensare uno maggiore).
Normalmente, esponendo l'argomentazione contenuta nel Proslogion di Anselmo (che non era stupido) ci si ferma qui. Ma Anselmo aveva capito che l'essere di cui non se ne può pensare uno maggiore poteva essere l'universo (che ai suoi tempi veniva considerato finito, racchiuso dal cielo delle stelle fisse, secondo l'astronomia antica e ancora moderna sino a Copernico e a Keplero, nonostante la sostituzione dei cerchi di Copernico con le ellissi di Keplero). L'argomentazione di Anselmo prosegue dicendo che l'essere del quale non se ne può pensare uno maggiore non poteva però essere l'universo perché esso è corruttibile. Ecco il salto logico che faceva. Nel pretendere che l'essere del quale non se ne possa pensare uno maggiore (e perciò necessariamente esistente) dovesse essere anche perfetto e che - grosso errore logico - nel concetto di perfezione rientrasse quello di esistenza. A questo punto si palesa la debolezza dell'argomentazione di Anselmo. Che l'essere del quale non se ne possa pensare uno maggore debba essere perfetto. Egli voleva evitare che Dio fosse identificabile con l'universo in una concezione panteistica (che in sostanza è, con diversa espressione, sinonimo di ateismo se si considera Dio come un essere che trascende il mondo). Rimane unicamente la veritaà che l'essere del quale non se ne possa pensare uno maggiore necessariamente esiste. Ma questa è una semplice TAUTOLOGIA, una banalità. Sarebbe lo stesso che negare l'esistenza dell'universo (l'essere del quale non se ne può pensare uno maggiore).
Ho scritto ciò per dirvi che io sono un disperato di fronte al non senso della vita. Infatti mi rendo conto che tutto ciò che ho studiato (cosmologia, biologia evoluzionistica) congiura contro un disegno intelligente della natura, che mi fa schifo pensando che essa contiene anche batteri e virus che stupidamente portano alla morte l'organismo di cui sono parassiti suicidandosi. Vi è in cosmologia e nell'evoluzione biologica la determinante presenza della CASUALITA' che esclude il finalismo. Ma lasciate che chi crede in Dio trovi un rimedio alla disperazione del dover tornare nel nulla. DAL NULLA AL NULLA. Tremendo. Voi avete il diritto di non disperarvi, ma non avete il diritto di rendere ridicoli coloro che cercano di sottrarsi alla disperazione. Aggiungo da parte mia che una sopravvivenza delle sole anime umane mi renderebbe insopportabile la sopravvivenzza in un mondo spirituale che sarebbe più povero di quello della Terra. Che mi interessa di stare in un aldilà in compagnia di sole anime umane senza poter rivedere tutti gli esseri che ho amato, che non sono gli uomini ma i cani e i gatti, amori e rovina della mia esistenza per le sofferenze che ho sempre patito quando mi hanno lasciato? Che mi importa di rivedere i miei genitori, di cui non me ne importerebbe un cazzo perché mi hanno fatto nascere per farmi morire? Coerentemente non ho voluto figli. Non si nasce dall'amore per chi non esiste. E' un non senso linguistico. Una stronzata direbbe Harry G. Frankfurt (Stronzate, Rizzoli 2005). Si nasce dall'egoismo dei genitori che cercano di darsi uno scopo nella vita facendo un figlio anche per tramandare, come tutti gli animali, i loro geni. E così continua la staffetta della morte. Il padre e la madre (soprattutto la madre perché vuole riempire almeno una volta l'utero) per egoismo consegnano al figlio il testimone della morte. Io, tuttavia, pur avendo un'educazione scientifica, non posso negare che esistano fenomeni FISICI (paranormali) e senza trucchi che la scienza non può spiegare. Non si capirebbe altrimenti come uno scienziato della psicologia di indirizzo positivistico come William James (uno dei fondatori della filosofia del pragmatismo) e scienziati come Alfred Russel Wallace (contemporaneo di Darwin e coscopritore con lui dell'evoluzione biologica fondata sulla selezione naturale) e il fisico Oliver Lodge, oltre che il maggiore filosofo spiritualista (ma sostenitore dell'evoluzione biologica) Henri Bergson abbiano coltivato lo spiritismo. A pensarci bene, gli atei, di fronte a fenomeni senza trucchi accertati, come la smaterializzazione e rimaterializzazione di oggetti, oggetti che si muovono da sé, stati di ipnosi regressiva accertati da seri psichiatri che hanno potuto CONSTATARE come il soggetto fosse capace di regredire nel tempo sino a raccontare fatti ed episodi di un'altra vita, poi verificati, di parlare lingue a lui del tutto sconoscute in stato di veglia (suggerisco su questo argomento il libro di Roberto Giacobbo ALDILA', Mondadori), registrazioni di voci non appartenenti a persone presenti a sedute spiritiche, apparizioni in forma di ectoplasma di figure umane (ma anche di animali), di fronte a FENOMENI FISICI (ripeto: FISICI) percepibili da tutti, escludendo apparizioni di madonne o santi a pochi eletti che i non eletti non vedono mai, di fronte a tutto ciò un ateo che cosa dovrebbe pensare? Questo non significa che Dio esista come reggitore (o creatore dell'universo). Per questo le asserite religioni rivelate sono tutte un imbroglio. Potrebbe esistere un aldilà senza Dio. E chi lo sa? Ma l'ateismo mi sembra troppo dogmatico. Capisco l'agnosticismo ma non l'ateismo. L'ateo dice: non esiste altro fuori della vita mortale. Come può una mente così ristretta come quella umana pretendere di avere verità assolute sull'universo? "Vi sono più cose in cielo e in terra, Orazio, di quante non ne sogni la tua filosofia" (Shakespeare, Amleto). Per sapere qualcosa su di me scrivere su Google Pietro Melis IO NON VOLEVO NASCERE (titolo del mio recente libro edito da Bastogi).

PURTROPPO NON ERANO BOMBE ISLAMICHE. SONO STATO INGANNATO DALLE PRIME NOTIZIE

da LACRONACA.IT


Bomba Oslo, attentato in pieno centro e sparatoria

Attentato ad Oslo: bomba esplode vicino agli uffici del Primo Ministro (illeso). Sparatoria in meeting laburisti, morti. Panico in città: si tratterebbe di un attentato terroristico islamico. La polizia invita i cittadini a lasciare il centro di Oslo.

attentato Oslo: bomba distrugge sede Primo Ministro. Morti.

Ultime notizie da Oslo- Una bomba è esplosa nel pieno centro della città, nel primo pomeriggio, causando numerosi feriti e morti. Si tratterebbe di un attentato terroristico di matrice islamica. Poco più tardi, a 30 chilometri da Oslo, si è registrata una sparatoria, durante un incontro dei giovani laburisti. All’incontro avrebbe dovuto partecipare anche il primo ministro norvegese.

Obiettivo dell’attentato terroristico sembra proprio il capo del Governo. La bomba, infatti, è esplosa nel pieno centro della città distruggendo, quasi del tutto, un edificio di diciasssette piani, sede del Governo e di numerosi uffici. Nell’edificio ci sarebbe anche la sede del quotidiano più importante della Norvegia. Il bilancio, estremamente provvisorio, dell’attentato è attualmente di due morti e centinaia di feriti. Ma potrebbe salire vertiginosamente.

Nell’edificio sede del Governo ci sono ancora persone intrappolate. A riferirlo è la tv di stato norvegese. Panico fra i cittadini, inermi e spaventati. La polizia ha invitato tutti a lasciare il centro di Oslo. Secondo fonti non confermate gli artificieri starebbero cercando altri ordigni esplosivi. Si teme un attacco islamico stile Madrid, con la presenza di numerose autobombe nella capitale.

Il Primo Ministro Jens Stoltenberg ha dichiarato che la “situazione è davvero grave”, sembra una guerra! La Norvegia è impegnata nelle guerre in Afghanistan e in Iraq, in prima linea con americani, inglesi e italiani. Per tale motivo si pensa ad un attacco di Al Qaida o di qualche cellula “impazzita”. La sparatoria avvenuta a 30 chilometri da Oslo confermerebbe come intento del gruppo di terroristi fosse uccidere il Primo Ministro.

Secondo le ultime notizie ci sarebbe stata una seconda esplosione nel centro della città. Non è chiaro, ancora, se si tratti di un’autobomba. Il Governo potrebbe decidere di chiudere lo spazio aereo.

Ordigno davanti agli uffici del governo. Inferno di piombo al campus politico estivo

DAL CORRIERE DELLA SERA 22 LUGLIO

Norvegia, attentato al cuore di Oslo
Spari al campus dei giovani laburisti

Almeno 84 le vittime al meeting sull'isola di Utoya, altri sette uccisi da un'autobomba nel centro della capitale

Ordigno davanti agli uffici del governo. Inferno di piombo al campus politico estivo

Norvegia, attentato al cuore di Oslo
Spari al campus dei giovani laburisti

Almeno 84 le vittime al meeting sull'isola di Utoya, altri sette uccisi da un'autobomba nel centro della capitale

Soccorsi ai feriti sul luogo dell'esplosione (Ansa)
Soccorsi ai feriti sul luogo dell'esplosione (Ansa)
MILANO - Un'autobomba esplode nel centro di Oslo, a pochi passi dal palazzo che ospita gli uffici del primo ministro e dalla redazione di un quotidiano. E poco più tardi raffiche di mitra si abbattono sui giovani del partito laburista, radunati per un campo estivo nell'isola di Utoya, a una cinquantina di chilometri dalla capitale. Aspettavano il premier Jens Stoltenberg, il leader carismatico del movimento politico, che avrebbe dovuto portare il proprio saluto e il proprio incoraggiamento. Su di loro si scatena invece l'apocalisse: uno, cinque, dieci. Alla fine saranno ottantaquattro a cadere sotto i colpi sparati a ripetizione.
Il cuore della capitale e una placida isola sul Tyrifjorden, uno dei più grandi tra i laghi della zona. Da una parte e dall'altra morti e feriti. È un'ecatombe. Un bilancio che con il passare delle ore si fa sempre più pesante. Complessivamente le vittime sono almeno diciassette, ma forse il numero è destinato a salire ancora. La polizia, che all'inizio si mantiene cauta, già nel tardo pomeriggio non ha più dubbi: la Norvegia è sotto attacco e i due episodi sono certamente collegati tra loro. I dettagli restano tutti da accertare, ma il quadro è chiaro. Non si tratterebbe, tuttavia, di terrorismo internazionale, legato magari ad una matrice islamica, come ipotizzato in un primo tempo: gli investigatori credono piuttosto che si sia trattato di un attacco tutto interno, ad opera di estremisti locali, mirato a scardinare il sistema politico nazionale.

Scenari di guerra a Oslo
LA PRIMA ESPLOSIONE - Il venerdì nero della capitale norvegese inizia alle 15,26. E' a quell'ora che una forte esplosione viene avvertita nel cuore della città, in un'area dove sorgono gli uni vicini agli altri i palazzi che ospitano le principali sedi istituzionali e i gruppi editoriali più influenti del Paese. Lo scoppio avviene sulla Akergataa, la strada che porta alla fortezza di Akershus, lo storico bastione eretto a protezione del porto, e all'Aker Brygge, il molo che divide i moderni palazzi della Oslo più trendy e la città storica e dove sorge anche il Nobel Peace Center, dedicato ai grandi uomini che negli anni hanno ricevuto l'ambito riconoscimento. Ma questo è il venerdì nero della nazione e lo scenario nel cuore cittadino è di guerra, non di pace. La deflagrazione distrugge gli edifici che si affacciano sulla strada e fa saltare le finestre di tutti quelli circostanti. Lo scoppio, i detriti e le schegge di vetro si abbattono sui passanti. All'inizio si parla di due vittime, ma le immagini che via via giungono dalla capitale lasciano intendere che quel numero dovrà per forza cambiare. Alla fine si parla di 7 morti e di diversi feriti, tra cui alcuni in condizioni particolarmente gravi.

Esplosione a Oslo, morti e feriti Esplosione a Oslo, morti e feriti Esplosione a Oslo, morti e feriti Esplosione a Oslo, morti e feriti Esplosione a Oslo, morti e feriti Esplosione a Oslo, morti e feriti Esplosione a Oslo, morti e feriti Esplosione a Oslo, morti e feriti

MISURE D'EMERGENZA - Il primo ministro, al momento dell'esplosione, non è alla sua scrivania e non è neppure nel palazzo. Le autorità si affrettano a far sapere che sta bene e che è in un luogo che per motivi di sicurezza non sarà rivelato. Tutto il centro viene evacuato, la stazione centrale è svuotata e perquisita minuziosamente. Si controllano i pacchi ancora non aperti arrivati in giornata nelle redazioni dei giornali. Gli artificieri perlustrano monumenti e edifici, i parchi pubblici e le altre sedi istituzionali. Si temono nuovi scoppi, nuove vittime. Il governo si riunisce in una località segreta e stabilisce misure di emergenza. L'esercito presidia le strade, si sospendono gli accordi di Schengen e si ristabiliscono i controlli alle frontiere. Dal web arriva la prima rivendicazione: la firma il gruppo terroristico Ansar al-Jihad al-Alami in un forum jihadista, mettendo gli attentati in relazione alla presenza della Norvegia in Afghanistan e agli «insulti» al profeta Maometto arrivati con la pubblicazione delle ormai note vignette satiriche danesi, rilanciate dai giornali scandinavi. Le autorità non sembrano però avallarla.

La sparatoria di Utoya

LA STRAGE SULL'ISOLA - A distanza di un paio d'ore, a qualche decina di chilometri dall'Akergataa che ormai appare come un campo di battaglia, scoppia di nuovo l'inferno. Un uomo vestito da poliziotto irrompe nella location in cui sono radunati i giovani laburisti per il loro meeting annuale. Un campus estivo, tra politica e natura. L'uomo è in divisa e forse per questo all'inizio nessuno bada al fatto che tra le mani ha una mitraglietta. All'improvviso la impugna e apre il fuoco. Si scatena il panico: è un fuggi fuggi generale e qualcuno per cercare scampo dalla pioggia di proiettili si getta in acqua e cerca di raggiungere la terraferma a nuoto. Anche in questo caso all'inizio le stime sulle vittime sono prudenti e la tv parla di quattro o cinque tra morti e feriti. Poi la realtà prende il sopravvento: su una spiaggia alcuni testimoni contano non meno di 20-25 cadaveri. La polizia parla invece di una decina. Ma nella notte si scoprono altri corpi. Il conteggio va avanti, si arriva a un'ottantina. E oltre. Avrebbero potuto essere molti di più: piazzati in vari punti di Utoya sono stati trovati alcuni ordigni non esplosi. Alla fine l'attentatore viene fermato e arrestato. E' un bianco, alto un metro e novanta, dall'aspetto decisamente scandinavo. In serata il capo della polizia di Oslo, Sveining Sponheim, rivela che l'uomo - che viene accertato essere un norvegese - sarebbe stato avvistato con un atteggiamento sospetto, sempre travestito da poliziotto, anche nelle vicinanze del luogo dell'attentato di Akergataa. Ma non trapela nulla di più su chi sia e per conto di chi abbia agito. Il premier Stoltenberg e il suo ministro della giustizia alla sera si rivolgono alla nazione:  «Dobbiamo reagire e dobbiamo farlo in nome della democrazia». E ancora: «Prenderemo i colpevoli e li metteremo di fronte alle loro responsabilità». Sulla matrice degli attentati, però, le bocche sono cucite: «Ci sarà tempo per parlarne, ma non ora». La polizia ha specificato di aver trovato ordigni inesplosi sull'isola, mentre a Oslo altro esplosivo è stato rinvenuto vicino alla sede di un tv, come confermato dalla stessa emittente.

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VERIFICHE SUGLI ITALIANI - L'ambasciata italiana a Oslo si muove per verificare l'eventuale presenza di connazionali sul luogo dell'attentato. Pierluigi Cammarota è l'incaricato d'affari dell'ambasciata (ASCOLTA l'audio): «Il nostro personale si è recato presso il principale ospedale di Oslo, dove sono stati trasportati tutti i feriti, per verificare l'eventuale coinvolgimento di nostri connazionali. Ma al momento non ne risultano». Sono circa tremila gli italiani che vivono stabilmente nel territorio norvegese, tuttavia in questo periodo estivo è molto elevato anche l'afflusso di turisti. Per Cammarota, «la Norvegia come altri paesi Nato partecipa alle operazioni in Afghanistan e in Libia ed è quindi potenzialmente esposta ad attacchi terroristici, ma al momento non si può avallare nessuna ipotesi particolare».