E'
evidente che gli alieni che giungessero sulla Terra avrebbero
un'intelligenza nettamente superiore rispetto a quella umana. L'uomo
non potrà mai uscire dal sistema solare. Il pianeta più simile alla
Terra, solo ipoteticamente abitabile, dista ben 500 anni luce. E'
matematicamente certo che l'uomo sarà per sempre costretto a vivere
nella gabbia del sistema solare. Perciò degli alieni che fossero
capaci di venire sulla Terra avrebbero una conoscenza scientifica e
tecnologica incomparabilmente superiore a quella umana. Una
differenza che sarebbe assai maggiore di quella che vi è tra l'uomo
è l'animale più intelligente dopo l'uomo. Si suppone che debba
trovarsi tra le scimmie antropomorfe, che hanno la maggiore comunanza
con l'uomo per quasi totale identità del DNA. E' questo l'argomento
impiegato da Robert Nozick per demolire qualsiasi concezione
antropocentrica in base al diritto naturale. Se l'uomo si ritiene
superiore a tutte le altre specie e per questo si ritiene in diritto
di schiavizzarle e di mangiarle, allora per lo stesso motivo gli
alieni avrebbero il diritto di venire sulla Terra e di mangiare carne
umana se scoprissero che fosse molto gradita al loro palato.
Robert
Nozick è l'unico filosofo contemporaneo per cui abbia avuto rispetto
avendo coerentemente impiegato il concetto di diritto naturale sia
per spiegare i fondamenti (pur non rispettati nella storia) della
nascita di uno Stato sia per avere con ulteriore coerenza esteso il
diritto naturale a tutti gli animali. Egli è una sorta di oasi nel
deserto della filosofia contemporanea. Morì prematuramente
(1938-2002). La sua opera principale (Anarchia, Stato e
Utopia, 1974) rimane come antidoto ad ogni concezione
convenzionalistica e storicistica del diritto. La sua opera fu una
dura risposta al contrattualismo e al convenzionalismo del suo
collega di Università John Rawls, immeritatamente più noto tra i
filosofi per il suo libro Una teoria della giustizia
(1971), che fece scorrere fiumi di inchiostro tra i filosofi, come
invece non li fece scorrere Nozick, forse perché la sua opera era di
più difficile lettura.
Se esistono i diritti fondamentali degli uomini, considerati come individui, tali diritti, in quanto naturali, non possono essere soltanto umani.
Non vi è da
meravigliarsi che nel mare del soggettivismo, del pluralismo e del relativismo
della filosofia contemporanea soltanto Robert Nozick, tra i filosofi che non si
siano in modo specifico dedicati alla questione dei diritti animali,[1]
abbia sostenuto, nel proporre un modello di spiegazione dell’origine della
società, il diritto naturale, estendendolo coerentemente agli animali non
umani, anche se ne tratta in poche pagine dell’opera principale Anarchia, Stato e utopia, 1974). Tale
diritto consegue coerentemente dall’avere superato i vincoli morali, e perciò
antropocentrici, del diritto. Scrive Nozick: “ Se ci fossero esseri provenienti
da un’altra galassia e se stessero rispetto a noi nella posizione in cui stiamo
di solito rispetto agli animali, questi esseri sarebbero giustificati a
trattarci come mezzi alla maniera utilitaristica? Gli organismi sono forse
collocati su una scala ascendente, in modo che uno qualsiasi di essi può essere
sacrificato o fatto soffrire perché quelli che non sono più in basso nella
scala conseguano un maggior vantaggio totale? ...Questi esseri proclamano che
noi possiamo essere sacrificati per il loro benessere...Le nostre dottrine
morali permettono il nostro sacrificio a profitto delle superiori capacità di
questi esseri? ...Le conseguenze non riguardano unicamente la questione se
esseri superiori possano sacrificarci a loro vantaggio. Riguardano anche la
questione di quel che noi dovremmo
fare”.[2]
Osserva Nozick che non è possibile ammettere che abbia significato soltanto la
vita di coloro che siano capaci di regolare la propria vita secondo un piano
globale per darle un significato. Si potrebbe infatti sostituire
all’espressione “significato della vita” il termine “felicità”. Non è infatti
un imperativo categorico pretendere che la vita umana debba avere un
significato. Non si può dunque pretendere che sia la qualità di esperienza di
vita a stabilire i limiti di ciò che l’uomo può fare agli animali. Quanto
all’argomento secondo cui, se gli uomini non mangiassero animali, questi non
verrebbero fatti nascere, ed è sempre meglio vivere, anche se poco, piuttosto
che non nascere, Nozick osserva che, se fosse valido l’argomento per gli
animali non umani, allora in uno Stato che imponesse limiti demografici una
coppia che avesse superato il limite stabilito di figli farebbe bene a farne
nascere altri per poi sacrificarli per qualche uso gastronomico giunto che
fosse ad una certa età. “Si supponga che mangiare animali non sia necessario
alla salute...Quindi il vantaggio di mangiare animali sta nei piaceri del palato...Il
problema è questo: questo piacere, o piuttosto l’aggiunta marginale a questo
piacere, supera in valore il valore morale che si deve dare alle vite e alle
sofferenze degli animali? Stabilito che gli animali devono contare qualche
cosa, il vantaggio supplementare ottenuto mangiandoli al posto di prodotti non
animali è maggiore del costo morale?...Potremmo esaminare il caso della caccia,
in cui suppongo che non sia giusto inseguire e uccidere animali per puro
divertimento”.[3]
Condannata in proposito qualsiasi
concezione utilitaristica, che giustificherebbe il rispetto degli animali non
umani sulla base della considerazione che anche gli animali non umani hanno
interessi, per cui la felicità totale deve essere calcolata considerando tutti
i viventi, Nozick precisa che gli animali non umani non possono essere
impiegati o sacrificati per il vantaggio umano, né è mai stato dimostrato che
mangiare carne sia necessario alla salute e non dipenda piuttosto da una
questione di palato. Ogni concezione etica dei diritti presuppone una
differenza radicale tra gli uomini e gli altri animali. Ma la questione, come
disse già Jeremy Bentham, non è se gli animali non umani siano capaci di
parlare, ma se siano capaci di soffrire. Pertanto nello Stato minimo di Nozick
la libertà e i diritti naturali non sono limitati agli esseri umani.[4]
[1] Se si prescinde dall’ambito specifico della teoria dei diritti degli animali, in cui emergono i nomi di Tom Regan (statunitense), autore di Diritti animali (1983, Garzanti 1990) e Peter Singer (australiano), autore di Liberazione animale (1975, L.A.V. 1986) e di Etica pratica (1979, Liguori 1989). Il primo fa riferimento al diritto naturale mentre il secondo ad una concezione utilitaristica.
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