La vicenda che viene raccontata su Il
Giornale di oggi (a questo indirizzo http://www.ilgiornale.it/news/politica/salto-ferranti-cassazione-senza-aver-mai-scritto-sentenza-1505750.html)
di Donatella Ferranti, deputata PD ha semplicemente dell’incredibile.
La deputata del Partito Democratico, dopo
una legislatura in quota al Governo Gentiloni e addirittura come Presidente
della Commissione Giustizia della Camera, ritorna in Magistratura pronta ad
emettere sentenze in nome e per conto del popolo italiano. Già questo – che pur è l’ennesimo caso – dimostra come la Magistratura
sia, almeno in alcune frange di essa, un corpo estraneo alla democrazia: con
quale legittimità morale potrà mai giudicare un giudice che fino a poco tempo
fa ha patteggiato apertamente, addirittura ricoprendo incarichi di governo, per
una ben precisa parte politica? Dove starebbe l’obbiettività e
l’imparzialità del giudizio?
Non solo. Con una votazione del Consiglio
Superiore della Magistratura, e approfittando di un semplice cavillo giuridico
(l’equiparazione tra segretario generale del CSM e il Giudice di Cassazione) la
Ferranti è stata promossa immediatamente ben al di sopra della posizione che
ricopriva quando ha lasciato l’incarico in Magistratura per entrare nel governo
PD, cioè Giudice di Cassazione, e il tutto senza mai aver scritto nemmeno una
sentenza.
Ennesima dimostrazione, se mai ce ne fosse
bisogno, che il Partito Democratico e la sinistra in generale non hanno
alcuno senso dello Stato e del rispetto delle istituzioni, ma quest’ultimo
viene visto solo come uno strumento di gestione del potere in cui è necessario
piazzare i propri uomini (e in questo caso le proprie donne) non importa con
quali meriti e/o competenze. Esempio ancor più lampante, in questo senso, il
caso della Ministra Valeria Fedeli al Ministero dell’Istruzione: in qualsiasi
altra Nazione europea un politico sorpreso a mentire sulla propria laurea e
incapace di azzeccare un congiuntivo sarebbe stato cacciato via tra risate e
pernacchie, e la sua carriera, almeno in politica, si sarebbe conclusa
rapidamente e con disonore. Di più: se una cosa del genere fosse stata
fatta da qualche altra forza politica avremmo avuto la guerra civile in piazza.
Qui, invece, il PD dimostra la propria
concezione mafiosa dello Stato: non importa chi governi se nei posti chiave che
contano ci sono i nostri. Una concezione totalitaria della gestione della
cosa pubblica che il PD rimproverano alle altri controparti politiche ma che
sono i primi ad applicare con scandalosa puntualità.
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