martedì 1 settembre 2009

AL CARDINALE MARTINI (Corriere della sera:cardinal.martini@corriere.it)

Al cardinale Martini


giunto all'età di 70 anni mi trovo ad essere disperato. Studiai sempre in istituti religiosi sin dalle elementari(otto anni dai salesiani di Cagliari, di cui quattro anni da interno). All'età di 20 anni mi volsi attorno e mi accorsi che Dio era sparito. Non lo cercai. Non seppi mai dove fosse andato a finire. Gli studi filosofici (insegno ancora storia della filosofia all'Università) mi hanno fatto capire che tutte le religioni sono proiezioni antropomorfiche e antropocentriche. Negli anni 2005-06 ho fatto studi di esegesi biblica ed ho esposto in un mio libro (Scontro tra culture e metacultura scientifica: l'Occidente e il diritto naturale. Nelle sue radici greco-romano-cristiane. Non giudaiche e antislamiche) i risultati a cui sono giunti i maggiori studiosi dell'Antico Testamento. Mosè è un personaggio romanzesco, mai esistito. Basta questo per far franare tutta la Bibbia. Risultati terrificanti. Un testo biblico che è il frutto di stratificazioni secolari di falsità aventi come unico scopo l'autoinganno degli antichi Ebrei nella loro convinzione che la Palestina fosse la loro terra promessa. Infatti tuttora l'ebraismo è una religione che non fa proselitismo. Si noti il paradosso. Chi crede in una certa religione dovrebbe proporla come vera agli altri. No. Agli ebrei credenti non gliene importa alcunché degli altri. Sono tuttora gelosi del loro dio, che si identifica con l'appartenenza alla razza ebraica, anche se la maggior parte degli ebrei è oggi non credente (a incominciare da coloro che hanno dato alti contributi al pensiero filosofico e scientifico). E poiché il Nuovo Testamento pretende per bocca dello stesso Gesù (chi sia stato veramente questo personaggio non si saprà mai) di essere il completamento dell'Antico, se ne ricava che anche il Nuovo è il risultato di volute falsificazioni dovute alla vocazione ebraica per la falsificazione della storia. Basti un esempio. Si racconta che Gesù parlò con le anime di Mosè e di Elia (due personaggi mai esistiti). A parte le figure assai negative di Mosè e di Elia. Il primo diede le regole per lo sterminio delle popolazioni non ebraiche della Palestina, mentre il secondo comandò di fare a pezzi 450 seguaci del dio concorrente di Jahweh, il dio Baal (giacché anche Jahweh era un dio pagano, trasformato poi in dio monolatrico e poi, ancora, dopo l'esilio in Babilonia, in dio monoteistico). E Jahweh fu poi trasformato dal cristianesimo nel Padre di Gesù, in una concezione trinitaria. Peccato che poi Jahweh sia uscito dalla trinità, insofferente del suo silenzio, a cui era stato condannato con il cristianesimo, e abbia ripreso a parlare nel Corano con il nome di Allah, aggiungendo disgraziatamente il proselitismo.

Ma vengo al nocciolo della questione. Il vero fondatore del cristianesimo non fu Gesù, ma, come Lei mi insegna, fu S. Paolo (l'ex Saulo pluriassassino che partecipò anche alla lapidazione del primo martire S. Stefano). Che bell'inizio per il cristianesimo. Tutte le epistole di S. Paolo precedono cronologicamente tutti i Vangeli. Ma pare che vi sia stato un protovangelo di Matteo (scritto in aramaico), di cui, se non ricordo male, diede notizia Eusebio nella sua “Storia ecclesiastica”. Non è importante che mi possa essere sbagliato sulla fonte. In questo protovangelo Gesù sarebbe stato presentato soltanto come profeta e non come figlio di Dio. Questo fatto è tradito dal racconto dei Vangeli in cui Gesù dice agli apostoli di andare a predicare per tutte le case di Israele (“se non vi riceveranno battete i piedi per sollevare la polvere e andatevene”). Ho citato a memoria. Non dice: andate a predicare per tutte le nazioni, come dirà alla fine (e non in tutti i Vangeli). Questo verrà aggiunto dopo le epistole di Paolo, a cui non interessavano affatto i miracoli di Gesù. Egli infatti era interessato unicamente ad una cosa: che Gesù fosse risorto, perché, come egli stesso dice, “altrimenti tutto è stato inutile”. Ecco: per credere in Dio (almeno in quello cristiano) bisogna credere unicamente nella resurrezione di Gesù. E, data l'antica vocazione ebraica per l'invenzione e la falsificazione della storia, bisogna avere un forte coraggio per credere come vera un'affermazione che appare fondata su questa antica vocazione ebraica. Dai Vangeli non si può trarre alcuna teologia cristiana, e tanto meno l'esistenza della trinità. E' mai possibile che Gesù non si sarebbe espresso chiaramente su questo punto se fosse stato veramente figlio di Dio? Si limita a dire dopo la resurrezione: non siate tristi,io vi lascerò lo Spirito. La trinità è il frutto dell'innestarsi nel cristianesimo della filosofia neoplatonica (Uno-Intelletto-Anima del mondo). Da tutte queste considerazioni ho tratto nel mio citato libro la conclusione che il cristianesimo, per chi lo sappia conoscere sul piano storico, è (per parafrasare Wittgenstein) una scala per arrivare all'ateismo. Da qui il mio smarrimento, il mio tragico “vivere per la morte” (Heidegger), il mio maledire l'essere nato per essere costretto a fare l'esperienza della morte. La mancanza di senso della vita. Ho studiato per 10 anni biologia evoluzionistica: tutta l'evoluzione (fondata sulla casualità delle mutazioni e sulla selezione naturale) congiura contro un disegno provvidenziale ed intelligente della natura. E se un Dio avesse creato la vita sulla Terra vi sarebbe da dire, come dice Jago nell'Otello di Verdi: credo in un Dio crudele. Ho cercato sempre di arrampicarmi alla cosmologia e alla teoria del Big Bang. Circa 20 anni fa, avendo sempre fatto letture di cosmologia, durante una conferenza a Cagliari posi a Margherita Hack (atea) la domanda: “e prima del Big Bang?”. Mi rispose che dal punto di vista scientifico la domanda non aveva senso. Replicai dicendo che la domanda rimaneva e non poteva essere tolta. Anche il noto astrofisico Stephen Hawking ha scritto che porsi la domanda “e prima del Big Bang?” era privo di senso. Era come domandarsi che cosa vi fosse a nord del polo nord. (L'universo in un guscio di noce). Così andai avanti per anni infischiandomi della mancanza di risposte alla mia domanda. Ma il terzo modello di Friedmann ipotizza che l'universo, giunto alla sua massima espansione, sarebbe stato soggetto al prevalere della forza di gravitazione, per cui si sarebbe contratto sino alla grande implosione (Big Crunch), per poi espandersi nuovamente. In questo modo si superava il concetto di inizio assoluto. Anche il cattolico Zichichi pare concordare con questa teoria dell'universo oscillante, che ci riporta alle teorie di Anassimandro, di Eraclito e di Empedocle.

Ma negli ultimi anni il terzo modello di Friedmann è stato messo in crisi dalla scoperta dell'energia del vuoto (energia oscura), che porta alla conclusione che l'universo è soggetto ad una espansione con velocità accelerata. Pertanto non vi sarà mai un Big Crunch. E allora scappa fuori nuovamente un inizio assoluto dell'universo. E se vi è un inizio assoluto, scappa fuori Dio. Ma perché Dio avrebbe creato l'universo dopo un “tempo” seminfinito? Si era stancato di rimanere solo? A parte questa domanda poteva consolarmi il fatto di un inizio assoluto. Ma ormai la cosmologia sta andando oltre la concezione di un universo nato tutto dal Big Bang. Esso non sarebbe che un episodio al margine di un pluriverso, cioè dell'esistenza di universi paralleli, di cui quello visibile, nato dal Big Bang, farebbe parte. E così si torna a mettere in crisi l'inizio assoluto del mondo.

In conclusione. Uno come me non sarebbe dovuto nascere. Non deve nascere chi è condannato a vivere nella disperazione. Di fronte a domande che non avranno mai risposte. Ma non posso credere in religioni nate in epoche di ignoranza per trovare in esse una speranza. Esse sono fondate tutte su concezioni antropocentriche, che sono ridicole di fronte alla grandezza dell'universo visibile e all'ipotetico pluriverso. Potevano giustificarsi quando ancora gli uomini pensavano che la Terra fosse al centro di un universo finito, limitato dal cerchio delle stelle fisse.

Ma la Chiesa ultimamente (con un documento del 1996) ha accettato l'evoluzione biologica da una comune origine di tutte le forme di vita. Dunque Adamo ed Eva sono stati mandati in soffitta. Ecco allora ciò che io rimprovero alla Chiesa. Da pochi anni anche in Italia è stato introdotto il reato di maltrattamento di animali. Paradossalmente ciò che per lo Stato è reato per la Chiesa continua a non essere peccato di cui bisogna confessarsi. Io non posso attribuire alcuna credibilità ed autorità morale al papa, che, come tutti i suoi predecessori, non ha mai speso una parola contro la crudeltà nei confronti degli animali. Anche questo è un motivo, se pur secondario, che mi tiene lontano dalle religioni cosiddette rivelate. D'altronde, data la pessima partenza (l'Antico Testamento) e il peggiore arrivo (il Corano), che cosa ci si può attendere da una religione di origine ebraica, sebbene parzialmente purificata, come il cristianesimo, dal pensiero neoplatonico, di cui però non ha accettato la circolarità tra uomo e natura? Mettiamo a confronto le figure di Apollonio di Tiana (che S. Paolo cercò inutilmente di convertire) e di Porfirio (allievo prediletto di Plotino): erano tutti e due, in quanto neopitagorici e neoplatonici coerenti, vegetariani. Avevano in orrore tutte le religioni (pagane e non pagane) fondate sul sacrificio di sangue e sulla mancanza di rispetto per la vita degli animali. Come sarebbe stata migliore la storia se fosse stato S. Paolo a farsi convertire da Apollonio di Tiana. Perché anche l'attuale papa continua mantenere il silenzio sulla crudeltà nei confronti degli animali e non condanna la tradizione del Natale e della Pasqua come feste segnate da stragi di agnelli? Cardinale Martini, Lei, come papa, avrebbe speso qualche parola contro tale crudeltà? La spenda ora come cardinale. La Chiesa si deve decidere. Dal momento che essa ha sempre sostenuto (contro il relativismo culturale) il diritto naturale (ma identificandolo paradossalmente con la sola natura umana, senza accorgersi del fatto di avere recepito la concezione della tradizione moderna che fa capo a Ugo Grozio e a Samuel Pufendorf), è ora che essa ponga d'accordo il diritto naturale con l'evoluzione biologica da una comune origine di tutte le forme di vita. Io chiedo solo coerenza. Non mi interessa poi la questione riguardante l'origine dell'anima immortale in una certa fase dell'evoluzione umana (su questo punto i teologi si arrampichino ancora sugli specchi, come continueranno a fare senza cavare un ragno dal buco). A me, come a tutti coloro che si battono per il diritto naturale - che, in quanto naturale, non può essere della sola natura umana – interessa solo che la Chiesa una buona volta non si faccia più complice, nel silenzio, delle crudeltà nei confronti degli animali. Se Lei fosse stato eletto papa, come avrebbe risposto a questa mia lettera, anche lasciando da una parte tutti gli argomenti riguardanti il contrasto insanabile tra scienza e fede? Mi aiuti a lasciare un messaggio alla posterità contro le crudeltà nei confronti degli animali non umani, e solo questo mi consolerà nel mio sapere che quasi certamente dopo la morte ci attende il nulla. La mia disperazione per essere nato forse sarà minore sapendo di non essere vissuto inutilmente.

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