Di tutti gli animali? Anche delle schifose zecche, delle pulci, dei pidocchi, delle zanzare e -perché no? - anche dei batteri? De Benedetti, cattolico ma di origine ebraica, autore del libro Teologia degli animali, venuto a mancare l'11 dicembre ultimo scorso, non ha considerato la comune origine di tutte le forme di vita a iniziare dalle prime cellulle che furono quelle dei monocariotidi dei batteri e delle alghe azzurre apparse circa 3 miliardi di anni fa? Quando sarebbe stata infusa l'anima immortale in una così lunga evoluzione della vita? E' evidente che non vi è risposta a questa domanda. E se non vi è risposta la premessa della domanda non ha senso. La teologia non può sostituirsi alla scienza. Ben vorrei in un supposto aldilà rivedere tutti i gatti e i cani che come miei familiari hanno accompagnato la mia vita rallegrandomela ma anche intristendomela ogni volta di fronte alla loro fine dopo l'agonia e i pianti per la loro perdita. Un aldilà senza animali non umani sarebbe così povero che preferirei non esistesse. Non posso concepire un aldilà senza le anime di tutti gli animali non umani che la crudeltà umana ha fatto nascere per farli morire di morte violenta nei mattatoi e fuori dei mattatoi. Non vorrei trovarmi in compagnia di sole anime umane. Mi sarebbe insopportabile. Sarebbe un aldilà profondamente ingiusto. De Benedetti ha considerato soprattutto gli animali da compagnia, anche se ha allargato la sua visione a tutti gli animali. Ma perché ha considerato solo gli animali dotati di coscienza? E come misurare i gradi di coscienza per stabilire la sopravvivenza di tale coscienza? Vi è molto antropomorfismo antiscientifico nelle sue considerazioni. Ma De Benedetti vale più di tutti i papi, che non hanno mai speso una parola contro le sofferenze degli animali di cui sono colpevoli anche i cristiani.
« Io credo... che l'animale, compagno di tante solitudini, di tante tristezze, in misura varia secondo la sua coscienza - affermo e ripeto coscienza - ci accompagnerà anche nell'altra vita, e non ci si chieda di spiegare il perché » |
(Paolo De Benedetti, Teologia degli animali) |
MORTO
PAOLO DE BENEDETTI
RICORDIAMOLO
CON AFFETTO
Uno dei suoi ultimi libri: Gatti in cielo
26 – Bailador. Il Ratto di Hofmannsthal
2 commenti:
professore,
« Io credo... che l'animale, compagno di tante solitudini, di tante tristezze, in misura varia secondo la sua coscienza - affermo e ripeto coscienza - ci accompagnerà anche nell'altra vita, e non ci si chieda di spiegare il perché »
" cameriere...! un' altra costina d'agnello, per favore !"
diceva il teologo mentre gustava il suo piatto preferito.
saluti,
marco
Professore, le confesso sentitamente che per me anche il concetto di "Paradiso" equivarrebbe a noia assoluta. Se sono in quel luogo vuol dire che ho conosciuto tutto quello che c'è da conoscere, quindi mancherebbe la tensione verso altro sapere, sarebbe noia quindi
Inoltre nella concezione classica del Paradiso la mia felicità dipenderebbe da un'entità superiore e distinta da me, Dio appunto, ma in questo modo sarei sostanzialmente soggetto a qualcosa che è sopra di me, che in quanto tale negherebbe la mia libertà.
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