venerdì 28 ottobre 2011

CHE COS'E' LA DEMOCRAZIA? ME L'HA INSEGNATO BENJAMIN FRANKLIN

Ho tratto la migliore definizione di democrazia da un esempio di Franklin.

La democrazia è quella di due lupi ed un agnello che decidono a maggioranza che cosa mangiare.

Ma aggiunge Franklin: La libertà è il diritto dell'agnello di non accettare il voto.

Ecco perché io vado dicendo che bisogna istituire il Partito dei non votanti, perché si tenga conto anche del non voto, e il numero degli eletti diminuisca in proporzione al numero dei non votanti. Ho già spiegato altrove come istituire il partito dei non votanti. La democrazia è la dittatura della maggioranza. Vi sono principi fondamentali che non sono negoziabili e non sono sottoponibili al voto di maggioranza. E tali principi discendono tutti dal DIRITTO NATURALE. Alla faccia di tutti i giuristi e i filosofastri (alla Hans Kelsen, alla Benedetto Croce e alla Norberto Bobbio) che non hanno voluto capirlo e continuano a non volerlo capire.

giovedì 27 ottobre 2011

IL MONDO ALLA ROVESCIA

Se fosse morto un grande scienziato vi sarebbe stata tanta gente a rimpiangerlo? E' vero: ciò che emoziona è il fatto che fosse un giovane di soli 24 anni e avesse un futuro ancora migliore nel motociclismo. Qualche mese fa è venuto a mancare un bravissimo ragazzo figlio di un mio amico, portato via da una forma grave di leucemia. Vi è da dolersi di più nel primo o nel secondo caso? Io dico nel secondo caso perché nel primo caso l'incidente grave è da mettere nel conto. La leucemia no. Tranne che si dica che ognuno di noi ha un proprio destino segnato dal DNA. Ma il motociclista Simoncelli, bravo e simpatico ragazzo, è stato portato via non dal destino, ma dal caso imponderabile. Questo forse dà più fastidio. E' certo comunque che questa società dà più importanza allo spettacolo che al reale merito di una persona, per esempio di coloro che nell'oscurità di un laboratorio portano avanti la ricerca scientifica di cui poi tutti beneficiano e i cui nomi rimangono nell'oscurità anche della conoscenza della grande massa, che ha bisogno di idoli senza merito per vedersi in essi raffigurata. Chi beneficia delle vittorie di un campione dello sport se non unicamente lo stesso campione?


L'ADDIO A SIMONCELLI

Una camera ardente con due moto
A Coriano l'addio a Marco

Migliaia di persone sono entrate, dopo aver fatto la fila sotto la pioggia, nel teatro Corte dove è stata allestita la camera ardente del giovane pilota italiano scomparso domenica a Sepang

di ROSARIO DI RAIMONDO
Una camera ardente con due moto A Coriano l'addio a Marco
CORIANO (RIMINI) - Una fila lunghissima, ordinata, silenziosa. Coriano, il paese dove Marco è nato ventiquattro anni fa, è una città santuario che va a salutare il suo campione. Il feretro è sistemato dentro il Teatro Corte, il corpo di Sic visibile, così come le ferite alle mani a seguito della terribile caduta di domenica scorsa a Sepang. Indossa un paio di jeans e una maglia, ha i capelli sciolti e sul palco sono sistemate le sue due moto-simbolo: la Gilera con la quale ha vinto il campionato del mondo 250 nel 2008 e la Honda San Carlo. Sullo sfondo, una grande foto di Marco sorridente. Il servizio d'ordine, gestito a turno da una cinquantina di amici di Sic, garantisce l'ordine della fila. Non si possono scattare foto, non ci si può fermare davanti al feretro. Un saluto, un segno e poi via, verso l'uscita.

FOTO Camera ardente / I bigliettini / I volti
/ Rossi su Twitter: "Sic ve lo saluto io"
AUDIO Crosetti: di padre in figlio
VIDEO I portantini scivolano
SPECIALE Addio a Sic

Migliaia di persone (oltre cinquemila) hanno visitato la camera ardente, dopo aver fatto la pioggia battente. La camera ardente resterà aperta fino alle 22 e, in accordo con la famiglia, sarà aperta anche domani mattina, dalle 9 alle 11. Intorno all'una è arrivato il pilota Marco Melandri: "Sono venuto a salutare un amico. Non ci sono parole" ha detto mentre andava via. Nel pomeriggio sono arrivate le autorità politiche di comune, provincia e regione. Oggi il presidente del Consiglio regionale dell'Emilia-Romagna, Matteo Richetti, ha aperto i lavori in Regione con un ricordo di Sic: "Un ragazzo semplice, con voglia di fare, che portava in giro per il mondo anche l'Emilia-Romagna, la sua, la nostra terra". Nel frattempo al bar del paese la gente osserva attonita le immagini alla televisione, i programmi in diretta parlano di Marco, qualcuno piange, qualcun altro fissa il vuoto. I fiori continuano a colorare la scalinata della Chiesa Santa Maria Assunta, assieme alle foto e agli striscioni. "At salut campion", recita uno.

Domani il feretro sarà portato alla chiesa Santa Maria per i funerali alle 14.45. I familiari, gli ospiti e le autorità aspetteranno sul piazzale davanti all'ingresso prima di entrare. Valentino Rossi, che stamattina è tornato a casa dei genitori di Sic, domani sarà seduto in chiesa al banco con loro. Ai funerali ci sarà il mondo del motociclismo, dal team Ducati al completo al team Yamaha (tra cui il pilota Lorenzo). Ci sono stati contatti e telefonate con Vasco Rossi e Jovanotti, anche se non è garantita la loro presenza. Secondo alcune indiscrezioni, il corpo di Marco dovrebbe essere cremato.

Il direttore della biblioteca Paolo Ghiseri, che in queste ore ha gestito l'organizzazione, fa un appello ai tifosi: "Sappiamo che volete venire, ma qui purtroppo non possiamo contenere più di diecimila persone. Abbiamo serissimi problemi per quanto riguarda la ricezione, domani ci sarà un tavolo tecnico che a un certo punto bloccherà gli accessi in paese. Comunque ci saranno due maxischermi, uno in piazza Minzoni, l'altro in piazza Mazzini, più un maxischermo all'autodromo di Misano Adriatico". Anche il Comune di Coriano ha rinnovato l'appello a seguire la cerimonia funebre da Misano.




QUANDO L'ECONOMIA RIDUCE L'UOMO A MERCE. LO VUOLE QUESTA NEFASTA E BUROCRATICA UNIONE EUROPEA

La cosiddetta Unione Europea (che sarebbe meglio affossare) ha trovato la formula magica per incentivare il profitto, identificando la ripresa economica con il solo profitto delle imprese. LICENZIARE, LICENZIARE. Così il profitto diventa maggiore. Questa è una politica di scellerati. Ma perché ci hanno imposto dall'alto questa farsesca Unione Europea che ci sta rovinando? Burocrati che non capiscono che il liberismo è fallito. Il liberismo punta al profitto e basta. Ma se si licenzia e aumentano i disoccupati non si rendono conto questi pazzi che falliranno anche le imprese perché diminuiranno i consumi e la merce rimarrà invenduta? Ci vuole poco a capirlo. Il serpente che si mangia la coda. Se la politica comandasse sull'economia la legge dovrebbe impedire di licenziare quando l'impresa non sia in passivo. Non si deve licenziare per aumentare il profitto. Solo uno stato socialista (nazionalsocialista) può porre fine a questa economia che riduce l'uomo a merce.


Dal Corriere della sera del 27 ottobre

IL SI' DELL'EUROPA - L'Ue accoglie «con favore i programmi dell'Italia per le riforme strutturali per rafforzare la crescita e per la strategia di consolidamento fiscale» e invita «la Commissione a presentare una valutazione delle misure e a monitorarne l'attuazione». È quanto si legge nelle conclusioni dell'Eurogruppo anticipate in nottata dall'agenzia Ansa. «Apprezziamo l'impegno dell'Italia a raggiungere il pareggio di bilancio entro il 2013 e un surplus di bilancio strutturale nel 2014, portando ad una riduzione dell'indebitamento pubblico al 113% del PIL nel 2014, così come - si legge ancora nelle conclusioni - la prevista introduzione della regola del pareggio di bilancio nella Costituzione entro la metà del 2012». I leader di Eurolandia invitano quindi «l'Italia a attuare le proposte riforme strutturali per aumentare la competitività, riducendo i vincoli burocratici, abolendo le tariffe minime nei servizi professionali e liberalizzando ulteriormente i servizi pubblici e le utilities». «Prendiamo nota - proseguono i leader - dell'impegno dell'Italia a riformare la legislazione del lavoro e in particolare le regole e le procedure dei licenziamenti e a rivedere l'attuale frammentato sistema di ammortizzatori sociali entro la fine del 2011, tenendo conto dei limiti delle finanze pubbliche. Prendiamo nota del piano di innalzare l'età pensionabile a 67 anni entro il 2026 e raccomandiamo una rapida definizione dell'iter per raggiungere questo obiettivo». «Sosteniamo - si legge sempre nel passaggio dedicato al nostro Paese - l'intenzione dell'Italia di rivedere i programmi dei fondi strutturali ridefinendo le priorità dei progetti e concentrandosi sull'istruzione, l'occupazione, l'agenda digitale e le reti infrastrutturali e ferroviarie con l'obiettivo di migliorare le condizioni per favorire la crescita e ridurre il divario regionale». «Invitiamo la Commissione a presentare una valutazione dettagliata delle misure e a monitorarne l'attuazione», è la conclusione del passaggio.


martedì 25 ottobre 2011

ALTRO CHE PRIMAVERA ARABA. RIMANE L'INVERNO ISLAMICO

25/10/2011

Egitto, no all' eguaglianza fra chiese e moschee

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Egitto, i copti

Egitto, i copti

Battuta d’arresto per il dialogo e la convivenza pacifica tra le religioni

Marco Tosatti
ROma

Shenouda III ha chiesto che vengano liberate tutte le persone arrestate durante la manifestazione che ha portato al massacro di decine di copti da parte dei militari domenica 9 ottobre. Ma nel frattempo si è concluso con un nulla di fatto un meeting che doveva portare a una legge che doveva unificare le regole per la costruzione di luoghi di culto. Attualmente in pratica si può costruire una moschea dove si vuole, mentre per edificare una chiesa cristiana è necessario un permesso da parte del Presidente della repubblica. E questa disparità, insieme ad altre norme estremamente restrittive, è fonte di contrasti e prevaricazioni da parte dei musulmani.

Shenouda III si è incontrato nella cattedrale ortodossa di San Marco con rappresentanti del Supremo Consiglio della forze armate, che hanno presentato le condoglianze per i morti della strage di Maspero. Durante l’incontro i rappresentanti della Chiesa hanno fatto vedere ai militari un video che mostra come i blindati dell’esercito si siano scagliati contro i manifestanti, schiacciandoli. Il documentario, secondo le fonti della Chiesa presentava “tutti gli avvenimenti della giornata” provando che la marcia “era pacifica” e “che i manifestanti non recavano armi con sé”. Fonti vicine a Shenouda III affermano che “la Chiesa ha espresso la sua disapprovazione per la copertura fornita dalla televisione di Stato agli eventi, perché ha preso posizione contro i copti. E ha chiesto un’indagine rapida, e la liberazione dei giovani copti innocenti”.

Una settimana dopo il massacro i copti però stanno ancora cercando di ottenere una cornice legale per la costruzione e la protezione delle loro chiese. Un comitato islamico-cristiano, a cui partecipavano religiosi di alto livello e intellettuali ieri non è riuscito a stilare una bozza per il codice unificato, di cui si discute da lungo tempo, per la costruzione di edifici di culto. “Beit al-Aila” (Family House) a cui partecipavano il Grande sceicco di Al-Azhar e papa Shenouda III è riuscito solo a raccomandare che venga adottata “una legge per regolare la costruzione delle chiese”.

Il comitato si è riunito nel quartie generale di Al-Azhar, e ha chiesto alle autorità cristiane in Egitto di fornire raccomandazioni e suggerimenti per una legge che regoli la costruzione delle chiese, così da rimpiazzare il codice in vigore, che nega ai copti il diritto di costruire edifici di culto se non c’è un decreto del capo dello Stato, o di un suo rappresentante. Ma non è stato offerto un quadro di garanzie di nessun genere; dell’argomento si è parlato però anche durante l’incontro che papa Shenouda III ha avuto con i delegati del Consiglio militare.

La chiesa copta ortodossa rappresenta la grande maggioranza dei cristiani egiziani. I copti rappresentano dal cinque al dieci per cento della popolazione totale dell’Egitto; il conto varia a seconda che si prendano in considerazione gli emigrati, e le cifre offerte dalle fonti ufficiali dello Stato non coincidono con quelle presentate dalla Chiesa copta. Nel frattempo “Beit Al-Aila” ha chiesto che tutte le chiese che hanno ottenuto nel tempo il permesso di esistere e di funzionare, chiuse per una serie di ragioni, (nella maggior parte dei casi per problemi di manutenzione e di ristrutturazione) siano riaperte. Le altre chiese che non dispongono di regolare licenza devono essere esaminate, caso per caso, con lo scopo di permettere il loro funzionamento.

Secondo fonti locali, il rifiuto di un codice unificato per la costruzione di edifici di culto è da attribuire soprattutto al Grande sceicco di Al Azhar, Ahmed El-Tayyeb. El-Tayyeb insiste che cono può esistere nessun codice che regoli la costruzione delle moschee, che sono frequentate cinque volte al giorno dai fedeli per le preghiere prescritte dall’islam, il che non accade nel caso delle chiese. Il Grande sceicco comunque è dell’opinione che le chiese dovrebbero essere costruire “in linea con i bisogni” delle comunità cristiane. Il che significa che le chiese dovrebbero o potrebbero essere costruite solo nei villaggi che hanno una comunità cristiane consistente.

La Chiesa copta aveva qualche riserva sulla bozza di un codice unico, ma in relazione alle pene inadeguate, a suo avviso, stabilite per gli attacchi alle chiese, o alle demolizioni forzate. Ed è contraria alla prigione per i sacerdoti che ampliano gli edifici religiosi senza permesso , in base alla “delicatezza del fatto di mettere in prigione membri del clero”. Fonti vicine a Shenouda III affermano che la Chiesa copta è favorevole a “una serie di regole giuste per la costruzione e la ricostruzione di chiese, senza tenere conto del tutto del problema delle moschee. Non siamo in posizione da chiedere diritti eguali, e non ci interessa sapere quante moschee ci sono; noi speriamo solo di avere delle regole eque per costruire, o rimettere in sesto le chiese”. E in effetti secondo Mustafa El-Fiqi, di “Beit Al-Aila” è meglio separare le regole relative alle moschee e alle chiese, per non rendere la situazione ancora più instabile.

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QUANDO L'AMORE VA OLTRE L'UMANO

"Poverina... è cieca". Ma lei camminava sul cornicione del balcone e quando c'era da mangiare era la prima ad arrivare

Berta, la mia gatta che sapeva vivere


Questa volta non ho una statistica da proporre. Neanche un tema serio di quelli su cui aprire un dibattito.

E’ morta la mia gatta. Si chiamava Berta. Abbreviazione di Libertà. L’avevo presa in un momento speciale.

Le cure non bastavano più. L’ho salutata l’altra mattina, prima di portare mia figlia a scuola, pronta a riportare lei dal veterinario subito dopo. Quando sono tornata, non era più nella cuccia. Si era messa dietro la poltrona, sdraiata.

Era cieca, “la” Berta. Cieca da sempre, l’ho presa così. Avrà avuto tre-quattro anni quando è arrivata in casa mia, dodici anni fa. Avevo pensato: “Poverina… è cieca”. E, in effetti, tutti così dicevano non appena ”sapevano”: “Poverina… è cieca”.

Invece lei camminava sul cornicione del balcone muovendo flessuosa la coda per “sentire” la ringhiera. Una volta, in verità, è cascata di sotto, ma stiamo al primo piano e lei si è messa ad aspettare che qualcuno l’andasse a riprendere.

Andava libera nel giardino in campagna e, se sentivi il cane del vicino abbaiare forsennato, era probabile che lei fosse lì ma… dietro alla rete di cinta. Si faceva le unghie sugli alberi e non “soffiava” se qualche gatto che abitava nei paraggi si avvicinava troppo. Ma muoveva su e giù, lentamente, la coda.

Saliva, aggrappandosi, su divani e poltrone e per scendere ci metteva un po’, si spostava avanti e indietro muovendo, avanti e indietro, anche il muso. “Prendeva le misure”. Ma saliva e scendeva e se c’era freddo si infilava sotto le coperte.

Era sempre la prima ad arrivare quando si apriva il sacchetto del cibo, le bastava sentire che ti avvicinavi all’armadio. Quando c’era da mangiare, mangiava. E mangiava tutto, senza differenza di ingredienti, consistenza, marche.

Ha accettato senza proteste l’arrivo del cane, Punto, che, letteralmente innamorato di lei, le lavava gli occhi chiusi e le orecchie e, ora che era diventata vecchia, anche il pelo. Dormivano arrotolati. Gelosissimo, il cane, se facevi una carezza alla Berta. Ma la faceva mangiare per prima.

E’ stata meno contenta dell’arrivo di Miele, gattina simpaticissima ma “muscolosa”, una specie di canguro in miniatura: da terra al frigorifero, al mobile, di nuovo a terra, poi sul balcone, di corsa sulla rete che separa dal condominio vicino e poi di nuovo giù con un balzo. Per lei che amava la tranquillità, un terremoto. Ha protestato come fanno gli animali: ha fatto la pipì dappertutto. Ma sono bastate due settimane e poi è stata “la” Berta a portare fuori in giardino ”la” Miele.

Solo se le camminavi dietro di corsa ti accorgevi che c’era qualcosa che non andava, perché cercava di correre anche lei e allora andava a sbattere.

Ha fatto i cuccioli.

E’ per questo che è finita a casa mia. Perché cercavo una gattina da regalare a mia nipote e di tutta la cucciolata alla fine rimaneva “da piazzare” la mamma, destinata a restare randagia, “poverina… è cieca”.

Poverina? Tra i gatti che ho avuto/ho, certo quella di maggior carattere.

Mi sono domandata spesso in tutti questi anni quante sovrastrutture da essere umano ci fosse in quel ”poverina”.


venerdì 21 ottobre 2011

ECCO IL POSSIBILE FUTURO DELLA LIBIA A CAUSA DI UN OCCIDENTE GOVERNATO DA PAZZI

Mi limito a riportare un articolo di Maria Giovanna Maglie dal quotidiano libero del 22 ottobre


Gheddafi, giustizia sommaria Finisce una guerra da matti. Il futuro della Libia incerto: aTripoli ora comanderanno gli islamisti, mentre Londra e Parigi ci stanno soffiando gli affari
Libero-news.it


Crudele e grottesco, disgustoso e surreale, sangue e cellulari, lo spettacolo dell’esecuzione e del linciaggio di Muammar Gheddafi, e della volgarità dei suoi assassini, la Nato che nasconde la mano che ha colpito per mesi e mesi in tutti i modi e a qualunque costo, gli insorti che non sarebbero mai stati in grado di sconfiggere il raìs con le armi e nel cuore di una parte del popolo e oggi si esaltano come cannibali, consegna il dittatore libico a un pantheon degli eroi nel quale mai avrebbe meritato di comparire; consegna anche alcuni presidenti, premier, ministri, esponenti politici e commentatori televisivi e non occidentali, compresi alcuni ministri del governo italiano e quasi tutti gli esponenti dell'opposizione, al disgusto del giudizio di chi sappia guardare immagini e fotografie, di chi sappia ancora riconoscere la verità dalle bugie.


Ministro Franco Frattini, quanto ancora a lungo intende raccontarci che con la morte di Gheddafi la guerra è finita e ha vinto il popolo libico, è prevalsa la pace e l'unità, soprattutto a chi la dice la storiella che l'Italia è in prima fila fra i partner privilegiati degli affari già in atto con il non ancora costituito nuovo governo libico, figuriamoci, visto che gli accordi li hanno stipulati con Francia e Inghilterra, figuriamoci poi visto che ancora il governo, e democratico, non c’è.? Allah è grande, questa è l'unica certezza che abbiamo, e se ha voltato le spalle a un sanguinario dittatore che aveva fatto la pace con l'Occidente e si era messo in pensione da terrorista, non sappiamo ancora quali estremisti, salafiti, qaedisti, Fratelli musulmani, sempre nel nome di Allah, ne prenderanno il posto, tantomeno a quale costo per noi italiani, che stiamo come si potrebbe dire a un tiro di sputo dai loro profughi e dai loro colpi. La forma è sostanza, e nella vicenda libica tutt'e due sono state disinvoltamente calpestate.

Non è solo una questione di stile, rischiamo di pagare carissimo tanto conformismo. Con quale faccia tosta oggi, per fare un esempio, il premier inglese David Cameron dice che le vittime della strage di Lockerbie sono vendicate, visto che l'Inghilterra e gli Stati Uniti avevano in perfetta libertà deciso di tirare una riga e stipulare un accordo ufficiale su quella vicenda? Se gli hanno consegnato il responsabile? Con quale doppiezza il presidente francese Sarkozy inneggia alla morte del nemico quando è stato uno di coloro che lo hanno accolto con tutti gli onori? Tutti insieme, in Europa e a Washington, dove è presidente un grande mistificatore della realtà sulla presunta primavera araba, uno che parla di rivoluzione come di un picnic sul prato della Casa Bianca, un Barack Obama che non è in grado né di spiegarci né di convincerci che gli interessi davvero che ai dittatori conosciuti d'Egitto, Tunisia, Libia, non si stiano sostituendo direttamente i terroristi islamici, hanno cercato di fare affari con il rais, e ne accarezzavano i capricci.

Solo che fino a un anno fa la parte del leone la facevamo noi italiani, dopo faticosi anni di faticosissime trattative, a dire la verità costose, ma trasversalmente volute e dal centro sinistra e dal centro destra al governo, non è vero onorevole Casini, che oggi fa la verginella? Solo che oggi francesi e inglesi ci hanno fregato, non so se lo ha capito, ministro Frattini, mentre si esalta per la pagina nuova che si sta aprendo, ma dimentica di dirci che Jalil non ha firmato alcun memorandum di cooperazione, e come aveva compreso, anche se non è riuscito a opporsi al trappolone, Silvio Berlusconi.
Tra i commenti demenziali, anzi proprio infami, vi invito a cercare quello di Italo Bocchino, uno per il quale il resto del mondo esiste solo per parlare di quel che accade attorno al suo ombelico, e che si permette di paragonare il premier eletto italiano a Gheddafi.

Un deputato che invece le cose di politica estera le capisce, dev'essere per questo che non è nel governo, Souad Sbai, ci ricorda che «domani la Libia sarà governata da chi non ha voluto portare alla sbarra il Colonnello vivo, come peraltro ordinava il mandato di cattura internazionale», e si domanda come mai «i missili arrivano fino a Tripoli e non a Teheran o Ryad? Se è così semplice eliminare un dittatore e liberare un popolo, perché gli iraniani massacrati quotidianamente o le donne fantasma saudite non possono godere dello stesso trattamento?». Che è quel che sensatamente dichiara anche Fabrizio Cicchitto: «È del tutto aperta la partita su quale forza politica e religiosa prenderà la guida del Paese e quale regime verrà istituito, rimane aperto l'interrogativo sulle ragioni per le quali in Libia c'è stato un intervento armato della Nato mentre analoghi interventi non vengono fatti in Paese con regimi forse più efferati».

Li cito perché sono voci nel deserto rumorosissimo di entusiasti e queruli celebratori dell'esecuzione con linciaggio e ludibrio.
La verità? lI futuro della Libia è tutt'altro che certo. Non possiamo dire né che sarà democratica né che sarà unita. tantomeno che sarà libera da un nuovo fondamentalismo al confronto del quale le pagliacciate panarabe di Gheddafi appariranno in tutta la loro leggerezza. Volete sapere come si vive a Tripoli liberata?. Con l'accordo della Cnt, a Tripoli si è formata una milizia irregolare incontrollabile e ben armata, veterani dell'Afghanistan, ai quali è delegato il controllo dell'ordine pubblico. Gli stessi gruppi filo-qaedisti e salafiti stanno entrando nei nuovi ranghi dell'esercito e dei servizi segreti. Per ora a Parigi, a Londra e a Washington hanno deciso che vengono prima gli affari. Le sinistre pacifiste e antiimperialiste, i cattolici frementi e indignati, non rilevati. Non si diceva sempre dei Bush che a loro non interessava la libertà dei popoli, ma i pozzi petroliferi? Adesso tutti zitti.

di Maria Giovanna Maglie