domenica 8 maggio 2011

MASSIMO CACCIARI: L'ESEMPIO MASSIMO DI COME SI POSSA ESSERE COLTISSIMI RIMANENDO IGNORANTI

Ho visto una trasmissione a RAI5 dedicata alla casa di Massimo Cacciari, che accompagnava l'intervistatrice per le stanze della sua casa. La libreria di ogni stanza era dedicata a specifici argomenti. Per esempio, in una stanza letteratura, in un'altra psicanalisti, etc. Migliaia e migliaia di libri. Mi sono sentito un ignorante di fronte a tanto sfoggio di libri. Ma poi mi sono domandato: quanto tempo un uomo dovrebbe vivere per leggerli tutti? Forse non basterebbero 200 anni. Io di libri nel mio studio ne ho circa 1500 (senza però contare i libri di consultazione, di stile encicopedico). Sono 1500 libri non solo letti ,a studiati con grande fatica. Ed ogni volta che terminavo di riempire un ripiano dello scaffale sentivo di avere portato a termine una vittoria contro il tempo. Ma tra i miei libri non si troverà un solo libro che sia un romanzo (tranne qualche classico di autore che può avere importanza oltre la letteratura (come Kafka o Dostojeski). Ho sempre ritenuto che i libri di letteratura siano tempo perso. Forse esagero, ma continuo a pensarla così. Infatti i romanzi mi offrono solo storie, pensieri soggettivi, MA NON MI DANNO CONOSCENZE SCIENTIFICHE. Questo è il punto. Alle domande dell'intervistatrice Cacciari ha risposto che leggeva di tutto. Leggere di tutto significa essere tuttologi, cioè esperti in niente.
Questa è la premessa. La cosa principale è che Cacciari non abbia mai fatto accenno a letture scientifiche. Egli usa il termine "scientifiche" in senso lato, comprendendo in esse le letture dei filosofi. Questo non è ammissibile. PER NON ESSERE IGNORANTI E' NECESSARIO AVER FATTO PRIMA DI TUTTO STUDI DI COSMOLOGIA E DI BIOLOGIA EVOLUZIONISTICA.
Essendo del tutto ignorante su questi argometi(sino a prova contraria), Cacciari ritiene di poter sostituire ad essi le sue escrescenze filosofiche che pretendono di andare oltre il conoscibile. Faccio un esempio. Io mi sono rotto la testa leggendo DELLA COSA ULTIMA (Adelphi) di Cacciari, che pretende con la sua fantasia filosofica di spiegare la natura di Dio, che, secondo lui, dovrebbe trascendere anche il possibile, dovendo essere definito come sintesi di possibile ed impossibile. Che cavolo significhi "sintesi di possibile ed impossibile" (se l'impossibile in quanto tale per la nostra ragione è ciò che non può esistere) forse non lo capisce nemmeno Cacciari, che si dilunga in farraginose e difficili pagine per dimostrare ciò. E a quale fine? Non si capisce. Cacciari vuole spiegare come abbia avuto inizio il mondo, cioè da una potenza che trascende ciò che per noi è impossibile. Ora, mi domando, come può la mente umana pretendere ancora, come la vecchia teologia, di stabilire la natura di Dio? Non vi sembra che sia il MASSIMO della presunzione? Come poter stabilire la natura di Dio se non si sa nemmeno se esista?
Cacciari ha citato una frase di Wittgenstein (con cui si chiude il famoso Tractatus logico-philosophicus); "Di ciò di cui non si può parlare bisogna tacere". Cacciari ha obiettato che bisogna parlare anche di ciò trascende il conoscibile e che, anzi, bisogna incoraggiare ciascuno ad esprimere il proprio pensiero anche andando oltre il limite di ciò che si vede. MA A CHE PRO? Per arrivare a scrivere stronzate che non hanno alcuna verificabilità? Come poter scrivere sull'inizio del mondo se nemmeno gli scienziati (i cosmologi) sono d'accordo sulla risposta alla domnda se vi sia un solo universo (quello visibile che sarebbe nato dal Big Bang) o vi sia un pluriverso, cioè esistano universi paralleli oltre quello visibile? Sembra che l'universo visibile, a causa di un grande vuoto che si trova tra le galassie, sia stato attraversato da un altro universo. Soltanto negli ultimi decenni si è scoperta la materia oscura (che rappresenterebbe il 70% della materia, mentre la materia visibile (delle stelle e dei pianeti rappresenterebbe solo il 5% della materia. Il restante 25% sarebbe costituito dall'energia oscura (detta del vuoto, che è un falso vuoto). L'energia oscura sarebbe la causa dell'accelerazione della materia ai confini dell'universo visibile. Cacciari avrebbe fatto bene a spendere un po' del suo tempo dedicandolo all'evoluzione biologica da una comune origine di tutte le forme di vita prima di parlare di libertà e di valori morali. Anche ad evitare la solita NAUSEANTE CONCEZIONE ANTROPECENTRICA DELLA NATURA, in cui Cacciari è rimasto impantanato nella cultura letteraria e filosofica scissa da ogn concezione scientifica della natura.
Che senso ha dunque andare oltre il discorso scientifico scrivendo di un Dio che sarebbe l'origine dell'universo se non si sa nemmeno se l'universo sia uno o sia un multiverso? Si può solo lavorare di fantasia alla Cacciari. Ora vi riporto delle frasi di Cacciari dal suo testo sopra citato (nel contesto della mia esposizione, facente parte del mio libro SCONTRO TRA CULTURE E METACULTUA SCIENTIFICA) e vi sfido a dirmi se ne avete capito un'acca. Se non l'avete capito la colpa non è vostra ma di Cacciari, che ha scritto solo stronzate nel senso di Harry G. Frankfurt, Stronzate, Rizzoli 2005). Menzogne sono le frasi dotate di pensiero ma risultanti false alla verifica. Stronzate sono le frasi prive di pensiero perché sono prive anche di senso.

Dio, nella sua “Onnicompossibilità” è anche affermazione di ciò che razionalmente è l’impossibile: sintesi di Essere e di Niente (come negazione del possibile): in Dio “Il possibile abbraccia anche la negazione di sé, l’impossibile…L’Inizio…afferma in sé l’im-possibile…L’ambito del puro Possibile abbraccia in sé necessariamente anche il possibile im-possibile…L’infinito Possibile è uno con l’Infinito Im-possibile. Nel Possibile trova luogo anche l’im-possibile della manifestazione…L’arché spetta all’Onni-compossibile: possibilità del possibile, certo, ma anche dell’im-possibile…”. 1 In altri termini, Dio, se è trascendente rispetto al mondo, deve unire il possibile con ciò che razionalmente appare impossibile nell’Essere. Agostino ha ritenuto che Dio potesse essere conosciuto secondo ciò che il Verbo ci rivela “per trovare in fondo noi stessi”, ma, dice Cacciari, tra filosofia e fede vi è irrelatività, e “l’occhio cieco della mente vedrà sempre assai più profondamente del teologo…la sovra-essenzialità del Dio”.2
Date queste premesse Cacciari crede di avere trovato il fondamento della libertà umana, che non avrebbe radici, come pensò Heidegger, nel trascendere l’Essere con il pensiero della morte (cioè del Nulla), ma nello stesso Dio che è la compossibilità di ciò che è possibile ed impossibile. Anche il peccato, in questo senso, sarebbe espressione di libertà, cioè del possibile che “realizza l’immagine di Dio come libero creatore”,3 pur nella sua opposizione a lui. Heidegger, commenta Cacciari, da prima, in Essere e tempo, pose nell’autentica esistenza dell’esserci dell’uomo, inteso come essere-per-la-morte, il fondamento della libertà, ma rimase inviluppato in un’opposizione tra libertà intesa come possibilità e il destino dell’esserci che è, allo stesso tempo, gettato nel mondo. Pertanto Heidegger successivamente cercò un fondamento ontologico della libertà umana, ma, pur considerando “la libertà come l’abissale essenza di Dio”, non uscì dalla contraddizione di un Dio che non è libero di non manifestarsi, anche se parzialmente nel suo contemporaneo occultarsi, per cui perviene “al perfetto implodere in sé, al proprio im-possibile”.4 Se Dio si dona necessariamente nel suo rivelarsi, la sua Libertà appare vincolata.
La libertà umana potrebbe essere considerata come un dono di Dio, che, spogliandosi di sé, donò all’uomo il Figlio5. In realtà tale dono non è libero dal vincolo della reciprocità se chi dona pretende di essere riconosciuto nella fede, e dunque remunerato. Ma remunerazione da parte dell’uomo significherebbe la perdita della libertà. Infatti, se il dono della Libertà deve essere gratuito da parte di Dio, tale libertà dovrebbe essere incondizionata, senza scambio, “senza ragione, senza perché”.6 Pertanto deve poter volgersi anche contro Dio. Da ciò consegue “la perfetta inutilità del servire” Dio nelle opere. 7 “Ogni diritto da parte dell’uomo va assolutamente respinto”.8 Ma in tal modo l’uomo non ha nemmeno diritto alla salvezza, perché Dio non ha alcun vincolo con l’uomo nel suo dono gratuito della Libertà, e l’uomo non ha più padroni. E’ come se Dio, dopo avere donato la libertà all’uomo, si fosse ritirato conservando la sua onnipotenza. “L’Onnipotenza non dipendente da alcuna condizione non può dipendere dalla Necessità…nell’idea di Onnipotenza permane la possibilità di un assoluto ritirarsi, del suo concentrarsi in un punto di tale potenza da non permettere che alcuna luce più irraggi da esso…L’Onnipotenza dell’infinito Onni-compossibile…è lasciar- essere anche la possibilità di non-essere”9
La Trinità, in quanto include anche il Verbo (Logos), quale manifestazione di Dio nel mondo, non può essere dunque Dio inteso come arché, cioè come libertà assoluta, come Inizio che trascende ogni determinazione compresa nel Logos.
D’altra parte, se il Logos deriva eternamente da Dio per una relazione non adventitia,10le tre Persone della Trinità sono inseparabili e indistinte nella loro manifestazione tramite il Logos, per cui “il Figlio ha la stessa volontà del Padre” e “la reale distinzione tra le tre Persone diviene davvero null’altro che un’articolazione logica”,11 non reale. Il Padre sprofonderebbe anch’egli nell’incarnazione del Figlio, senza poter distinguersi da lui, e verrebbe meno, con ciò, “il suo essere non-contingente”.12 Se, al contrario, l’incarnazione riguardasse una sola persona, o tutto Dio si rivela in essa - e allora abbiamo l’ateismo di Hegel - oppure il Padre si distingue dal Figlio a prezzo di una mancanza di Relazione tra i due. Il “problema” per Cacciari consiste nel mantenere la Relazione tra i due e allo stesso tempo la loro distinzione. Cacciari crede di avere trovato la soluzione nel conservare la contraddizione, cioè nel considerare la Relazione con il Logos (e dunque con il mondo) come distinta dal suo Inizio, che la trascende. Nella stessa Relazione tra le persone della Trinità, e, dunque, nella relazione del Padre con il Figlio, vi sarebbe un vincolo di Libertà, che è lo Spirito, consistente nel fatto che il Padre avrebbe abbandonato il Figlio nel suo distinguersi da esso, anche se ciò sembra contrastare con il fatto “che il Figlio ha la stessa volontà di Chi l’ha mandato”.13
In effetti, per Cacciari, proprio la contraddizione esprime il massimo di Libertà di Dio, non vincolato dal Logos, cioè dal Figlio, che lo manifesta nel mondo. In questo senso Dio, come Inizio, è infinito: egli eccede la stessa Trinità in quanto eccede il Logos compreso nella Trinità, distinguendosi da esso. La Trinità è l’unità della contraddizione perché diviene mancanza di distinzione per via della Relazione esistente tra le tre persone, e tuttavia il Padre si distingue dal Figlio, cioè dal Logos: “Il Dio Logos è quello della Croce”. E, pur nella distinzione, le tre Persone si amano. “Qui sta la follia, lo scandalo”.14 Ma “la parola del Deus-Trinitas, il suo essere Logos è Relatio perfetta quando fa-segno anche a ‘ciò’ che la eccede, a ciò che non può dire. Quando le Persone… indicano l’abisso che tutte le distingue dall’Inizio”
1 Ibid. p. 75-103. Cacciari non omette di criticare (pp. 70 sgg.) anche il pensiero di Cusano (De possest), secondo cui Dio rimane pur sempre nell’ambito dei possibili compossibili, essendo la sua essenza sempre vincolata dalla razionalità, per cui le contraddizioni colte dall’intelletto umano si annullano soltanto all’infinito, come si annulla la differenza tra linea curva e linea rettilinea in una circonferenza di raggio infinito. Non esiste in Cusano una sintesi divina di possibile e di impossibile, che, secondo Cacciari, sarebbe la condizione della trascendenza di Dio rispetto al mondo, che è una esplicazione della totalità dei possibili esistenti eternamente nella mente di Dio. Su Cusano cfr. il nostro Aspetti logici e teologici della rivoluzione astronomica. Da Buridano a Keplero, Annali della Facoltà di Magistero di Cagliari, 1984, Vol. VIII, Parte I.
2 Ibid., p. 128.
3 Ibid., p. 184.
4 Ibid., pp. 299-307.
5 Ibid., p. 316.
6 Ibid., pp. 314-
7 Ibid., p. 327.
8 Ibid., p. 324.
9 Ibid., p. 323.
10 Ibid., p. 331.
11 Ibid., p. 337.
12 Ibid., p. 336.
13 Ibid., p. 339.
14 Ibid., p.339.


16 commenti:

Unknown ha detto...
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Pietro Melis ha detto...

O stronzo! Hai mai letto "Della cosa ultima" di Cacciari? Il quale è noto soltanto perché si affaccia alla TV come politico, arrogante e saccente, come se possedesse lui il rimedio per tutti i mali. Se non fosse noto per la politica nessuno lo conoscerebbe. Come nessuno, fuori del campo filosofico, conoscerebbe Vattimo se non fosse conosciuto anche lui per la politica e come rootinculo. Il caso di Severino è diverso. Benchè non sia un personaggio televisivo, tuttava fu per molto tempo opinionista sul Corriere della sera dove andava ripetendo sino alla nausea che la decadenza dell'Occidente era causata dal fatto che la tecnologia aveva èortato all'oblio dell'eternità dell'essere e degli enti (andando persino oltre Parmenide). Per Severino non esiste nemmeno l'evoluzione biologica, solo apparente. Tutto è già predeterminato dall'eternità dell'essere. E con questa paranoia Severino ha incantato solo gli mbecilli ed ignoranti in fatto di conoscenze scientifiche. Tornando a Cacciari, questo individuo ha iniziato come marxista (Krisis) e poi ha finito con il fare il superteologo pretendendo di dire quale sia la vera natura di Dio, andando oltre la teologia negativa di Plotino. Anche qui vi è molta arroganza, oltre che ignoranza in fatti di conoscenze scientifiche. Io non sarò noto come questi personaggi, ma ho sempre evitato di dire stronzate come loro. Perché chi pretende di avere conoscenze oltre il campo scientifico può dire solo stronzate. Rimane da dire qualcosa del rottinculo Vattimo, il cui pensiero debole è stato ridicolizzato da filosofi ben superiori a Vattimo, come il poco conosciuto Carlo Augusto Viano, la migliore mente illuminata della filosifia italiana e storico della filosofia (con Pietro Rossi)di cui io fui assistente di storia della filosofia. Viano rispose a Vattimo con un famoso libello dissacratorio "Va' pensiero". Come si vede non è la notorietà che è la misura del valore. Quanto a Wittgenstein, proprio individui come Severino e Cacciari dovrebbero imparare da lui tacendo: "Di ciò di cui non si può parlare bisogna tacere" (Tractatus logico-philosophicus). Ma il secondo Wittgenstein è purtroppo tutta un'altra cosa nel suo passaggio al convenzionalismo. Per cui fu rinnegato anche da Bertrand Russell.O stronzo! Che cos'è per lei la cultura? Leggere le fregnacce scritte da Cacciari, da Severino e da Vattimo, i quali hanno solo una cultura letteraria e sono privi di conoscenze scientifiche? Ma vaffanculo!

Pietro Melis ha detto...

Mi sono dimenticato di Agamben. E' il caso di dire: Chi era costui? Ma per lui (della scuola di Foucault e di Derrida) si possono dire le stesse cose. Cultura letteraria e non scientifica. Dunque solo stronzate (nel senso di Harry G. Frankfurt, Stronzate, Rizzoli, 2005).

Anonimo ha detto...

MASSIMO CACCIARI ,esperto in INCIUCI POLITICI e "metafisici",grazie alla sua abilità nella MENZOGNA,è stato l' Ispiratore della PROFEZIA del ROGO della FENICE di VENEZIA da me costruita grazie al suo CONTRIBUTO di uomo di MENZOGNA.
Come lettore è un SUPERFICIALE.
Cliccare su Google:
profezia rogo fenice
argos

Anonimo ha detto...

Ahahahahahahahahahahahahah!

Unknown ha detto...
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Pietro Melis ha detto...

Non vale la pena di pubblicare le ulteriori stronzate di questo individuo. Che vada a cagare altrove.

Pietro Melis ha detto...

Dal mondo di internet ci si può aspettare di tutto. Platone è forse l'autore che conosco meglio e su cui ho scritto in lungo e in largo con riferimento al (falso) problema delle idee, che ha soluzioni sempre diverse dalla Repubblica, al Sofista e al Timeo. Su Cartesio ho fatto la mia tesi di laurea leggendo anche la corrispondenza nell'edizione originale Adam&Tannery (tesi avente come argomento la fisica di e l'ottica di Cartesio, e pubblicata negli Annali della Facoltà del 1967) e questo stronzo cagato a forza nato da un parto anale di sua madre, che dice di essere studente del primo anno (figuriamoci quante letture può aver fatto), pretende di dare lezioni ad uno che ha studiato e insegnato per 40 anni. Il mondo è pieno di pazzi. Vi è gente che si infatua di un autore, come Cacciari, che, se non fosse stato anche un politico, e SOLO per questo spesso intervistato alle TV, sarebbe un signor nessuno per tutte le castronerie che ha scritto passando dal marxismo alla teologia, pretendendo di conoscere la natura di Dio. Incredibile. E allora guai a toccargli l'idolo di cui si è infatuato lo stronzo cagato a forza. Ripeto, vada a cagare altrove perché la prossima volta lo ignorerò. Oltre tutto è un vigliacco che si nasconde dietro l'anonimato senza lasciare indirizzo email. Perché chiamarsi Tommaso Scarponi è come chiamarsi Pinco Pallino.
Gentaccia come questa si merita solo parolacce. "E cortesia fu lui esser villano" (Dante, Inferno, XXXIII, 150).

Sofia Sustafava ha detto...

Adoro vedere il livello dei "prof" italiani. Quando batti nel debole si inalberano come bambini e quando non ci arrivano... impilano libri.

Viola Mariotti ha detto...

Cito la frase che leggo sotto al riquadro in cui sto scrivendo: "La moderazione dei commenti è stata attivata. Tutti i commenti devono essere approvati dall'autore del blog".
I commenti devono essere moderati, ma il contenuto del blog sta al di sopra di questa regola. Della serie "la legge è uguale per tutti". Non c'è altro da dire.

Pietro Melis ha detto...

A casa propria ciascuno fa entrare chi vuole. E poi io rispondo nei termini giusti a chi mi insulta. Negandogli poi il permesso di continuare ad insultarmi.Non ammetto che persone ignoranti presumano di darmi lezioni. Per di più con insulti.Io ho tutta la libertà di dir male di Cacciari per tutte le sciocchezze che ha scritto in filosofia, e chi lo difende non deve difenderlo insultandomi.

Un Rêve ha detto...

A prescindere dal fatto che Cacciari possa essere un genio o uno spara cazzate (passare dal Marxismo alla natura di Dio, è vergognoso), non capisco perché si avanza il problema dell'arroganza. Tutti i filosofi hanno avuto l'arroganza di affermare il proprio pensiero su quello di ogni altro, sia cercando un metodo di indagine o un metodo per conoscere sia cercando la Verità; esempio assoluto ne è HEGEL.
Arroganza è eliminare i commenti delle persone, mossa tra l'altro che scopre un fianco debole, in quanto viene da pensare: non sa più come rispondere? non regge il confronto con un ragazzo? è un despota che non può essere contraddetto?
"poveraccio" e "pena" non sono grandi insulti, diciamo che hanno più che altro piccato l'orgoglio. "stronzo" ha dato il via alle danze invece ahah
...eeeh oggigiorno fare filosofia è complesso, il problema è sicuramente che tantissima gente che fino a un secondo fa sarebbe stata analfabeta (e quindi non avrebbe inondato il mondo con le proprie opinioni senza senso), ora viene acculturata a forza nelle scuole e si crede un sommo genio.

Pietro Melis ha detto...

La filosofia è quella cosa con la quale o senza la quale le cose rimangono tali e quali. E' vero che ogni filosofo inizia parlando male degli altri. Ma proprio per questo la filosofia non offre verità. Le può offrire RELATIVAMENTE la scienza. La quale tuttavia non può rispondere alla domanda che senso abbia la vita. Anzi, scientificamente la vita non ha alcun senso data l'incidenza della casualità sin dalla formazione del sistema solare, e andando indietro, sin dal Big Bang, visto che casualmente nelle sue prime frazioni di tempo la materia ha prevalso sull'antimateria. Inoltre il Big Bang non è più l'origine di tutto l'universo perché ormai la cosmologia è orientata verso la teoria del pluriverso. E pertanto il Big Bang sarebbe solo un episodio casuale e marginale nel pluriverso. Ma non sapremo mai la verità assoluta sull'universo. La scienza è per sua natura modesta, mentre la filosofia, quando pretende di offrire verità assolute è arrogante e destinata a navigare solo nelle sue escrescenze mentali.

Pietro Melis ha detto...

Sin da quando ero al liceo avevoimparato questa definizione della filosofia: è l'obliterazione palingenetica dell'io pensante che si infutura nell'archetipo prototipo dell'antropomorfismo universale. Che sognifica? NIENTE.
Poi scoprii che questa frase è attribuita a Freud. Ma non l'ho mai trovata nelle mie letture di Freud. Forse si trova in "introduzione al narcisismo". Ma è un dire niente. Proprio niente.

Un Rêve ha detto...
Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
Pietro Melis ha detto...

Basta. Mi avete rotto i coglioni. Visto che non capite un cazzo di scienza anche quando scrivo sulla teoria del pluriverso girate al largo. Non pubblicherò altri commenti di deficienti. Visto che mi si dice che sproloquio scrivendo dell'universo non tollero di perdere altro tempo con dei deficienti.