venerdì 19 settembre 2025

ODIO LA CRUDELTA' DELL'IMPOSTURA UMANA

 Disse Tolstoj che i mattatoi dovrebbero essere palazzi con grandi vetrate posti nei centri urbani. Allora i mangiatori di cadaveri, complici dei macellatori, non potrebbero più nascondere la loro impostura. Ho ricevuto quanto segue dall'associazione animalista Animal equality.  

Maledetti assassini   

Guardare il video  https://www.facebook.com/reel/724081694011347

giovedì 11 settembre 2025

SENZA TITOLO...

 ...perché stranamente non ricordo quale argomento avevo in mente e mi proponevo di scrivere dopo perché ero stato distratto da altro argomento 

martedì 9 settembre 2025

LA NOTA IRONIA DI STEFANO BENNI DEFUNTO OGGI

Nella mia libreria (di cui ho scritto in un articolo precedente) non vi sono libri che non siano di contenuto scientifico e filosofico. La lettura di un romanzo significava per me una sottrazione di tempo da dedicare a libri che mi ampliassero la conoscenza scientifica. Nella mia libreria non vi è mai stato spazio per la letteratura, a parte un certo numero di libri (anche classici) che lessi da bambino e da adolescente, libri per lo più di avventure. Riconosco di essere un ignorante in fatto di letteratura. E non me ne vergogno. Quanti libri hanno letto coloro che si fanno riprendere con una libreria alle spalle? E poi di quale contenuto? Ho una conoscenza solo indiretta o parziale di autori come Kafka (Metamorfosi), Dostoevskji (I fratelli Karamazov, Louis Ferdinand Celine (Viaggio al termine della notte), Italo Svevo (La coscienza di Zeno), Pirandello (di cui da studente del primo anno del corso di filosofia feci una scorpacciata delle sue mirabilI Novelle per un anno, Robert Musil (L'uomo senza qualità), etc. Chi legge romanzi rimane ignorante. Kafka era ebreo, Celine antisemita, ma ciò non gli impedì di essere considerato un grande scrittore. Da studente I promessi sposi (libro di testo nel programma di esame di letteratura italiana) mi apparvero un romanzo palloso. Sbagliavo. Manzoni scrisse un solo romanzo. Un capolavoro. Storie che si celinintrecciano mirabilmente tra loro. Romanzi in un solo romanzo.  Manzoni impiegò ben 20 anni per passare da una prima stesura (con il titolo Fermo e Lucia) all'ultima stesura. Alla faccia di coloro che sfornano romanzi in catena di montaggio. Confesso di non aver letto alcunché di Stefano Benni.  Ma molti anni fa mi fu detto che è di Benni la frase che dice: "a me mi hanno rovinato le donne. Troppo poche". Se esiste un aldilà è questo che mi rattrista maggiormente: non poter più il Benni aumentare il numero delle donne.   

sabato 6 settembre 2025

IMPOSSIBILITA' DI UN DIALOGO CON L'ISLAM

Ricevo e volentieri pubblico un articolo di un mio corrispondente. Lascio il mio commento dopo tale articolo.  

L’INTESA IMPOSSIBILE
I rapporti fra lo Stato e le confessioni religiose diverse dalla cattolica devono essere “regolati per legge sulla base di intese con le relative rappresentanze” (articolo 8, comma 3, della Costituzione italiana). La prima legge sulla base di una intesa è stata emanata nel 1984. Da quell’anno, a fasi alterne, sono via via state emanate altre leggi sulla base di altrettante intese con molte confessioni religiose. Restano finora esclusi i Sikh, gli Shintoisti, i Testimoni di Geova (che solo hanno sottoscritto un’intesa non approvata dal Parlamento) e vari altri gruppi minoritari..., ma soprattutto l’intero “mondo islamico”.
Quest’ultima esclusione esprime nodi irrisolti di enorme rilievo. Qualcuno ha ritenuto che la mancanza di una rappresentanza islamica unitaria impedisse l’avvio di trattative con lo Stato. In realtà il decantato (presunto) pluralismo islamico non costituirebbe in sé un problema siccome ad esempio col Cristianesimo sono state sottoscritte ben otto diverse intese (oltre al ben noto Concordato) e con il Buddhismo due.
Tuttavia il dialogo con l’islàm “italiano” (posto che tale aggettivo -spesso reiterato- abbia giammai senso) ha seguito una strada diversa. Specifiche (e discutibili) ragioni geopolitiche hanno fatto prevalere sulla questione religiosa i temi connessi alla immigrazione straniera e ancor più alla -giustificata-paura del terrorismo islamico. Per questi motivi già nel 2005, imitando e ripetendo scelte adottate da altri Stati europei, il Ministro dell’Interno Pisanu aprì un “tavolo di dialogo” istituendo una prima “consulta per l’islàm italiano”, poi ripresa dal Ministro Amato, che patrocinò nel 2007 anche l’adozione di una discussa “carta dei valori della cittadinanza e dell’integrazione” (Decreto Ministero dell'Interno 23.04.2007 in Gazzetta Ufficiale del 15.06.2007 N°137), nonché una “dichiarazione di intenti per una federazione dell’islàm italiano”. In questo breve scritto [ fonti tratte dalla Rete Informatica ] desidero esporre sinteticamente quanto fatto finora da vari Governi [ circa dal 2004 ad oggi ] per tentare di formare/mantenere una relazione istituzionale con la scomoda presenza islamica, nel quadro di iniziative controverse e discutibili poiché assunte fuori dal canale costituzionalmente più proprio (ossia quello delle leggi sulla base di preventiva intesa ovviamente condotta entro i necessari limiti di rispetto dello Ordinamento Giuridico). Questa linea politico- amministrativa è stata confermata da vari Governi che si sono succeduti nel tempo. Dopo Pisanu e Amato, anche il Ministro Maroni nel 2010 costituì un “comitato per l’Islàm italiano” e, sotto il Governo Monti, venne promossa una più larga “conferenza permanente ‘Regioni, cultura, integrazione’”, che trattava anche la questione islamica. Queste esperienze sono state riprese anche dal Ministro Alfano, che nel 2016 costituì un “consiglio per le relazioni con l’islàm italiano”. L’eccezione islamica (giuridicamente inammissibile) quindi si è purtroppo oramai quasi consolidata secondo una cattiva prassi che coinvolge - significativamente- il Ministero dell’Interno. Nel mese di luglio del 2016 proprio al Viminale si tenne un incontro fra il predetto “consiglio” e un “tavolo di confronto con i rappresentanti delle maggiori comunità e associazioni islamiche presenti nel Paese” (soggetti, questi ultimi, non ben definiti sotto il profilo formale) nel corso del quale si discusse un documento noto come “ruolo pubblico, riconoscimento e formazione degli imàm”. Un tema a sua volta molto controverso. Un esperimento di formazione degli “imàm”era stato già condotto in Italia nel 2011. Si trattò di un progetto molto discutibile, poiché assegnare a soggetti pubblici la formazione religiosa dei ministri di un culto assume caratteri incompatibili con la non-negoziabile laicità dello Stato, il quale certamente non ha -e non deve avere- competenze “teologiche”. Va visto quindi con favore il fatto che il Ministero dell’Interno abbia poi deciso di correggere il tiro e avviare un generico corso di informazione sulla normativa italiana in materia di libertà religiosa rivolto a “leader- religiosi” non cittadini euro-comunitari, di recente ingresso in Italia, appartenenti a tutte le confessioni religiose ancora senza intesa. Il 5 novembre 2015 è stato poi sottoscritto dall’unione delle comunità islamiche in Italia (una delle associazioni ovviamente private dell’Islàm italiano) con il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, un interessante protocollo volto a favorire l’accesso di mediatori culturali e ministri di culto negli Istituti Penitenziari, anche al fine di guidare momenti collettivi di preghiera (adesso, pare, per lo più presieduti da detenuti che svolgono impropriamente la funzione di “imàm”). Infine, il 1 febbraio 2017 nove soggetti sedicenti rappresentativi dell’islàm italiano hanno sottoscritto un “patto nazionale per un islàm italiano”.
Un documento redatto con l’ausilio del consiglio per i rapporti con l’islàm italiano [ lo stesso soggetto altrove denominato “consiglio per le relazioni con l’islàm italiano” e recepito dal Ministero dell’Interno]. Quest’ultimo atto prosegue il cammino avviato e vede in sostanza il coinvolgimento dello Stato nella promozione di un soggetto islamico nazionale, che a sua volta cerca di raccogliersi intorno a punti di incontro ben definiti e -in un certo senso- sostenuti dallo Stato. A questo riguardo non si possono non esprimere alcune perplessità di carattere tecnico-giuridico. Innanzitutto per la deplorevole tendenza consolidata a gestire quelle relazioni con l’islàm in un contesto eccezionale e diverso da quello riservato a tutte le altre Confessioni religiose [si veda le proposte di legge Santanchè-e-altri, del ~2017 poi giustamente respinte/ritirate]; e poi per l’improprio richiamo alla legge 1159 del 1929 –nota come “legge sui culti ammessi”– quale fonte di riferimento (?) per il “riconoscimento” dei soggetti religiosi di ispirazione islamica. Si prende atto con soddisfazione che il Governo attualmente in carica non ha manifestato alcun interesse ad avere rapporti particolari con gli islamici che vivono in Italia, determinando di fatto la estinzione dei vari -criticabilissimi e inutili- "carte", "consigli", "consulte", "patti", "protocolli", "tavoli", ... .Qualcuno in proposito ha osservato che: “[…] in mancanza di una buona normativa che stabilizzi e chiarifichi definitivamente le relazioni tra le parti (al di là di lodevoli promulgazioni di manifesti-culturali e carte-di-intenti-e-valori) non si potrà impedire che carsicamente i diritti negati o affievoliti, sostenuti dalla forza dei numeri, cerchino comunque percorsi possibili per la loro affermazione nella vita di ogni giorno. [...]Ma quelle sono solo ciance fifo-islamiche. La “buona-normativa” già esiste = è la Costituzione (e sottostanti codici, pre-leggi e leggi applicabili); quanto al “carsicamente” e alla “forza-dei-numeri” si può solo osservare che il principale prezzo per la difesa della Civiltà è la vigilanza. E che l’islàm ( “italiano” ?! ) non può in Italia rivendicare di occupare un posto che non ha e non può avere.  
La pratica osservanza dell’ ISLÀM ( inteso nelle sue due declinazioni principali = "islàm-sunnita" ed "islàm-sci'ita" che rappresentano il 98 % circa della popolazione islamica mondiale) non è compatibile con l’ Ordinamento Giuridico italiano, siccome detta pratica osservanza implica prevalentemente di commettere atti illeciti (riferimento al Codice Penale e norme sottostanti), o per lo meno atti contrari e in contrasto con molti regolamenti amministrativi (riferimento al Codice Civile e norme sottostanti) [*].
Il dialogo istituzionale con l’islàm “italiano” non deve svolgersi in sedi eccezionali e diverse da quelle previste dalla Costituzione, e deve su di questa basarsi. Non sono possibili alternative serie. All’islàm -attesa la sua totale incompatibilità col nostro Ordinamento
Giuridico- non si possono e non si devono concedere privilegi. La sicurezza si ottiene e mantiene anche vigilando ed agendo severamente, garantendo libertà e trattamenti eguali per tutti, nel rigoroso rispetto del principio fondamentale di laicità dello Stato e del vigente Ordinamento Giuridico. La conclusione (equivalente al titolo del presente scritto) , pertanto , è agevole.

GianCarlo MATTA IL POLEMISTA POLEMOLOGO
[*] CONFRONTO SINOTTICO DI FLORILEGIO CORANICO CON NORME ITALIANE RIFERIBILI.  

Mio commento, tratto dalla prefazione ad un mio prossimo libro intitolato Il mondo al oicsevor (rovescio)

La superiorità storica dell’Europa consiste - anzi, purtroppo, consistette - nell’aver fatto della non identità della conoscenza scientifica e del diritto naturale la sua identità come identità negata, cioè universale, subordinando ad essa ogni identità culturale. La comunità degli scienziati ha sempre sovrastato le divisioni e le continue guerre tra Stati europei”. Alla luce di questa non identità europea si deve affrontare il male che maggiormente oggi affligge l’Europa, e più in generale il mondo occidentale, cioè la presenza invadente dell’islamismo. Aspetto del tutto trascurato da Vannacci. Un islamico proveniente da Stati islamici, come pure un islamico nato etnicamente italiano ma convertitosi all’Islam, con ciò rinunciante al suo essere etnicamente italiano e, più largamente, al suo essere europoide o caucasoide, deve giurare, come minimo, sulla Costituzione italiana perché ritenuta superiore a tutte le norme contenute nel Corano, contenente frasi che istigano alla violenza contro gli infedeli, sino a giustificare l’omicidio di massa, in grave contrasto, e perciò non conciliabile, con la Costituzione.

 

Gustavo Zagrebelsky, professore emerito di diritto costituzionale all’Università di Torino, ex presidente della Corte Costituzionale, opinionista del quotidiano La Repubblica, è stato relatore (il 20 novembre 2000) di una sentenza pazzesca.

Egli, partendo “dai principi fondamentali di eguaglianza di tutti i cittadini senza distinzione (art.3 Costituzione) e di eguale libertà davanti alla legge di tutte le confessioni religiose – ma i costituenti, ignoranti, avrebbero dovuto scrivere “religioni” perché le confessioni sono interne ad una religione – aggiungendo che “non può assumere alcuna rilevanza il dato quantitativo della adesione più o meno diffusa a questa o a quella confessione, religiosa”, e precisando che “la posizione di equidistanza e imparzialità è il principio di laicità” dello Stato, “caratterizzato in senso pluralistico”, ha concluso assurdamente, in contrasto con il principio della laicità dello Stato – e senza percepire minimamente la contraddizione – che “il ripristino dell’eguaglianza violata (con l’art.402 del Codice Penale) possa avvenire non solo abolendo del tutto la norma che determina quella violazione, ma anche estendendone la portata per ricomprendervi i casi discriminati”, convinto che “il principio di laicità non implichi indifferenza e astensione dello Stato dinanzi alle religioni, ma legittimi interventi legislativi a favore della libertà di religione”.

Sulla base di questa scriteriata sentenza firmata da 15 idioti, Dio, anche se per gli atei non esiste, è stato trasformato in una pluralità di soggetti giuridici, diversi per ogni religione, e i seguaci di ogni religione sono stati riconosciuti, per dirla con Montesquieu, avvocati di Dio, che in tal modo, nella sua pluralità giuridica, avrebbe bisogno degli uomini per difendersi con denunce. “Il male in questo caso è venuto dall’idea che bisogna vendicare la divinità”, scrive Montesquieu (Lo spirito delle leggi, XII, 4). E ancor prima il giusnaturalista cristiano Samuel Pufendorf separando il diritto naturale dalla teologia morale della religione rivelata, rivendicava il diritto di essere atei e di bestemmiare (De habitu religionis christianae ad vitam civilem, 1686, par. 7).

Zagrebelsky e gli altri 14 deficienti della Corte Costituzionale non hanno capito che con la loro sentenza anche la setta religiosa più pazza avrebbe diritto ad una tutela penale. Come i seguaci della sanguinaria dea Kalì. D’altra parte i 15 hanno mancato di citare il II comma dell’art. 8 della Costituzione che recita: “Le confessioni religiose diverse da quella cattolica hanno il diritto di organizzarsi secondo i propri statuti, in quanto non contrastino con l’ordinamento giuridico italiano”. Prescindo dall’errore di definire “confessione” una religione, stando la confessione all’interno di una religione.

Si evince che l’islamismo, non potendo non trarre un suo statuto dai comandamenti del Corano compresi quelli che sono una patente istigazione a delinquere ( in contrasto con l'art.414 Codice Penale) in quanto predicano la violenza contro gli infedeli sino all’omicidio di massa - avrebbe uno statuto contrario all’ordinamento giuridico italiano. Hanno mai letto il Corano i 15 scriteriati che hanno firmato la sentenza? Se non l’ hanno letto sono degli ignoranti che hanno preteso di giudicare su ciò che ignorano. Se l’hanno letto hanno riconosciuto pari dignità ad una religione il cui libro giustifica il terrorismo islamico. Il terribile pasticcio a cui sono pervenuti i 15 scriteriati è causato da due motivi: 1) l’avere contraddetto il principio della laicità dello Stato attribuendo una tutela penale ad ogni religione, mentre avrebbero dovuto ignorarle tutte per quanto riguarda le credenze religiose in senso stretto, non potendo esistere il reato di vilipendio di una religione, anche perché il termine “sacro” non può far parte del linguaggio della politica in uno Stato laico e liberale; 2) l’avere ignorato che ogni religione nei suoi statuti, cioè in quei principi che riguardano, non i dogmi religiosi in senso stretto, ma l’esercizio del culto esterno nell’opera di proselitismo, non deve essere in contrasto con l’ordinamento giuridico. 

 

giovedì 4 settembre 2025

QUALI REALI MERITI PUO' AVERE CHI DISEGNA ABITI CHE NON SI INDOSSANO?

Abiti che vengono visti solo nelle passerelle? Si è arricchito con tre miliardi (di euro) facendo valere un marchio. Chi compera un vestito con il marchio del cosiddetto stilista non sta pagando solo la stoffa e il lavoro fatto per l'abito. Sta pagando ciò che sta completamente fuori del reale costo dell'abito che si possono permettere solo pochi. Immaginiamo che un comune sarto copi per richiesta un modello del famoso stilista. Che differenza vi è tra l'abito copiato e quello originale? Nessuna. La differenza consiste nel marchio. In nient'altro. Ma poi in quali occasioni può essere sfoggiato l'abito? Come mai nelle passerelle si vedono solo donne? Pensavo che almeno lui non appartenesse al mondo degli anormali, perché sembra che per essere famosi stilisti sia necessario essere sessualmente anormali. Domanda: dove vengono confezionati gli abiti? Perché il minore costo della confezione in Paesi dove è sfruttata la mano d'opera per il minore costo del lavoro, persino in Paesi europei ex comunisti, getta una luce sinistra anche nel mondo parassitario della moda.            

martedì 2 settembre 2025

ESIBIZIONE DI LIBRERIE IN CASA DEGLI INTERVISTATI

Non avevo mai misurato la lunghezza della stanza ove si trova la mia libreria. Vi sono 18 mattonelle in marmo port'oro e ogni mattonella è un quadrato di 40 cm per lato. Ciò significa che la parete è lunga un po' più di 7 metri. Questa parete è coperta da scaffali aperti fatti su misura da un falegname. Tutta la parete si divide in cinque colonne aventi ciascuna 5 piani, e ogni  piano di divide in due ripiani aventi un'altezza di 30 cm. Le cinque colonne hanno delle basi aventi anch'esse due ripiani. Queste basi sono chiuse da scorrevoli di compensato, dove ho raccolto cose che non fossero strettamente libri. Vi è poi a sinistra della porta una parete coperta da scaffali divisi su due colonne per una larghezza di circa 2 metri e formano un angolo retto venendo a contatto con gli scaffali lungo la parete di 7 metri. Questa parete contiene per circa la metà anche libri non letti, divisi da quelli letti, anzi studiati. Ma a destra e a sinistra della scrivania vi sono due mobili contenenti anch'essi libri vi sono studiati. Questi due mobili, comprati insieme con la scrivania, contengono i primi libri comprati da quando ero studente universitario. Poi mi rivolsi ad un falegname perché provvedesse a costruirmi tutti gli scaffali come sopra descritti. Qualcuno penserà che abbia voluto fare sfoggio dei libri descrivendo l'ampiezza della libreria. NO. Secondo me non sono molti, anche considerando che i libri studiati sono stati le armi della mia professione e mi hanno dato, e continuano a darmi,  da mangiare.Non penso che siano molti i libri da me comprati da quando ero studente. Fatta questa lunga premessa, ho notato che ogni volta che vedo alla TV individui intervistati con collegamento con la loro casa mi domando se essi vogliano farsi vedere con una libreria alle spalle per fare bella figura. Ma quanti libri hanno letto costoro? Una parete coperta da una libreria è il migliore arredamento. Perciò gli intervistati hanno pensato di utilizzare questo arredamento per apparire persone colte. A pensar male si fa peccato, ma quanti libri hanno letto costoro? Anche perché più spesso gli intervistati non sono studiosi per professione. La mia libreria, che è nata circa sessant'anni fa, dovrebbe contenere una quantità maggiore di libri. Si prenda un libro qualsiasi della mia libreria e si scopre che esso ha delle frasi sottolineate con la matita usando una cartolina per far scorrere la matita lungo la frase sottolineata evitando così che la matita provochi delle sbavature nella linea di sottolineatura. La fatica profusa non poteva permettermi di avere un numero maggiore di libri. Per studiare, per esempio, l'Enciclopedia delle scienze filosofiche  di Hegel mi sono occorse alcune settimane. Ma mi domando che cosa ne abbia guadagnato. Molto, ma solo per dimostrare che filosofi come Hegel meriterebbero di essere posti alla berlina. La filosofia non migliorerà mai la mente umana se continuerà a proporre una concezione dell'uomo prescindendo dalle conoscenze scientifiche. Ho dovuto sudare per capire testi riguardanti la cosmologia e l'evoluzione biologica, senza le quali la filosofia continuerà a blaterare e i filosofi continueranno a bisticciare tra loro ma solo per mettersi in mostra, mentre la storia passa sopra le loro teste. Continueranno nella loro negativa opera di propagazione di idee che non potranno migliorare la vita sulla Terra se insisteranno in una concezione antropocentrica, e perciò antiscientica, della natura, o continueranno a propagare concezionioni morali che sono sempre culturali perché bisogna uscire dal relativismo delle concezioni morali per arrivare scientificamente a concepire il diritto fondamentale come diritto naturale, che fa franare tutta la filosofia. Bisogna uscire dalle concezioni morali perché sono sempre culturali, e perciò possono solo portare avanti quella che Max Weber aveva definito "lotta mortale tra valori morali", che dipendono da tradizioni da cui si può uscire solo con il diritto naturale.                          

domenica 31 agosto 2025

EVITARE LA STRETTA DI MANO SE NON E' VIETABILE PER LEGGE

E' un pericoloso scambio di batteri. Nessuno lo dice. L'evitarla sollevando un braccio non deve essere concepito un saluto fascista.    

lunedì 25 agosto 2025

SILVIO GARATTINI: IL VINO E' CANCEROGENO

Meno male che, senza nemmeno accorgermene, ho smesso di bere vino. E ogni tanto bevevo anche un sorso di whisky. Ho sempre saputo che il vino ha un effetto positivo (in piccole quantità e a pasto) in quanto dilata le arterie evitando un possibile infarto al miocardio dovuto al restringimento delle arterie. Mai avevo sentito dire da altri medici che il vino è cancerogeno prima che lo dicesse Silvio Garattini, fondadatore ed ex presidente del noto Istituto  Mario Negri. Due volte recentemente l'ho sentire dire nella trasmissione Elisir condotta da Michele Mirabella che il vino è cancerogeno. Ma Garattini, oggi arrivato a 96 anni (gli auguro di superare i 100 anni), non ha spiegato quali ricerche farmacologiche hanno dimostrato ciò. Sapevo che il vino ha effetti negativi soprattutto sul fegato, ma non in piccole dosi. Come mai Bruno Vespa, convinto assertore delle bontà del vino preso in quantità moderate, ed egli stesso proprietario di un terreno coltivato ad uva, non ha mai invitato Garattini nella sua nota trasmissione Porta a Porta? Come mai l'uva fa bene e invece è persino cancerogeno il vino che è prodotto dalla fermentazione dell'uva?                     

Leggo su internet: L'uva fa bene a diversi organi e apparati del corpo umano. In particolare, è benefica per il cuore, il fegato, l'intestino e la pelle, grazie alle sue proprietà antiossidanti, antinfiammatorie e depurative.  

martedì 19 agosto 2025

PUTIN COME HITLER

Se insiste nell'avere tutto il Donbass, la Crimea, il russo come lingua nazionale allora non vi può essere accordo. Ho scritto un'altra volta che le pretese di Putin ricordano la pretesa di Hitler di avere quella parte della Cecoslovacchia, chiamata dei Sudeti, avente una maggioranza di tedeschi. A Monaco nel 1938 gli ingenui governi antinazisti credettero che dopo tale concessione la guerra sarebbe stata evitata. E il primo ministro inglese Chamberlain tornò in Inghilterra vantandosi di essere stato il salvatore della pace, e sceso dall'aereo sventolò il foglio che conteneva il trattato di pace. L'illusione fu infranta subito dopo con l'invasione della Polonia l'1 settembre 1939 e con l'occupazione di tutta la Cecoslovacchia. Dopo l'invasione della Polonia fu dichiarata guerra alla Germania dalla Francia e dall'Inghilterra. Mussolini, mediatore a Monaco tra Hitler e l'Inghilterra, certamente rimase sorpreso da tale rapidità. Ingenuamente credette che la guerra sarebbe terminata con l'occupazione della Francia. Hitler volle che il Trattato di pace fosse firmato nello stesso vagone dove era stato firmato il Trattato di pace dopo la sconfitta della Germania e dell'Impero austro-ungarico nella prima guerra mondiale. Hitler volle vendicare anche le dure sanzioni economiche imposte dalla Francia (non dall'Inghilerra) alla Germania. Bisogna riconoscere che la Francia cooperò a creare i motivi che resero ancora più umiliante la sconfitta della Germania. L'allievo Hitler ingannò anche il maestro Mussolini, a cui era stato nascosto il disegno di una successiva guerra lampo (Blitzcrieg) che portò all'occupazione del Belgio, dell'Olanda, della Danimarca e della Francia. Il governo francese confidava nella linea Maginot fatta costruire per contrastare facilmente una possibile altra invasione della Francia. Ma la linea Maginot servì a nulla perché l'esercito tedesco invase la Francia passando per il Belgio e l'Olanda. Tutto questo avvenne tra il 1939 e il 1940. Mussolini era stato alla finestra aspettando lo svolgimento della guerra in Francia. Illuso che la guerra fosse finita con la Francia e la Polonia occupate (con la spartizione della Polonia tra Germania e Unione Sovietica di Stalin) Mussolini pomposamente, da vero imbecille, il 10 giugno 1940 dichiarò anche lui guerra alla Francia e all'Inghilterra. E come se non bastasse la dichiarò anche contro gli USA. Disse che gli occorreva un migliaio di morti per sedersi al tavolo delle trattative di pace. E per questo invase di poco il confine con la Francia, con un'azione che fu poi definita "una pugnalata alle spalle".  Ma pare che sia stato lo stesso Churchill a chiedere a Mussolini la dichiarazione di guerra perché solo Mussolini poteva moderare le richieste di Hitler contro la Francia. 

Torniamo ora a Putin-Hitler. Eguali le giustificazioni per invadere un altro Stato. De Gaulle, visitando il Canada se ne uscì con le parole Quebec francese, Perché in quella regione era prevalente il francese sull'inglese. Trump, tra il serio e il faceto, ha detto che il Canada e la Groenlandia dovevano considerarsi appartenenti agli USA. Il Canada perché l'inglese era la lingua maggioritaria. Ma la Groenlandia perché se è stato sempre territorio sotto tutela danese? 

Si sente la mancanza di Berlusconi, che fu grande amico di Putin, a tal punto che Berlusconi a Pratica di Mare accolse con favore la richiesta di Putin che la Russia entrasse nella NATO. Che cosa è capitato dopo? Non lo si capisce. Certamente i russi del Donbass non si erano mai sentiti ucraini ma russi. E nel Donbass i russi del Donbass subirono la persecuzione da parte del governo che aveva sconfitto il governo filorusso. All'origine dell'invasione dell'Ucraina certamente vi fu l'appoggio dei russi del Donbass. Ma se bastassero l'appartenenza ad una determinata etnia e la comunanza con la stessa lingua per giusificare l'unione con lo Stato dove vivono la stessa etnia e la stessa lingua, allora bisognerebbe rivedere molti confini in Europa. Come giustificare l'appartenenza alla Russia di un territorio che fu sempre germanico essendo culla storica del regno di Prussia? Mi riferisco a quel piccolo territorio che è russo pur non avendo alcun collegamento territoriale con la Russia. Questo piccolo territorio anche dopo la prima guerra mondiale fu riconosciuto come territorio tedesco con capitale Konisberg (oggi Kalinigrado), dove nacque e visse il grande filosofo tedesco Immanuel Kant, che mai si spostò dalla sua città, dove fu professore universitario. Esiste una via di mezzo per evitare di cambiare oggi i confini? Può esistere. Di esempio è l'Alto Adige, tale per l'Italia ma non per l'Austria che la considera giustamente Sudtirolo, dove lingua nazionale è il tedesco e non l'italiano, che anche nelle scuole risulta lingua straniera. L'Italia da molti mesi si fa vanto di avere un italiano come numero 1 (se non lo perderà tra poco) un certo tennista di cognome austriaco, Sinner. Errato. Costui non è italiano ma è austriaco. Se il Donbass fosse stato riconosciuto come regione dotata di ampia autonomia e di particolari vantaggi economici, tali da far  preferire ai russi che vi abitano lo stare nominalmente dentro i confini ucraini del Donbass i russi di tale regione non avrebbero avuto interesse a far parte della Russia. Bisognava che l'Unione Europea aiutasse economicamente la regione del Donbass per togliere l'erba sotto i piedi alla dittatura di Putin. E' il danaro che fa preferire l'appartenenza ad uno Stato piuttosto che ad un altro.                              

lunedì 18 agosto 2025

E l'HANNO PAGATO ANCHE MOLTO

Senza che abbia avuto reali meriti. E' stato un boss della TV. E di quella più scadente. Nulla di più.