Ma gli agenti si difendono: «Noi l'avevamo detto». Il sindaco scampa ad un linciaggio
«Noi nella calca, la polizia era immobile»
Parla Irina Di Vincenzo, l'amica della ragazza morta nella strage di Duisburg: «La tragedia si poteva evitare»
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MILANO - Le cose di Giulia erano ancora lì, nell'appartamento che condividevano insieme a Milano nei giorni di lezione al Politecnico. Rivederle, per Irina Di Vincenzo, è stato come un pugno allo stomaco. Erano partite insieme, lei e Giulia Minola, per una breve vacanza in Europa che aveva tra le tappe anche una giornata spensierata alla Love Parade di Duisburg. Erano insieme sotto quel tunnel maledetto quando la folla ha iniziato a premere da tutte le parti e nella calca in centinaia sono rimasti schiacciati e soffocati. Lei se l'è cavata con qualche escoriazione non grave. Ma Giulia, da quella che doveva essere solo una giornata di festa, non è più tornata. E tra quelle mura la sua voce non risuonerà più. Irina Di Vicenzo durante l'incontro con i cronisti al suo rientro in Italia
«SI POTEVA EVITARE» - Non è stata semplice per lei la tappa in quell'appartamento prima di tornare nel suo paese di origine, Grugliasco, nel Torinese. Irina, però, non ha intenzione di chiudersi nel silenzio del suo dolore. Quello che è successo non deve andare dimenticato, perché 19 persone hanno perso la vita come topi in trappola mentre a pochi metri la musica continuava a pompare e la gente ignara ballava come se nulla fosse. Ripensarci ora fa riesplodere il dolore, ma anche e soprattutto la rabbia. Perché lei ne è convinta: «Questa tragedia poteva essere evitata, dirottando la gente verso il parco che era quasi vuoto». «Mi indigna soprattutto l'atteggiamento dei poliziotti che presidiavano l'aera - dice ora la ragazza -. Erano quasi indifferenti. Molti stavano nelle loro postazioni, senza mai muoversi. In giro ad aiutare non ne ho visti molti. E la stessa cosa si può dire per i soccorsi, che sicuramente erano troppo pochi per la gente che è stata male. Molti di noi sono stati salvati dai nostri compagni». A portarla in ospedale, tuttavia, è stata la polizia.
«NON HANNO IMPARATO LA LEZIONE» - Irina punta il dito contro l'organizzazione. «Aver convogliato migliaia di persone in un vicolo cieco senza vie di fuga e claustrofobico è stato un gravissimo errore - dice -. Ma ancora più grave è stato non avervi posto rimedio, mentre si creavano le condizioni per la tragedia. Le persone si accumulavano eppure il flusso non è stato arrestato o diretto altrove». La giovane piemontese pensa ora anche ad una denuncia formale «perchè gli organizzatori imparino la lezione». «Una cosa simile - sottolinea - era già accaduta a Berlino anni fa, ma la lezione non l'hanno imparata. Spero che sentendo le nostre voci queste cose non si ripetano».
LA POLIZIA: «L'AVEVAMO DETTO» - Intanto in Germania il caso resta aperto. La magistratura ha aperto un'inchiesta (e la cancelliera Angela Merkel ha auspicato che sia «scrupolosamente profonda) e la polemica continua a tenere banco sui media. La polizia si difende e fa sapere di avere lanciato degli allarmi alla vigilia dell'evento sui possibili incidenti. «Li ho avvertiti un anno fa che Duisburg non è il posto adatto per la Love Parade. E' troppo piccolo e stretto», ha detto Rainer Wendt, alto funzionario di polizia nonché leader del sindacato nazionale degli agenti.
LE ACCUSE AL SINDACO - Wendt, nato a Duisburg e influente in virtù della sua leadership nel sindacato che conta 170.000 membri, ha detto che gli avvertimenti sono stati ignorati. Le autorità di una città paragonabile per dimensioni, Bochum, hanno invece ascoltato le indicazioni della polizia, annullando nel 2009 la Love Parade in programma. «Il sindaco era terribilmente sotto pressione - non voleva fare il guastafeste», ha detto Wendt alla stampa tedesca. In Bochum, non c'è stato il festival techno perché «la città ha ascoltato le nostre preoccupazioni in materia di sicurezza. A Duisburg non le hanno ascoltate».
L'INCHIESTA - Gli investigatori stanno considerando la possibilità di indagare per omicidio colposo e il procuratore statale a Duisburg, Rolf Haferkamp, ha detto che esaminerà i piani di sicurezza, cercando di capire perché un evento che avrebbe dovuto accogliere al massimo 250.000 è finito con un numero di persone compreso tra 500.000 e 1 milione. «Dobbiamo analizzare attentamente la questione ma adesso è troppo presto per prendere la decisione se considerare responsabile una specifica persona», ha detto Haferkamp alla televisione N-24, aggiungendo che i procuratori hanno già sequestrato i documenti.
SINDACO MESSO IN FUGA - Il sindaco di Duisburg, Adolf Sauerland, ha detto che la città sta cooperando con i procuratori. «Risponderemo alle domande non appena avremo dato risposta al procuratore di Stato - ha detto -. Tutta la città è in lutto. Aiuteremo a fare luce su quello che è successo. Abbiamo fatto tutto il possibile per renderlo un posto sicuro». Tuttavia sono in molti a pensare che le principali responsabilità siano le sue. Domenica sera è stato violentemente contestato nei pressi del tunnel della strage, dove si era recato per commemorare le vittime. Solo grazie all’intervento del suo portavoce e di alcuni operatori televisivi, e poi della polizia, Sauerland è riuscito a fuggire illeso. Nei pressi del tunnel vi erano un centinaio di persone. Chi deponeva fiori, chi discuteva, chi piangeva. Improvvisamente si sono sentiti fischi e grida, quando il sindaco è stato riconosciuto. Qualcuno gli ha gettato addosso spazzatura, altri hanno fischiato: «Idiota, lo sapevi quello che stava accadendo», gli ha gridato un uomo. «Dimettiti, vigliacco», ha aggiunto una donna. Sauerland è stato costretto a fare retromarcia, qualcuno lo ha tirato per la giacca. Solo a quel punto la polizia si è accorta di quanto stava accadendo e cinque agenti sono intervenuti: hanno scortato Sauerland fino all’auto di servizio che si è allontanata velocemente.
1 commento:
il livello di idiozia di manifestazioni simili, supera quasi la corsa dei tori di Pamplona!
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