martedì 12 novembre 2013

LA FALSA DIMOSTRAZIONE DELL'ESISTENZA DI DIO DEL GRANDE LOGICO GöDEL

Rispondo a un certo Roberto che in un commento all'articolo precedente mi ha scritto:

Egr. Prof. avrei piacere di conoscere il suo giudizio sulla prova ontologica dell'esistenza di Dio di Kurt Gödel.

Lo schema della "dimostrazione" di Gödel è il seguente:

Ogni proprietà è necessariamente positiva. 
Per definizione Dio ha tutte e solo le proprietà positive.
L'esistenza necessaria è una proprietà positiva.
Quindi Dio, se è possibile, possiede necessariamente l'esistenza.
Il sistema di tutte le proprietà positive è compatibile.  
Quindi Dio è possibile.
Essendo possibile, Dio esiste necessariamente.

Prima di affrontare la cosiddetta prova logica dell'esistenza di Dio è meglio riferirsi ai suoi precedenti storici che sono Platone, S.Anselmo (Proslogion) e Leibniz.
Non è mai stato fatto notare che la prova di Anselmo è una pura tautologia che dimostra nulla. Andiamo per ordine. La prova si snoda in due parti. E generalmente viene citata solo la prima parte. La prima parte  è una tautologia. Essa dice che esiste un essere del quale non se ne può pensare uno maggiore e che questo essere necessariamente esiste. Infatti, aggiunge Anselmo se questo essere esistesse solo nella mia mente, allora dovrei poter pensare che esista un essere del quale non se ne può pensare uno maggiore che oltre ad avere tutte le proprietà o perfezioni concepite solo nella mia mente, dovrebbe avere anche la proprietà o perfezione dell'esistenza. Ma ciò è contraddittorio, dice Anselmo, perché l'essere del quale non se ne può pensare uno maggiore non sarebbe tale in quanto non includerebbe di per sé la proprietà dell'esistenza. Pertanto è necessario che esista l'essere del quale non se ne può pensare uno maggiore. Sin qui tutto vero. E qui termina la prima parte della cosiddetta dimostrazione di Anselmo. Ma non ne consegue affatto che l'essere del quale non se ne può pensare uno maggiore sia Dio. Infatti l'essere del quale non se ne può pensare uno maggiore sin qui non può che essere l'universo (indipendentemente  dal fatto che esso sia considerato finito o infinito). L'obiezione del monaco Gaunilone non aveva alcun fondamento perché considerava solo la prima parte della dimostrazione di Anselmo (che in verità, ripeto, era solo una tautologia, che significa dire la stessa cosa senza dire alcunché di nuovo). Infatti Gaunilone osservava: allora, se io penso un'isola perfettissima, a tal punto da superare ogni altra terra abitata, per il solo fatto che io la pensi come la migliore terra possibile essa dovrà esistere. L'obiezione di Gaunilone non aveva alcun senso perché non poteva paragonare un'isola perfettissima  all'essere del quale non se può pensare uno maggiore (nel quale è compresa l'isola perfettissima). In altri termini: non si può paragonare la parte (l'isola perfettisima) con il tutto (l'universo). Ma vi è un grave errore di logica se si identifica con Dio (trascendente) l'essere del quale non se ne può pensare uno maggiore, potendo essere questo l'universo. Infatti Anselmo, per evitare questa identificazione, che l'avrebbe portato al panteismo, aggiungeva la seconda parte della dimostrazione. Questa fa riferimento al fatto che l'universo (la materia) è soggetta a corruzione. E poiché Dio non sarebbe tale se fosse soggetto a corruzione, Dio non può identificarsi con l'universo. La seconda parte della dimostrazione contiene un paralogisma, cioè un falso ragionamento. Infatti Anselmo identifica l'essere del quale non se ne può pensare uno maggiore con l'essere perfetto, dando una qualità morale (la perfezione) all'essere del quale non se ne può pensare uno maggiore. Un secondo errore di logica viene commesso da Anselmo nel ritenere che l'esistenza sia una proprietà (intesa come qualità) dell'essere del quale non se ne può pensare uno maggiore. Su questo punto ebbe in parte ragione Kant quando criticò la prova dell'esistenza di Dio di Anselmo. Infatti l'esistenza, dice Kant, non può essere considerata una qualità o proprietà di una certa cosa. Riporto l'esempio di Kant: una cosa è pensare 100 talleri (allora moneta della Prussia), un'altra cosa è averli in tasca. Ma Kant, se aveva ragione negando che l'esistenza fosse una proprietà o qualità dell'essere perché l'esistenza è "posizione assoluta dell'essere" (espressione di Kant) se per essere si intende una qualsiasi cosa, non aveva tuttavia ragione Kant nel paragonare una qualsiasi cosa all'essere del quale non se ne può pensare uno maggiore, perché quest'ultimo implica necessariamente l'esistenza. Si può aggiungere che, se l'universo esiste (e che esista si vede), esso non può non essere necessario (lo diceva lo stesso Parmenide 500 anni prima di Cristo quando diceva che essere e pensare è la stessa cosa, nel senso che, se penso l'universo, debbo pensarlo come necessario, e dunque non vi può essere una causa dell'universo perché, dovendo avere una causa fuori di sè, non sarebbe un universo). Hegel rivalutò la dimostrazione di Anselmo (criticando Kant) ma solo nella prima parte della dimostrazione anselmiana. Infatti per Hegel (che identifica Dio con lo Spirito immanente al mondo) l'essere del quale non se ne può pensare uno maggiore necessariamene esiste se si identifica con il mondo e con lo Spirito assoluto immanente al mondo. E anche in questo caso rimaniamo in una pura tautologia, anche se interpretata idealisticamente e non materialisticamente, nel senso che è lo Spirito la vera sostanza del mondo.
Leibniz non fece che riprendere la dimostrazione di Anselmo limitandosi ad aggiustarla con la considerazione che Dio è necessario solo se il suo concetto è possibile, nel senso che esso non è contraddittorio. Anche il mondo creato da Dio  è possibile perché compossibile. Infatti Dio avrebbe potuto creare un mondo diverso da quello che ha creato, perché non tutti i possibili sono compossibili. Un universo, oltre che essere possibile, dice Leibniz, deve essere anche compossibile. La stessa cosa aveva detto detto Platone nel Timeo riferendosi al Demiurgo, la cui mente è il luogo di tutti i possibili. Ma non tutti i possibili, aggiungeva Platone, potevano coesistere nel mondo ordinato (e non creato) dal Demiurgo, che, essendo coeterno con la materia, ha soltanto ordinato la materia. La creazione dal nulla fu introdotta dal filosofo ebreo Filone Alessandrino e recepito poi dal cristianesimo, perché nemmeno nell'antico ebraismo (Genesi) esiste la creazione dal nulla. Secondo Leibniz Dio avrebbe potuto creare un mondo diverso, ma allora non avrebbe rispettato la sua perfezione perché avrebbe creato un mondo inferiore rispetto a quello creato, che pertanto deve essere considerato il migliore dei mondi possibili. E' evidente che, partendo dall'universo esistente, il possibile è tale perché esiste nel contesto della necessità dell'universo. In altri termini, la casualità esiste nel mondo sin dall'origine dell'universo visibile (un universo da ricomprendere come uno dei tanti universi compresi nel pluriverso). L'universo visibile solo casualmente ha assunto la struttura che vediamo, e pertanto è casuale anche la formazione del nostro sistema solare.  Ne consegue che è anche del tutto casuale la nascita della vita sulla Terra per le casuali cause che ne hanno favorito le condizioni.  La dimostrazione dell'esistenza di Dio da parte di Cartesio non si distingue sostanzialmente da quella di Anselmo, con tutte le sue insufficienze logiche (Cartesio specifica soltanto che l'esistenza di Dio consegue dal suo stesso concetto, come dal concetto di triangolo consegue che la somma degli angoli interni è di 180°). Fatta questa lunga premessa storica, che cosa si può dire abbia aggiunto Gödel? In sostanza nulla. La sua è una prova puramente logica che non ha alcun contatto con la realtà fisica. Il suo primo errore consiste nell'avere ripetuto l'errore fondamentale di Anselmo, consistente nell'avere considerato l'esistenza una proprietà dell'essere. E basterebbe questo errore, da solo, per inficiare tutta la sua dimostrazione. Egli, inoltre, parte da una petizione di principio, che Dio debba essere concepito come la somma di tutte le proprietà positive, e che dunque sia esso stesso un essere positivo. Aggiunge che tutte le qualità positive, se non contraddittorie, sono possibili. Ma il grande logico Gödel operò a questo punto un grave salto logico nascondendo il fatto che il possibile è tale solo perché compreso nel necessario. Il necessario dell'universo comprende infatti la casualità, e dunque non si può partire da ciò che è possibile (casuale) per arrivare a concludere che tutto ciò che è possibile è necessario.  In altri termini, Gödel partì arbitrariamente dalla razionalità dell'universo (in base alla considerazione delle leggi fisico-matematiche di esso) trascurando il fatto che l'universo comprende anche l'irrazionalità (se intesa come casualità inpiegabile secondo le leggi deterministiche della fisica). E tale irrazionalità, come ho detto sopra, si manifesta nell'evoluzione stessa dell'universo, sino alla casuale struttura di esso sin dall'inizio (per il prevalere, per esempio della materia sull'antimateria) per terminare con la casualità della nascita della vita sulla Terra (con tutte le sue imperfezioni, tali da un punto di vista antropomorfico). Gödel ha trascurato che l'universo non contiene se non dal punto di vista umano (antropomorfico) qualità positive. Da un punto di vista scientifico non esistono qualità positive e qualità negative. Avendo considerato solo le qualità positive Gödel arrivò alla conclusione che dovesse esistere una causa di tutte le qualità positive, identificate con la razionalità dell'universo, identificata a sua volta con la struttura matematica dell'universo. Ma l'universo non è solo la sua struttura matematica se a questa struttura sfugge la casualità, che non è prevedibile in base alle leggi fisico-matematiche della natura. Per Gödel la struttura matematica dell'universo rappresenta, nel senso di Platone, il mondo dei possibili. Ma Gödel andò perfino oltre Platone, che nel Timeo aveva detto che non tutti i possibili esistenti nella mente del Demiurgo erano stati realizzati dal Demiurgo nel mondo. E la stessa cosa aveva detto Leibniz, che ammetteva che Dio avrebbe potuto creare un universo diverso perché retto da diverse leggi fisiche, pur nel rispetto delle leggi matematiche (che nemmeno Dio avrebbe potuto concepire diverse perché indipendenti dal suo Intelletto, come già le aveva ritenute Platone, per cui la mente del Demiurgo è il luogo delle verità eterne della matematica). Al contrario, Gödel identificò illecitamente (illogicamente) l'universo con tutto il mondo dei possibili, identificando così il possibile (la casualità) con il necessario, retto da leggi fisico-matematiche, a cui si sottrae quella fisica che è la casualità dell'evoluzione dello stesso universo. L'evoluzione, pur dovendo rispettare le leggi matematiche della fisica e della chimica, non è compresa nella struttura matematica dell'universo. E l'evoluzione rappresenta il mondo di quel possibile che non è determinato da leggi fisico-matematiche, anche se esiste un mondo di possibili in altro senso, trattandosi di quel mondo di possibili che è prevedibile in base alle leggi fisico-matematiche, altrimenti non potremmo prevedere fenomeni fisici non attuali ma prevedibili scientificamente. In questo secondo senso il possibile fa parte del necessario. Gödel ha preso in considerazione solo il possibile inteso in questo secondo senso, trascurando il possibile inteso come casualità. Da qui nasce il suo falso ragionamento sull'esistenza di Dio, che, essendo una dimostrazione puramente logica, distaccata dalla concretezza dell'universo, e perciò dalla casualità che sfugge completamente alla logica-matematica, rimane solo un puro esercizio di logica. Non per nulla Gödel tenne sempre nascosta la sua dimostrazione logica dell'esistenza di Dio, che fu scoperta solo dopo la sua morte. Perché Gödel si accinse a questa inutile prova logica? Forse da ebreo credette fosse necessario non negare del tutto le origini religiose dell'ebraismo, pur sapendosi che tutta l'intelligenza ebraica, che fa parte della migliore intelligenza umana, è passata dall'800 in poi attraverso un processo di laicizzazione dell'ebraismo, per cui non si troverà nella storia un solo ebreo credente nelle stronzate della Bibbia che abbia dato dei contributi nel campo della scienza, del pensiero filosofico e dell'arte. Ma è certo che la prova logica dell'esistenza di Dio non ha alcun collegamento con la Bibbia. E dunque rimane confinata in un esercizio mentale che non serve affatto come supporto della fede religiosa. Di ciò certamente fu conscio lo stesso Gödel.                                          

2 commenti:

Unknown ha detto...

Professore, se l'esistenza non è una qualità, cos'è?

Pietro Melis ha detto...

L'esistenza è ciò che esiste nell'universo la cui esistenza nella sua TOTALITA' non ha bisogno di cause perché altrimenti sarebbe CASUALE. La casualità è all'interno della necessità dell'ESSERE come l'evoluzione biologica.Pertanto l'esistenza non è una qualità dell'ESSERE. La qualità riguarda gli enti compresi nell'ESSERE. Su questo aveva ragione Kant dicendo che l'esistenza non è una qualità ma una posizione ASSOLUTA dell'ESSERE.