giovedì 22 settembre 2011

IL MEZZO NEGRO (O MEZZO BIANCO) BARAK OBAMA NON HA RINGRAZIATO L'ITALIA IN MERITO AL BOMBARDAMENTO DELLA LIBIA. MEGLIO COSI'

Mio commento lasciato sul Corriere della sera in relazione al sottostante articolo.

Barak Obama è un presidente che non verrà rieletto. E' un insipiente. Ha violato il diritto internazionale usando la Nato (contro il suo stesso statuto) per bombardare la Libia. La Nato ha il solo compito di intervenire contro Stati aggressori di uno Stato facente parte della Nato. E allora che cosa c'entrava la Libia? Aveva forse attaccato un Paese facente parte della Nato? La stessa cosa è avvenuta quando l'Italia con il governo D'Alema (!) ha prestato le basi perché la Nato bombardasse La Serbia. INCREDIBILE. Questa arroganza della Nato al servizio dell'arroganza statunitense è veramente scandalosa sotto il profilo del diritto internazinale. Una guerra civile è un fatto interno ad uno Stato. Che diritto hanno gli altri di intervenire? Io non capisco perché la Russia e la Cina non abbiano posto il diritto di veto nel Consiglio di sicurezza. E pensare che a questo mezzo negro (o mezzo bianco) hanno dato il premio Nobel per la pace. Il mondo fatto alla rovescia.Non è migliore del suo predecessore il criminale Bush, che invase l'Iraq inventandosi un nemico che non esisteva, giacché Saddam Hussein disonesamente fu accusato di avere armi di sterminio di massa. Il suo governo laico era l'unico governo che potesse impedire la carneficina che poi è seguita anche tra sunniti e sciiti. E i cristiani, che con Saddam Hussein (avente come vice primo ministro il cattolico Taraq Aziz di rito caldeo) avevano la massima protezione, ora sono costretti a vivere nascosti. Due presidenti fallimentari.

Mi compiaccio con Casalingo (uno delle centinaia di commentatori dell'articolo), che ha colto ciò che da vent'anni vado scrivendo, che gli immigrati sono oggi quello che Marx chiamava "esercito di riserva" dei disoccupati, che servono a mantenere bassi i salari. E mi sono sempre domandato come mai gli operai non abbiano mai mandato affanculo i sindacati, che hanno sempre protetto gli immigrati nel contesto del mito della società multiculturale e multirazziale. L'internazionalismo della classe operaia è stato tradito da questa falsa sinistra che l'ha sostituito con l'internazionalismo degli immigrati, degli sbandati, dei frichettoni dei centri cosiddetti sociali, degli omosessuali, e via dicendo. Non voto più dal 1994. Sono di anima socialista. Ma il socialismo non esiste più in alcun partito. Esiste solo la sete di potere con tutta la confusione dilagante che ha portato alla cancellazione della distinzione tra morale (del buonismo) e diritto.

PARALISI POLITICA, IMMAGINE ESTERA

Un pericoloso isolamento

PARALISI POLITICA, IMMAGINE ESTERA

Un pericoloso isolamento

Si può anche concedere che Barack Obama sia stato sgarbato con l’Italia. Ringraziare davanti all’Assemblea delle Nazioni unite Lega araba, Egitto, Tunisia, Francia, Danimarca, Norvegia e Gran Bretagna per il ruolo svolto in Libia contro il regime di Gheddafi, dimenticando il governo di Roma, è un’amnesia singolare. Ma sottolineare l’omissione di un presidente degli Stati Uniti che vive lui stesso un momento di seria difficoltà non basta a eludere una domanda di fondo: perché l’inquilino della Casa Bianca non sente il bisogno di dire grazie anche a un’Italia immersa nel Mediterraneo?

Trovare una risposta confortante non è facile. Riesce impossibile sfuggire alla sensazione di un isolamento crescente del nostro Paese, che tende a essere trattato come il comodo capro espiatorio dei problemi dell’Occidente; e in particolare dell’Europa. Non ci si può non chiedere se un simile atteggiamento sia favorito anche dagli errori del governo di Silvio Berlusconi: dalle oscillazioni sull’operazione in Libia a quelle sulla manovra economica, fino alla tesi autoconsolatoria di un complotto anti-italiano. La verità è che dopo la perdita di ruolo che la Guerra fredda regalava all’Italia, certi atteggiamenti non le sono più consentiti.

E in una fase come l’attuale diventano imperdonabili. Quando si accredita un nostro ruolo in politica estera superiore alla realtà dei rapporti di forza, alla lunga il risveglio è brusco. Molto meglio guardare in faccia l’isolamento e individuarne l’origine; e smetterla di fingere che esista ancora una maggioranza politica e di fare piani per l’eternità: perfino nel centrodestra ormai c’è chi misura l’eternità del governo in termini di mesi ma anche di giorni. Il convulso tramonto del berlusconismo e l’involuzione della Lega non sono meno vistosi solo perché per Pdl e Carroccio non esistono alternative alla loro alleanza.

Purtroppo è vero che l’opposizione non offre molto. E l’evocazione lugubre di Antonio Di Pietro, secondo il quale se Berlusconi non getta la spugna «ci scappa il morto », non contribuisce ad alzarne le quotazioni: lo ammette anche il Pd, spaventato da un suo alleato che semina i germi di una guerra civile strisciante. Ma questo non basta a cancellare il sospetto che, comunque vada oggi la votazione segreta del Parlamento sull’arresto di Marco Milanese, ex braccio destro del ministro dell’Economia Giulio Tremonti, il governo sta concludendo la sua traiettoria.

Lo scontro virulento fra Palazzo Chigi e magistratura contribuisce a offrire all’opinione pubblica italiana e internazionale l’immagine di un’Italia immobilizzata e sfigurata dalle proprie faide interne. Somiglia a una sorta di conflitto tribale, nel quale l’istinto di sopravvivenza del centrodestra finisce per apparire insieme una risorsa e un limite: quasi un alibi per scansare i veri problemi. Protrarre nel tempo una situazione così tesa mentre la crisi finanziaria morde i risparmi, tuttavia, è rischioso. Più la conclusione sarà rinviata, più il «dopo» segnerà una rottura. E, alla fine, la realtà potrebbe prendersi una rivincita traumatica per tutti.


22 settembre 2011 07:52

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