venerdì 6 giugno 2014

IL CORAGGIO DELLA DISPERAZIONE. IGNORABIMUS

Riporto anche qui, per renderlo più evidente, la mia risposta a due commenti al mio precedente articolo.
A Carmine Speranza domando: a quali tesi non sempre condivise si riferisce? Suppongo le mie. In tal caso mi debbo sentire lusingato perché le mie tesi non sarebbero comunque banali. Non scrivo più spesso nel blog di Odifreddi perché non appaio più con mio nome e cognome essendomi stato appiccicato lo pseudonimo nobodyever (anche se è un mio indirizzo secondario di email). Inoltre (e rispondo ad Anton)non condivido l'ateismo dogmatico di Odifreddi. Che una volta si permise perfino di censurarmi in fatto di negazionismo non pubblicando un mio commento. Per salvarsi dall'accusa di essere un antisemita quando scrisse contro Israele a favore degli arabi di Palestina. Inoltre fu accusato di essere un negazionista e cercò si salvarsi dicendo che accettava quanto sull'argomento aveva imparato dai mezzi di informazione. Risposta veramente ambigua e volutamente non onesta. Io, avendo fatto ampie letture di testi negazionistici, mi definisco dubitazionista, e negazionista almeno per quanto riguarda la cifra di 6 milioni di ebrei. E dico ciò pur essendo stato sempre filoisraeliano e antislamico. Considero infatti gli arabi solo come invasori della Palestina (come di tante terre che erano cristiane e appartenenti all'impero bizantino, su cui si abbatté la successiva invasione turca, altra grande disgrazia della storia a causa della digrazia della nascita di Maometto). E quando Odifreddi venne a Cagliari gli rimproverai in pubblico di avere come bersaglio solo il cristianesimo e di ignorare il vero ed unico nemico dell'Occidente che è l'islamismo. Mi rispose che non gli interessava l'islamismo perché lui viveva in uno Stato non islamico ma cristiano. Replicai che egli, da Maramaldo, combatteva ormai contro un cristianesimo che ormai appare, se non morto, almeno disarmato in Occidente, non accorgendosi che l'islamismo è ormai un pericolo interno agli Stati occidentali.  Gli diedi in omaggio una copia del mio libro (in grande formato e di 800 pagine fitte di righe per non estendere il numero delle pagine) Scontro tra culture metacultura scientifica, che per più della metà espone l'esegesi veterotestamentaria dei maggiori studiosi mondiali, che Odifreddi non conosce affatto. Un libro che permette di fare a meno di leggere la Bibbia perché espone non solo il contenuto di tutti i libri biblici ma anche la più accreditata esegesi biblica, che ne ha demolito completamente la sacralità. Un libro come il mio, documentatissimo, Odifreddi se lo sogna. Si pensi che egli ha "tradotto" arbitrariamente e commentato il De rerum natura di Lucrezio non avendo mai studiato il latino. Proviene dalla scuola dei geometri. E ha così tradotto con il termine "atomi" il termine latino di Lucrezio "semina", che non sono atomi in senso materialistico, ma semi intesi in senso vitalistico, cioè contenenti essi stessi i germi della vita. E così ha dato al lettore una volutamente errata immagine di Lucrezio. Odifreddi si rese noto quando pubblicò il libro intitolato Perché non possiamo essere cristiani (e meno che mai cattolici). Si tratta di un libro privo di bibliografia secondaria, intendendosi per bibliografia secondaria la citazione di testi di autori che abbiano trattato lo stesso argomento e con cui sia avvenuto un confronto. Pertanto il libro di Odifreddi è privo di scientificità. Se si fosse presentato ad un concorso universitario con un testo simile per insegnamento di storia del cristianesimo si sarebbe reso ridicolo di fronte ad una commisione, anche se composta da non credenti. In alcune poche note dà ad intendere al lettore di avere avuto tra le mani alcuni antichi manoscritti in latino. Ma si capisce che non li ha mai visti e che li ha citati prendendoli da altre fonti senza però citare le fonti. E ciò non è ammissibile. Tuttavia Odifreddi viene considerato un opinionista (il suo blog è nel quotidiano La Repubblica), essendo diventato anche un personaggio televisivo. Oggi non è tanto importante essere scientificamente seri quanto l'apparire per avere influenza sull'opinione pubblica ed essere considerati maestri di pensiero. Così va il mondo.          
Chi crede di possedere la verità assoluta sull'universo è un dogmatico, sia come credente che come ateo. La tragedia umana consiste nel fatto che non sapremo mai la verità sull'universo. Anche un universo eterno ed infinito nello spazio (che non si saprà mai se sia infinto anche nella materia) fa venire il capogiro (come lo fece venire a Leopardi nella poesia L'infinito, che è per me la più bella poesia che sia stata scritta) e vi è da domandarsi: perché esiste l'universo piuttosto che il nulla? Più conosciamo scientificamente e più ci accorgiamo di essere ignoranti circa le domande che sono al limite della conoscenza. Perciò bisogna essere umili al riguardo. Se ognuno si rendesse conto dell'impossibilità di avere una conoscenza assoluta dell'universo non esisterebbero ancora le guerre di religione. Ma molta umanità purtroppo non si vuole arrendere al pensiero del ritorno nel nulla e ha bisogno di aggrapparsi ad una religione per non disperarsi. Io preferisco il coraggio della disperazione nel mio agnosticismo. IGNORABIMUS.

8 commenti:

Anonimo ha detto...

Buonasera, mi presento: Nick. Scusi se le scrivo qui ma non trovando una sua mail, le chiedo direttamente una cosa riguardo alla caccia. Spesso la leggo inveire contro i cacciatori perchè ammazzano gli animali per il gusto di ammazzare, e non per sopravvivenza come fanno invece gli animali. Le do ragione ed è molto vero quello che dice. Però oggi guardavo la mia gatta, che non ha problemi di cibo visto che le dò regolarmente montagne di croccantini, e la vedevo giocare, cacciare, divertirsi, torturare, uccidere, esporre al padrone e infine mangiare un povero topino.La osservo regolarmente, fa lo stesso con gli uccellini quando nevica: beh, dal momento che non ha problemi di cibo e non è costretta a cacciare per sopravvivenza, la mia gatta continua a farlo, e credo godendone, divertendosi nel torturare con la bocca gli uccellini lanciandoli in aria e portandomeli in dono, dopo averli torturati. Allora le chiedo, scusi ma la differenza, in fondo in fondo dove sta? Cioè anche l'uomo, come un tempo un gatto, è stato cacciatore per necessità. E poi è diventato cacciatore per divertimento, come lo è la mia gatta. Così come un cane domestico possa avere ancora insito in sè l'istinto di cacciare un'altra bestia, non è allora legittimo pensare che quest'istinto sia insito anche e ancora nell'uomo? Visto che entrambi sono animali, entrambi mossi da impulsi, istinti ,esseri che provano emozioni allo stesso modo, alla pari(almeno per quello che penso io). Quindi si si da il caso che molte specie (in particolari domestiche, come cani e gatti) caccino e si divertano ad uccidere, non per sopravvivenza, ma per puro divertimento e voglia di cacciare. (La mia gatta mi appena fatto vedere quello che resta del topo: il solo fegato, dopo averlo lanciato in aria per ore e aver mangiato croccantini a volontà). Allora, lei è contro anche quegli animali domestici che cacciano non per necessità? E vorrebbe morti anche loro? Oppure vorrebbe morti solo i cacciatori uomini, in quanto uomini? Fino a che punto si è egualitari nel trattare i cacciatori (uomini o animali che siano)? Il trattamento che lei vorrebbe fare ai cacciatori uomini è lo stesso che farebbe con cacciatori animali per divertimento? In teoria, secondo un giusto oggettivo ragionamento si dovrebbero trattare entrambi allo stesso modo? Giusto? Uccidere cacciatori umani e cani e gatti domestici che uccidono altri esseri senza necessità. Forse l'avversione nei confronti del cacciatore è in generale una sorta di avversione nel confronto del mondo umano? A prescindere dal fatto che uccidano, insomma, molte persone odiano i cacciatori, a prescindere, perchè uomini? Ecco quello che volevo dirle, le sottolineo che la mia non è assolutamente una critica nè un attacco, lungi dal pensare di fare questo. Anzi, anch'io trovo la caccia una merda. E' solamente un modo di cercare di capire se si è oggettivi nei confronti di qualunque cacciatore che caccia per divertimento(umano o animale che sia) o è avversione specifica nei confronti dell'uomo (mi ci metto anche io, in un'analisi collettiva) P.s. anch'io sono contro i cacciatori, è giusto però parlarne a livello più oggettivo sulla caccia...Grazie, Nick

Pietro Melis ha detto...

I gatti, meno i cani, hanno conservato atavicamente, per loro natura, il comportamento dell'animale predatore, che non è stato annullato dal loro addomsticamento. Mi ricordo che un giorno vidi lo spettacolo orribile di due rondini che erano entrate sfortunatamente nella veranda passando attraverso la parte superiore aperta dei vetri scorrevoli dall'alto in basso. Rimasero uccise dai miei gatti di casa. Poiché allora ne avevo molti non potevo nemmeno avere sospetti su chi fosse stato o fossero stati gli assassini. Avrei voluto picchiarli tutti con un bastone. Ma a che sarebbe servito? Questi gatti ormai non esistono più perché tutti morti per anzianità o malattia incurabile. Sono passati da allora circa 20 anni.
Ma da molti anni ho 4 piccioni che non volano, due (di cui il più anziano, di ben 23 anni) perché raccolti con un'ala spezzata, gli altri perché aventi disturbi neurologici. Un giorno dimenticai aperta la porta della veranda e vidi due miei gatti che osservavano incuriositi i piccioni. Fortunatamente non vi era stata alcuna aggressione. Forse dipende anche dal carattere. Ma non si può dire che i cacciatori siano tali perché hanno conservato la natura del predatore. Altrimenti tutti gli uomini dovrebbero essere cacciatori. L'uomo divenne cacciatore per motivi culturali e non naturali, solo quando arrivò alla fase dell'homo erectus, per sopravvivere nella savana. I cacciatori sono rimasti al livello dell'erectus, vissuto dagli 800 mila anni in su, sino a quando si evolse nel sapiens, le cui origini sono fatte risalire a circa 150 mila anni fa. Ne tragga le conclusioni.

Anonimo ha detto...

Vorrei rispondere a Nick. La differenza fra l'uomo e un animale riguardo alle crudeltà e alle scelleratezze di cui è capace e compie l'uomo è abissale. Intanto l'uomo caccia in maniera organizzata, con armi e attrezzature sempre più sofisticate e con l'ausilio di altri animali al suo servizio: cani, furetti ecc. Spesso non da solo ma in compagnia di tanti altri cacciatori, assassini di animali come lui, quindi per le povere vittime non c'è scampo. E poi l'uomo che fa del male agli animali, può agire in maniera industriale, incontrollabile e non è sanzionato da alcuna legge internazionale (tranne qualche blanda sanzione limitatamente agli animali di affezione in Italia) compiendo spesso orrende mutilazioni e infliggendo indicibili torture a queste vittime indifese. Vedi gli allevamenti intensivi, i mattatoi, le innumerevoli sedi di vivisezione, la caccia organizzata per le pellicce ecc. E data l'enorme popolazione umana mondiale vieppiù sempre in crescita e quindi dato l'enorme fabbisogno di carne (rimediabile con un sano vegetarismo), l'uomo compie una strage di animali di parecchi miliardi di esseri all'anno che va sempre ad aumentare e che non ha eguali nella storia dell'umanità e per di piu' con il beneplacito (per me inconcepibile ed assurdo) di quasi tutte le religioni, che deresponsabilizzano questi carnefici e i consumatori di carne e di pelli animali che sono i loro mandanti. Altra cosa è invece il gesto isolato e puramente istintivo di un animale predatore o anche di un cane o di un gatto che pur essendo domestici hanno conservato parte di quegli istinti perché alle origini erano anch'essi dei predatori.
Grazie e un saluto al prof. Melis.
Anton.

Pietro Melis ha detto...

Ringrazio Anton per avere completato la mia risposta. E in effetti non mi spiego perché io abbia dimenticato che la differenza tra il predatore non umano e l'uomo subanimale (tale è il cacciatore) è che l'uomo non caccia a mani nude la preda. Usa ancor più vigliaccamente una rosa di pallini invece di uno solo con cui potrebbe mettere a prova la sua crudele mira. Inoltre il predatore non alleva le sue prede. Ne prende una alla volta. L'uomo ha inventato gli allevamenti di morte. Ho cessato da un paio d'anni anche di bere latte perché soltanto in ritardo ho preso coscienza che il latte e i suoi derivati implicano anch'essi allevamenti di morte. Infatti, per esempio, la mucca ha il latte solo dopo avere partorito il vitello, che viene subito sottratto alla madre e nutrito artificialmente per pochi mesi prima di vedere la sua triste fine in un mattatoio. Mi sono poi informato sulle conseguenze negative del latte, il cui calcio viene respinto dalle ossa, con la conseguenza che l'organismo trae il calcio dalle stesse ossa indebolendole. Lo disse anche una dietologa in una trasmissione di Porta a Porta. Rimasi stupito. Poi scoprii il sito infolatte.it per trarre da esso una conferma.

Anonimo ha detto...

Io uso il latte di soia o di riso addizionato con calcio. E poi uso anche i semi di sesamo reperibili in molti negozi o supermercati, da macinare poi a casa col macinacaffè elettrico in modo da ridurli in polvere, per poi metterli nelle pietanze. Contiene molto calcio, e anche ferro, magnesio, potassio ecc. Un cucchiaio più che colmo corrisponde a circa 10 gr. Che corrispondono a circa 80 mg. di calcio, essendo il quantitativo totale all'etto di 800 mg. circa.
Se le può interessare e qualora non lo sapesse già desideravo consigliarglielo.
Un saluto,
Anton.

Anonimo ha detto...

Essendo anche'io vegetariano, in alternativa al latte uso il latte di soia o di riso addizionato con calcio. E poi uso anche i semi di sesamo, da macinare poi col macinacaffè elettrico in modo da ridurli in polvere, perché altrimenti l'intestino non li assimila, essendo i semi troppo piccoli i nostri denti non li riescono a triturare bene. La polvere di sesamo così ottenuta si puo mescolare alle pietanze. E' un poco amarognola ma ne vale la pena perché contiene molto calcio, e anche ferro, magnesio, potassio ecc. Un cucchiaio più che colmo corrisponde a circa 10 gr. Che corrispondono a circa 80 mg. di calcio, essendo il quantitativo totale di calcio all'etto di 800 mg. circa. Tre cucchiai di polvere di sesamo assicurano all'organismo piu' di un terzo del nostro fabbisogno giornaliero di calcio.
Se le può interessare e qualora non lo sapesse già desideravo consigliarglielo.
Un saluto,
Anton.

Pietro Melis ha detto...

Caro Anton (da dove scrive?) del latte di soia sapevo già. Grazie per le informazioni rigurdanti i semi di sesamo. Provvederò.

Anonimo ha detto...

Salve, sono Anton, per favore se lei vuole potrebbe farmi avere il suo indirizzo e-mail. In maniera tale che se abbiamo da scambiarci delle notizie personali, lo possiamo fare in tutta riservatezza.
Grazie.