domenica 23 giugno 2013

MOLTA UMANITA' VALE MENO DI UN GATTO. AD ESEMPIO CHI SCRIVE SUL GIORNALETTO SARDINIAPOST. SOLIDARIETA' AL PARROCO DI LOTZORAI

Ho trascorso l'ultimo mese impegnato con la testa unicamente nel tentativo inutile di salvare la mia gatta Biondina. Sono ancora affranto dal dolore. E faccio fatica a scrivere. Lo faccio per distrarmi attaccando questi disonesti e tanti altri ignoranti che non hanno speso, come me, la loro vita nello studio e pretendono tuttavia di ergersi a maestri di pensiero, mentre fanno solo schifo. Ho fatto in tempo a correggerre le ultime bozze di un libro che uscirà in luglio. Un libro tra l'autobiografico, la saggistica (scienza, religione, economia, filosofia) e il racconto thriller. Un libro contro la farsa di giustizia in Italia. Un libro contro l'ignoranza di coloro che confondono la morale con il diritto. Un libro contro tutti i disonesti che ancora mi accusano di antisemitismo valendosi di sentenze ideologiche non capendo che esiste una verità oltre quella processuale. E senza nemmeno averle lette perché in nessuna di esse appare l'accusa di "antisemita", che mi hanno affibbiato i pennivendoli di regime. E poi, come se una sentenza dei parrucconi della Cassazione rappresentasse la verità assoluta. Su questa vicenda debbo portare a termine un altro libro intitolato VERGOGNATEVI! IL DIRITTO NATURALE CONDANNATATO ANCHE IN CASSAZIONE. In esso espongo e commento le tre disoneste sentenze (che oltre tutto non hanno avuto alcuna pratica conseguenza, essendo consistita la condanna ad una modica multa da non pagare perché sotto condono) per dimostrare come esse siano viziate anche da mancanza di logica ed abbiano persino alterato od omesso la verità dei documenti prodotti. Antisemita a me che sono stato sempre filoisreaeliano e ho scritto in due libri che la Palestina è storicamente ebraica e che gli arabi sono solo invasori che meriterebbero di essere rispediti tutti almeno oltre il fiume Giordano a calci in culo. Antisemita a me che sono stato sempre ammiratore della grande intelligenza ebraica, che è LAICA, non religiosa e non farneticante come la testa di quegli stronzi che credono ancora nelle merdate dell'Antico Testamento. Dall'800 in poi (quando l'ebraismo subì un processo di laicizzazione) vi sono state grandi menti ebraiche nella scienza, nell'arte e nel pensiero filosofico. Basti pensare ad Einstein, a Freud, a Schonberg, a Berg. Il pensiero filosofico tedesco nel XX secolo ha i suoi maggiori esponenti nell'ebraismo. Il più fiero critico dell'ebraismo religioso fu l'ebreo Karl Marx, che nel suo scritto La questione ebraica vide proprio nelle farneticazioni religiose dell'ebraismo la causa principale del loro rifiuto di integrarsi negli Stati in cui vivevano e della loro pretesa di avere leggi speciali per essi, quasi pretendessero di avere uno Stato loro nello Stato. Ma Marx vide nell'ebreo soprattutto l'espressione più retriva e più dura del capitalismo, credendo che con il comunismo sarebbe sparita anche la figura dell'ebreo, impersonificante il dominio del capitalismo. Più convincente l'analisi precedente di Bruno Bauer nello scritto dallo stesso titolo La questione ebraica, in cui Bauer vede, non tanto nell'attaccamento al danaro, quanto nella religione ebraica l'ostacolo maggiore per una integrazione in uno Stato laico che non riconoscesse alcuna differenza sulla base delle religioni, che lo Stato laico avrebbe dovuto ignorare. E dal rifiuto di integrazione da parte degli ebrei, non ancora passati attraverso il processo di laicizzazione, nacquero le vicende riguardanti la loro persecuzione. Tutta la mia simpatia per l'ebreo Moni Ovadia, dichiaratamente agnostico-ateo, che ironizza sull'ebraismo religioso. Egli è anche vegetariano per ragioni etiche e di salute. Vorrei assistere ad un incontro tra lui e il farneticante ed ignorante rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni, che nello scellerato libro Guida alle regole alimentari ebraiche giustifica ancora la maggiore crudeltà della macellazione ebraico-islamica (che vieta che il povero animale sia almeno prima privato della coscienza). Il Di Segni crede ancora nel calendario ebraico, in uso nelle sinagoghe e fondato sulle favole del Genesi, secondo cui il mondo sarebbe stato creato meno di 6000 anni fa. Per lui l'evoluzione biologica, la cosmologia non esistono. Roba da matti. A che punto può arrivare la farneticazione religiosa ebraica delle sinagoghe.
Uno, come me, non deve permettersi, secondo i disonesti ignoranti, di affermare di avere il diritto di non commuoversi per la brutta fine che fanno coloro che nella loro vita hanno dimostrato di non avere alcuna sensibilità per le sofferenze altrui mentre pretendono di avere dagli altri sensibilità per le proprie. Questo era il succo del discorso mio, che i disonesti hanno trasformato in elogio delle camere a gas, mentre io mi sono limitato a dire che avevo il diritto di non commuovermi per la sorte di quegli ebrei che vi erano finiti se credevano nelle farneticazioni pseudo religiose sulla base delle quali il povero animale che finisce in un mattatoio diventa impuro se privato prima dello stato di coscienza. Il povero animale, secondo questi pazzi, deve morire cosciente mentre, legato a terra su un fianco, si dibatte tremendamente, cercando di liberarsi, tra scene strazianti descritte dai veterinari, nell'agonia per morte lenta per dissanguamento. Ma questo i disonesti non l'hanno voluto capire. Battersi contro questa inutile maggiore crudeltà significa per i disonesti essere antisemiti. Ho un assoluto disprezzo per questa gentaccia. Essa appartiene alla categoria dei subanimali, perché se fossero solo animali, sarebbero migliori.         
In un mio manoscritto risalente al 2003 (e che prima o dopo pubblicherò) dico che i sardi, popolo di vittimisti, meriterebbero di essere fatti fuori (come immagino nel racconto) da un virus sconosciuto che attacca il DNA sardo (della retrograda cultura pastorale) risparmiando coloro che avevano avuto un DNA modificato da una diversa cultura. Secondo la teoria dell'embriologo Waddington, che riteneva il DNA modificabile dall'ambiente (anche culturale). La popolazione della Sardegna viene ridotta a 300.000 abitanti e il governo provvisorio dichiara l'indipendenza della Sardegna ripopolandola con israeliani e veneti. E cancellando ogni traccia di sardità. La Sardegna non più governata da sardi, diventa la regione più ricca d'Europa. La triste storia di questa terra di barbari, che hanno saputo fare bene solo una cosa, i pastori mungendo e uccidendo pecore e agnelli, è stata ben descritta dallo storico "sardo" (ministro piemontese) Giuseppe Manno, di cui ho riassunto nel manoscritto le sue opere Storia della Sardegna e Storia della Sardegna moderna, in cui si rende evidente l'odio tribale dei sardi che si sono sempre combattuti tra essi, sino ad uccidersi tra loro anche nella battaglia di Sanluri del 1409, con 5000 morti, che vide la fine dell'ultimo Giudicato, quello d'Arborea. In una battaglia che vide molti sardi intruppati nell'esercito aragonese comandato da Martino il giovane combattere contro i sardi del Giudicato d'Arborea. Il sardo di una località vicina, distante pochi km, veniva chiamato "unu sardu de afforasa" (un sardo di fuori). Incredibile. Da qui il periodo ancora più oscuro della dominazione aragonese. Grazia Deledda fece bene a fuggire dalla Sardegna per sottrarsi all'odio dei nuoresi, i sardi peggiori, di cui aveva bene messo in luce le barbare tradizioni. Sardi senza dignità che si fecero servi degli aragonesi e si adattarono ad essere sfruttati coltivando le misere terre per finanziare la corona aragonese. Privi da sempre di spirito imprenditoriale hanno sempre succhiato dalle mammelle del governo di Roma. Non sono stati mai capaci di governarsi. Un Consiglio regionale di 80 consiglieri incompetenti e parassiti, ma con laute prebende. Nel 2003 andai all'assessorato al bilancio per sapere quanto i sardi pagassero di tasse e quanto ricevessero in trasferimenti dal governo di Roma: ne risultò che senza questi trasferimenti i sardi morirebbero di fame dopo un mese. Non vi sarebbero soldi per finanziare i servizi pubblici (scuole, ospedali, polizia, etc.). Ho riportato anche questo nel mio manoscritto. E allora mi dicano i disonesti che sono razzista. Questi disonesti ormai non sanno usare altro termine: chi non la pensa come loro è razzista. Ebbene, sì, io sono razzista (nell'uso improprio del termine usato da questi imbecilli), ma contro tutti questi disonesti ignoranti che non si rendono conto nemmeno di ciò che dicono. Sono anche dei liberticidi perché criminalizzano chiunque non si adatti ai luoghi comuni del buonismo e del vittimismo. Al luogo comune della società multiculturale e multirazziale, con l'ulteriore conseguenza dell'invasione islamica che stiamo subendo.  La testata di questo giornaletto on line è bene rappresentata dalle pecore. Infatti ancora predomina una barbara cultura pastorale che fu il retroterra anche dei sequestri di persona. Una terra di 24.000 kmq con una popolazione di un milione e 600 mila abitanti ma con sette milioni di pecore. Con l'ottimale rapporto tra popolazione e territorio dovrebbe essere una regione ricca e invece è la più misera dell'Italia.
Tutta la mia solidarietà al parroco di Lotzorai, a cui volontieri avrei scritto se conoscessi la sua email. Se ne freghi di tutti gli imbecilli che sono incapaci di ragionare con la propria testa perché vittime della propaganda di regime della politica e della stampa  di regime. Le giovani generazioni se ne dovranno accorgere nel mingere delle conseguenze del mito della società multiculturale e multirazziale.   
Vi è in questo giornaletto ridicolo uno che scrive in sardo. E dice in sardo che sono matto. Poveraccio e miserabile. E' il classico bue che dice cornuto all'asino. Per leggere le sue stronzate cliccate su Sardiniapost e vedere in basso gli articoli correlati. 
I miei genitori, pur sardi, evitarono sempre di rivolgersi in sardo ai figli (nati però tutti e tre a Roma), evitandomi così di essere contagiato da una lingua barbara priva assolutamente di qualsiasi retroterra letterario. E infatti la Deledda scrisse in italiano. E' divenuta lingua morta il latino, e perché non dovrebbe a maggior ragione diventare lingua morta (e per di più, al contrario del latino, dimenticata) anche il sardo, a parte il fatto  che non esiste una sola lingua sarda, ma esistono più lingue sarde? E anche ciò dimostra la storia di divisioni e di lotte tribali di cui è intessuta la storia di questo miserabile popolo. Infatti questo stronzo scrive in una lingua che non capisco, perché non è il sardo del campidano, che appena riesco a capire, se parlato, e che mi vanto di non saper parlare. Non so se scriva in logudorese e nella variante nuorese. Un campidanese (cagliaritano) non capisce un tubo del logudorese o del nuorese, e viceversa. E poi si ha anche il coraggio di parlare di lingua sarda, invece che di lingue sarde con tante varianti dialettali. Notare che il sardo è parlato ormai solo da gente ignorante.

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13 commenti:

Anonimo ha detto...

(1/2) Alcuni tratti della gente di Sardegna sono comuni a molti popoli. Molti popoli nei secoli hanno campato di attività come la pastorizia, anche perché spesso non vi era di che campare.
E, poi, quanti popoli a distanza di pochi km si sono fatti la guerra nella storia, invece che rimanere uniti contro un comune nemico, favorendo appunto quest’ultimo (da ciò viene, anche, il Divide et Impera)?
Lo stesso Manno, in teoria avrebbe potuto mettere al servizio della Sardegna indipendente le proprie capacità, ed invece ha deciso di mettersi al servizio di Torino (magari per lui fu quello il bene per la Sardegna, ma mi sembra ovvio che egli poi descriva in un modo non positivo i Sardi). La Deledda nei suoi scritti ha spesso parlato di tratti della gente di Sardegna, del suo territorio, ambiente, attività socio-economiche.
La Sardegna verso l’Italia, come l’Italia verso l’UE, è creditrice netta per quanto riguarda le entrate di ritorno dal Centro. Le regioni del Sud Italia sono assolutamente debitrici verso Regioni come la Lombardia, che fa campare il Sud attraverso le redistribuzioni delle entrate prelevate in Lombardia e trasferite al Sud. Ma questo è il primo principio su cui si basa uno Stato, ossia le Regioni più ricche aiutano quelle più povere, altrimenti lo Stato italiano, come qualsiasi altro, sarebbe già fallito dal secolo scorso. Ciò è causa primaria della nascita di partiti come la Lega Nord, ad esempio. In UE, poi, non ne parliamo, la Germania, pur beneficiando essa sola dell’Euro, infatti non trasferisce un centesimo agli Stati in difficoltà, che muoiono.
La Sardegna non è la Regione più misera d’Italia. Attività legate alla pastorizia, allevamento, latte vaccino sono importanti e molte famiglie campano su di esse. Cioè, anche escludendo la macellazione di agnelli o altri capi di bestiame, il solo sfruttamento del loro latte a fini commerciali è fonte di importanti guadagni per molte famiglie, e questo anche sul versante export, infatti formaggi e latte della Sardegna sono parecchio esportati.

Anonimo ha detto...

(2/2) In compenso, aree intere in cui la “cultura” socio-economica Sarda è stata sovrastata da modelli provenienti dall’esterno sono le più misere d’Italia. Si pensi al Sulcis-Iglesiente. Si pensi alle aree dove l’Industria degli anni ’60 ha sostituito l’agricoltura, l’allevamento, fino ai giorni nostri, in cui prevale la miseria, l’inquinamento ambientale, problemi di salute gravi. Si pensi ad Arborea e al suo modello di sviluppo, in contrapposizione al modello di Carbonia. Ci si ricordi, poi, che l’Italia ha perduto la Guerra, e da ciò in Sardegna sono sorti i vari Poligoni ed aree militari che non appartengono al popolo, bensì a soldati, che sparano uranio e torio ovunque. Poi, che gran colpa la abbiano i politici sardi, su questo non ci piove, come anche i sardi tutti, che si fanno ingannare dagli anni ’60, ma questi sono problemi che sono comuni a tanti popoli, ci si ricordi.
Il sardo, lingua o dialetto che sia, va comunque tutelato a mio avviso. Un popolo è anche la propria lingua. Intellettuali che hanno usato e scritto in sardo ve ne sono. Fa parte dell’identità e della storia. Questo vale per tutti i popoli del mondo, che siano essi civili o meno, vincenti o perdenti. Ma dall’Unità d’Italia è andato avanti un processo per imporre l’italiano contro tutte le altre lingue e dialetti vari, questo per un’omologazione di massa all’interno del nuovo Stato.
Deledda, Pirandello, Verga mai avrebbero ottenuto riconoscimenti se avessero scritto in sardo o in siciliano. Come sarebbero riusciti a valutare le loro capacità letterarie ed umane altrimenti? La lingua colta era l’italiano poi. Loro dovevano anche rappresentare l’italianità, essere premiati in quanto italiani prima di tutto. Ma essi prima che italiani erano sardi e siciliani, a prescindere dalla lingua in cui scrivevano.
Infine, in un mondo globalizzato e in un’Italia sempre più multiculturale, dove ormai quasi l’italiano nelle scuole non è valorizzato ed anzi si punta alla lingua inglese, descritta sempre come la migliore, la più utile, in un’ottica che a lungo andare farà retrocedere la lingua italiana tra gli italiani stessi che già ora in molti la disprezzano, non è forse importante valorizzare anche le sublingue, come il sardo e tutte le sublingue appena sotto l’italiano, anche come difesa delle identità dei popoli (in senso positivo e culturale)? Non assistiamo, infatti, ad una fortissima omologazione culturale che vuole tutti i popoli uguali, senza caratteri propri dal punto di vista delle tradizioni, della lingua, dei gusti? Ed allora, la difesa del sardo non è uno scudo contro questa tendenza portata avanti dall’Europa, che sta pian piano distruggendo tutte le lingue ad esclusione dell’inglese e tutte le culture?

Pietro Melis ha detto...

7 milioni di pecore per un milione e 600 mila abitanti. La Sardegna potrebbe vivere bene di solo turismo. E invece tutti i villaggi turistici e la Costa Smeralda sono in mano a imprenditori stranieri. Non mi risulta che la Sardegna si creditrice nei confronti dello Stato. In base a che cosa sarebbe creditrice? In base a soldi promessi per assistenzialismo? I miei dati, dell'assessorato al bilancio, benche riferentisi al 2003, parlano chiaro. La Sardegna continua a vivere di assistenzialismo. E' vero che località vicine si sono fatte la guerra, come Firenze e Pisa, i vari staterelli italiani. Ma non erano promosse da INVIDIA DISTRUTTIVA come quella dei sardi. Erano guerre di conquista. I sardi si sono combattuti per distruggersi a vicenda, con odi di natura tribale. Lo dimostra la fine del Giudicato d'Arborea, con i sardi degli altri ex giudicati alleati dello straniero, invece di essere alleati e uniti contro lostraniero. POCOS, LOCOS Y MALE UNIDOS. Non lo disse Carlo V, come alcuni dicono, ma un arcivescovo spagnolo di Cagliari, di cui adesso non ricordo il nome, anche se l'ho scritto in altra occasione.

Pietro Melis ha detto...

Della lingua sarda non so che farmene. E' un residuo antropologico. Se vale di piùl'inglese dell'italiano, figuriamoci che cosa se ne fa uno oggi del sardo. Per chiudersi ancora in un territorio come fecero sempre i sardi, che non furono mai navigatori? Io non mi sento affatto sardo. Se avessi potuto mi sarei trasferito in Svizzera, nel Canton Ticino per continuare a parlare l'unica lingua che sono in grado di parlare correntemente e correttamente. Parafrasando Dante: SARDUS NATIONE NON MORIBUS. Ma sono nato a Roma.

Pietro Melis ha detto...

P.S. Trovo l'italiano la lingua più bella e più ricca che esista. La più musicale. E con un retroterra letterario di primo ordine. Tra l'altro è una lingua che si pronuncia come è scritta, al contrario del pazzesco inglese. Purtroppo l'invasione dell'inglese sta imbarbarendo l'italiano con termini inglesi che hanno il loro perfetto corrispettivo in italiano. E questo purtroppo anche a causa della TV e della politica. Mussolini aveva proibito che si usasse il termine francese cachet, per esempio, perché esisteva il termine italiano cialdino. E scommetto che lei non sapeva che esistesse il termine "cialdino".

Anonimo ha detto...

Non sono d’accordo col turismo stile coste spagnole o anche solo stile Rimini. Uno scempio ambientale, urbanistico, igienico. La Costa Smeralda appartiene a poche persone che sono le stesse che governano lo stato del Qatar, le stesse proprio, che quando scendono in Sardegna vengono osannate per investire miliardi nella disintegrazione del territorio sardo, con guadagni che si tengono per loro. Idem per altri imprenditori: persone senza scrupoli, legate a Governi che non rispettano spesso diritti minimi delle popolazioni povere su cui esercitano il proprio potere di governo. La Sardegna è stata svenduta, anche dal punto di vista economico (industrie, miniere) da politici Sardi che mai hanno puntato su modelli di sviluppo sostenibili.
Di guerre tra vicini di casa ce ne sono sempre state. Ovunque. Da quelle tra due fiorentini l’uno vicino al Papa l’altro all’Imperatore, a quelle tra un abitante di Lagos cristiano e l’altro musulmano, a quelle tra un palermitano garibaldino ed un palermitano vicino ai Borbone. Per Eugenio Scalfari i fascisti erano suoi fratelli, poi divennero i suoi nemici, e così lo straniero divenne il suo alleato. Le persone sono così, ognuno ha i suoi canoni, ognuno ha il suo prezzo, c’è chi ammazzerebbe suo figlio per 10 euro, chi non gli darebbe nemmeno uno schiaffo manco per tutto l’oro d’Italia. I Sardi non sono meglio.

Anonimo ha detto...

Anch’io non parlo il sardo, non lo scrivo, non lo comprendo bene. Ma a me dispiace, un po’ me ne vergogno, ma non è colpa mia. Tra cent’anni i bambini parleranno l’inglese meglio dell’italiano, perché l’omologazione culturale passa in primis dalla lingua. La distruzione delle culture e delle tradizioni dei popoli avanza quotidianamente, inarrestabile. L’italiano sta subendo i colpi, la circolazione dei popoli e la concorrenza sui mercati spinge ad adottare una lingua comune, l’inglese appunto. Le sublingue come il sardo sono destinate a scomparire, come gli antichi mestieri artigianali sono stati soppiantati dalle tecnologiche macchine anonime che disintegrano la manifattura.

Anonimo ha detto...

No, non conoscevo il termine. La mia voleva solo essere una provocazione (in senso buono, non polemico). L’italiano ha sostituito le altre lingue o dialetti. Con la forza iniziale di ciò che nei libri è descritto come Risorgimento, che non fu così pacifico. Le varie culture regionali e locali sono state pian piano attaccate, in vista di una omologazione, derise, così come molte tradizioni. Io vedo il sardo come un piccolo scudo di protezione, almeno una piccola base comune in cui delle persone riconoscono delle radici, dei valori, delle tradizioni, in modo da salvaguardare un po’ il concetto di comunità che tanto si insegna ormai ad odiare, a demolire.
Il processo che ha subito il sardo, ora lo subisce l’italiano. L’Italia vittima dell’Unione Europea, l’italiano vittima dell’inglese, l’omologazione culturale violenta quotidiana non si arresta, con in più l’inserimento di elementi di altre culture diversissime tra loro e con le culture autoctone, in un continuo miscuglio. La lingua è un piccolo appiglio al passato, alle comunità d’origine. Molte belle poesie sono state scritte da sardi in sardo, bei testi, con belle musicalità, belle opere in campo artistico, dalla scultura alla pittura, realizzate da sardi.
Tutto qui Professore, io la vedo così, non mi sembra sia tutto da buttare cioè, ma anzi in questo periodo storico, più che mai, le radici vanno ricercate, tutelate, trasmesse, perché il progresso sta spazzando via tutto, sta spazzando via il sardo ma anche l’italiano, la sardegna ma anche l’italia, il gusto del pecorino accompagnato da un buon rosso sardo ma anche tutto il made in italy. E niente fermerà questo declino. Niente.

Pietro Melis ha detto...

Allora la pensa come me. I sardi hanno svenduto la Sardegna. Hanno distrutto le coste (come quella di Sarroch) dando soldi a Moratti. La Costa Smeralda è un esempio di rispetto dell'ambiente. Come anche il Forte Village. Ma tutti i villaggi turistici offrono ai sardi solo posti per camerieri. Il profitto va altrove. Dice Aristotele (Politica, VIII) che "ogni popolo ha il governo che si merita". I sardi si meritano il Consiglio regionale che hanno.

Pietro Melis ha detto...

Mi sembra che anche lei lapensi come me su questa disgrazia della cosiddetta Unione Europea. Già il filosofo Kanto nel '700 aveva spiegato in "Per la pace perpetua2 tutti i motivi per cui sarebbe stata impossibile o deleteria una Unione Europea. Avrebbe espropriato i popoli della loro sovranità. Siamo stati espropriati anche dela moneta. E senza moneta propria uno Stato non esiste. Stasera a Cagliari l'avvocata MUSU parlerà delle vie di uscita dall'euro (teatro delle saline). Mi rimane la curiosità si sapee chi lei sia, essendomi accorto che, oltre tutto, scrive in un buon italiano. Se vuole mi scriva direttamente al mio indirizzo email.

Anonimo ha detto...

(1/2) Sono uno studente universitario. Quando commento nei siti cerco di esprimermi in maniera corretta. Ma non sono una persona colta, di cartaceo leggo solo un giornale locale e il materiale didattico assegnatomi per gli esami. In compenso, leggo moltissimo in internet, su svariati argomenti, e mi interessano le opinioni che vanno anche da un estremo all’altro, anche espresse con linguaggio scurrile, mica mi scandalizzo, basta che mi facciano riflettere bene.
Vede, anche all’Università, per non parlare ovviamente dei mass media tutti, si allevano gli studenti (ma già a partire da prima) a non ragionare con la propria testa, specie su argomenti delicati, su cui non è consentito pubblicamente non dico dissentire dal comun pensiero, ma anche esporre dubbi, pur se ben argomentati.
Per questo mi piace leggere opinioni anche fortemente controcorrente. Mi piace scoprire il pensiero di quelle persone che la stampa online descrive con tutti gli aggettivi più spregevoli, senza entrare spesso nel succo dei discorsi che quelle persone fanno, etichettandoli con argomentazioni che fanno leva più sulle emozioni dei lettori che sulla loro capacità di ragionare.
Leggendo l’articolo del Prof. Mongili “Ma su professori est unu macu” e poi gli articoli sempre del sito su di lei (li lessi tutti il giorno in cui uscì online l’articolo di Mongili), entrai così su questo sito, per farmi un’idea senza un intermediario, in modo diretto.
Capii chi lei fosse, sentii parlare di lei anni fa durante il polverone relativo alle frasi sul suo libro. Ma non mi interessava, all’epoca, approfondire certe tematiche, certe notizie, mi accontentavo delle versioni dei giornali, veritiere o meno, ho poi letto la sua versione. L’hanno dipinta in un certo modo, e talvolta vengono riprese alcune sue colorite uscite, perché fanno “audience”, laddove al di là di alcune espressioni che lei utilizza, vi sarebbe moltissimo su cui riflettere, ma spesso nei giornali non si mira a questo.

Anonimo ha detto...

(2/2) Ebbene, la leggo volentieri, se non altro perché lei, come altre voci che ho scoperto in questo ultimo anno frugando e saltellando in rete, espone opinioni che fanno riflettere, che spezzano la monotonia informativa a senso unico che bombarda le menti. Per me l’interessante è quello, posso poi trovarmi d’accordo o in totale disaccordo, ma almeno certi temi a cui nei talk show non vengono dedicati nemmeno 10 minuti al mese e nemmeno 2 righe nei giornali qui vengono affrontati, con lo stile, il linguaggio, le argomentazioni, le citazioni, che caratterizzano l’autore, basta che mi facciano pensare. Poi, se ai miei commenti lei mi dovesse anche mandare a cagare perché in disaccordo io non mi offendo, per me quello sarebbe un contorno, ma è il cibo al centro del piatto che mi interessa.

Lei mi pare persona interessante, colta, umana (questo è importante, perché da ciò che si scrive su di lei questo aspetto non emerge, anzi), ha le sue idee ed i suoi argomenti, ed a volte mi pare pure che lei sia un po’ cattivo o incoerente in riferimento a certe questioni, ma lei è persona originale almeno, dice ciò che pensa, è onesto.

Penso che discorrere con lei sarebbe piacevole, ma io non abito a Cagliari, un giorno forse ci incontreremo per una chiacchierata, lei si annoierebbe probabilmente, ma io la ascolterò con interesse . Nel mentre, continuerò a leggerla, a commentare quando avrò qualcosa da dire. Perché lei mi pare molto più umano e sensibile di tanti che non perdono occasione per attaccarla.

Andrea

Pietro Melis ha detto...

Mi sento un fallito perché non sono riuscito ad uscire dall'anonimato scrivendo certe cose. Vi sono autori di successo che fanno opinione pubblica e vendono libri spazzatura privi di pensiero. Ma il tempo farà giustizia della loro spazzatura. In luglio dovrebbe uscire il mio libro E GIUSTIZIA INFINE FU FATTA. SETTE GIUDICI UCCISI IN SETTE GIORNI. Un libro ibrido tra racconto thriller (inventato), autobiografia, saggistica (scienza, filosofia, religone). Spero che questo libro, contro l'arroganza della corporazione mafiosa dei giudici, ignoranti padroni, e non servitori, della giustizia, ottenga l'effetto voluto. Libro scritto da uno che è ormai preda del non senso della vita.