sabato 12 novembre 2016

SCIENZA E FEDE. VERONESI E ZICHICHI

L'ultracattolico Zichichi (non sto  qui a discutere i suoi documentati meriti scientifici nella fisica delle particelle) ha sempre sostenuto che non vi è contrasto tra scienza e fede. Zichichi ritiene che l'uomo, essendo l'unico animale dotato di ragione, abbia una natura  diversa da quella di tutti gli altri animali. Ma questa è nascostamente una concezione biblica che sa di vecchia muffa mitologica.    
Il pensiero di Antonino
Veronesi si è sempre dichiarato agnostico (non ateo) perché i credenti sono integralisti mentre gli scienziati sono possibilisti e non hanno dogmi. Questo disse Veronesi in una trasmissione avendo a fianco il teologo Vito Mancuso che con molta fantasia ha fatto nei suoi libri un minestrone vedendo nell'evoluzione dell'universo una presenza dell'evoluzione della spiritualità. Mancuso notò a Veronesi che vi sono stati molti scienziati credenti. Evidentemente questi scienziati, tutti fisici e non biologi, hanno trascurato l'evoluzione dell'universo su cui ha inciso sempre in modo determinante la CASUALITA' che demolisce ogni progetto intelligente della natura. Zichichi ha affermato che dal caos non può dervare l'ordine dell'universo. Evidentemente Zichichi non conosce, o fa finta di non conoscere, scienziati come Stuart Kaufman con la sua teoria del caos e Prigogine che con la sua teoria delle strutture dissipative ha dimostrato che la stessa entropia dell'universo in espansione è capace di autoorganizzarsi producendo l'ordine dal disordine in contrasto con la stessa entropia dimostrando così che le leggi della natura sono derivate dal caos. Non vi è posto per Dio. Notare come sia Stuart Kaufman che Prigogine fossero di origine ebraica. E' evidente che tutti e due non si fecero influenzare dalle favole della Bibbia. Posto in passato di fronte alla domanda se anche gli animali (non umani) avessero un'anima immortale Mancuso aggiunse (in ritardo, ma senza averlo affermato nei suoi libri) che anche essi hanno l'anima immortale. Non avrebbe potuto rispondere diversamente messo alle strette. Perché l'uomo sì e gli altri animali no data la comune origine di tutte le forme di vita? Ma allora qualcuno avrebbe dovuto obiettargli: anche le zecche, i pidocchi, le pulci, le zanzare etc. hanno l'anima immortale? 
Riporto qui un mio commento di risposta ad altri commenti relativi ad un mio precedente articolo. 
La scienza non può dire quale sia l'essenza del mondo, se per essenza di intenda una finalità nascosta. Ma la scienza esclude comunque un disegno intelligente del mondo per l'incidenza della casualità sin dai primi secondi del Big Bang perché CASUALMENTE ha prevalso la materia sull'antimateria. Casualmente la Terra si è trovata alla distanza giusta dal Sole perché non vi fosse troppo caldo o troppo freddo e casualmente ha avuto una massa che impedisse che l'atmosfera a causa della forza di gravità venisse schiacciata sulla sua superficie (come nei grandi pianeti Giove e Saturno)o venisse dissipata nello spazio come nei pianeti minori (Mercurio, Venere, Marte). Tutta l'evoluzione biologica è avvenuta con l'incidenza DETERMINANTE della casualità. E bastano questi argomenti per concludere che casualmente si è formata la vita sulla Terra. Casuale è dunque anche la vita umana sulla Terra, contro ogni concezione antropocenrica della natura. E basta questo per demolire ogni metafisica incentrata sull'uomo. Non è certo la filosofia che possa dare un significato alla vita umana oltre le conoscenze scientifiche se non lavorando di fantasia. La famosa frase di Aristotele (Amicus Plato sed magis amica veritas) conferma che solo la metafisica (come quella di Platone e di Aristotele) può pretendere di andare oltre la fisica. E non era certo Aristotele (più antropocentrico di Platone) che potesse pretendere di essere amico della verità. Infatti il suo sistema astronomico fu un fallimento e la scienza moderna iniziò andando contro Aristotele. 
18 nov 2014 - A questo Zichichi risponde che “la scienza non ha mai scoperto ... e le previsioni vanno oltre i cento anni, grazie alla scoperta che il mondo in ...
Antonino Zichichi, smentisce e ribalta tale contrapposizione: Non esiste alcuna ... E' opinione comune che le leggi dell'universo scoperte dalla scienza siano in ...

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Aristotele era assai piú a suo agio con la logica che con lo studio della natura e la fisica.
In Aristotele, quella invase questo: ne vennero teorie come che il masso sprofonda nell'acqua perché possiede in sé la proprietà di sprofondare, mentre il legno galleggia perché possiede in sé la proprietà del galleggiamento.

Ma, cosa ancora più problematica, la logica di Aristotele invase e colonizzò l'ontologia di Aristotele, istituzionalizzando l'errore già compiuto da Platone della fede nel divenire, come spiega il suo caro e stimato Severino in maniera ineguagliata a cominciare da L'essenza del Nichilismo.

I discorsi su Dio finiscono tutti per denunciare antropocentrismo. Anche quelli come il suo, ateistici.
Solo dei potrebbero sapere dell'esistenza o inesistenza degli dèi; il resto è vanità, e per questo quasi non si dà umano che al resto - teismo, ateismo - rinunci.

In alternativa, possiamo pensare al Sentiero della Gioia e della Gloria che attende l'umanità, non appena si sarà resa conto di ciò che il Destino ha incaricato Severino di scoprire per primo.
(Sì, la chiosa è scherzosa.)

Pietro Melis ha detto...

Non conosce la fisica di Aristotele, su cui feci un intero corso di lezioni all'Università. Secondo Aristotele un corpo è naruralmente pesante perché tende verso il centro della Terra, centro del mondo. La sua velocità di caduta è proporzionale al suo peso e inversamente proporzionale alla densità del mezzo attraversato. Ciò aveva come presupposto che il vuoto non esistesse perché non poteva nemmeno essere pensato. La conclusione di Aristotele era assurda.Infatti, dal rapporto P/R (P è il peso del corpo in caduta e R la resistenza del mezzo attraversato) si deduce che nel vuoto (dove R=0) si avrebbe P/0, e qualsiasi quantità divisa per zero dà infinito. Dunque nel vuoto un corpo in caduta libera secondo Aristotele si muoverebbe con velocità infinita. E poiché non è pensabile una velocità infinita Aristotele ne concluse che il vuoto non può esistere. Il cristiano Giovanni Filopono (commentatore di Aristotele del VI secolo) a P/R sostituì erroneamente P-R in modo che nel vuoto la velocità fosse proporzionale al peso. Errato. Giambattista Benedetti (XVI secolo) fece un esperimento ideale immaginando che un mattone cadesse nel vuoto e che poi lo stesso mattone, diviso in due parti eguali a contatto perfetto tra essi, cadesse nel vuoto. La conclusione era che le due parti del mattone sarebbero cadute con la stessa velocità pur avendo le due parti metà del peso dell'intero mattone. Ma ancora Benedetti non arrivò alla verità perché pensava che corpi diversi per sostanza, per esempio una palla di legno ed una palla di ferro di eguale volume, cadessero con diversa velocità essendo la palla di ferro più pesante della palla di legno di eguale volume. Si dovette arrivare allo sconosciuto olandese Isaac Beeckman,corrispondente di Cartesio, per arrivare alla giusta formulazione, con dimostrazione puramente geometrica, della legge di caduta dei gravi: la velocità di caduta (nel vuoto) è proporzionale al quadrato dei tempi impiegati nella caduta a terra. Cartesio continuò a pensare che fosse proporzionale allo spazio percorso pur attribuendosi erroneamente la paternità della formula di Beeckman non capendo che Beeckman aveva detto tutt'altra cosa. Anche il giovane Galileo errò pensando nel suo "De motu" che avesse ragione Benedetti. Galileo solo a cominciare dal "Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo" espresse la giusta formula del quadrato dei tempi, ma quando già in tutta Europa circolava questa formula. Dunque erroneamente nei manuali di fisica la legge di caduta dei gravi è attribuita a Galileo.

Pietro Melis ha detto...

P.S. Ergo nel vuoto una palla di ferro ed una piuma cadono con la stessa velocità causata dalla eguale forza di gravità della Terra (Newton). La diversa velocità di caduta nell'aria è dovuta evidentemente alla maggiore resistenza dell'aria nei confronti della piuma.

Alessio ha detto...

Io non sono convinto, professore, del fatto che l'uomo sia l'unico animale dotato di ragione, semmai è corretto affermare che la sua ragione è evoluta.Voglio esporre quindi la mia opinione, e sono contento di farlo visto che amo la filosofia e ho molta stima della sua cultura soprattutto nell'ambito filosofico. In realtà bisogna prima definire (ed è impresa ardua) che cosa si intende per "ragione" e secondo me la definizione più calzante è quella di "capacità di padroneggiare intenzionalmente l'ambiente per il proprio utile e per la sopravvivenza della specie". Ora, molti animali presentano capacità notevoli di padronanza dell'ambiente, tanto che alcuni scienziati non escludono che possano avere forme più o meno evolute di coscienza. Anzi, dal punto di vista morale, sembra addirittura che nel caso dell'uomo si sia andati semmai verso un regresso, una situazione in cui l'evoluzione dell'autocoscienza (la facoltà che ci fa dire "Io") ha condotto a forme molto gravi di egoismo, in cui l'utile individuale diventa la sola cosa da perseguire, con il trionfo del principio del "mors tua, vita mea". E' come se la ragione fosse un'arma a doppio taglio: da un lato ci rende più liberi, più in grado di controllare la realtà, ma dall'altro è come inquinata dalle passioni narcisistiche ed egoistiche, che la sviano.
Di conseguenza io ho una visione molto lontana dalle teorie ottimistiche che esaltano la mente umana come il massimo grado di perfezione della natura: anzi, credo che la coesistenza tra gli aspetti emotivi e la ragione crei conflitti molto gravi, forse sarebbe stata migliore un'evoluzione che avesse visto lo sviluppo di una razionalità non inquinata dalle passioni e completamente al servizio della collettività.